Beretta 418

Scheda di Pat - arma fotografata della sua collezione privata. 

- Una ex-ordinanza?!

- Questa???

- Ma dai, non scherzare! 

E invece questa mini-Beretta è proprio una ex-ordinanza a tutti gli effetti. Pur non essendo mai state adottate ufficialmente, infatti, le piccole pistole in calibro 6,35 della casa gardonese sono state acquistate ed utilizzate in misura cospicua dalle Forze Armate Italiane a partire dagli anni Venti del secolo scorso. 

Tuttavia, prima di tutto va detto che su quest’arma gli amici di Radica & Baionette hanno già pubblicato un’ottima scheda (bravo Mauro!). La trovate qui, mentre la descrizione della cartuccia che impiega è qui.

Di conseguenza, in questa sede ne vedremo soprattutto la carriera “in uniforme”. 

        Che senso ha una pistola militare in calibro 6,35? Nessuno, sarebbe la prima risposta. Però, se fu adottata, significa che, a torto o a ragione, qualche motivazione chi fece quella scelta doveva pure averla. Prima di tutto, occorre tenere conto che nel 1906, all’epoca della nascita di questo calibro (figlio, non dimentichiamolo, di John Moses Browning, mica dell’ultimo arrivato!), le munizioni per pistola erano più “piccole” di oggi, tanto che il 7,65 era considerato il calibro medio-alto di riferimento… Il 6,35 era quindi giudicato idoneo alla difesa personale e ritenuto ideale per la cameratura di tutta una serie di piccole pistole definite “da taschino del panciotto” (Vest pocket). Senza dimenticare che una nazione, la Francia, arrivò ad adottare una pistola di questo calibro come arma di ordinanza, come avvenne nel caso della “Le Francais”, entrata in servizio nel 1928, che potete vedere nella foto qui sotto. 

  

        A partire dal periodo immediatamente successivo alla fine della Grande Guerra, l’Italia acquistò nel corso degli anni un numero considerevole di queste “Berettine”, che venne distribuito soprattutto agli Alpini ed alla Guardia di Finanza, ma anche alla Guardia alla Frontiera, all’Aeronautica ed a molti altri corpi armati.

        Inoltre, queste pistole risultarono particolarmente gradite a molti ufficiali superiori di quasi tutte le armi (compresi quelli della Milizia); fatte le debite eccezioni, si tratta di personale che in genere necessita dell’arma corta solo in particolari casi di emergenza, per la difesa a distanza ravvicinata, e porta la pistola soprattutto come complemento dell’uniforme e come insegna di grado. In questo caso, un oggetto più piccolo di quello di ordinanza risulta più comodo e leggero. (Tra parentesi, la mia è proprio una di queste, essendo appartenuta ad un ufficiale che la utilizzava proprio per questa funzione.) In fondo, è la stessa cosa che hanno fatto gli americani, che per questo scopo hanno ridotto la loro ordinanza trasformandola nella “piccola” Colt General Officer in 45 ACP... :-) 

        La prima Beretta in calibro 6,35 fu la “Brevetto 1919”  una creatura del progettista Tullio Marangoni (sempre lui!) che venne immessa sul mercato a partire dal 30 gennaio del 1920 e che discende direttamente dal modello 1915-17 (ve la ricordate? È questa) rispetto alla quale presenta alcune modifiche che saranno poi riprese nella modello 22  dalla quale differisce principalmente per il fatto di avere il percussore lanciato al posto del cane interno. Da ogni altro punto di vista, le due pistole sono identiche. Ben presto, però, su quella di calibro più piccolo comparve la sicura dorsale sul dorso dell’impugnatura (che inizialmente non c’era), probabilmente perché il sistema a percussore lanciato era ritenuto intrinsecamente meno sicuro dell’altro.

È possibile che la realizzazione di una pistola in calibro 6,35 fosse già stata studiata prima dello scoppio della Grande Guerra e fosse stata in seguito accantonata per esigenze belliche. Come al solito, i dati sulle armi di quel periodo della casa gardonese sono confusi, se non assenti. Questa pistola rimase in produzione con poche modifiche (la più importante delle quali fu la variazione del disconnettore, che nel 1926 passò dal tipo “a scappamento” a quello “a T rovesciata”) fino al 1935, quando fu sostituita dalla modello 318, che di fatto fu solo un progetto intermedio, finalizzato soprattutto a “svecchiare” la linea di un’arma considerata ormai decisamente fuori moda, avvicinandone il design a quello della Beretta 34/35. Poco dopo venne modificata la coda del percussore, in modo che potesse svolgere anche la funzione di segnalatore di arma carica. Si era così arrivati all’oggetto di questa scheda, la Modello 418, che rimase in produzione, sostanzialmente immutata, dal 1938 al 1961. La commercializzazione continuò fino al 1965. Le uniche variazioni in questo periodo furono l’introduzione della realizzazione del fusto in lega leggera anodizzata (che permise di produrre anche delle armi “bicromatiche”, con il carrello nero e il fusto giallo-oro – come quella fotografata – oppure bianco-argenteo) e l’adozione di un disegno alternativo per la sicura dorsale. Il numero complessivo delle 418 prodotte in questo arco di tempo è presumibilmente (avverbio d’obbligo, parlando di Beretta…) di 176.000-178.000. Nonostante tutte queste variazioni, le piccole semiautomatiche in calibro 6,35 sono però state tutte contrassegnate dalla casa produttrice semplicemente con la dicitura “BREV. 1919” fino alla metà degli anni Trenta, data in cui questa indicazione è stata sostituita dal termine “BREVETTATA”, senza altri dettagli. Negli esemplari prodotti dopo la guerra, di solito si trova l’abbreviazione “BREVET.”. La distinzione fra i vari modelli successivi si trova quindi sui cataloghi, ma non è impressa sulle armi. 

        A questo punto, passiamo alle immagini. La pistola “a figura intera” è stata già ritratta nella foto di apertura. L’immagine riportata qui sotto, invece, è un “classico” che serve a dare un’idea delle sue dimensioni. 

 

 

        Oltre che piccola, l’arma è anche particolarmente sottile… 

 

        Sul lato sinistro del carrello ci sono le scritte (notare il termine “BREVET.”) e le indicazioni per la sicura. Sul lato destro si trova solo la matricola. 

 

        Sulla parte posteriore del lato sinistro del castello ci sono i punzoni del Banco di Prova, compatibili con l’epoca dell’arma.

 

         Oltre che sul carrello e sul castello, la matricola è impressa (limitatamente alle ultime quattro cifre) sullo zoccolo della canna… 

 

        … e sulla faccia interna del disconnettore a “T rovesciata”. 

 

        La linea della 418 deve molto a quella della Beretta 34/35… 

 

        … e anche la meccanica è molto simile… 

         …ma le dimensioni sono molto diverse: 

         Meccanicamente, le due armi si somigliano molto. Lo smontaggio è analogo a quello della 34/35, al quale si rimanda  Inizia così… 

 

        … e termina così: 

 

        L’unica differenza è la presenza del percussore lanciato al posto del cane… 

 

        … la cui coda funge da segnalatore di arma carica: 

 

        Il disconnettere invece è sostanzialmente identico: 

 

        Parlando di meccanica, questo è lo schema di funzionamento della sicura dorsale: 

 

In posizione di riposo la sicura blocca la leva di scatto. Quando l’arma è impugnata, viene spinta in avanti (andando nella posizione indicata dal profilo rosso) e libera il meccanismo. 

        A partire dal 1947, è stata introdotta una leva della sicura di forma differente, che si affiancò a quella precedente invece di sostituirla; di conseguenza, procedendo nella serie matricolare, si trovano alternativamente armi con l’uno o l’altro tipo di sicura. Il profilo della pistola così ridisegnato è questo: 

 

        L’arma è dotata di una sua fondina: 

 

        Per questa pistola è disponibile l’esploso. Lo trovate qui.

        Come al solito, vediamo poi lo schema riassuntivo delle caratteristiche tecniche: 

Marca

Beretta

Modello

418 

Anche: “Brevetto 1919 Mod. 418”.

Questa versione anodizzata dorata, anche “Mod. 421”

Calibro:

6,35 mm             (6,35 Browning)

Numero di colpi:

8

Lunghezza canna:

60 mm (6 righe destrorse)

Lunghezza complessiva:

116 mm

Peso scarica:

308 g

         Per finire, vediamo una tabella che, senza alcuna pretesa di infallibilità visto che a volte i dati sono un po’ contraddittori, può servire ad orientarsi nell’evoluzione delle piccole semiautomatiche Beretta in calibro 6,35 Browning dalle origini alla nostra 418: 

Anno

Modello

Matricola*

Caratteristiche

1920

Brevetto 1919

100.000-106.000

·        Piccola pistola in calibro 6,35, analoga alla modello 22, ma con il percussore lanciato

 

 

106-000-155.000

·        Compare la sicura dorsale

1926

Modello 26

155.000-187.000

·        Compare il disconnettore a “T rovesciata”

1931

Modello 1926-31

187.251-199.999 ??

·        Due versioni, in cui varia soprattutto il materiale delle guancette

1934

Modello 1934

603.700-608.300

 

1935

318

609.000-610.000

·        Cambia la linea della pistola, che diventa più “moderna”

1938

418

611.000-658.016

·        Il percussore funge da segnalatore di arma carica

1947

418

10.001A-99.999A

00.001C-46410C **

·        Produzione dopo la pausa bellica del 1945

·        Compare il castello in lega

·        Compare una sicura dorsale di nuovo disegno

 * I numeri vanno sempre intesi come “circa”

 ** La serie matricolare xxxxxB venne assegnata al Modello 950