Husqvarna m/07

 

 
 

Scheda di Pat – arma fotografata della sua collezione privata.

 

Si vis pacem, para bellum.

          Lo sapevano bene i Latini e, finché hanno applicato questa regola, sono rimasti relativamente al sicuro dietro le loro legioni. Ma molte altre nazioni nella storia si sono garantite un’esistenza pacifica prestando particolare cura all’armamento ed all’addestramento delle proprie forze armate. Il primo esempio che viene in mente è la Svizzera, certo, ma anche la Svezia non è da meno. Nella sua storia recente i conflitti sono stati del tutto assenti; l'ultima guerra è stata nel 1814, con la campagna contro la Norvegia, che stabilì un'unione dei due paesi dominata dalla Svezia e dissolta pacificamente nel 1905. La Svezia rimase neutrale sia nella Prima che nella Seconda Guerra Mondiale (nonché durante la Guerra d’Inverno, sebbene  in questo caso abbia sostenuto lo sforzo contro i sovietici con l’invio di materiali non strettamente bellici e con la partecipazione di circa 8.000 volontari svedesi che affiancarono i finlandesi, armati fra l’altro anche di 860 pistole m/07 acquistate grazie a donazioni private e poi lasciate nelle mani dei finlandesi che le usarono nella Guerra di Continuazione). Certo, il mancato coinvolgimento nel secondo grande conflitto fu dovuto anche al fatto che la Germania era molto interessata a mantenere le proprie forniture di acciaio svedese, ma non è affatto escluso che le valide capacità difensive dei nordici abbiano fatto ritenere ai nazisti che fosse troppo costoso andarselo a prendere direttamente, come erano soliti fare.

 

La validità degli armamenti adottati dalla Svezia è testimoniata senza dubbio in primo luogo dal famoso Mauser svedese M96, ma anche nel campo delle armi corte si seguì sempre la stessa filosofia. Già sul finire del XIX secolo era stata adottata la rivoltella Modello 1887, della quale si è fatto cenno nella scheda sulla Nagant e che, per l’epoca, era molto moderna. Ma all’alba del Novecento, pur essendo trascorsi solo relativamente pochi anni, la situazione era cambiata. Si affacciavano all’orizzonte le prime semiautomatiche davvero funzionanti e adatte all’uso militare e la Svezia, fedele alla propria filosofia, non volle certo restare indietro. Nel 1904 istituì quindi una Commissione con il preciso scopo di individuare una pistola da destinare agli ufficiali in sostituzione del revolver. Alle prime selezioni parteciparono 8 armi diverse: la Luger 1900 in 7,65 mm Parabellum, la FN M1900 in 7,65 mm Browning, la Colt in 38 Auto, la Mannlicher in 7,63 mm, la stessa Mannlicher in versione pistola-carabina, la Hamilton (di fabbricazione svedese) in  6,5 mm, la FN 1903 in 9 mm Browning Long e la Frommer in 8 mm. I test dimostrarono che le due concorrenti migliori erano la Luger e la FN 1903; la Commissione giudicò che la prima fosse superiore per precisione, ma che la seconda garantisse un funzionamento più affidabile, soprattutto nei climi freddi. Una volta soddisfatta la richiesta di alcune semplici modifiche (rafforzamento dell’estrattore e della sicura ed aggiunta dell’anello portacorreggiolo), l’arma belga venne nominata vincitrice.

 

Per capire “da dove arrivava” questa pistola, bisogna fare un passo indietro. Chi fosse John Moses Browning lo sanno tutti. All’inizio del nuovo secolo il genio mormone era già ampiamente noto e carico di successi. Una serie di screzi con la Winchester, che si era rifiutata di avviare la produzione di un nuovo fucile da caccia da lui progettato (un semiautomatico ad anima liscia a cinque colpi con sistema a lungo rinculo), lo spinse a cercare altri sbocchi ed a rivolgersi all’Europa, dove fu accolto a braccia aperte dalla Fabrique Nationale d'Armes de Guerre (FN), nata a Herstal, in Belgio, nel 1889 da un consorzio di finanzieri belgi, sotto la consulenza della Ludwig Löwe di Berlino, con lo scopo di costruire, su licenza e per conto delle forze armate belghe, i fucili di Mauser. Questa ditta aveva già avuto contatti con Browning tramite un suo agente negli USA, che aveva acquistato nel 1897 i brevetti di una pistola semiautomatica, iniziandone la realizzazione. Si trattava di un primo modello oggi quasi sconosciuto che uscì nel 1898 e fu seguito da un secondo, migliorato, nel 1899; quest’ultimo fu adottato l’anno successivo come “Modello 1900” dall’esercito belga, consentendo l’inizio della produzione a pieno ritmo. L’arma venne destinata anche al mercato privato e fu adottata da eserciti e polizie di molti altri paesi rivelandosi un successo, con una produzione finale superiore al milione di pezzi. Nel febbraio del 1902 Browning si recò quindi in Belgio, portando con sé, oltre al fucile citato (che, detto per inciso, ebbe esiti commerciali trionfali), anche i progetti ed i prototipi di diverse pistole semiautomatiche, delle quali la FN acquistò i brevetti. Fra queste armi, la prima ad essere realizzata dalla FN fu proprio il modello 1903 (cosiddetto “Grande Modele”), che rappresentò sia dal punto di vista meccanico che estetico una grande innovazione, risultando molto più moderno e al tempo stesso più semplice del 1900 sia per quanto riguardava le modalità costruttive che lo smontaggio. L’arma, che aveva molti punti di contatto con svariate altre realizzazioni coeve di Browning (come la Colt Pocket 1903), dato che si trattava di una pistola a cane interno a chiusura labile, era però stata pensata intorno ad una cartuccia specifica, la 9 mm Browning Long, realizzata dallo stesso progettista in collaborazione con i tecnici della FN e che avrebbe dovuto essere più potente delle classiche 32 o 380 ACP, al fine di interessare qualche esercito europeo che ne facesse la propria arma d’ordinanza. Quasi immediatamente dopo l’inizio della produzione la nuova pistola fu infatti adottata dall’esercito belga e poi dalla polizia danese. Quantitativi limitati furono anche ceduti alla Turchia, al Paraguay, alla Cecoslovacchia (nel 1919-20), all’Olanda ed alla Russia (prima del 1917). Fu quest’arma che nel 1904 venne offerta alla Svezia.

 

In analogia con quanto fatto per diverse altre armi corte dell’epoca, anche la 1903 venne dotata di un calcio-fondina che, inoltre, prevedeva l’impiego di un caricatore di capienza maggiorata, pari a 10 colpi. Molti ufficiali dell’esercito svedese del 1904 avrebbero preferito essere dotati di una carabina al posto di una pistola, e questo spiega perché la Mannlicher avesse partecipato alla gara con due diversi modelli; questo è anche il motivo per cui la pistola della FN venne adottata ufficialmente solo 3 anni dopo, nel 1907, benché i lavori della Commissione non avessero richiesto più di un anno. Sulla base di queste premesse, ci si aspetterebbe che gli esemplari della 1903 inviati per partecipare alle selezioni svedesi fossero tutti dotati di calcio-fondina. Tuttavia, di ciò non esiste traccia. Questo accessorio è invece molto frequente fra le 5000 1903 che la ditta belga vendette alla Russia. È possibile vederlo nell’immagine sottostante, che riproduce una fotografia originale FN.

 
 
 

 
 

La FN produsse la 1903 fino al 1914, quando gli impianti furono occupati dalla Germania. Dopo la guerra, altre pistole vennero assemblate con parti di ricambio avanzate, fino al 1927. In totale, in Belgio furono realizzati 58.442 esemplari, compresi quelli (non molto numerosi) destinati al mercato civile.

 

La Svezia adottò ufficialmente la nuova arma da fianco il 16 dicembre del 1907, con il nome di “pistola m/07”. I primi 10.000 pezzi furono acquistati dalla FN e consegnati alla fabbrica Carl Gustafs Stads di Eskilstuna, dove vennero sottoposti a verifica ed infine punzonati sulla parte posteriore del castello con la corona svedese e le iniziali degli ispettori. Grazie a questi punzoni, è possibile distinguere immediatamente le FN destinate all’esercito svedese da tutte le altre, che ne sono prive. Le sigle degli ispettori, con il loro nome completo ed il periodo di attività le trovate qui.

 

In seguito all’occupazione del Belgio da parte della Germania, avvenuta nel 1914, le forniture inviate dalla FN cessarono. La Svezia decise allora di continuare la produzione in proprio, presso la Husqvarna Vapenfabrik, un’antica fabbrica d’armi fondata nel 1689 nella città omonima e destinata, dopo alterne vicende, a cedere nel 1969 la propria divisione armi leggere alla Carl Gustafs (dove la produzione venne trasferita all’inizio degli anni ’70), per dedicarsi esclusivamente alla realizzazione di motocicli, motoseghe e simili. Tuttavia, gli impianti per la produzione della pistola d’ordinanza non furono pronti fino al 1917, quando la fabbricazione della m/07 riprese sul territorio svedese.

Dapprima vennero avviate due serie di produzione parallele, una civile (caratterizzata dalla presenza, sul castello, del marchio della “H” coronata dell’Husqvarna) e l’altra militare (con la corona svedese e le iniziali degli ispettori), ma ben presto la carenza di armi da parte dell’esercito fece sì che molte civili diventassero militari, recando quindi la “H”, ma anche i marchi di accettazione da parte delle forze armate. Se si considera che in seguito alcune militari divennero civili, si arriva ad una confusione completa di questi punzoni. Per stabilire l’età di una m/07 ci si deve quindi basare unicamente sulle scritte sul carrello e sui numeri di matricola.

Alla fine degli anni ’30, la debole cartuccia sparata dalla m/07 aveva ormai mostrato tutti i suoi limiti. La Svezia, dopo aver adottato la Walther HP (cioè la P38) come pistola m/39, decise di passare definitivamente al calibro 9 Parabellum per il proprio armamento d’ordinanza. Furono quindi effettuate delle prove per valutare la possibilità di convertire le m/07 al nuovo calibro sostituendo la canna, la molla di recupero (rimpiazzata da una più robusta) ed il caricatore. Tali modifiche vennero apportate a 10 pistole di produzione FN ed a 15 realizzate dall’Husqvarna; tuttavia, il sistema si dimostrò troppo debole e gli esperimenti furono interrotti. In seguito la Svezia adottò la pistola m/40 (Lathi), che l’Husqvarna iniziò a produrre nel 1941. Nello stesso anno cessò la produzione della m/07, anche se fino al 1942 ne vennero realizzate ancora 584 con vecchie parti di ricambio avanzate. Le m/07 rimasero comunque in servizio, presso alcuni reparti, fino alla fine degli anni ’70.

 

Terminata la parte storica, come al solito, passiamo a vedere l’arma in esame. Dopo il lato sinistro, presentato in apertura, possiamo apprezzare il destro.

 
 
 

 

 
 

Tutte le m/07 prodotte dalla FN erano lucidate e protette da una bella brunitura azzurrata; anche le prime Husqvarna erano così, ma ben presto, a partire dal 1918, vennero sabbiate e fosfatate. Il riscontro di un’arma della prima serie sottoposta a questo trattamento indica una riarsenalizzazione.

Osservando la pistola, e tenendo conto dell’epoca in cui fu progettata, si comprende facilmente perché questa (o meglio, la Browning 1903) sia considerata la capostipite delle semiautomatiche moderne. E ciò non stupisce affatto, dato che questa è la nonna (se non la madre) della mitica Colt 1911. Le linee dell’arma belga si ritrovano quasi identiche nell’ordinanza americana, che differisce principalmente per il cane esterno e le dimensioni maggiori, nonché per il profilo del calcio, che nel progetto FN risulta di gusto più europeo e “Belle Epoque”, pur restando sempre di altissimo livello dal punto di vista funzionale, benché l’ergonomia non l’avessero ancora inventata. Sia per le armi FN che per le svedesi, i materiali sono ottimi e le finiture ineccepibili.

Un’altra analogia fra questa pistola e la 1911 è la presenza della sicura dorsale all’impugnatura, che, pur avendo una forma un po’ diversa, funziona allo stesso modo. Tuttavia, nell’arma svedese la leva sporge solo quando il cane è armato (svolgendo quindi anche questa funzione di segnalazione), mentre altrimenti è invisibile, come si può vedere in queste immagini.

 
 
 

  

 
 

 

Sul lato sinistro del castello, si trova la dicitura che indica il produttore:

 
 
 

 
 

 

È una scritta importante, perché contribuisce alla datazione dell’arma. Le m/07 prodotte dalla FN recavano, ovviamente, il marchio di quest’ultima (FABRIQUE NATIONALE D’ARMES de GUERRE. HERSTAL. BELGIQUE – BROWNING’S PATENT). Come abbiamo detto, questa serie termina nel 1914. All’inizio della produzione Husqvarna, nel 1917, in questa sede si trovava la scritta HUSQVARNA VAPENFABRIKS AKTIEBOLAG – BROWNING’S PATENT, su due righe. Tuttavia, la FN non apprezzò il riferimento al brevetto di Browning e nel 1919 scrisse alla casa svedese minacciando di citarla in giudizio se non avesse provveduto ad eliminarlo. La scritta venne sostituita con HUSQVARNA VAPENFABRIKS AKTIEBOLAG – SYSTEM BROWNING, sempre su due righe. In seguito venne richiesto di abbandonare completamente ogni riferimento a Browning, per cui intorno al 1930 si passò alla scritta di terzo tipo, HUSQVARNA VAPENFABRIKS AKTIEBOLAG, visibile nell’arma fotografata. Tutte queste varianti si riscontrano comunemente sia sulle armi civili che su quelle militari. Esiste anche una versione rara, di quarto tipo, con una dicitura più breve (HUSQVARNA VAPENFABRIKS AB) ed è noto un esemplare commerciale senza scritte.

 

Sempre sul lato sinistro, ma sul fusto, fra il carrello e la guancetta, si trova il marchio di identificazione reggimentale:

 
 
 

 
 

 

È il punzone che indica che si tratta della pistola numero 655 del 2° Reggimento della Reale Artiglieria Costiera (Unità disciolta il 31 ottobre del 2000). Le lettere KA indicano appunto l’artiglieria costiera. In alternativa, nella stessa posizione e con lo stesso significato, è possibile trovare altre indicazioni, quali, ad esempio:

 

      F per l’aeronautica,

      I per la fanteria,

      A per l’artiglieria,

      K per la cavalleria,

      T per i corpi logistici,

      KFL per la marina;

 

su alcune armi della marina si può trovare anche un insolito punzone che somiglia vagamente ad una specie di corona a tre punte ed è comunemente noto come “zampa di gatto”. 

 
  Sulla parte posteriore del castello, come abbiamo già detto, si trovano i punzoni di accettazione degli ispettori militari.

In questo caso si tratta delle iniziali dell’ispettore Gustaf Bjorkenstam, che operò presso la Carl Gustafs dal 1934 al 1942.

 

 
 

Sul lato destro della pistola si trova in pratica solo la matricola (i punzoni sopra l’inserzione del ponte del grilletto sono quelli del banco di prova tedesco di Mellrichstadt e, quindi, fanno parte della sua storia “civile”. Ciò spiega anche la presenza, in diversi punti dell’arma, del punzone dell’aquila sopra la “N”).

 

 

 

 
 

La matricola è importante perché, insieme alle scritte sul carrello, consente di avere delle indicazioni utili per datare l’arma. Le tabelle che seguono, ricavate da fonti differenti, riportano, per i diversi anni di produzione, il numero di pezzi prodotti dall’Husqvarna e, dove noti, i campi matricolari. Occorre notare che, mentre i dati di produzione sono precisi ed ufficiali, le matricole mostrano delle incongruenze; tuttavia, possono comunque risultare utili. Ad esempio, in base a questi dati l’arma fotografata potrebbe rientrare fra quelle prodotte nel 1939-40, il che risulta compatibile con le scritte sul carrello e – in questo caso – anche con i punzoni dell’ispettore.

 
 
   

Anno

Pezzi prodotti

 

Campi matricolari noti

Militari

Civili

Anno

Numeri

1917

2854

209

1917-1918

1 - 1550

1918

9361

817

1918

90211 – 96000

100662 –

100001 – 100577 (civili)

1919

9000

93

1919

2051 - 16050

1920

6000

140

 

 

1921

10.303

59

1921

100578 – 100661

100976 - 101006

1922

2750

48

 

 

1923

4250

40

 

 

1924

3000

38

 

 

1925

 

38

 

 

1926

800

21

1926-1927

102077 – 102733

1927-1932

632

 

 

1933

1000

53

1933

46351 - 47350

1934-1937

 

564

1937

104000 –  (export)

1938

900

112

 

 

1939

2025

95

1939-1944

105000 - 107000+

1940

25653

2021

 

1941

10290

210

 

1942

400

171

 

1943

13

 

 

Totali

89231

4729

 

 

Pezzi prodotti

93960 secondo i dati Husqvarna

 

 

 

 
 

Dal punto di vista storico, risulta interessante valutare l’andamento dei numeri di produzione, dato che è evidente che questa venne condizionata in modo quasi esclusivo dalle forniture militari. Dopo gli anni successivi alla fine della prima guerra mondiale, gli ordini governativi si ridussero progressivamente a partire dal 1925 fino ad azzerarsi  nel periodo 1934-37. Ed anche l’ordine di 1000 pezzi del 1933 non fu dovuto alla premonizione delle conseguenze di quanto stava accadendo all’estero, ma semplicemente alla necessità di rimpiazzare le pistole più vecchie, ormai logorate dall’uso. La fiducia della Svezia nella capacità della Società delle Nazioni di garantire una stabile pace mondiale subì un duro colpo quando si venne improvvisamente a trovare fra l’incudine e il martello nel 1939-40, in seguito all’invasione della Finlandia e della Norvegia ad opera, rispettivamente, dei sovietici e dei nazisti. La produzione delle m/07 si impennò rapidamente, toccando i vertici nel 1940-41 e riducendosi nel 1942 solo perché nella seconda metà di quell’anno era stata avviata la fabbricazione della m/40.

 

Una nota curiosa: nel periodo di minima produzione, nel 1937, l’Husqvarna si dedicò all’esportazione e stipulò un contratto con la Colombia per la fornitura di poco più di 1000 di queste pistole (tutte tratte dalla serie commerciale e con numero di matricola nella fascia del 104.000), marcate con la scritta “GOBIERNO DE ANTIOQUIA” e con un numero di contratto specifico. Se ne trovate una, sappiate che è un pezzo piuttosto raro.

 

All’esame esterno, la pistola mostra ben poco d’altro: l’indicazione del calibro (e il punzone tedesco) sulla camera di cartuccia…

 
 
 

 

 

… la corona svedese sulla boccola …

 

 

 

 

… e il numero di catalogo, intelligentemente occultato fra la guancetta ed il caricatore.

 
 
 

 

 
 
 

Terminata anche la descrizione, possiamo passare a vedere brevemente lo smontaggio, che risulta molto semplice. Dopo aver verificato (ovviamente) che l’arma sia scarica e senza colpo in canna, si arretra il carrello fino a bloccarlo in apertura…

 
 
 

 

 
 

… poi si ruota la canna di mezzo giro in senso antiorario, in modo da liberarla dalla connessione con il castello. Fatto questo, tenendo saldamente il complesso canna-carrello in modo da evitare che schizzi via, si abbassa la leva della sicura liberando il complesso stesso e lasciandolo scorrere in avanti fino alla completa distensione della molla di recupero.

 
 
 

 

 
 

È bene reinserire subito la sicura, perché lo scatto a vuoto del cane in queste condizioni potrebbe danneggiare gravemente il meccanismo.

 
 
 

 

Sul fusto non si compiono ulteriori operazioni. Nel complesso canna-carrello si rimuove la molla di recupero con la rispettiva guida. Quindi si ruota la canna in senso orario, riportandola nella posizione originale e liberandola dal carrello. In questo modo si rende visibile la serie di risalti che nell’arma montata si inserisce nella corrispondente serie di scanalature del fusto, assicurando la tenuta dell’insieme. Si può notare che la canna riporta le ultime cifre della matricola.

 
 
 

 
 

 

 
 

A questo punto si ruota la boccola di 180 gradi e la si estrae tirandola in avanti. Si notino anche qui le ultime cifre della matricola.

 
 
 

 

 
 

Ora non resta che sfilare la canna dall’estremità anteriore del carrello per completare lo smontaggio da campagna.

 
 
 

 

 
 

Oltre che nelle sedi dove le abbiamo già viste, le ultime cifre della matricola compaiono anche all’interno del carrello…

 
 
 

 

 
 

 

… e, insieme alla corona svedese, sul fusto.

 
 
 

 

 

 
 

In questa foto è interessante notare il blocchetto posto all’apertura superiore del vano per il caricatore, che è unito al fusto tramite due incastri e viene tenuto in sede dal perno del cane. Da questo blocchetto sono ricavati l’espulsore e i due prolungamenti laterali che hanno la funzione di guidare la cartuccia in camera anche nel caso che le labbra del caricatore fossero danneggiate. Come sempre, Browning tiene fede alla propria regola secondo la quale “ogni pezzo deve svolgere il maggior numero possibile di funzioni”.

 

La fondina che accompagna quest’arma è quella standard militare m/08 per pistola m/07, con due tasche portacaricatore.

 
 
 

 

 
 

Le fondine per la marina (m/10) erano realizzate in pelle morbida ed avevano una sola tasca per il caricatore. L’aviazione usava fondine nere dotate sul retro di ganci metallici per fissarle allo specifico cinturone dei piloti. Agli ufficiali era concesso di acquistare fondine personali, aderenti agli standard, ma con piccole variazioni (come l’uso di pellami migliori, bottoni di chiusura analoghi a quelli delle uniformi e, quasi sempre, un rivestimento interno scamosciato).

 

L’arma è dotata anche di un caricatore di scorta, una bacchetta di pulizia ed un piccolo oliatore per pistola.

 
 
 

 

 
 

Per concludere, non resta che riportare l’esploso ed una piccola scheda tecnica:

 
 
     
 

Calibro:

9 mm Browning Long

Numero di colpi:

7

Lunghezza canna:

128 mm (6 righe destrorse)

Lunghezza complessiva:

205 mm

Peso scarica:

930 g

 
 
 

Bibliografia:

Libri:

Enrico L. Appiano – Revolver e pistole automatiche – EPLI, Curno (Bg), 1976,  pag 231

Ian V. Hoogs e John Weeks – Armi militari portatili del XX secolo – De Vecchi Editore, Milano, 1978, pag. 19

Articoli:

Alberto Roatti; È il nuovo secolo - Browning 1903; Diana Armi; 1989; 02; 4

Sergio Lorvik; La Browning svedese; Armi Magazine; 2003; 06; 114

 

Siti internet:

http://www.gotavapen.se/gota/m07/pist07_1.htm