Beretta 70

L’erede.

Scheda di Pat; arma fotografata della sua collezione privata.

Alla fine degli anni Cinquanta, le grandi aziende armiere di tutto il mondo stavano rinnovando la gamma dei propri prodotti, sforzandosi di aumentarne la qualità sfruttando le nuove tecnologie produttive. La Beretta non faceva eccezione: per le armi di grosso calibro poteva contare sulla Modello 951 in 9 Parabellum (per tutto il mondo tranne che da noi, dove si trovava in 7,65 Parabellum), mentre per le piccole tascabili in 6,35 mm la Modello 950 assicurava l’offerta di un buon prodotto dall’ottimo successo. Quello che andava ancora rinnovato era il settore intermedio, compito non facile dato che l’ “oggetto” da sostituire era la Modello 34/35, che era stata un trionfo clamoroso ed alla quale, comunque, anche a venticinque anni di distanza dalla nascita, non era seriamente imputabile alcun difetto. La pistola non aveva nulla che non andasse. Piuttosto, era priva di alcune caratteristiche, nate dopo di lei, che venivano ormai considerate irrinunciabili dai nuovi acquirenti. Ci si sforzò quindi, mantenendo la semplicità (che in realtà venne leggermente diminuita, ma era inevitabile), l’efficienza e l’economia delle armi della serie precedente, di realizzare un progetto caratterizzato da un miglior disegno dell’impugnatura, dalla monta di sicurezza del cane e dalla presenza di un hold open che potesse essere disinserito facilmente agendo su una leva esterna.

Nacque così la Modello 70, che venne presentata nel 1958 ed ebbe un successo tale da dare origine a tutta una serie di pistole indicate, appunto, come Serie 70, quasi tutte dedicate però al tiro sportivo o ludico e tutte di buon successo. Si tratta di varianti ottenute apportando modifiche alla lunghezza delle canne, alle guancette, al caricatore e ad alcuni dettagli del carrello, mentre il disegno del fusto e l’organizzazione meccanica restano uguali. In particolare, dal 70 sono derivati i seguenti modelli, tutti in calibro .22 Long Rifle e – quindi – a percussione anulare:

    71 – in pratica riproduce esattamente il modello base in calibro minore

    72 – fornita con due canne intercambiabili, lunghe rispettivamente 90 e 150 mm

    73 – con canna da 150 mm e tacca di mira (non regolabile) fissata sulla canna, guancette di altezza maggiore e serbatoio da 10 colpi

    74 – come il modello 73, ma con tacca di mira regolabile in alzo e in derivazione

    75 – come la 72, ma con la sola canna da 150 mm

    76 – da considerare praticamente un’arma a parte, dati gli imponenti interventi attuati per farne una pistola da tiro sportivo.

Ci sono poi versioni dorate, argentate, incise, bicolori, ecc., ma sono tutti esemplari più o meno unici o in serie molto limitate.

Il modello base originario era in calibro 7,65 Browning, che si dimostrò una robusta e sicura arma da difesa e che conteneva già tutte le innovazioni introdotte rispetto alle armi precedenti: nuovo disegno dell’impugnatura (più anatomica e con un’inclinazione migliore), canna bloccata dal chiavistello di smontaggio e non più dal perno della sicura, sicura che agisce bloccando il cane e la leva di scatto, congegno di scatto modificato, fermo del caricatore a pulsante e presenza dell’hold open. L'unica modifica significativa che verrà apportata in seguito alla Modello 70 sarà la sostituzione (nel 1968) della sicura a traversino, adottata sui primi esemplari, con una più funzionale azionata da una levetta posta sul fusto alla base del cane (come nella Colt 1911).

La pistola è stata prodotta inizialmente con il fusto in acciaio, con brunitura nera, e poi, dal 1967, in lega leggera (aermetal) con finitura nera ottenuta per anodizzazione.

La Modello 70 è stata in catalogo dal 1960 al 1980. All’ottimo successo commerciale non ha però fatto riscontro un analogo risultato “in uniforme”, principalmente a causa del calibro, ormai ritenuto insufficiente per un uso militare. In Italia, venne adottata solo dal Corpo Forestale dello Stato. Inoltre, si diffuse fra guardie giurate, polizie private e vigili urbani. Pare poi che alcuni lotti della variante in calibro 9 corto, denominata modello 70/S e prodotta esclusivamente per il mercato estero, soprattutto americano, siano stati inviati in Israele; tuttavia, su questo fatto, che avrebbe riguardato qualche migliaio di esemplari della pistola, non si hanno notizie certe. Una delle varianti in calibro .22 LR, la Modello 75, venne adottata dall'Aeronautica Militare Italiana per essere inserita in un kit di sopravvivenza dei piloti militari. Questa versione era munita anche di silenziatore. Infine, la Modello 71 in calibro .22 LR è stata ampiamente utilizzata dagli agenti del Mossad e dagli sky marshall israeliani (gli “sceriffi dell’aria” istituiti nel 1968 in seguito al primo e unico dirottamento riuscito di un aereo israeliano ad opera di terroristi palestinesi). Le Beretta 70 in calibro 7,65 furono invece fra le armi che, nelle mani degli israeliani, spararono il 27 dicembre 1985 in occasione dell’attacco terrorista all'aeroporto “Leonardo da Vinci” di Fiumicino, davanti ai banchi di accettazione della compagnia di bandiera israeliana El Al e di quella americana Trans World Airlines e che fece sedici morti e oltre cinquanta feriti.

La pistola fotografata in questa scheda è una di quelle appartenute al Corpo Forestale, acquistata presso il Polo di Mantenimento delle Armi Leggere dell’Esercito di Terni. Come si può vedere dalla foto in apertura, appartiene al secondo tipo, con la sicura a leva. Vediamo quindi il lato destro:

 Sul carrello del lato sinistro si apprezzano le scritte identificative e, sotto, sul fusto, il punzone del Corpo Forestale dello Stato. Di questo esiste anche un’altra versione, con la sola aquila e senza le lettere C.F.S. La leva dell’hold open è di secondo tipo, quella precedente era più squadrata e spigolosa.

 Le guancette recano il logo di secondo tipo:

 

nella prima serie riportavano invece un altro disegno:

 Sempre sul lato sinistro, si trova la sicura di secondo tipo:

 

Il passaggio al nuovo tipo di sicura costituisce senza dubbio un miglioramento dal punto di vista funzionale. L’unica critica che le è stata mossa è che, come si vede, quando è inserita blocca anche il carrello e quindi deve essere tolta per poter camerare o estrarre una cartuccia.

Anche sul lato destro si trovano delle indicazioni:

Le scritte sul carrello sono di secondo tipo, nel primo le lettere “P.B. –” non ci sono. I marchi del banco di prova si trovano in genere sul ponticello di destra, come in questo caso, ma a volte possono essere a sinistra. E’ visibile l’anno (in questo caso, il 1968). La matricola è impressa sul castello, a destra o a sinistra, in sedi diverse.

Il caricatore presenta l’appendice del fondello che funge da appoggio per il dito mignolo della mano che impugna l’arma. Questa versione presenta, oltre alle scritte identificative, tre sottili fenestrature sul dorso, per il conteggio dei colpi rimasti. Si trovano anche caricatori che, per lo stesso scopo, hanno i tipici fori sfalsati sulle facce laterali.

Lo smontaggio da campagna permette di suddividere la pistola nei componenti essenziali:

 Sulla canna non ci sono scritte o numeri di matricola, tranne le due lettere PB sul lato destro della camera di cartuccia:

 

Dopo l’ultima gita a Terni, possiamo aggiungere anche le immagini di una 70 con sicura a traversino:

Lato sinistro:

si notano subito la diversa forma della leva dell’hold open, il pulsante della sicura a traversino e il diverso logo sulle guancette.

Lato destro:

 la scritta sul carrello manca delle lettere “P.B. –“ iniziali.

 Il punzone a forma di aquila del Corpo Forestale dello Stato, senza le lettere C.F.S.

 e quelli del Banco di Prova

questa foto è un cedimento alla vanità: l’anno XVIII corrisponde al 1962. Significa che io e questa pistola siamo coetanei… :-)

Il caricatore di quest’arma è assolutamente identico a quello fotografato più sopra. La canna, invece, reca sullo zoccolo i numeri di matricola

 Infine, l’arma smontata

Di quest’arma sono disponibili i disegni, l’esploso, e la tabella con i dati dimensionali.

 

Marca:

Beretta

Modello:

Modello 70

Calibro:

7,65 mm Browning

Numero di colpi:

8

Lunghezza canna:

90 mm (6 righe destrorse)

Lunghezza complessiva:

165 mm

Peso scarica:

656 g

 

Bibliografia

Libri:

Adriano Simoni – Pistole militari Beretta – Editoriale Olimpia, Firenze, 2007, pp. 107-113

 Carlo Camarlinghi – 1915-1985: Settant'anni di pistole Beretta – Editoriale Olimpia, Firenze, 1986 (supplemento a Diana Armi 05/1986), pp. 78-86

 Enrico L. Appiano – Revolver e pistole automatiche – EPLI, Curno (Bg), 1976, pp. 440-446

 Adriano Simoni – Beretta – Pistole anni 1950-1970 – Italia Editrice New, Foggia, 2003, p. 55-84  

Articoli:

Vittorio Balzi – Beretta 70; Diana Armi, 1983, 08, 45

 Massimo Del Gigia – Fiumicino: Pistole contro kalashnikov; Diana Armi, 1986, 02, 79

 Giuliano Cristofani – Beretta 70; Diana Armi, 1987, 06, 16