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Cartucce di fabbrica e fucili semiautomatici
Nelle nostre armerie sono disponibili diversi modelli di fucili ex ordinanza semiautomatici. Quasi tutti utilizzano un sistema di ripetizione a sottrazione di gas. Tra questi possiamo distinguere quelli che utilizzano un pistone (Garand, FAL, Safn 49, M 14, M1 carbine ecc.) e quelli che sfruttano l’azione diretta dei gas spillati dalla canna e convogliati attraverso un condotto sul portaotturatore (MAS 44, 49, 49/56, Ljungmann, AR 15, ecc).
Come si è già detto, le armi militari nascono attorno ad una cartuccia, o meglio ad uno specifico caricamento, ed i fucili semiautomatici non fanno differenza. Ora, se in un bolt action è possibile sparare qualunque cartuccia "vada dritta", in un semiautomatico militare bisogna fare anche i conti con la curva pressoria della cartuccia. Il ciclo di riarmo e lo stress indotto agli organi meccanici di questi fucili sono studiati per funzionare bene ed a lungo con le cartucce militari. Livelli pressori diversi all’altezza del forellino presa gas, causati dal binomio palla pesante – polvere progressiva, possono generare forze in grado di affaticare precocemente le parti in movimento. Purtroppo di solito non sappiamo che polvere veniva utilizzata nei caricamenti di fabbrica[1]. Non che succeda niente se tiriamo 10 o 100 cartucce, i nostri fucili sono in grado di assorbire senza danni simili quantità di cartucce fuori standard militare. Il problema può porsi se iniziamo a sparare centinaia e centinaia di queste cariche.
Un
primo sintomo dell’uso di cartucce eccessivamente potenti e potenzialmente
stressanti per l’arma è dato dalla distanza
di espulsione dei bossoli. Se gli stessi sono “sparati” a 5 – 6
metri di distanza vuol dire che c’è qualcosa che non va (attenzione, non
necessariamente nel caricamento della cartuccia, potrebbe esserci una molla di
recupero sfiancata) ovvero potrebbe essere tarata male la valvola.
Molti dei fabbricanti di fucili semiautomatici hanno previsto la possibilità di regolare la quantità di gas spillati dalla canna (di solito non pensavano tanto all’uso di cartucce caricate con polveri progressive, quanto ad assicurare il funzionamento dell’arma anche in condizioni metereologiche estreme e/o con arma molto sporca) . Nel caso il nostro fucile sia dotato di tale accorgimento (Fal, SAFN 49, Hakim, Tokarev SVT) la corretta procedura di regolazione è la seguente: aprire la valvola di regolazione al massimo e tirare un colpo; se, come probabile, il fucile non riarma, chiudere di un livello la ghiera di regolazione. Tirare un ulteriore colpo. Continuare a chiudere la valvola fino a che non si assicura un corretto livello di funzionamento. A quel punto bloccare (se necessario) il sistema ed iniziare a divertirsi con la taratura…
Purtroppo
quanto detto non vale per due
fucili semiauto risalenti alla II GM: il Garand ed il suo contraltare tedesco,
il G 43. Non hanno infatti alcun sistema di regolazione della presa gas.
L’utilizzo continuativo di cartucce moderne, caricate con polveri progressive,
può portare ad inconvenienti diversi a seconda dell’arma.
Il Garand soffre di “distorsione dell’asta di armamento – pistone presa gas”, oltre al precoce incremento dei giochi tra cilindro e canna. Non c’è nulla da fare, l’unica cosa è utilizzare cartucce caricate con polveri piuttosto veloci.
Il
G 43 invece rischia la deformazione del bordo posteriore del castello e la
creazione di cricche sulla faccia posteriore dell’otturatore. Pare che tale
problema sia congenito all’arma. In questo caso anche l’utilizzo continuo di
cartucce militari porta a tali risultati. La
soluzione è l’acquisto di un pistone appesantito aftermarket o il
passaggio alla ricarica.
Ulteriori problemi possono nascere dall’utilizzo di palle troppo diverse da quelle originali, che possono dar luogo a danno luogo stress indotti sulla meccanica non sopportabili a lungo.
Sottolineo che solo lunghe "diete" a base di cartucce inadatte possono portare a problemi del genere[2].
L’unica arma semiauto priva di regolazioni nella quale è possibile sparare senza patemi d’animo tutte le cartucce del commercio è la carabina M1.
In
ogni caso consiglio l’uso, laddove disponibile, di un “buffer recoil”, in
sostanza una specie di cuscinetto in gomma che oltre a rendere più leggeri il
rinculo ed il rilevamento, ammortizzando gli urti tra le parti metalliche, di
certo non nuoce alla durata
dell’arma.
Compatibilmente
con le disponibilità, usate
cartucce con palle FMJ ( a meno che
non li portiate a caccia). L’utilizzo di palle “soft point” è
possibile, a patto che le stesse garantiscano una corretta alimentazione e/o la
punta non venga rovinata troppo in fase di cameratura[3].
Il
Garand, l’M 14, il Fal L1a1 e l’STG 44 sono abbastanza dolci nella
cameratura e di “bocca buona”, nel senso che almeno alimentano
qualsiasi palla (intendiamoci, ci sarà sempre qualche ammaccatura sulla
parte di piombo esposto).
Il Tokarev SVT, il Safn 49 ed il Mas 49/56 si sono invece dimostrati particolarmente brutali, oltre ad essere piuttosto selettivi nell’accettare i diversi tipi di palle.
[1]
Fanno eccezione i caricamenti militari americani in 30/06, per i quali non
è difficile procurarsi i dati: la cartuccia M2, ad esempio, era caricata
con una palla da 150 grani Fmj ed una dose variabile da 47,5 a 49 grani di
IMR 4895 a seconda del lotto della polvere e della consistenza del bossolo.
[2]
Qualcuno dirà: ma come mai nelle moderne carabine semiauto (da cinghiale,
per intenderci) non sorgono questi problemi?
Per alcune ragioni:
1.
queste armi sono state
studiate proprio per funzionare con palle e pressioni anche molto diverse.
2.
difficilmente spareranno
molto colpi nella loro vita: avete mai sentito di qualcuno che ha tirato 4
– 5000 colpi nella sua carabina da cinghiale?
3.
i ricambi di queste armi sono facilmente disponibili, quindi, laddove
si verifica un problema, la si porta dall’armaiolo e via… Provate a fare
lo stesso con un G 43!!!
Le
nostre ex ordinanze invece:
-
hanno in media già qualche migliaio di colpi sulla coscienza.
-
verranno utilizzate soprattutto in poligono, dove si spara
molto più che a caccia.
[3]
Se ricaricate, consiglio di preparare un paio di finte cartucce PRIVE DI
INNESCO E DI POLVERE. Inseritele nel
caricatore e provare a camerarne una arretrando l’otturatore il più
velocemente possibile, lasciandolo poi andare, simulando così l’azione di
ricaricamento automatico. Se tutto è andato bene….(ovvero la cartuccia
non si è impuntata) tiratela
fuori lentamente, evitando di farla cadere, e controllate lo stato della
punta. Mi raccomando, non fatelo mai con cartucce cariche!!!!