Mauser Siamese RS 121 - Fucile 2446 (1903)

Scheda di Frank Mancuso, arma fotografata dalla sua collezione

Come molti altri Mauser, anche questo è tale solo nel nome, poiché la Casa tedesca, pur avendo messo a disposizione il modello più evoluto di otturatore ad azione girevole-scorrevole da essa progettato nel XIX secolo, ovvero il modello 1898, ha contribuito solo marginalmente alla sua produzione, che è avvenuta a considerevole distanza dalla città di Oberndorf, ma ben più vicino ai territori in cui poi ha prestato servizio.

I territori in questione sono quelli del Siam, dal 1938 Regno di Thailandia, che iniziano ad essere occupati in modo massiccio dal XIII secolo dalla popolazione Thai, spinta dall'invasione mongola della Cina ad abbandonare la regione dello Yunnan che occupa dal VI secolo. Tra i vari regni in cui è suddiviso il territorio, quelli Thai riescono ad emergere, a spese dell'Impero Khmer ormai in declino.

Particolare importanza hanno il Regno di Sukhothai (1238-1438), e quello di Ayutthaya (1351-1767), le vicende dei quali sono caratterizzate da lotte più o meno continue, che vedono prevalere ora questo, ora quello, con il secondo che finirà per indebolire ed asservire il primo, fino ad assorbirlo poi definitivamente nel 1438.

Segue un periodo di stabilità, e, successivamente, di sempre maggiore prosperità e splendore, anche grazie all'arrivo prima di mercanti Portoghesi, sul finire del XV secolo, e poi di quelli Spagnoli, Olandesi, Inglesi; ma i contrasti con la vicina Birmania, iniziati col XVI secolo, culmineranno, complice l'inettitudine del sovrano in carica, con l'assedio e la distruzione della capitale Ayutthaya nel 1767.

Spetta a colui che sarà poi conosciuto come Taksin il Grande, fuggito poco prima della caduta della capitale, con soli 500 uomini, dopo un assedio che durava da 14 mesi, il compito di riunire, battaglia dopo battaglia, il territorio del Siam, frantumato in 6 regioni, ognuna sotto il controllo di un "Signore della guerra", e scacciare i birmani dal territorio siamese. Il suo regno, detto di Thonburi, avrà in lui il suo unico monarca, salito al trono nel 1768, e deposto con un colpo di stato nel 1782, ma in quei pochi anni il Regno si estenderà fino a raggiungere confini anche più estesi di quelli precedenti alla disfatta del 1767.

Chi sopraggiunge a sventare il colpo di stato ha sempre combattuto al fianco di Taksin, ma, sedata la ribellione, lo fa giustiziare e si sostituisce a lui (1782). Sarà il fondatore del Regno di Rattanakosin, e della dinastia Chakri che ancor oggi è sul trono, anche se dal 1932 la monarchia assoluta cede il passo ad una monarchia costituzionale.

Il Siam è l'unico Paese del Sud-Est asiatico a non essere stato colonizzato da potenze occidentali, rimasto a fare da cuscinetto tra i territori sotto il controllo francese e quelli sotto il controllo britannico, certamente grazie all'abilità politica di tutti i suoi regnanti, che hanno sempre saputo acuire le tensioni tra i due potenziali occupanti da un lato, ed accettare compromessi anche importanti dall'altro.

Segue le tradizioni Chulalongkorn (1853-1910), che sale al trono nel 1868 col nome di Re Rama V, e prosegue nel cammino tracciato dai suoi predecessori di apertura agli scambi commerciali e all’influenza occidentale, e di contrasto all'espansionismo occidentale, che questo sovrano riesce a portare avanti grazie ad importanti riforme amministrative e sociali (tra le quali l'abolizione della schiavitù), permettendo al Paese di superare un ordinamento di tipo feudale rimasto invariato dal XV secolo, e grazie ad ampie concessioni territoriali a favore della Francia (Vietnam, Laos, Cambogia) e del Regno Unito (Burma, Malesia).

 

Tra le innumerevoli innovazioni volute da Rama V, una delle più importanti (almeno per queste pagine!) riguarda l'ammodernamento delle Forze Armate, che inizia nel 1887 con la fondazione della Reale Accademia Militare, nella quale gli ufficiali vengono istruiti seguendo i moderni dettami occidentali, e continua nella ricerca di un moderno armamento.

Per questo scopo, dato che spesso il nemico del nemico è un amico, il Siam ai rivolge a due rivali della Francia e dell'Inghilterra, ovvero alla Germania, presso la quale acquista il vecchio Mauser 1871, ed all'Austria, dove acquista armi Mannlicher (1888, 1888/90 e 1895).

Un altro Paese che Rama V vede come amico è il Giappone, del quale ammira sia lo sviluppo in corso, sia la sua abilità nell'essere rimasto indipendente dall'Occidente, dal quale acquista, a scopo di test, alcuni esemplari di fucili Murata (13, 18 e 22), nonché Arisaka (30 e 35).

Ma alla fine del XIX secolo lo sviluppo delle armi da fuoco individuali è intenso, e le prove continuano, nonostante gli acquisti fatti; presto, all'atto pratico, tutte queste armi risultano sorpassate dal Gewehr 1898, su una versione modificata del quale si orienta la scelta definitiva.

Il Siam adotta quindi il fucile come "Rattanakosinsok 121" (o R.S. 121), con riferimento al 121-esimo anno della fondazione del Regno di Rattanakosin, ovvero il nostro 1903. Successivamente viene adottata una carabina con caratteristiche in linea a quelle del fucile, denominata R.S. 123.

Qualche anno dopo, nel 1913, le denominazioni in anni dell'era Rattanakosin verranno sostituite da altre  equivalenti in anni del calendario buddista. Quindi il nostro fucile cambierà nome in "Tipo 2446" o anche "Tipo 46". La carabina diventerà "Tipo 47": un solo anno di differenza, mentre prima erano due? Non è strano se si considera che i diversi calendari iniziano ognuno in un giorno diverso.

Fatta eccezione per alcuni prototipi marcati "1901" col crest sul ponte posteriore di culatta ed il nome Masuer sull'anello, prodotti in Germania, tutte le 40.000 armi della produzione regolare verranno realizzate, tra il 1903 ed il 1908, in due lotti da 20.000 armi ognuno,  presso l'Arsenale Imperiale dell'Artiglieria Giapponese di Tokyo (Nippon Teikoku Rikugun Tokio Hōheikōshō), nella sede di Kohishikawa, come pure avviene per la maggior parte delle carabine, 10.000, la consegna delle quali si completa sul finire del 1904. Solo un lotto di 3000 carabine verrà successivamente realizzato presso l'Armeria Reale Thailandese, tra il 1936 ed il 1940.

Si è sempre supposto che la produzione sia avvenuta sulla base di una licenza di produzione rilasciata dalle tedesca DWM, e per validissimi motivi. Si pensi alla reazione tedesca causata dalla realizzazione dei fucili Springfield 1903; oppure al fatto che il serbatoio dell'arma, destinato a munizioni di tipo rimmed, è basato su un brevetto Mauser che in seguito non è stato utilizzato se non su armi civili, ed a distanza di tempo. Peraltro un autorevole ricercatore come John Speed ha testimoniato (2014) di non aver trovato traccia di un simile accordo negli archivi Mauser.

Esaminando più da vicino questo bel fucile è inevitabile notare quali caratteristiche provengono dalla Germania, e quali dal Giappone, e quali sono del tutto originali.

Iniziamo dall'esterno.

E' possibile identificare un precursore dell'arma nella produzione commerciale Mauser immediatamente successiva al 1900, meccanicamente basata sul Gewehr 98, ma che raramente è stata proposta alla clientela con quel nome, anche se da quello si differenzia solo per piccoli dettagli.

Uno di questi dettagli è la fascetta anteriore, che nel caso dell'arma siamese è di estensione estremamente ridotta. 

Una fascetta simile è presente sui fucili e le carabine del modello commerciale 1904, derivato dal 1902 Messicano e dal 1903 Turco, prodotto da Mauser e DWM in diversi calibri, e sul 1904 Vergueiro. Il modello 1904 fu acquistato, tra gli altri, dal Brasile e successivamente dalla Cina modello 1907 (peraltro identico al modello 1904).

Della fascetta tipo 1904 vediamo un esemplare nella foto che segue, in alto; appartiene ad una carabina Mauser Brasiliana modello 1922, posta per confronto sopra al fucile siamese.

Notare, nell'arma brasiliana, la presenza (standard sulle armi 1904) di un riccio nella parte inferiore della fascetta, destinato a dare un ulteriore punto di aggancio alla cinghia durante le parate, riccio che manca sia sull'arma siamese (in basso), che sul Vergueiro.

Simili, al confronto tra le due immagini, anche le fascette intermedie con maglietta delle due armi.

La caratteristica più appariscente del Mauser Siamese, che l'arma condivide con il poco diffuso Arisaka 35 (che, come detto, era stato valutato dal Siam per la possibile adozione), è il coperchio di protezione del vano di caricamento ed espulsione.

E' un accorgimento che non è stato trascurato su altre armi, nel testo di Ball sono illustrati almeno due tipi di robuste protezioni in metallo dedicate ai Gewher 98, ma in Occidente un po' tutti hanno finito per preferire economiche protezioni in tela o cuoio.

In Oriente invece tali protezioni in metallo sono state adottate in grande serie; quella con cui abbiamo a che fare forse non è poi così male, anche se in Giappone si è preferito sostituirla col coperchio dei successivi modelli Arisaka 38 e 99.

Il suo aspetto negativo: è fondamentale ricordarsi di aprire il vano prima di espellere un bossolo sparato!

La copertura è costituita da una lamiera metallica che può scorrere in avanti e indietro sopra due costole che sporgono dalla scatola di culatta.

Può assumere due posizioni ben definite, che possono essere entrambe mantenute, a piacimento del militare, grazie ad un dente posto all'estremità di una lunga molla a lamina che va ad inserirsi in uno dei due fori di arresto realizzati sulla scatola di culatta. La molla a lamina, visibile sul lato destro della copertura, è saldata anteriormente alla copertura, e posteriormente termina con un ricciolo che permette di far presa per sollevare il dente, e quindi far slittare il coperchio.

Per avere costole sufficientemente lunghe, e dare la giusta guida al coperchio, l'intera scatola di culatta è stata allargata portandola alla dimensione dell'anello di culatta.

Qui sotto a confronto la scatola di culatta del Siamese (in alto) a confronto con quella di un Gewehr 98b.

L'assenza dello scalino tra la parte posteriore dell'anello di culatta ed il resto della scatola deve aver confuso quegli autori che hanno classificato l'azione dell'arma tra le "small ring"; in realtà il diametro dell'anello di culatta del Mauser Siamese è identico a quello di un Gewehr 98, misurano entrambi circa 35 mm.

Queste modifiche, accompagnate ad una calciatura proporzionato alle nuove dimensioni, arretrano il baricentro dell'arma e le conferiscono un aspetto affusolato, e tutto sommato filante, a dispetto delle dimensioni importanti.

Se si considerano però i costi di produzione di una simile copertura, e soprattutto quelli della scatola di culatta che deve utilizzarla, si comprende come successivamente si sia preferito adottare il coperchio dello Arisaka 38, utilizzato anche su altre armi siamesi.

Il coperchio in posizione avanzata avvolge l'anello di culatta, nel quale trovano alloggio le alette di chiusura dell'otturatore, ed in posizione retratta lascia visibile il caratteristico crest di queste armi.

Al di sopra dei caratteri che recitano "RS 121", appare il crest che raffigura un chakram, una caratteristica arma bianca costituita da un anello metallico con bordo esterno affilato.

Il crest chiaramente riprende lo stemma della famiglia reale, nel quale un chakram appare insieme ad un tridente.

Invece del tridente, all'interno del chakram si intravede appena una raffigurazione del copricapo reale thailandese, a forma di cono, dalla cima del quale si diffondono tutto intorno raggi di luce.

Rimanendo in tema di punzonature, sul ponte posteriore della scatola di culatta è riportato il numero di matricola originale dell'arma.

Non è immediatamente leggibile, a meno di non conoscere la lingua thailandese, o di avere a portata una tabellina come quella riportata qui sotto.

  0       1       2       3       4

  5       6       7       8       9

 

Ma anche senza tabella, con un poco di pazienza, il significato di quei caratteri può essere dedotto dall'esame delle indicazioni dell'alzo, regolabile da 2 fino a 20 ettometri.

Ora che sto impaginando non posso fare a meno di notare nella matricola dell'arma il diverso orientamento della cifra che equivale al nostro numero 9 rispetto all'orientamento che la stessa cifra assume sull'alzo ... ma anche se la posizione assunta dal 9 nel numero di matricola è quella della numerazione khmer, invece che di quella thai, preferisco non pormi domande sui motivi che possono aver spinto a tale scelta (fatta anche nella matricola di altre armi simili), meglio andare avanti!

Anche le mire posteriori riprendono la configurazione delle armi Mauser successive al 1900, segnatamente quella del solito Mauser Turco 1903, con alzo a tangente invece che a ritto con cursore.

La vista laterale ci fornisce un'informazione importante su questo esemplare.

Lateralmente, delle indicazioni in ettometri se ne legge solo una porzione, poiché il profilo della base è stato modificato, riducendone l'altezza.

Infatti l'arma, originariamente camerata per la munizione 8x50 R tipo 45 (munizione estremamente simile alla 8x50 R austriaca, nata un anno prima dell'arma), dopo il 1923 è stata modificata in arsenale per sparare una nuova munizione dalla traiettoria più tesa, la 8x52 R tipo 66, adottata appunto in quell'anno, insieme ad un altra arma lunga derivata dal fucile Arisaka modello 38.

Nell'immagine, sulla destra una cartuccia ricostruita a partire da un bossolo del 45/70, messa a confronto con una 8x57JS, ma quello della munizione è un capitolo che merita una scheda tutta sua, che sarà mia cura mettere in rete prossimamente, insieme a quella del Fucile Siamese modello 66.

Bisogna sottolineare che la denominazione dell'arma non ha subito mutazioni in seguito della modifica del calibro: si chiamava fucile modello 46 prima, ed ha continuato a chiamarsi così anche dopo la modifica. Anche se i collezionisti statunitensi, per sintetizzare, e per una migliore schematizzazione, spesso usano fare riferimento all'arma indicandola "tipo 46/66", tale dicitura non è mai presente sull'arma, nemmeno sugli esemplari completamente rimessi a nuovo, ai quali in sede di modifica si ritenne opportuno, o necessario, imprimere nuovamente il crest (di disegno leggermente diverso).

Sul lato sinistro della scatola di culatta sono riportati altri simboli: sulla destra il più importante, che raffigura una piramide fatta con quattro palle di cannone vista dall'alto, e che denuncia dove l'arma è stata prodotta, ovvero l'Arsenale di Tokio.

Sulla sinistra il punzone di accettazione dell'Ufficiale Ispettore; quello raffigurato, che nell'alfabeto Thai corrisponde più o meno alla nostra lettera B, appare sulle armi appartenenti al primo lotto di 20,000 fucili prodotti, e cambierà con il secondo lotto.

La coda della scatola di culatta e quella del sottoguardia sono tenute insieme da una vite che attraversa la calciatura, presso l'impugnatura, ma stringendo la vite non si fa forza sul legno.

Come su altre armi giapponesi, le estremità posteriori appena dette non sono solo incassate nel legno, ma, in corrispondenza della vite posteriore che le unisce, trovano anche un solido supporto nelle estremità anteriori di due tasselli.

Anch'essi sono incassati nel legno e trattenuti da una vite, ma sono destinati a rimanervi più o meno permanentemente, al contrario del sottoguardia e della scatola di culatta.

Il numero che appare sul tassello inferiore non ha nulla a che vedere con il numero di matricola dell'arma, la gran parte delle componenti dell'arma reca impresso un numero, che si ripete, identico per tipo di componente, anche su altre armi (ma non su tutte).

Per maggior chiarezza, e ritenendo eccessivo sezionare il mio fucile, ho ripreso dalla rete l'immagine di un'arma già sezionata, alla quale ho aggiunto due cerchi di colore blu che mettono in evidenza le aree di contatto appena descritte.

L'immagine è tratta dalla copertina di "The Siamese Mauser", di Francis C. Allan. Non si trova in libreria, per averne una copia si può contattare l'autore, una nota firma di www.gunboards.com, seguendo le indicazioni del sito www.castle-thunder.com.

Sui primi esemplari i tasselli non sono presenti, e l'incassatura dell'arma è eseguita in modo tradizionale: ad essi i collezionisti d'oltreoceano si riferiscono indicandoli con la denominazione "Tipo 45"; non ho compreso se tale denominazione trova un riscontro ufficiale, o se anche questo è un modo convenzionale per distinguere tra armi tra loro simili, ma non identiche.

Altra cosa che non ho compreso è se l'intero primo lotto di armi sia stato fornito con incassatura tradizionale, e poi, in sede di riarsenalizzazione, tali armi siano state incassate con i tasselli, come oggi le vediamo. Resta comunque il fatto che le armi prive di tasselli sono un minoranza rispetto a quelle che ne sono dotate.

Tornando all'immagine presa dalla rete, in essa appare evidente la forte inclinazione della scatola del serbatoio, inconsueta per le armi tipo Mauser, in quanto necessaria solo quando questo deve ospitare munizioni con collarino.

Essa costringe anche ad arretrare un poco la guardia rispetto alla posizione che essa assume sulle altre armi tipo 98.

La presenza del collarino in fondo al bossolo impone anche la sensibile differenza tra la faccia anteriore e quella posteriore del serbatoio, apprezzabile nell'immagine che segue.

Sul lato sinistro della stessa immagine, anche se di sfuggita, appare un'altra caratteristica nipponica, ripresa dalle armi tipo Arisaka, ovvero il fermo del fondo della scatola del serbatoio, realizzato a mezzo di una leva, che, dal lato visibile, blocca con un dente il fondo del serbatoio, e con l'altro sporge all'interno della guardia del grilletto, al quale è incernierata, per poter essere azionata.

La soluzione, utilizzata anche in un altro Mauser atipico, il Vergueiro, è ammissibile solo in armi caratterizzate da un rinculo tutto sommato modesto, ovvero quando non c'è pericolo che il dito indice, al momento dello sparo, urtando la leva, liberi accidentalmente il fondo del serbatoio, e le munizioni in esso contenute.

Notare anche qui, come già avviene nel Mauser Turco 1903, e nel modello commerciale 1904, l'assenza delle viti ausiliarie che, se presenti, fermerebbero le teste delle viti del sottoguardia, impedendone lo svitamento

L'otturatore è quasi identico a quello tipo 98, ma anche in questo le rispettive parti non sono intercambiabili.

Notare la minore lunghezza del corpo dell'otturatore, e quella maggiore del cane, entrambe introdotte col già citato Modello Turco 1903, ed il diverso profilo delle alette inferiori (principale e di sicurezza). 

La faccia dell'otturatore ha un recesso di maggior diametro per ospitare il più ampio della munizione di tipo "rimmed", e non presenta le caratteristiche labbra attorno al vano di passaggio dell'espulsore.

La parte inferiore resta libera per ostacolare lo scorrimento del collarino sulla faccia dell'otturatore al momento dell'alimentazione, e consentire al collarino di scivolare sotto l'unghia dell'estrattore, più stretto del solito.

Un vano realizzato nel calcio diventa accessibile ruotando uno sportellino presente sul calciolo, soluzione che non mi risulta sia presente su altre armi.

Il vano era destinato a contenere un copri-volata in ottone, e non, come spesso accade nel caso di altri fucili, oliatori o altri accessori per la pulizia.

Almeno per ora, concludo l'argomento del Siam con la solita tabellina:

Produttore:

Arsenale di Tokio - Kohishikawa

Modello:

RS 121, dal 1913 detto tipo 2446

Calibro:

8x50 R T45, oppure 8x52 R T 66

Alimentazione: Serbatoio integrale con l'arma, 5 colpi, a presa alternata, rifornito con lastrine.

Lunghezza canna:

735 mm, 4 righe destrorse

Lunghezza complessiva:

1240 mm

Peso scarica:

3600 g

 

Bibliografia

- F. C. Allan, P. Hernandez, R. L. Wakelam.: "The Siamese Mauser" - J. P. Koss Jr., 2014;

- F. De Haas - Bolt Action Rifles - Krause Publications, 1995

- L. Olson - Mauser Bolt Rifles - F. Brownell & Son, Publishers, Inc., 1976-2002

- R.W.D. Ball - Mauser Military Rifles of the World - Gun Digest Books, 2006