Tokarev TT30/TT33

 Scheda di Pat, arma della sua collezione

 

Per copiare bene bisogna essere bravi.

E conoscere la materia. Chiunque sia stato studente lo sa benissimo, ma la regola non vale solo a scuola. Quest’arma ne è un esempio classico. Da molti è stata definita una “copia” e senza dubbio lo è, ma non è solo questo. Vediamo la sua storia.

Negli anni Venti del XX secolo, l’arma da fianco standard della neonata Unione sovietica, sorta dalle ceneri dell’impero zarista, era ancora la Nagant 1895, un revolver di impianto ottocentesco. Molte grandi nazioni del mondo si erano invece ormai dotate di pistole semiautomatiche che, grazie al tempo trascorso dal loro esordio ed al formidabile banco di prova rappresentato da un conflitto mondiale, avevano ormai raggiunto un buon livello di affidabilità. Non che in Russia non si fossero viste armi di questo tipo, anche in quantità significative: dalle prime Borchardt alle Browning 900 e 1903, passando per alcune Luger 1906 e le Mauser C96 fino alle Colt 1911, le guerre, la rivoluzione ed i regolamenti di conti interni fra le varie fazioni avevano fatto ampio uso di questi oggetti. Tuttavia, certo anche per le condizioni di miseria e di arretratezza in cui versò la nazione nei primi decenni del Novecento, la produzione autoctona non iniziò che ben oltre il 1910. È del 1913 la realizzazione della pistola Tula-Korovin nei calibri 7,65 Br e 6,35 Br (all’epoca molto diffusi). Nonostante un discreto successo commerciale (fu prodotta fino al 1974 in circa mezzo milione di esemplari), dovuto soprattutto alle dimensioni compatte ed alla buona occultabilità, quest’arma non fu mai adottata ufficialmente dalle Forze Armate russe. Fu invece un totale insuccesso anche commerciale un’altra pistola dello stesso calibro mai adottata, la Prilutskiy, comparsa nel 1924 perché l’Armata Rossa aveva iniziato a manifestare interesse per l’adozione di un’arma corta semiautomatica. Tuttavia, non se ne fece nulla fino al 1928, quando i vertici militari fornirono maggiori indicazioni su ciò che desideravano. Già nel 1926 erano state individuate le caratteristiche del calibro; all’epoca, il 9 Parabellum non si era ancora imposto come standard quasi universale per pistole e pistole mitragliatrici e le possibilità di scelta erano abbastanza ampie. Alla fine, i sovietici optarono per il 7,63 Mauser, che conoscevano piuttosto bene per averlo apprezzato (o subito, a seconda delle occasioni) nelle C96. In particolare, la cartuccia venne scelta per le sue notevoli doti di penetrazione: non va dimenticato che, nel gelo dell’inverno russo, tutti i combattenti (e non solo loro) erano pesantemente coperti da spessi strati di abiti, sovente di pelle o cuoio. Tuttavia, allo scopo di semplificare la produzione uniformandola a quella dell’arma lunga allora in dotazione, il calibro venne ben presto modificato in 7,62 mm, ottenendo così la munizione che armò per molti decenni successivi le truppe sovietiche e quelle dei paesi satelliti, che la utilizzarono non solo nelle armi corte, ma anche nelle pistole mitragliatrici, a partire dal famoso “papascià”, il PPSh41. [Va detto che, a causa delle tolleranze di lavorazione, le Tokarev possono sparare direttamente il 7,63 Mauser, anche se con una velocità iniziale più alta ed un rinculo più forte. Proprio per questo motivo, quando all’inizio della seconda guerra mondiale catturarono grandi quantità di queste pistole i tedeschi non ebbero problemi ad utilizzarle e distribuirle alle proprie unità, designandole col nome di Pistole 615(r). Lo stesso fecero i finlandesi durante la guerra di continuazione.] Individuata la munizione, venne richiesto che la nuova arma da adottare fosse affidabile, facile e soprattutto economica da costruire e molto semplice da utilizzare, tenuto conto del bassissimo livello sociale, culturale ed addestrativo del personale al quale sarebbe stata destinata.

Le prove di selezione per l’adozione della nuova pistola d’ordinanza vennero condotte dal Comitato di Artiglieria nel 1930 e videro la partecipazione di numerose concorrenti: oltre a modelli di Walther, Luger e Browning nei calibri 32 auto, 9 Parabellum e 45 auto, si presentarono anche le già citate Tula-Korovin e Prilutskiy. Ma ad uscire ampiamente vincitrice fu un’altra pistola russa, che portava il nome del suo progettista: Tokarev.

 

 

Nato nel 1871 da una famiglia cosacca a Egorlikskaya, un villaggio sul Don, Fedor Vasilevich Tokarev nel 1882, a soli 11 anni, era apprendista fabbro. Due anni più tardi entrava nella fabbrica di armi di Krasnov e nel 1888 veniva ammesso a frequentare la scuola di meccanica militare di Novocherkassk, da dove uscì dopo quattro anni con un grado di sottufficiale di un reggimento cosacco ed un diploma di armaiolo. In seguito tornò alla scuola come istruttore, per giungere poi al rango di ufficiale entrando nel 1907 alla scuola degli armamenti di Orianenbaum. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale venne inviato al fronte come ufficiale dei cosacchi, ma dopo un breve periodo di tempo, nel 1915,  fu richiamato per sfruttare meglio le sue competenze assegnandogli l’incarico dapprima di vicedirettore e poi di direttore dello stabilimento di Sestroretsk. Dopo la rivoluzione, il suo passato di ufficiale zarista non ne impedì l’apprezzamento da parte delle autorità sovietiche; dopo un breve passaggio a Izhevsk nel 1919, nel 1921 fu infatti trasferito all’Arsenale di Stato di Tula, dove realizzò varie armi importanti dal punto di vista tecnico e storico, come la versione modificata della mitragliatrice Maxim, la pistola oggetto di questa scheda – e prima ancora la sua munizione, il 7,62 Tokarev – ed in seguito i fucili SVT 38 ed SVT 40. Nel 1940 fu nominato “Eroe del lavoro socialista” e dal 1941 al 1950 fu membro del Soviet Supremo dell’URSS. Morì nel 1968.

La pistola che progettò e presentò alle prove di selezione per la nuova arma di ordinanza sovietica rispondeva a tutti i requisiti richiesti dalle autorità militari. Non si trattava certo di un progetto del tutto originale, ma del frutto di un attento studio di quanto era stato fatto fino ad allora, opportunamente amalgamato e con alcuni aspetti innovativi. Per cominciare, Tokarev escluse di ispirarsi alle realizzazioni svizzere e germaniche dell’epoca, certo ottime, ma complesse e – quindi – costose e difficili da realizzare. Si rivolse invece alle “figlie” dell’indiscusso maestro della semplicità, John Moses Browning. In particolare, la Tokarev nacque dalla fusione della FN Browning 1903 con la Colt 1911. Dalla prima prese sicuramente le caratteristiche generali dell’aspetto esterno, ma anche l’idea di guidare le cartucce in camera utilizzando delle scanalature specificamente realizzate sul fusto, invece delle labbra del caricatore, al fine di eliminare una delle principali cause di inceppamento. Dalla 1911 derivò invece l’impianto generale della meccanica interna, e non poteva essere altrimenti dato che la potenza della cartuccia impiegata rendeva impossibile il ricorso ad una soluzione diversa da una chiusura stabile. Tuttavia, sin dai suoi primi studi Tokarev intervenne sul progetto dell’arma americana (i cui brevetti sarebbero scaduti nel 1928) semplificandolo e adattandolo alle capacità produttive della Russia, molto limitate. La somiglianza fra le linee della Tokarev e della Browning appare evidente nell’immagine sottostante.

 

 

La nuova arma convinse pienamente il “Comitato” e venne adottata con la denominazione di TT30, corrispondente a Tula-Tokarev 1930 (dai nomi dell’arsenale di produzione e del progettista e dell’anno di adozione). La produzione iniziò nel 1932. Nel 1933, dopo la realizzazione dei primi 7.000 pezzi circa, vennero richieste ed apportate alcune modifiche progettuali, che portarono all’adozione di una nuova variante, detta TT33.

 

 

I cambiamenti (che saranno descritti più dettagliatamente in seguito) riguardarono principalmente la canna, gli intagli di presa sul carrello e il dorso dell’impugnatura; gli interventi su quest’ultimo imposero anche lievi variazioni  del grilletto e dello scatto/disconnettore. La produzione della TT33 iniziò nel 1934, ma le modifiche vennero introdotte per gradi, portando alla comparsa di armi con caratteristiche di transizione (circa 85.000 pezzi costituiti, essenzialmente, da una TT30 con una canna del nuovo tipo), come l’esemplare fotografato in questa scheda. Il completamento delle modifiche si ebbe solo a partire dalla fine del 1935, anno in cui la pistola definitiva venne adottata ufficialmente dall’esercito.

Poco apprezzata solo dai carristi, che continuarono a preferirle la vecchia Nagant che negli spazi ristretti risultava più maneggevole, la nuova semiautomatica ebbe una notevole diffusione nell’Armata Rossa. Nel periodo compreso fra il 1939 e il 1945 l’Arsenale di Tula ne produsse più di 100.000 pezzi all’anno, arrivando nel 1943 e nel 1944 a circa 200.000, per ovvie ragioni. Pare che, soprattutto nel corso del secondo conflitto mondiale, una piccola parte della produzione della TT33 sia stata affidata anche ad altre fabbriche. La TT30 fu invece prodotta esclusivamente a Tula.

La pistola ebbe il suo momento di gloria anche in ambito propagandistico; in una famosa immagine, si vede un giovane ufficiale sovietico guidare i suoi uomini all’assalto impugnando una Tokarev. Ovvio che, anche senza conoscere questa foto, i vari tiratori avversari impararono ben presto a riconoscere i bersagli “armati di pistola” e a farne i loro obiettivi preferiti. Ugualmente ovvio che questi appresero altrettanto rapidamente a tenere la pistola nella fondina…

 

 

Dopo la seconda Guerra Mondiale la produzione della Tokarev proseguì senza grandi modifiche fino al 1952-53, quando cessò in seguito all’adozione della pistola Makarov (anche se si parla di una produzione non ufficiale proseguita fino al 1956). In totale, ne sono stati realizzati circa 1.800.000 esemplari, di cui 1.300.000 entro il 1945. L’arma rimase comunque in servizio nell’esercito sovietico fino agli anni ’60 e nella polizia fino ai ’70. Inoltre, la pistola è stata fornita in numerosi stock a tutti gli eserciti e i movimenti di guerriglia comunisti sparsi per il globo (a partire dai repubblicani durante la Guerra Civile Spagnola, dove venne sottoposta al battesimo del fuoco affidata alle mani di carristi, piloti e alcuni ufficiali) e, dopo il crollo del Patto di Varsavia, fu venduta a prezzi irrisori sul mercato regolare e ancor più su quello illegale.

Frutto di un buon progetto (tenendo presente che si voleva ottenere un’arma concepita quasi esclusivamente per scopi bellici e – soprattutto – per una produzione in grande serie a bassi costi), la Tokarev fu però fabbricata con tecniche e materiali mediocri ed utilizzata piuttosto brutalmente, il che spiega perché molte di quelle che si possono trovare si presentano in condizioni a dir poco non ottimali.

In Russia furono realizzate anche due varianti della Tokarev in calibro .22: il modello TTR3 (esternamente quasi indistinguibile dalla versione di ordinanza, ma con il carrello da azionare manualmente dopo ogni colpo) e il modello TT4 (arma da tiro a canna lunga e mire regolabili).

Inoltre, concessa, ceduta e spesso imposta dall’Unione Sovietica ai Paesi “amici”, la Tokarev fu prodotta anche al di fuori dei confini della sua patria di origine per essere utilizzata da eserciti, forze di polizia e servizi segreti. In particolare, si conoscono i seguenti modelli:

·        Modello 48:  la prima copia della Tokarev venne realizzata in Polonia (Pistolet TT), nella storica Fabryka Broni di Radom. L’unica differenza con il modello russo era rappresentata dai marchi sulle guancette: le lettere FB (Fabryka Broni) inscritte in un triangolo capovolto sulla sinistra e le lettere WP (Wojskowe Polska – esercito polacco – sempre in un triangolo capovolto) sulla destra. Le scanalature sono quelle della TT30, probabilmente perché ai polacchi vennero inviati i vecchi macchinari dimessi dai russi. Si trovano anche degli esemplari con delle guancette con scanalature verticali.

·        Modello 48: realizzata in Ungheria (“48 Minta Pisztoly”), è praticamente identica alla TT33, con le 24 scanalature fini, ma realizzata con acciai di elevata qualità. Al centro delle guancette si trova lo stemma ungherese: una corona di foglie di quercia e spighe di grano (di cui si conoscono due versioni, dato che quello comunista, usato dal 1949 al 1956, è leggermente diverso da quello socialista del 1957-1958). Esiste una variante con il fusto in lega leggera, denominata Modello 60.

·        Tipo 51 (o 54):  prodotta in Cina, è molto simile all’originale. Le scanalature sono 24, al centro delle guancette si trova un cerchio senza alcuno stemma. In altre si osserva una stella come in quelle sovietiche, ma senza le lettere CCCP.

·        Modello 57: prodotta dalla Jugoslavia (Zastava) nel 1957, ha un colpo in più nel caricatore e, quindi, un calcio più lungo. Le scanalature sono 23, leggermente inclinate in avanti. Le guancette recano una stella a cinque punte inscritta in un cerchio e le lettere SFRJ (Socijalisticka Federativna Republika Jugoslavija). Sono note delle varianti in 9 Parabellum (Modello 65).

·        Tokagypt 58:  prodotta in Ungheria per la polizia egiziana; camerata in 9 Parabellum, presenta una sicura sul fusto, guancette monopezzo e caricatore dal profilo modificato. Pare però che per la maggior parte queste pistole non siano mai arrivate in Egitto, che cancellò il contratto per ragioni poco chiare, e attraverso la Repubblica Federale Tedesca (dove furono indicate col nome di Firebird) siano passate nell’Europa Occidentale, non sempre in forma legale, arrivando anche in mano ad alcuni gruppi terroristi.

·        Modello 68: realizzata dalla Corea del Nord, è quella che si discosta maggiormente dall’originale: invece della classica bielletta della 1911 utilizza una camma come la HP 35, è più curata, il sistema di sgancio del caricatore è diverso e altre parti presentano piccole variazioni. Anche le linee estetiche sono differenti.

Va detto che quelle soprariportate sono le varianti principali, ma non certo le uniche. Ad esempio, è citata una produzione in Romania. Inoltre, nel lungo arco di tempo trascorso dalla sua comparsa, la Tokarev è stata (ed è tuttora) realizzata, clonata e modificata in mille versioni e in mille paesi, con guancette di ogni tipo, sicure aggiunte e tolte, conversioni in molti calibri, produzioni industriali o, spesso, decisamente artigianali, per cui nel mondo si può trovare praticamente di tutto… questa è una Tokarev polacca prodotta a Broni nel 1948, ma sottoposta all’aggiunta di una sicura che blocca il grilletto (per poter essere importata in USA) ed al cambio delle guancette:

 

 

Dopo la parte storica le immagini, iniziando come al solito dal lato destro, dato che il sinistro lo abbiamo visto in apertura.

 

 

Si notano subito alcune cose. A fronte della pletora di punzoni che i russi mettevano dappertutto, non vi è nulla che identifichi l’arma in quanto tale. Nonostante la denominazione ufficiale di Tula-Tokarev, sulla pistola l’arsenale ed il progettista non sono citati neppure sotto forma di sigla (TT). Ciò è del tutto consono alla mentalità sovietica, che rifiutava qualsiasi forma di personalismo o di gratificazione individuale, ma certo è un po’ triste …

Ben più significativa dal punto di vista tecnico è la mancanza di una qualsiasi leva di sicura. Si tratta di una scelta deliberata, in omaggio alle richieste di semplicità di  fabbricazione ed uso. La pistola è priva di qualsiasi sistema di sicurezza, fatta eccezione per la mezza monta del cane che, quando è inserita, blocca anche il carrello, impedendone l’arretramento e l’apertura. La pistola non può comunque essere portata senza rischi con una cartuccia in camera ed il cane abbassato, perché il percussore non è di tipo inerziale e, anche in condizioni di riposo, può andare ad appoggiarsi con la punta sull’innesco, essendo trattenuto da un semplice perno. Una simile configurazione, senza dubbio penalizzante per un’arma da difesa, non lo era per una pistola militare degli anni ’30. Le situazioni in cui sarebbe mancato il tempo di scarrellare erano in pratica inesistenti.

La linea di mira è particolare, dal momento che abbina ad un mirino che emerge appena dal carrello una tacca di mira innestata a coda di rondine che risulta particolarmente alta e voluminosa per gli standard dell’epoca. Le mire erano tarate in fabbrica a 25 metri.

Infine, si possono notare le scanalature di presa sul carrello, costituite da sette profonde unghiature alternate a righe verticali, che conferiscono all’arma una certa personalità, ma che furono più probabilmente disegnate pensando all’impiego della pistola con un paio di spessi guanti invernali. Comunque, nella TT33 ne fu prevista la sostituzione con 24 righe sottili e verticali, probabilmente sempre per ridurre i costi. Carrelli con righe del primo tipo si trovano però anche in armi costruite ben oltre il 1933.

In contrasto con l’assenza di indicazioni esplicite, i punzoni abbondano. Sul fusto, fra la guancetta e il carrello, si trovano nell’ordine  il numero di matricola, la stella di Tula e l’anno di fabbricazione.

 

Gli stessi marchi si trovano sulla parte superiore del carrello, davanti alla tacca di mira.

 

La stella è stata il simbolo dell’Arsenale di Tula dal 1928 fino al 1942, quando venne sostituita da una freccia in un triangolo inscritto in un cerchio. Si trova su tutte le parti matricolate dell’arma e su alcune altre componenti; oltre che sul fusto, è presente sulla faccia di destra del grilletto, sulla leva dell’hold-open, vicino all’anello per il correggiolo, sulla base del caricatore e sul blocchetto di scatto.

La matricola è indicata con 5 cifre fino al 1938, poi si passa a due lettere dell’alfabeto cirillico seguire da 4 cifre. Oltre che su fusto e carrello, è riportata sulla base del caricatore (ma è ben difficile che i numeri corrispondano), sulla canna e (solo con le ultime due cifre) sulla faccia sinistra del gruppo di scatto. Inoltre, nelle TT30, che hanno il fusto aperto nella parte posteriore, è impressa sulla piastra di chiusura, che corrisponde alla faccia posteriore dell’impugnatura.

 

Nelle TT33, sempre per semplificare e risparmiare, l’impugnatura è realizzata in un sol pezzo e questa piastra (che recava impiantata la molla del grilletto) manca. La matricola continuò ad essere stampigliata in questa posizione per un certo periodo di tempo, ma poi venne eliminata, dato che era inutile. Le variazioni apportate a questa parte del fusto della pistola imposero alcune piccole modifiche al sistema di scatto (disconnettore) ed al grilletto che caratterizzano le TT33. La più evidente, visibile già all’esame esterno dell’arma, riguarda proprio il grilletto, che nella nuova versione presenta la parte superiore arrotondata, come si può vedere in queste immagini. 

 

 

 

 Come si vede, anche qui i punzoni si sprecano. In genere si tratta di marchi di arsenale o di ispettori. La K inscritta nel cerchio attesta invece che la pistola è stata provata ed ha dimostrato un livello di precisione accettabile. Sul grilletto, come già ricordato, è presente la stella di Tula.

Esternamente, non vi è altro da rilevare. Lo smontaggio della pistola richiama ovviamente quello della 1911, con qualche variante. Risulta estremamente difficile da effettuare a mani nude, ma è sufficiente servirsi anche solo di una cartuccia per arrivare allo scopo. La sequenza di smontaggio la trovate qui. E’ in inglese, ma le immagini non lasciano spazio a dubbi. Oltre all’ovvia raccomandazione di accertarsi preventivamente che la pistola sia scarica, va sottolineata la nota fra le figure 6 e 7, che avverte (traducendo liberamente) che “la molla di recupero della TT33 è sottoposta ad una forte tensione e, se non si opera correttamente, può essere sparata fuori ad elevata velocità. Ciò può rappresentare un pericolo per la vostra sicurezza o, come minimo, costringervi a cercare i pezzi dall’altra parte della stanza”.

Al termine delle operazioni, risultano evidenti le analogie di base con la 1911. 

 

Le differenze principali riguardano la canna e, soprattutto, il pacchetto di scatto estraibile.

La canna presenta il caratteristico sistema Browning con bielletta e tenoni destinati ad inserirsi nei corrispondenti recessi del carrello. Inizialmente tali tenoni erano semilunari e realizzati solo sul margine superiore della canna, come nella Colt, ma poi, al fine di risparmiare sui costi di produzione, vennero ottenuti per tornitura, assumendo il tipico aspetto circolare che caratterizza la canna della TT33.

 

Il secondo elemento, molto più significativo dal punto di vista tecnico, è il pacchetto di scatto, che reca sempre impresse le ultime due cifre della matricola.

 

Questo componente presenta diverse caratteristiche interessanti. In primo luogo è completamente estraibile. Questa soluzione, che rende estremamente agevoli le operazioni di manutenzione e, al limite, di riparazione per semplice sostituzione anche in assenza di armieri preparati, era una vera novità per l’epoca. Attraverso la coeva pistola francese MAS 35, con la quale si contende la primogenitura dell’idea, la soluzione di Tokarev arriverà alla SIG P210 e a tutte le sue discendenti. Inoltre, il pacchetto di scatto si estende in avanti in due alette che esternamente prolungano le guide del carrello, mentre internamente sono sagomate in modo da guidare le cartucce nella camera di scoppio, sostituendosi in questa funzione alle labbra del caricatore ed eliminando una delle principali cause di inceppamento delle pistole semiautomatiche. L’idea è buona, ma non è originale. Era già presente nella Browning 1903, che Tokarev senza dubbio conosceva bene. Una delle due alette funge anche da espulsore. Infine, la molla cinetica del cane è contenuta all’interno del cane stesso. Lo scopo di questa soluzione è certamente quello di rendere estraibile l’intero gruppo di scatto, ma ha come effetto collaterale quello di “liberare spazio”, consentendo di realizzare una pistola dall’impugnatura piuttosto snella. Forse troppo. Quest’arma è stata infatti accusata di avere un’impugnatura troppo piccola che, insieme all’angolo non ottimale formato con l’asse canna-carrello, rende difficile il puntamento istintivo.

Nelle TT30 il blocchetto del gruppo di scatto, che contiene anche la molla di ritorno del grilletto e quella del disconnettore, è montato nell’estremità posteriore del castello che forma il dorso dell'impugnatura; nelle TT33, in cui 1a parte dorsale dell'impugnatura è parte integrante del castello, il pacchetto di scatto è più piccolo e contenuto al suo interno. Le due armi differiscono anche per la forma del disconnettore, che nella TT30 ha una minore superficie di contatto col prolungamento del grilletto.

È interessante notare che, probabilmente sempre in omaggio alla necessità di affidare l’arma a personale poco preparato, sulla faccia destra del pacchetto di scatto, vicino all’asse del cane, si trova un’apertura che consente di oliare lo scatto e i denti del cane stesso senza dover procedere allo smontaggio dell’intera struttura.

Il caricatore non presenta caratteristiche di rilievo, a parte il fatto che le labbra hanno solo la funzione di trattenere le cartucce e non di guidarle e che può essere smontato molto facilmente per le operazioni di pulizia ed, eventualmente, riparazione. Basta infatti premere sul pennino del falso fondello che sporge dal fondello fino ad abbassarlo a sufficienza per poi far scorrere in avanti il fondello stesso e sfilarlo completamente. La molla di elevazione poggia infatti su un falso fondello, consentendo un facile smontaggio. Sulla base del fondello, oltre ad un anello per il correggiolo, si notano una matricola (che raramente coincide con quella dell’arma) e la stella di Tula.

 

Infine, le guancette sono zigrinate e presentano impresso il simbolo della stella a cinque punte inscritta in un cerchio e circondata dalle lettere CCCP (cioè, in caratteri cirillici, le iniziali SSSR: Sojuz Sovetskich Socialisticeskich Respublik, corrispondenti a URSS). Hanno la particolarità di non essere tenute in posizione per mezzo di viti, ma di lamine oscillanti, applicate sulla loro superficie interna e destinate a bloccarle a ridosso del fusto della pistola.

 

Le operazioni di smontaggio/rimontaggio di queste componenti vanno effettuate con attenzione, perché la bachelite con cui sono realizzate è abbastanza fragile e si scheggia o rompe facilmente. In rari casi, se ne trovano in legno o in ebanite. A volte, all’interno del cerchio la stella a cinque punte è sostituita da un triangolo, sempre circondato dalle lettere CCCP. Quelle in legno  presentano una zigrinatura grossolana.

Concludiamo, come al solito, con l’esploso e la tabella dei dati tecnici.

Calibro:

7,62 Tokarev (7,62x25 mm)

Numero di colpi:

8

Lunghezza canna:

11,5 mm (4 righe destrorse)

Lunghezza complessiva:

19,6 mm

Peso scarica:

844 g

 

Bibliografia:

Libri:

Enrico L. Appiano – Revolver e pistole automatiche – EPLI, Curno (Bg), 1976,  pp. 196-199

Ian V. Hoogs e John Weeks – Armi militari portatili del XX secolo – De Vecchi Editore, Milano, 1978, pp. 52-53

Gerhard Wirnsberger – R. A. Steindler; The Standard Directory of Proof Marks; Blacksmith Corporation Publishers; pp. 159-163

Chris Bishop (ed.); The Encyclopedia of Weapons of World War II; Barnes & Noble Books, New York, 1998, p. 227

Edward Ezell – Armi leggere di tutto il mondo – Ermanno Albertelli Editore, Parma, 1997, pp. 736-739

 

Articoli:

Gianluca Bordin; La cartuccia dell'armata rossa; Armi Magazine; 2005; 11; 146

Marco Calcagno; Tokarev TT-33 - La prima semiautomatica dell'armata rossa; Milites; 2004; 04; 10

Gianfranco Marciano; La pistola tokarev "T.33"; TAC Armi; 1969; 07; 13

Giovanni Rosi; Luciano Salvatici; Tokarev; Diana Armi; 1979; 07; 45

Massimiliano Burri; Paolo Belcecchi; La "Tokarev" ungherese; Diana Armi; 1993; 12; 50

Loriano Franceschini; Tokarev TT33 calibro 7,62; Armi Magazine; 2002; 05; 106

Antonio Ros Pau; La prima pistola di ordinanza sovietica; Armi Magazine; 2009; 07; 188

Philip Arena Jr.; Pistole nelle aree di crisi; Armi Magazine; 2000; 07; 82

 

Siti internet:

http://www.tokarev.com/

http://users.skynet.be/HL-Editions/tokarev/tokarev5.htm

http://en.wikipedia.org/wiki/TT-33

http://world.guns.ru/handguns/hg20-e.htm

http://web.archive.org/web/20081231035407/http://www.surplusrifle.com/pistoltt33/disassemble/index.asp

http://feulibre.forumactif.com/collection-militaria-et-histoire-f24/armes-de-poing-reglementaires-russes-et-sovietiques-t2472.htm?highlight=soviétiques

http://www.jaegerplatoon.net/PISTOLS2.htm

http://www.euroarms.net/ITEMS/TokarevTT30.htm

http://www.hungariae.com/Toka48.htm

http://www.hungariae.com/Toka58.htm

http://www.cruffler.com/review-March-01.html