Smith & Wesson Modello 38/200 “British Service”

 

Scheda di Pat - arma fotografata della sua collezione privata.

 

“Un americano alla corte di Re Artù”
(o meglio, dei suoi successori…)

La prima parte di questa storia l’abbiamo già raccontata… la trovate qui.

In quella scheda, abbiamo interrotto il nostro racconto agli Anni Venti del secolo scorso. E proprio da lì ripartiremo.
Dopo un periodo di relativa tranquillità, nel decennio successivo la Casa di Springfield, all’epoca diretta da Harold Wesson, si imbarcò in un’attività di produzione di oggetti diversi dalle armi (affilarasoi, rubinetti, manette, ecc.), con esiti economici disastrosi. Verso la fine degli Anni Trenta, navigava in cattive acque. Un’ancora di salvezza sembrò venire da oltreoceano: l’esercito di Sua Maestà Britannica parve rendersi conto all’improvviso di non essere dotato di armi individuali capaci di fuoco semiautomatico, e commissionò proprio alla Smith & Wesson lo studio di una carabina di questo tipo, anticipando allo scopo la bella cifra di un milione di dollari. Perché un simile incarico sia stato affidato ad una Casa (oltretutto straniera) che eccelleva nella produzione di revolver, ma era praticamente digiuna di carabine militari, resta un mistero. In ogni caso, quello che per la ditta americana avrebbe dovuto essere un intervento di salvataggio, si rivelò un salvagente … di cemento. Il progetto, affidato a E. S. Pomeroy, che all’epoca rivestiva il ruolo di direttore dello stabilimento e disegnatore capo della S&W, venne portato a termine il 28 giugno del 1939, e all’inizio dell’anno successivo furono consegnati agli inglesi i primi esemplari della nuova arma, alla quale venne attribuito il nome di “Model 1940 Light Rifle”. Si trattava di una carabina in calibro 9 Parabellum e chiusura a massa, con caricatore da 20 colpi, che potete vedere qui sotto:

Se pensate che sia brutta (e lo è davvero!), tenete presente che l’estetica è il suo maggior pregio… Già l’idea di un 9 parabellum con chiusura a massa è discutibile (anche in una carabina), poi era scomoda da impugnare…

… e con un sistema di funzionamento a dir poco “fantasioso”: quella specie di protuberanza anteriore non è il caricatore, ma una struttura destinata ad accoglierlo completamente, e non solo: infatti, il bossolo sparato doveva venire trascinato dall’estrattore sopra alle cartucce rimaste, per poi finire in un vano situato posteriormente e cadere verso il basso, come si vede in questo disegno:

 

Un eventuale inceppamento, che poteva avvenire se il bossolo si liberava prematuramente dall’unghia dell’estrattore, imponeva lo smontaggio completo dell’arma. Per completare l’opera, tutta la realizzazione era stata effettuata intorno alle cartucce 9 para americane, più blande, ma al collaudo presso l’Arsenale di Enfield si utilizzarono quelle europee, più toste… risultato? L’arma dimostrò di avere una vita operativa non superiore ai 5000 colpi. La realizzazione di una seconda versione, denominata Mark II, non riuscì affatto a risolvere questi problemi, per cui il progetto venne considerato un fallimento e la carabina fu rifiutata. A parte cinque esemplari, tenuti da parte per essere destinati ai musei, i 1200 pezzi già consegnati ai britannici vennero segati in due e gettati in fondo al Canale della Manica (?... riciclare no, eh?). Almeno, questo è quanto si legge comunemente. Tuttavia… nel 1974, alcuni specialisti che si occupavano del controllo dell’inventario della Smith & Wesson si imbatterono in un vecchio magazzino, in cui erano conservate 217 carabine “Model 1940” (137 Mark I e 80 Mark II) in condizioni di nuovo, imballate in 10 casse e pronte per la spedizione. Queste armi vennero vendute ad alcuni distributori e da questi immesse sul mercato per il pubblico dei collezionisti; ad un’asta, una di esse ha raggiunto tempo fa la quotazione di 4000 dollari. Se qualcuno è interessato a vedere come spara questa carabina, lo può fare qui.

All’epoca, però, queste armi non valevano nulla e per la Smith & Wesson la situazione era disastrosa: già prima era in condizioni tutt’altro che floride e per l’operazione “Model 1940” aveva speso 870.000 dollari, per cui non era assolutamente in condizioni di restituire agli inglesi il milione che questi avevano anticipato. Si trovava quindi sull’orlo della bancarotta. A salvarla, inaspettatamente, provvidero il precipitare degli eventi e l’intraprendenza di un uomo geniale. Ma per questo dobbiamo fare un passo indietro.

Il Regno Unito era stato colto dallo scoppio del primo conflitto mondiale totalmente impreparato, dal punto di vista degli armamenti disponibili, anche perché le sue leggi relative alla fabbricazione delle armi da fuoco erano piuttosto restrittive: non c’erano impianti produttivi al di fuori delle isole britanniche e l’unica azienda privata all’altezza dell’Arsenale di Enfield era la Webley & Scott di Birmingham. Era stato necessario correre precipitosamente ai ripari, e non era stato facile. Forte di questa esperienza, l’Impero si presentò alla vigilia della seconda guerra mondiale… ancor più impreparato! All’improvviso, ci si rese conto che lo sforzo produttivo britannico, in tutti i settori, per quanto spinto al massimo non sarebbe stato neanche lontanamente in grado di coprire le esigenze. In più, questa volta, si aggiungeva il terrore che il nemico sbarcasse in forze sul suolo inglese, un’evenienza ritenuta tutt’altro che improbabile e che scatenava il panico. Mentre in Patria ci si preparava a resistere con ogni mezzo e metro per metro (ad esempio, verniciando di nero i cartelli stradali, in modo da coprire le indicazioni e non agevolare l’invasore), dal punto di vista degli armamenti, come nella Grande Guerra, ci si rivolse agli americani in cerca di soccorso. La British Purchasing Commission, un’apposita Commissione incaricata degli acquisti, inviò degli agenti che rivoltarono ogni angolo degli USA alla ricerca di armi di ogni tipo. Si arrivò persino a sollecitare i civili a donare armi per la difesa delle case britanniche, come si vede in questo manifesto, stampato in migliaia di copie:

 

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I risultati superarono le aspettative: arrivò di tutto, armi di ogni tipo, che – benché utilizzate – non furono comunque mai ufficialmente adottate come “di ordinanza”. Ma ancora non bastavano. Ed è a questo punto che torniamo alla Smith & Wesson.

La casa di Springfield rischiava di affondare nei debiti, ma venne salvata da Carl R. Hellstrom, uno svedese che all’epoca ricopriva la carica di Direttore Generale e in seguito sarebbe diventato il primo Presidente non appartenente alla famiglia Wesson. Questi offrì agli inglesi una fornitura di revolver (di cui avevano estremo bisogno) a prezzo speciale (pare 20 dollari l’uno), in cambio del milione di dollari anticipato per la carabina. L’offerta fu accettata e rappresentò un’ancora di salvataggio per entrambe le parti.

Il revolver in questione, che negli anni successivi andò ad armare l’esercito britannico, sudafricano, canadese e australiano e divenne l’arma da fianco utilizzata nel maggior numero di esemplari in Gran Bretagna e nei Paesi del Commonwealth, era il “.38 Hand Ejector Model of 1905 Fourth Change”, in commercio dal 1915, su telaio K, all’epoca in produzione nel calibro “di punta” della Smith & Wesson, il .38 Special. Fu quindi estremamente facile adottare l’unica modifica richiesta dai britannici, il ritorno al vecchio calibro .38 S&W (di cui si parla qui) che, nella loro versione di ordinanza, montava una palla da 200 grani in piombo nudo, facendo sì che questi revolver venissero indicati con il nome di “38/200 British Service”. La produzione iniziò l’11 marzo del 1940, proseguendo direttamente la serie matricolare dei “Military & Police” (altro nome attribuito alla stessa arma, peraltro indicata anche come “Model K-200” e “S&W Pistol [o Revolver] Number 2”) che venivano realizzati in calibro .38 Special per il mercato americano. Fra l’ottobre del 1940 e il settembre del 1941 la S&W si dedicò esclusivamente alla produzione di questi revolver, dopodiché tornò ad affiancargli la realizzazione di altri modelli. Gli ultimi British Service uscirono dalle linee di produzione della Casa di Springfield il 29 marzo del 1945. Si stima che complessivamente ne siano stati realizzati circa 890.000. La serie complessiva dei Military & Police bellici, invece, proseguì con i revolver in .38 Special per arrivare fino al 27 agosto 1945 (fine della produzione, con matricola SV811119).
Nel tempo, la serie matricolare subì qualche variazione. Come abbiamo detto, si iniziò proseguendo quella dei Military & Police. La produzione fu tale che il 24 aprile del 1942 si arrivò a quota un milione (matricola 999999); per non avere una serie di cifre troppo lunga, si decise quindi di ripartire dall’inizio, facendo precedere i numeri dal prefisso “V” per Victory, auspicio di vittoria. Anche in questo caso, partendo da V1, i .38/200 British Service e i Military & Police in .38 Special destinati alle forze statunitensi condivisero la stessa serie matricolare, alternando lotti dell’uno e dell’altro modello. (Ciò ha portato ad una divergenza di vedute dal punto di vista terminologico: alcuni collezionisti fanno rientrare nella serie “Victory” l’intera produzione, dal 1942 al 1945; altri, più correttamente, limitano questo nome esclusivamente ai revolver in calibro americano, continuando a chiamare gli altri “.38/200 British Service”; così faremo noi). Una successiva variazione matricolare si ebbe nel dicembre del 1944, quando (in seguito ad un incidente che causò la morte di un marinaio) il sistema di sicurezza contro gli spari accidentali venne modificato, non affidandolo più solo al gioco del reciproco contatto fra corpo del cane e slitta del grilletto, ma inserendo la barra a scorrimento verticale, tuttora utilizzata, che consente al percussore di raggiungere l’innesco solo quando il grilletto è tenuto premuto. Fu così che, a partire dal numero di matricola successivo al V769000 (ultima matricola della serie Victory propriamente detta), il prefisso cambiò da “V” a “SV”, dove la “S” sta appunto per Safety, sicurezza. Lo stesso tipo di sicura venne applicata ai revolver semilavorati all’epoca ancora giacenti in fabbrica; in questo caso, però, la “S” venne posposta alla “V”, ottenendo così una serie matricolare “VS”. A proposito di quanto abbiamo appena detto, occorre fare una precisazione: in tutti i testi e gli articoli in italiano che ho consultato, si afferma che il campo matricolare successivo alla “V” fu “VS” e che solo i pochi esemplari in lavorazione furono marcati “SV”. Cioè, esattamente il contrario di quanto ho scritto. Tuttavia, tutti i siti e i libri americani e inglesi (compreso lo Standard Catalog of Smith & Wesson – 3rd edition, considerato la Bibbia in questo campo) parlano di una serie “SV” con pochi esemplari “VS” (che spesso vengono indicati dagli autori come esistenti, ma mai visti). Sia in rete che nei testi cartacei ho trovato immagini di matricole “SV” (come questa) e nessuna “VS”. Per questo ho deciso di dare credito al dato anglofono; è possibile che in qualche vecchio lavoro italiano sia stato pubblicato un errore (magari anche solo un refuso) e tutti quelli successivi lo abbiano ripreso.

La serie “Victory” (indicando con questo nome solo i revolver americani in .38 Special) monta esclusivamente canne da 4 pollici (fatta eccezione, come vedremo, per 300 esemplari con canna da 2) ed è finita mediante brunitura su sabbiatura o parkerizzazione su sabbiatura. Le guancette sono in noce liscio, senza zigrinatura né stemma S&W. In totale, ne furono prodotti circa 300.000, ufficialmente dichiarati standard per gli aviatori della Marina, ma ampiamente utilizzati anche dall’U.S. Coast Guard e dal Maritime Service.

I revolver destinati alle forze britanniche vennero prodotti con canne da 4, 5 e 6 pollici, ma quello che piacque di più e fu quindi realizzato in maggiore quantità fu quello di misura intermedia (che è quindi il più comune, come quello illustrato in questa scheda), perché, oltre ad essere il più bilanciato, consentiva di sfruttare le fondine già in uso presso l’esercito di Sua Maestà. Quelli con canna da 4 pollici furono circa 18.000 e quelli da 6 pollici circa 40.000.

I contratti britannici portano la data del 1940 e del 1941, ma non furono le uniche forniture all’Impero: in totale, fra l’ottobre del 1941 ed il maggio del 1945, circa 570.000 di questi revolver vennero realizzati nel calibro britannico (per l’esattezza, si parla di 571.629 secondo alcune fonti, 568.204 secondo altre; ma lasciate stare le calcolatrici: i dati relativi alla produzione di queste armi non quadrano, spesso ci sono divergenze sia fra quelli riportati in letteratura dai diversi autori che fra i registri della fabbrica e degli acquirenti, e tutti i numeri di questa scheda sono citati solo per dare un’idea dei quantitativi e della enorme capacità produttiva dell’industria americana dell’epoca). Commesse vennero dal Sud Africa (21.347 pezzi) e dal Canada (45.328). Nel 1941 l’Australia ne acquistò 8.000 esemplari. La Nuova Zelanda adottò questo revolver come arma di ordinanza nel 1942. Altri vennero acquistati dall’U.S. Army Ordnance fra il 1941 e la fine del conflitto, marcati “U.S. PROPERTY” e inviati ai paesi belligeranti nell’ambito del programma americano Lend Lease, la famosa “Legge Affitti e Prestiti” con cui gli USA fornirono materiale di ogni genere agli alleati fra il marzo del 1941 e l’inizio di settembre del 1945.

Fra il 1940 e il 1941 l’U.S. Ordnance acquistò 392.100 revolver in calibro .38/200 con canna da 5 pollici. Nel 1942 ne ordinò complessivamente 245.559. In totale, quindi la Smith & Wesson fornì al governo degli Stati Uniti 637.659 Military & Police in calibro .38, mentre i Paesi dell’Impero Britannico ne acquistarono da parte loro 187.529 (ma ricevettero e usarono anche quelli “prestati” dagli USA).
Nel 1942 gli USA ordinarono attraverso la Defense Supplies Corporation (DSC: un’agenzia governativa aperta il 29 agosto del 1940 e chiusa il 1 luglio del 1945, con lo scopo di accumulare e gestire materiali di importanza strategica e critica per lo sforzo bellico), l'U.S. Navy e l'U.S. Department of Justice (quest'ultimo attraverso l'U.S.Army Ordnance) degli esemplari in .38 Special, tutti con canna da 4 pollici, ad eccezione di 300 pezzi per l'U.S. Department of Justice, richiesti nella versione da 2 pollici. In totale, 352.000 Victory in .38 Special furono venduti all’esercito e alla marina. Alcuni revolver di questo tipo vennero ceduti attraverso la DSC a enti civili; di solito non recano marchi di proprietà e furono utilizzati dal personale in servizio di guardia alle fabbriche, ai porti ed alle agenzie governative federali e locali. Pare che in totale il loro numero sia arrivato a circa 74.000 unità, distribuite lungo tutto l’arco del periodo di guerra.
Come abbiamo già accennato, il modello in calibro .38/200 fu dichiarato obsoleto il 29 Marzo 1945; a partire da quella data il modello standard divenne la versione in .38 Special, già in costruzione dal 1942. Dall’agosto del 1945 il prefisso “SV” fu sostituito dalla sola “S” (dato che la “Victory” era già stata ottenuta) e si partì col numero S811120. La S&W dovette comunque riprendere la produzione del modello in calibro britannico nel 1947, sempre per il Commonwealth, che conservò il .38/200: l'ordine fu per 10.009 revolver. Fra il 1950 ed il 1960 arrivarono altri ordini, sempre per il modello .38/200, che nel frattempo aveva cambiato nome e veniva indicato come «Model 11». Nel 1948, intorno al numero di matricola S990.000, era stato ridisegnato il cane (e l'arma, in .38 Special, era stata chiamata «Model 10»). In quell'anno il modello Military & Police toccò il secondo milione di esemplari costruiti (matricola S999999). Si passò ad un numero di matricola con la lettera C, partendo da C1. Nel 1967 si raggiunse la produzione complessiva di ben 3 milioni di revolver in calibro .38 (matricola C999999) e iniziò quindi la serie matricolare con la lettera D.

Pare che dopo la fine della guerra una parte dei revolver bellici, dismessi dagli arsenali degli alleati insieme ai vari fucili Enfield e Garand e a materiale vario, sia stata ceduta ai nuovi alleati degli USA, tra cui l’Italia e la Germania.


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E a questo punto, come al solito, passiamo a vedere le foto dell’arma.
La finitura dei primi esemplari era quella dei prodotti commerciali, cioè una brunitura lucida di colore blu-nero. In seguito, per esigenze produttive ed economiche e forse anche per evitare riflessi in azione, fra il 4 dicembre del 1941 e il 10 aprile del 1942 si passò ad una spazzolatura con successiva brunitura, che venne poi sostituita da sabbiatura e parkerizzazione, ottenendo colori variabili fra il blu, il nero e il grigio scuro. Gli esemplari prodotti fino alla fine del 1941 montavano le classiche guancette zigrinate con il medaglione contenente il logo della S&W; per quelli successivi (come questo), realizzati dopo il 1 gennaio 1942, si utilizzarono invece guancette lisce e senza monogramma. L’anello portacorreggiolo alla base dell’impugnatura è sempre presente.
Nell’immagine di apertura abbiamo visto il lato sinistro della pistola, caratterizzato dal tasto per l’apertura del tamburo. Al fine di garantire ulteriormente la sicurezza di impiego, l’arma è dotata di un sistema che impedisce tale apertura a cane armato e l’armamento del cane a tamburo aperto.
Per essere un’arma in uso alla Forze Armate britanniche, questo revolver si contraddistingue per quello che “manca”. È del tutto privo della pletora di punzoni di accettazione militare (dalla broad arrow in poi) che si osservano abitualmente sulle armi di Sua Maestà. È probabile che all’inizio della fornitura la “fame di armi” degli inglesi fosse tale da spingerli a rinunciare a qualsiasi controllo, prendendo per buone le ispezioni americane, e che in seguito abbiano deciso di continuare a comportarsi nello stesso modo.
A partire dal 1941, però lo U.S. Lend-Lease Act impose di imprimere i marchi di proprietà statunitensi su tutte le armi “prestate” agli alleati e, quindi, anche sui nostri .38/200 British Service. Si ignorano sia il numero di matricola che la data con cui ebbe inizio questa pratica, ma si ritiene che ciò non sia avvenuto prima del luglio del 1941. È accertata la presenza di questi marchi in alcuni revolver usciti dalla fabbrica alla fine dello stesso anno. Su ognuna di queste armi sono riportati tre marchi: il punzone di accettazione dell’Ordnance Department, l’indicazione dell’appartenenza agli USA e le iniziali degli ispettori. Nel tempo, tuttavia, si ebbero alcune variazioni.
Per quanto riguarda i punzoni dell’Ordnance, sono note due versioni. La prima, molto rara, è costituita da due cannoni incrociati, circondati da un cerchio e sovrastati da una granata fiammeggiante; questo punzone si riscontra più comunemente sulle pistole semiautomatiche ed è molto più difficile da trovare sui revolver. La seconda versione, ben più diffusa, era rappresentata dalla sola granata fiammeggiante, la famosa flaming bomb.
L’appartenenza al Governo degli Stati Uniti veniva indicata da una scritta impressa direttamente in fabbrica dalla S&W sul lato sinistro del top strap, la parte del castello situata sopra il tamburo; inizialmente era riportata la scritta “UNITED STATES PROPERTY”, che venne sostituita da “U.S. PROPERTY” a partire da un numero di matricola prossimo a V300000.
All’inizio l’ispettore fu il Tenente Colonnello Waldemar Broberg; le sue iniziali (W.B.) si possono trovare impresse sulla base del calcio, insieme ad una flaming bomb e ad una “P” attestante la prova a fuoco, fino ad una matricola prossima a V145000. Da qui in poi (siamo nel 1942), la sua sigla viene sostituita dalle lettere G.H.D., identificative del Brigadier Generale Guy H. Drewry, ufficiale addetto all’accettazione delle armi (che lavorò anche presso la Colt). Dalla matricola V300000 circa (maggio 1943), queste tre lettere passarono ad essere impresse sul top strap, dopo la scritta U.S. PROPERTY. Verso la fine del conflitto il Generale Drewry venne sostituito da un civile, John S. Begley (sigla J.S.B.).
Correttamente, sulla pistola fotografata per questa scheda (prodotta verso la fine della prima metà del 1943) si trovano sul top strap, nell’ordine, la flaming bomb, la scritta U.S. PROPERTY e la sigla G.H.D.



A questo punto, vediamo il lato destro del revolver:



La caratteristica più evidente è la presenza, sulla cartella, del logo della Smith & Wesson:

 


Sempre sul lato destro del telaio è poi anche indicato il Paese d’origine; più in basso, si intravede un punzone del banco di prova italiano:



Continuando a valutare il profilo del revolver, si può considerare come il mirino a mezzaluna abbia l’indubbio vantaggio di non ostacolare in alcun modo l’estrazione dell’arma, ma non rappresenti il massimo per lo svolgimento della sua funzione principale, perché riflette troppo la luce e risulta mal definito. All’epoca esistevano già soluzioni alternative ben più moderne. Ma d’altra parte occorre temere presente che non ci troviamo affatto di fronte ad un’arma da tiro. La tacca di mira, invece, fresata nella parte superiore del fusto, presenta margini molto meglio definiti, pur evitando con la stessa efficacia del mirino qualsiasi impigliamento in fase di estrazione.


Sul lato destro, l’immagine della canna permette di apprezzare il disegno del mirino, di cui abbiamo appena parlato, la spina di fermo della canna stessa e la chiusura anteriore. È chiaramente indicato il calibro (.38 S&W); più posteriormente, per fortuna in modo molto superficiale, sono impressi i punzoni del banco di prova italiano, con il codice che indica la data del 1972 (o 1973, non si legge bene).


Sul lato sinistro della canna è indicato il produttore:


… mentre sopra sono riportati il nome e i dati della casa produttrice ed i brevetti:


Sul supporto basculante del tamburo e sul suo recesso nel telaio deve essere riportato lo stesso numero di lavorazione…


… mentre la matricola deve essere indicata sotto la canna, …

… sotto il calcio, vicino al foro per l’anello portacorreggiolo, … 

… sulla faccia interna della stella dell’estrattore …



… e sul tamburo.


Il grilletto è zigrinato, come su un’arma da tiro. Va detto che la pistola ha uno scatto ottimo, molto leggero e netto in singola azione, mentre in doppia richiede una forza molto maggiore, pur rimanendo molto ben controllabile. Per questo motivo, nell’esercito britannico i revolver Smith & Wesson erano preferiti agli Enfield e Webley di ordinanza. Le cartucce inglesi, dotate di inneschi molto meno sensibili di quelle americane, potevano talvolta dare qualche problema di mancata accensione, ma l’inconveniente poteva essere risolto a priori agendo sulla vite presente sul profilo anteriore dell’impugnatura, che permette di regolare la tensione della molla principale, aumentando la forza della percussione.

 

Infine, si può apprezzare il profilo del cane:

Per finire, la solita tabella dei dati tecnici:

Modello Smith & Wesson .38/200 British Service
Calibro .38/200 British Service
Numero di colpi 6
Lunghezza complessiva 266 mm
Peso (arma scarica) 864
Lunghezza della canna 127 mm
Rigatura 5 righe destrorse

Di questo revolver sono disponibili lo schema tecnico e l’esploso. Entrambi fanno riferimento alla tipologia generale dei revolver Smith & Wesson di questa serie e non al Model 38/200 British Service o al Victory in particolare.
L’ultima immagine ritrae il revolver all’interno di una fondina britannica in tela, modello “Pattern 1937”, realizzata per i Webley, ma che si rivelò adattissima ad accogliere anche i revolver statunitensi con canna da 5 pollici:
 



Bibliografia:

 

Articoli:

- Stefano Paoli; Smith & Wesson British Service mod. 38/200; Quaderni di oplologia; 2004; 18; 49
- Ruggero Baglioni; M1917 e Victory - S&W militari tra le due guerre mondiali; Magnum; 1996; 03; 28
- Loriano Franceschini; Smith & Wesson "Victory Model"; Armi Magazine; 2003; 06; 104
- Paolo Tagini; Il revolver che salvo' la S&W; Armi Magazine; 1997; 01; 64
- Franco Bugada; Smith & Wesson .38 Military and Police; Diana Armi; 1982; 06; 60

Libri:

- Loriano Franceschini – Al servizio di Sua Maestà – Un secolo di revolver militari britannici – 1854-1957 – Ermanno Albertelli  Editore, Parma, 2011, pag. 132-154
- Jim Supica, Richard Nahas – Standard Catalog of Smith & Wesson – 3rd edition – Gun Digest Books (F+W Media), Iola (WI), 2007, pag. 253-258

Siti Internet:

        http://www.guns.com/2013/04/05/smith-and-wesson-light-rifle-model-1940/

https://www.youtube.com/watch?v=LoUf9nIc2LA

http://www.coolgunsite.com/pistols/victory_model_smith_and_wesson.htm

http://www.exordinanza.net/schede/38S&W.htm

http://smith-wessonforum.com/s-w-hand-ejectors-1896-1961/287974-pre-victory-victory-model-timeline.html