Kongsberg Mod. 1914


Scheda di Pat, arma dalla sua collezione - cliccare sulle foto (quasi tutte) per vederle ingrandite

 

La pistola che venne dal freddo …

o – per meglio dire – che vi nacque e ci rimase.

Come è ben noto, e come appare ovvio a prima vista, si tratta di una delle incarnazioni di un grandissimo classico, la Colt 1911, di cui abbiamo già parlato in vario modo qui  e qui e in parte anche qui.

In questa scheda ci limiteremo quindi a trattare del modello norvegese, dando per scontato tutto il resto.

In ogni caso, la nostra storia inizia molto prima della nascita della 1911…

Il periodo a cavallo fra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX fu caratterizzato da grandi sviluppi e novità in moltissimi campi, compreso il settore degli armamenti. In questo ambito, una delle innovazioni più “epocali” fu l’avvento delle pistole semiautomatiche, che dapprima si affiancarono ai revolver e in seguito, diversi anni dopo, li sostituirono.

Benché all’inizio venissero considerate quasi come delle “curiosità” complicate, fragili e non sempre affidabili, iniziarono ben presto ad essere apprezzate o comunque prese in considerazione, soprattutto perché rispetto ai revolver potevano essere dotate di un maggior numero di colpi e ricaricate più rapidamente grazie all’impiego di lastrine o caricatori intercambiabili già dotati delle necessarie munizioni.

Come è noto, la prima Nazione a dotarsi ufficialmente di un’ordinanza semiautomatica fu l’Italia, con la Mauser 1899 della Regia Marina, seguita quasi subito dalla Svizzera, con la Luger 1900. Ma anche molti altri Paesi non rimasero a guardare.

Fra questi vi fu la Norvegia, che già nel 1897 istituì una apposita Commissione a scopo “conoscitivo”, con il compito di valutare ciò che offriva il mercato in vista di una possibile adozione, ritenuta comunque non urgente dato che solo pochi anni prima era stato adottato ufficialmente il revolver Nagant 1893, di cui abbiamo parlato qui.

La Commissione, che rimase in carica molti anni, inizialmente non si mostrò affatto entusiasta delle nuove armi, sconsigliandone a lungo l’adozione. Ancora nel 1904 si espresse sfavorevolmente. Solo nel 1909 sembrò cambiare passo, iniziando a prendere in considerazione quanto veniva prodotto sia all’interno della Norvegia (Krag e Sunngaard) che all’estero (Borchardt, Bergmann, Landstads, Browning 900, Roth-Steyr 1907, Mannlicher 1898, Browning 1903, Mauser C96, Dreyse, Steyr 1911, Colt 1902 in cal.38 ACP e Fidjelands M1907) senza però arrivare ad una decisione definitiva, come invece andavano facendo altri Stati (come ad esempio la confinante Svezia, che aveva adottato la Browning 1903 che avrebbe poi prodotto come Husqvarna 1907).

Alla fine del suo lungo lavoro, nel 1911, la Commissione suggerì di procedere all’adozione di un’arma americana, la Colt Modello 1902 in calibro .38 ACP. Ma a questo punto, dopo un accordo preliminare e proprio prima della formalizzazione dell’ordine, la Norvegia venne informata dal Colonnello Ole Herman Johannes Krag (sì, proprio quello del fucile Krag-Jørgensen, che lavorava anche come rappresentante della Colt) che il Governo degli USA aveva ufficialmente adottato una pistola derivante proprio dalla 1902, ma modificata e migliorata: la 1911, appunto. Venne quindi chiesto alla Casa di Hartford di poter valutare anche questo nuovo modello prima di firmare il contratto.

Verso la fine del 1911 la Colt presentò alla Norvegia un campione di preproduzione militare della sua nuova arma che suscitò subito l’interesse e il favore della Commissione, che l’anno successivo le conferì la denominazione ufficiale di Colt Pistol Model Automatisk 1912 cal. 12,25mm. Il campione definitivo da valutare fu fornito dalla Colt nel 1913 e le prove si protrassero fino ad oltre la metà del 1914; nell’agosto-settembre di quell’anno, infine, venne deciso ufficialmente di adottare la 1911 per le forze armate e la polizia della Norvegia, in sostituzione della Nagant che, ormai, non era più così recente avendo superato i vent’anni di servizio.

Nello stesso 1914 venne firmato un contratto per la fornitura, da parte della Colt, di 400 esemplari di 1911 da destinare alla Marina Reale Norvegese. Le armi furono prelevate dalla produzione commerciale realizzata fra la fine del 1913 e l’inizio del 1914 (e sono quindi contraddistinte da matricole caratterizzate da un prefisso “C” seguito da un numero inferiore a 10000) e giunsero in Norvegia nel mese di giugno del 1915. Suggerisce niente questa data? Dalla metà dell’anno precedente, l’Europa si era avviata a precipitare nell’inferno della Grande Guerra e proprio a causa del conflitto in corso e del presumibile (o, all’epoca, almeno possibile) coinvolgimento statunitense nello stesso, tutta la produzione della Colt fu destinata quasi esclusivamente all’armamento delle forze armate degli USA e dei loro alleati (come il Regno Unito).

La Norvegia era stata intenzionata ad acquisire un gran numero di esemplari della nuova pistola appena adottata, ma non poteva più farseli fornire dall’America. L’unica via che si ritenne percorribile per risolvere questo problema, fin dal 1914, fu quella di avviare una produzione in proprio. Ed ecco che sorse un’altra questione. Di chi è figlia la 1911? Di John Moses Browning. E per chi lavorava il Genio Mormone? Per la Colt (negli USA) e per la Fabrique Nationale di Herstal (in Belgio, quindi in Europa). Non era una cosa da poco. Per spartirsi i servigi del grande progettista, le due case avevano stretto un accordo abbastanza rigoroso: ognuna delle due avrebbe commercializzato i suoi prodotti nella propria area geografica di appartenenza senza vincoli di alcun tipo, mentre per farlo “in casa altrui” avrebbe dovuto avere il consenso della controparte. Quindi, per produrre le armi della Colt (americana) la Norvegia (europea) avrebbe dovuto acquistare i diritti dalla F.N. (che all’epoca era comunque occupata dai tedeschi; ma la Norvegia era neutrale).

Le trattative si conclusero abbastanza rapidamente e a gennaio del 1915, con il versamento di 25.000 corone, il governo norvegese acquistò i disegni e i diritti della 1911 per una produzione destinata esclusivamente alle proprie forze armate. Venne quindi immediatamente avviata la realizzazione di un nuovo stabilimento a Kongsberg (la Kongsberg Vapenfabrik – KV), che però ovviamente non poté iniziare subito la produzione. Per questo, a maggio del 1916 (quando gli USA non erano ancora entrati in guerra) la Norvegia riuscì a piazzare alla Colt un ordine per un ulteriore lotto di 300 pistole, da consegnare traendole dalla produzione destinata al mercato civile. L’ordine venne evaso con una spedizione effettuata il 31 gennaio del 1917 (matricole consecutive da C88901 e C89200), ma queste furono fermate alla dogana e rispedite alla Colt, dove arrivarono il 30 aprile di quell’anno e furono immediatamente commercializzate, dal giorno successivo, sul mercato privato statunitense. L’ordine norvegese venne quindi soddisfatto con un secondo invio di pistole, che questa volta passarono regolarmente e furono destinate all’esercito, tranne alcuni esemplari assegnati all’Arsenale di Kongsberg come campioni a cui fare riferimento per la produzione.

Intanto, lentamente, ma senza tentennamenti, il Paese dei Fiordi si attrezzava per l’autosufficienza: nel 1916 vennero installate le linee produttive e la fabbricazione iniziò a metà del 1917. A dicembre dello stesso anno fu possibile sottoporre a collaudo le prime armi prodotte, che in totale furono solo 100 (e 5 non furono accettate). Queste pistole erano identiche alle Colt 1911 (a parte le scritte) e sono oggi molto rare, praticamente quasi introvabili, anche perché nel 1919 molte furono richiamate in arsenale per essere sottoposte alla sostituzione delle scritte ed all’applicazione della nuova leva di hold open (quella maggiorata, prevista per l’impiego dell’arma con i pesanti guanti invernali) che costituisce l’unica variazione rispetto al progetto originale statunitense e, già prevista fin dal 1916, divenne di serie a partire dalla seconda metà del 1918. Le prime Kongsberg erano finite con una brunitura blu scura che, pur non essendo paragonabile a quella delle Colt commerciali dell’epoca, era comunque bella. In seguito, però, forse per ridurre i costi e/o per aumentare la resistenza delle armi ai rigidi climi in cui erano destinate ad essere impiegate, si passò alla parkerizzazione/fosfatazione con un colore grigio scuro.

Dal 1917, la Mod. 1914 rimase ufficialmente in produzione fino al 1947. Trent’anni giusti (più una piccolissima coda…) per arrivare ad un totale di meno di 33.000 pezzi, con un andamento estremamente altalenante (che in alcuni anni si ridusse a zero), come si può vedere dalla tabella sottostante, in cui sono riportati – anno per anno – i numeri degli esemplari prodotti, con i relativi campi matricolari.


Anno

Campo matricolare

Esemplari prodotti

1917

1 - 95

95

1918

96 - 600

505

1919

601 - 1.150

550

1920

1.151 - 1.650

500

1921

1.651 - 2.200

550

1922

2.201 - 2.950

750

1923

2.951 - 4.610

1660

1924

4.611 - 6.700

2090

1925

6.701 - 8.940

2240

1926

8.941 - 11.820

2880

1927

11.821 - 15.900

4080

1928

15.901 - 20.100

4200

1929

20.101 - 21.440

1340

1930

****

0

1931

****

0

1932

21.441 - 21.940

500

1933

21.941 - 22.040

100

1934

22.041 - 22.141

101

1935

****

0

1936

22.142 - 22.211

70

1937

****

0

1938

****

0

1939

22.212 - 22.311

100

1940

22.312 - 22.361

50

1941

22.362 - 26.460

4099

1942

26.461 - 29.614

3154

1943

****

0

1944

****

0

1945

29.615 - 30.535

921

1946

****

0

1947

30.536 - 32.854

2319

1987

32.855 - 32.874

20


L’andamento nel tempo dell’attività produttiva risulta ancora più evidente se si convertono i semplici numeri in un grafico:



Come si vede, la produzione iniziale fu piuttosto scarsa (circa 500 pezzi all’anno), arrivando a superare il migliaio solo nel 1923 e giungendo al massimo (oltre 4000) nel 1928 per poi tornare a calare drasticamente (e per più di un decennio) dal 1929 in poi. Evidentemente, venivano prodotte solo le pistole di cui le forze armate norvegesi avevano effettivamente bisogno. Gli esemplari realizzati dal 1918 al 1939 furono poco più di 22.000 (22.311).

Alcune Kongsberg vennero fornite dalla Norvegia alla Finlandia come aiuti in occasione della guerra con l’Unione Sovietica. Queste armi sono riconoscibili perché portano impressa la sigla SA (Suomen Armeija, esercito finlandese) sul lato sinistro del carrello, in alto a destra.

Il picco successivo nella curva non dipese da scelte governative, ma dagli eventi storici legati alla Seconda Guerra Mondiale. Il 9 aprile del 1940 la Norvegia, che si era dichiarata neutrale, venne invasa dalle truppe naziste nell’ambito dell’Operazione Weserübung e occupata. Le fabbriche di armi, compresa quella di Kongsberg, furono destinate alla realizzazione di armamenti per la Wehrmacht. In particolare, la Mod. 1914 venne prodotta tal quale, con la nuova denominazione di Pistole 657(n), dove la “n” indica appunto la Norvegia. Il Paese rimase occupato dal 1940 al 1945.

All’inizio fu necessario rimettere in attività gli impianti, che i norvegesi in ritirata avevano sabotato, per cui la produzione nell’arco dell’anno fu di appena 50 pezzi. Nel biennio successivo, invece, il numero totale fu di 7.253; nessuna di queste armi riporta un WaA. Sarebbero state anche di più, ma i norvegesi che lavoravano nella fabbrica occupata si diedero molto da fare per rallentare e sabotare la produzione, per cui molti pezzi non superarono il collaudo e dovettero essere inviati alla distruzione. Nel ’43-’44 la produzione fu azzerata per destinare la fabbrica alla sola realizzazione di fucili Krag-Jørgensen.

Nei mesi di marzo e aprile del 1945, con l’esercito tedesco in disperata fame di armi e impossibilitato a riceverne dalla Germania, ne vennero prodotte altre 921, che furono destinate tutte alla Kriegsmarine; solo queste riportano il WaA (WaA84), sul lato sinistro del carrello, prima della scritta. In totale, le Mod. 1914 “tedesche” prodotte nei cinque anni di occupazione (ma solo un paio di fabbricazione effettiva) furono quindi 8.223, poco meno della metà di quelle realizzate nel ventennio precedente; queste armi furono destinate alle truppe germaniche, alla milizia neonazista norvegese del governo fantoccio di Quisling, alla Kriegsmarine e alle SS. Alla produzione ufficiale durante l’occupazione tedesca si deve aggiungere un certo numero (quante? Non si sa; abbastanza, ma certo non moltissime) di pistole destinate alla resistenza e assemblate con pezzi trafugati dalle linee produttive; sono chiamate "Matpakke-Colt" (ovvero le "Colt della pausa pranzo", o meglio “del cestino del pranzo”), non riportano matricola né punzoni, alcune hanno un aspetto molto grossolano e sono estremamente rare; si parla di 250-500 pezzi o poco più, ma è ovvio che in assenza totale di registrazioni ogni numero va preso con beneficio di inventario. È curioso notare che negli USA esistono esemplari di Colt 1911 “anonime” realizzate con pezzi trafugati nei contenitori per il pranzo e che vengono chiamate “Lunch Box Gun”; tutto il mondo è paese… anche se con motivazioni diverse.

L’ultimo picco si ebbe nel 1947, con una produzione finalizzata a ricoprire le necessità del rinato esercito norvegese, che furono in parte soddisfatte anche con l’invio di un certo numero di Colt 1911 A1 da parte degli USA. Le Kongsberg Mod. 1914 rimasero in servizio fino agli anni Cinquanta, quando furono sostituite dalle Walther P38. Infine, nel 1987, su iniziativa di un rivenditore statunitense, vennero assemblate a Kongsberg 20 pistole commemorative utilizzando parti di produzione estera e rimanenze dell’impianto norvegese. Tutti i marchi eventualmente presenti sui vari pezzi furono rimossi e sostituiti con l’indicazione di Kongsberg e furono assegnati 20 nuovi numeri di matricola, consequenziali alla produzione precedente, che sono gli ultimi della serie matricolare delle Mod. 1914 norvegesi. Tutte queste armi furono vendute negli USA. Dopo il 1987, la Kongsberg Vapenfabrik, che era sempre stata di proprietà statale, venne privatizzata.

A titolo di curiosità (per gli amanti dell’horror…) si può ricordare che in Italia nel 1982, per superare i divieti allora vigenti, vennero catalogate e commercializzate un certo numero di Mod. 1914 in calibro 7,65 Parabellum, con canne ritubate oppure realizzate ex novo.



La pistola fotografata in questa scheda è stata prodotta nel 1922. Come si può vedere, dal lato destro è assolutamente identica ad una Colt 1911.

 

Le uniche variazioni sono le scritte, che peraltro su questo lato sono estremamente limitate. A parte il numero di matricola impresso sul pulsante di sgancio del caricatore, troviamo solo – un po’ più avanti rispetto agli intagli di presa – l’anno di produzione e il punzone di ispezione.

 

 

Il marchio della foto è formato dalle lettere “E” e “T” intrecciate, che corrispondono alle iniziali del tenente Einar Tobiesen (attivo nel 1922-23). Ma sono note molte altre sigle, come si può vedere nelle immagini sottostanti, scelte casualmente fra quelle che è possibile trovare in rete:

   

   


La lettera “A” corrisponde all’ispettore Halvdan Alstad, attivo per molti anni a Kongsberg (fino al 1940). Questa “A” fu il primo contrassegno del tenente Alstad, usato dal 1917 e poi sostituito, dal 1919, dalla combinazione “HA”, visibile nella seconda foto sotto la data del 1919 e impiegata a lungo come punzone identificativo dello stesso ufficiale fino al termine della sua attività; secondo alcuni, il disegno formato dalle due lettere sarebbe inteso anche come una rappresentazione stilizzata dell’antico sigillo araldico della città di Kongsberg, costituito dal dio romano Giano che impugna una spada e una bilancia, tuttora visibile nello stemma odierno della città (che però è stato disegnato nel 1972) e che si può osservare qui. “ES” è la sigla del tenente Erling Schold (1924-26). “KK” sono le iniziali del tenente Knut Kvaal (1927-1934). “JB” sono invece quelle di Jørgen Bjørnholt, un sub-ispettore norvegese costretto a lavorare per i nazisti durante il periodo dell’occupazione tedesca quando gli ispettori militari si rifiutarono di svolgere questo servizio.

Alcune pistole prodotte nel 1942 possono presentare in questa posizione una “N”; alcuni ritengono che questo fosse il marchio che identificava l’ufficiale tedesco incaricato di sovrintendere a tutta la produzione di queste armi, ma la cosa non è chiara. La stessa “N” compare di solito nelle pistole prodotte nel 1941-42, impressa sotto la canna subito davanti allo zoccolo. Si possono trovare anche le sigle “HF” del tenente Haakon Finnes (1919-1921), “GR” del tenente Georg Røders (1921-1922) e “NR” del tenente Nils Ramm (1936). (Ovviamente, per tutti, i gradi sono quelli che avevano a inizio attività; col passare degli anni cambiavano…)

La pistola ha tutte le caratteristiche della 1911 originale, prima della versione A1: mirino rastremato, assenza di sgusci vicino al grilletto, grilletto lungo, mainspring housing diritto e con anello portacorreggiolo, cane largo; se si esclude la modifica della leva dell’hold open, l’unica differenza è il disegno della zigrinatura del cane, visibile in questa foto (la “A” è un punzone di ispezione):



 

Guardando la pistola dal lato sinistro, visibile nell’immagine di apertura, si apprezza immediatamente la caratteristica distintiva di quest’arma, che permette di riconoscerla a prima vista anche da lontano: la già citata variazione della leva dell’hold open, studiata per usare la pistola anche indossando gli spessi guanti invernali. È da notare che questa modifica ha determinato la necessità di praticare una fresatura nell’angolo superiore della guancetta, per fare spazio alla nuova leva. 

 

Sul lato sinistro del carrello si trovano tutte le scritte e i marchi identificativi dell’arma:


Procedendo da sinistra verso destra, la prima indicazione che si incontra è quella della denominazione ufficiale della pistola: “11.25 m/m aut. pistol m/1914”. Da notare che il calibro è espresso in mm invece che in centesimi di pollice. Nelle prime 95 Kongsberg (quelle prodotte nel 1917 con la leva di hold open “tipo Colt”, e solo in quelle), a causa di un probabile errore la dicitura era diversa. Si trovava infatti rullata la scritta “colt aut. pistol m/1912”. Queste armi, già molto poco numerose, furono modificate (sostituendo la leva di hold open e le scritte, uniformandole al modello successivo) in occasione di un richiamo in arsenale ordinato nel 1919, per cui quelle in condizioni originali sono oggi molto rare, anzi rarissime. 


A destra è visibile la matricola, preceduta dall’indicazione “№”. Sopra a questo numero si trova una “K” gotica coronata, che rappresenta il simbolo della Kongsberg Vapenfabrik. Sopra l’indicazione del modello è invece impresso il monogramma di Re Haakon VII che, nato nel 1872, regnò dal 1905 al 1957, coprendo l’intero periodo di produzione della Mod. 1914.


Il monogramma del Re (un “H7” in carattere gotico sovrastato da una corona) si trova impresso su tutte le Kongsberg tranne – ovviamente – quelle prodotte sotto l’occupazione nazista, quando il sovrano era in esilio. Le Kongsberg “tedesche” sono quindi contrassegnate solo con la K coronata e l’anno di produzione. Solo i 921 esemplari del 1945 recano, all’estremità anteriore del lato sinistro del carrello, anche il Waffenamt 84 (WaA84); sono quindi molto rari. Queste 921 pistole furono prodotte nell’arco di soli 38 giorni, dal 29 marzo al 5 maggio del 1945; tre soli giorni dopo, l’8 maggio, cessava l’occupazione tedesca della Norvegia. Una Mod. 1914 con WaA può arrivare a spuntare da 2 a 4 volte il prezzo di una senza. La produzione “nazista” del 1945 va dal numero di matricola 29.615 al 30.534. Dato che i punzoni per imprimere questo WaA si trovano molto facilmente, prima di acquistare una di queste armi è bene verificare, almeno, che la matricola rientri nel range indicato, per non incappare incautamente in qualche falso grossolano, ottenuto marcando una pistola prodotta sempre nel 1945, ma dopo la fine dell’occupazione tedesca… Nelle tedesche vere, il Waffenamt è quasi sempre poco marcato, di solito manca l’anello portacorreggiolo alla base del mainspring housing (anche se in alcuni esemplari è presente; se sono autentici, probabilmente ciò è dovuto al fatto che sono stati assemblati con pezzi prodotti in precedenza) e sul lato destro del carrello c’è solo l’anno espresso con quattro cifre, senza punzoni di ispezione. In alcune Kongsberg del 1945 può invece essere presente un marchio ispettivo tedesco (Aquila/svastica) sotto la canna, davanti allo zoccolo della bielletta, e sullo zoccolo stesso. La finitura è per fosfatazione. Essendo state prodotte immediatamente prima della fine dell’occupazione, queste armi non furono distribuite ai reparti. Quindi, dovrebbero avere i marchi identificativi, ma non presentare segni d’uso.


L’arma non reca altre scritte. Ci sono però i numeri di matricola, che si trovano praticamente ovunque: avessero potuto, i norvegesi avrebbero matricolato anche le molle… Lo scopo era ovviamente quello di evitare di mescolare parti provenienti da armi differenti durante le operazioni di smontaggio e manutenzione effettuate ai reparti. Oltre che su fusto, carrello, leva di hold open e grilletto, che abbiamo già visto nella foto precedente, il numero si trova su leva di sicura, cane, pulsante di sgancio del caricatore, boccola, guidamolla, pistone della molla di recupero, canna, espulsore, leva di sicura all’impugnatura, mainspring housing, estrattore, percussore, piastra di ritegno del percussore, controcane e disconnettore.

 

Il numero può essere impresso per esteso oppure, in mancanza di spazio, sotto forma delle ultime tre cifre precedute da un punto. Le matricole fino a quattro cifre sono tutte riportate per esteso, poi si osservano solo le ultime tre. Fusto e carrello recano però sempre la matricola completa.

La matricola sul pistone della molla di recupero è presente solo sulle pistole della prima produzione. Tutti gli altri numeri vennero mantenuti fino verso la fine del 1933. A partire dal 1934, approssimativamente intorno alla matricola 22.000-23.000, venne sospesa la matricolazione di cane, pulsante di sgancio del caricatore, percussore, piastra di ritegno del percussore, boccola, guidamolla, estrattore, controcane e disconnettore. La matricolazione dell’espulsore cessò nel 1942.


Da notare in questa foto la versione semplificata della “K coronata”, utilizzata per un certo periodo al posto di quella più elaborata.

Lo smontaggio è quello classico della 1911 e porta, come sempre, a questo risultato:

 

Le guancette presentano il caratteristico disegno a losanghe tipico delle Colt dell’epoca, i cosiddetti diamonds. Nella prima produzione erano inizialmente in legno di noce; successivamente fu impiegato un legno locale, più chiaro e tenero, per cui si rese necessario trattarle con un mordente (una sorta di vernice nera che però con l’uso tendeva a scomparire nei punti di maggior presa e usura) per renderle scure e proteggerle.

Infine, il caricatore. È anche questo identico a quello della Colt, compresa la presenza dell’anello portacorreggiolo sul fondello.


I primi caricatori erano prodotti in modo da imitare quelli della Colt anche nella caratteristica finitura a due colori. In seguito, questa pratica venne abbandonata.

La fondina norvegese della Mod. 1914 era in cuoio tagliato in un sol pezzo e cucito, inizialmente di colore marrone chiaro, che tendeva a scurirsi col tempo. Successivamente, le fondine e tutto il gibernaggio vennero tinte di nero. A differenza dell’uso comune per le fondine europee dell’epoca, quella norvegese era priva della tasca per un caricatore di scorta. In compenso, allo stesso cinturone a cui era fissata era applicato un portacaricatori a tre tasche. Il motivo di questa scelta era lo stesso che aveva portato alla modifica della leva dell’hold open: nel freddo intenso delle latitudini norvegesi, sarebbe stato molto più facile, per i militari, sostituire un caricatore con un altro, piuttosto che ricaricarne uno vuoto con i guanti spessi o le dita intirizzite. Quindi, meglio quattro caricatori (tre nelle tasche e uno in sede) che due. Per la stessa ragione, la pistola affonda completamente nella fondina e viene coperta da una patta di ampie dimensioni, in modo da assicurare la massima protezione all’arma, anche nei confronti del freddo. Per questo motivo la fondina è dotata di una linguetta in pelle che, all’apertura della patta, tende a sollevare leggermente la pistola, rendendola più facile da impugnare ed estrarre, anche se il movimento, nel complesso, non risulta molto fluido. Non sono note fondine prodotte o marcate appositamente per le Kongsberg prodotte durante l’occupazione tedesca. Probabilmente, venivano utilizzate quelle norvegesi.


L’esploso è quello della Colt. Non ci resta quindi che chiudere con qualche misura; anche qui, niente di nuovo:


Calibro:

.45 ACP

Numero di colpi:

7+1 in canna

Lunghezza canna:

128 mm (6 righe sinistrorse)

Lunghezza complessiva:

218 mm

Peso scarica:

1106 g


Bibliografia:

Articoli:

Raimondo Torelli; La Fondina Per La Colt Norvegese; Tac Armi; 1973; 08; 42;

Piero Luchi; Le Pistole Automatiche Norvegesi Colt; Diana Armi; 1970; 05; 82

M.M.; La Colt Dei Fiordi; Armi Magazine; 1999; 12; 60

Adriano Simoni; Carlo Canterini; Kongsberg M12/M14 - Prima Parte; Action Arms; 2012; 12; 128

Adriano Simoni; Carlo Canterini; Kongsberg M12/M14 - Seconda Parte; Action Arms; 2013; 01; 94

Philip Arena Jr; Una "1911" Per Le Forze Armate Norvegesi; Armi Magazine; 2017; 01; 146


Libri:

Karl Egil Hanevik– Kongsberg-Colten – Hanevik Våpen, Rena (Norvegia), 2003

Loriano Franceschini – Le Pistole della Wehrmacht – 1933-1945 – Volume 2 – I contratti esteri – Editoriale Olimpia, Sesto Fiorentino (FI), 2009 – pagg. 147-157

William H.D. Goddard – The GOVERNMENT MODELS – Andrew Mowbray Inc. – Lincoln, Rhode Isaland (USA), 1998 – pagg. 142-143

Siti Internet:

https://www.lugerforums.com/threads/markings-on-the-kongsberg-1914.17385/

https://www.thefreelibrary.com/Kongsberg+colt%3A+serving+the+Wehrmacht.-a0198472749

https://www.coltforum.com/threads/kongsberg-colten.364545/

https://www.1911forum.com/threads/kongsberg-colt.222885/

https://www.kvf.no/vaapen.php?type=Pistol&weaponid=PIST0011

https://www.thetruthaboutguns.com/kongsberg-colt-nazi-1911/