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La ricarica e l'ex ordinanza
Come si è detto i fucili ex ordinanza hanno alcune peculiarità rispetto alle armi di corrente produzione:
1) spesso sono camerati in calibri poco o per nulla diffusi a livello commerciale
2) differiscono, talvolta notevolmente anche tra armi simili, per quanto riguarda il diametro di foratura, il passo di rigatura, il numero di righe[1], ecc.
3) sono tarate per specifici caricamenti dei quali, comunque, sarà difficile doppiare le prestazioni.
La ricarica, quindi, potrà essere il nostro sistema per ottimizzare la cartuccia intorno alla NOSTRA arma, scegliendo opportunamente le componenti più adatte ad ottenere il massimo livello di precisione.
Le operazioni di ricarica sono le stesse che devono essere svolte per qualunque cartuccia da carabina: i materiali necessari sono, come sempre, una pressa, una bilancia, una serie di dies per ogni calibro. Utili, ma non strettamente necessari, sono un vibropulitore, un tornietto multifunzione, un innescatore manuale, un calibro almeno decimale e qualche altro piccolo accessorio che vedremo in seguito. Ovviamente poi servono le “materie prime”, bossoli, inneschi, palle, polveri.
Iniziamo quindi a scegliere i componenti senza cadere nell’errore semplicistico: l’arma costa 300 euro, quindi userò solo palle da 0,15 € l’una, bossoli vari rimediati dal bidone del poligono, la povere, beh, gli avanzi, ecc.
Certo, vedremo che si può fare anche questo, ma avviciniamoci alla ricarica di queste cartucce con l’obiettivo di ottenere i migliori risultati possibili.
La prima cosa è un po’ di ricerca storica. Prendiamo informazioni (sulla rete, da libri, riviste e quant’altro) sul caricamento originario. Certo, se stiamo parlando di carabine in .308 o in .30/06 la cosa risulterà veramente semplice. Ma se ci vogliamo dedicare a qualche calibro più strano, che so, l’8 kurz, il 7,5 francese o il 7,62x54R, la faccenda comincia ad essere più complessa, spesso ci si fonda sui “mi pare” e sulle chiacchiere dei “soloni” d’armeria.
Scordiamoci comunque di duplicare esattamente il caricamento originale, le componenti attualmente disponibili sono spesso troppo diverse da quelle del tempo che fu.
I bossoli militari sono quasi sempre innescati “Berdan”, di struttura diversa (di solito sono più robusti e pesanti, in quanto destinati ad essere usati indifferentemente su armi automatiche e non); le palle FMJ, anche se reperibili, difficilmente avranno la stessa struttura[2] di quelle originali, le polveri, salvo qualche raro caso limitato alle cartucce americane, non sono conosciute o disponibili.
Tra l’altro potrebbe non essere conveniente, visto che abbiamo la possibilità di agire su una serie di variabili tali da garantirci quasi sempre il raggiungimento di un’ottima precisione. Mi spiego meglio: se dobbiamo usare cartucce del commercio, allora un elemento valido, ovvero un segnale, per scegliere tra le varie cartucce, è quello di trovare un potenziale duplicato della carica militare. Non dimentichiamo però che, come detto in precedenza, le cartucce militari dovevano contemperare una serie di caratteristiche che a noi possono non interessare assolutamente: non dobbiamo garantire la solidità della cartuccia ai maltrattamenti del meccanismo di una mitragliatrice, delle prestazioni della palla oltre i 300 metri non ce ne importerà quasi mai nulla, le nostre cartucce non dovranno restare cariche per un tempo maggiore di qualche settimana e, per fare un buco in un pezzo di carta, va benissimo anche che la palla viaggi a 700 piuttosto che a 900 m/s.
Quindi, se possiamo giostrare con tutti i componenti, il problema si sposta verso l’ottimizzazione della precisione, minimizzando il consumo della canna, lo stress generale all’arma e, possibilmente il costo.
A proposito, parliamo un po’ di prezzi (lasciate sfogare il commercialista represso che c’è in me):
Senza considerare il prezzo di acquisto del bossolo, la cui durata dipende molto dall’arma utilizzata, una carica in 30/06[3] ci costerà dalle 700 alle 1250 delle vecchie lire, a seconda dei componenti (ovviamente ai prezzi più alti corrisponde l’utilizzo di materie prime “match grade”. Questo vuol dire che si farà presto a fare “break even”. Un’attrezzatura di base completa può costare circa 300 €. Per raggiungere un punto di pareggio tra i costi fissi e i ricavi figurativi derivanti dal risparmio, basteranno 5 – 600 cartucce. Nettamente di meno rispetto a quelle necessarie nel tiro con la pistola. Certo, con la carabina il volume dei colpi sparati sarà in assoluto minore, ma a conti fatti basta andare una decina (o meno) di volte in poligono per ripagarsi dell’investimento. Se poi uno già ricarica cartucce da pistola, le cose saranno ancora più facili e si potrà utilizzare una parte dell’attrezzatura di cui si è già in possesso. Attenzione però, il tarlo della ricarica può prosciugare rapidamente i portafogli più pingui. Se si inizia a comprare dies da competizione, neck sizers, palle match, cronografi e quant’altro…. Meglio essere single!!!
Se poi andiamo a scindere il costo della ricarica nelle sue varie componenti, sempre al netto del bossolo, vediamo che la palla ha un peso percentuale che varia dal 50 al 75% del totale. Almeno ai prezzi attuali della componentistica proveniente da oltreoceano. Diventa pertanto il componente di cui è più importante cercare di minimizzare il costo. A conti fatti quelle che, a mio avviso, presentano il migliore rapporto prezzo/qualità sono le Lapua, purtroppo non disponibili in tutti i diametri.[1] Vedi ad esempio i lee enfield n°4 che possono avere la canna a 2, 5, 6 righe, con una foratura che va da .309 a .314. Gli Springfield 1903a3 possono avere 2 o 4 righe, i nostri ’91 una rigatura progressiva o a passo costante, ecc. ecc.
[2] Sulla struttura delle palle militari si potrebbe scrivere un trattato: a grandi line abbiamo le seguenti soluzioni:
1) Palle fmj con mantello in lega di tombacco ( o altra lega) e nucleo in piombo
2) Palle con mantello in ferro dolce ricoperto di tombacco, nucleo in piombo
3) Palle con mantello in ferro dolce ricoperto di tombacco, nucleo composito o in ferro dolce.
4) Palle con varia martellatura ed interno composito (si va dalle . 303 br. con punta in materiale leggero alle complesse ss 109 nato)
Attenzione,
l’utilizzo di materiali ferrosi nella fabbricazione di proiettili ordinari
raramente aveva lo scopo di fornire capacità perforanti, quanto piuttosto
quello di risparmiare materie prime costose come rame e zinco. Prova ne sia
che tale struttura è più comune nel munizionamento fabbricato da nazioni
“povere” o in momenti di
particolare esigenza (vedi la Germania alla fine della guerra) e che gli
stessi materiali erano estesi anche alla fabbricazione dei bossoli!!!!
[3] La 30-06 è abbastanza costosa perché usa circa il 20%di polvere in più rispetto ad altri calibri per ex ordinanze; per converso è abbastanza semplice recuperare i bossoli a prezzi accettabili. In linea di massima le cartucce più economiche saranno le .30 carbine, stante il basso costo delle palle e della concreta possibilità di utilizzare palle in piombo, unito alla dose veramente bassa di polvere che utilizza. Segue a ruota il 7,62 x 39, seguito dal .308 e dal 6.5 swedish.