ORDINANZA ITALIANA MODELLO 1889

Scheda e aggiornamento di Pat - arma fotografata della sua collezione privata.

 

Questa rivoltella è la diretta discendente del modello 1874, che fu chiamata a sostituire. 

Sia in Italia che nel mondo è universalmente nota come “la Bodeo”, anche se questo nome non compare mai nei documenti ufficiali relativi all’arma né, tantomeno, sull’arma stessa. Carlo Bodeo era un armaiolo napoletano che nel 1886 aveva ottenuto un brevetto relativo ad un revolver che, attraverso una serie di modifiche meccaniche, era destinato a rappresentare la versione migliorata ed aggiornata di quello del 1874. In realtà, nessuna di queste idee era davvero innovativa, dal momento che ognuna di esse, singolarmente, si trovava già in diverse rivoltelle europee dell’epoca. Il merito del progettista napoletano fu quello di riunire le singole innovazioni in un progetto unico e ben armonizzato.

L’arma venne adottata nel 1889 e conservò questa denominazione anche quando andò incontro a svariate modifiche, che portarono a numerose varianti (oltre 70 nell’arco del lunghissimo periodo di produzione, che va dal 1889 alla seconda guerra mondiale). Tuttavia, vengono comunemente riconosciute tre tipologie fondamentali: il modello originale, successivamente detto “da truppa” o “tipo A”, riconoscibile per la mancanza del ponticello e la presenza di un grilletto snodato, un modello successivo (adottato nel 1891) detto “da ufficiali” o “tipo B”, con ponticello e grilletto fisso (ed è questa l’arma fotografata in questa scheda), ed un modello “alleggerito”, con canna più corta ed a sezione cilindrica. Tutti i modelli e le varianti hanno in comune più del 90% dei componenti.

In questa foto è possibile osservare il tipo A (sopra) ed il tipo B (sotto) a confronto. Questa è l’unica immagine della scheda che non è mia e non ricordo da dove l’ho presa. Se qualcuno ritiene di averne la proprietà e desidera che venga tolta, non ha che da farmelo sapere.

 

 

Dal punto di vista meccanico, il modello 1889 è un revolver a doppia azione a castello rigido, con canna a profilo esterno esagonale, tamburo non ribaltabile ed estrattore ad asta montato sotto la canna su un collare che permette di ruotarlo verso destra in modo da allineare la bacchetta con la camera del tamburo situata in corrispondenza della finestra di espulsione/caricamento. Sfilando completamente l’asta dell’estrattore è possibile liberare il tamburo, che può essere rimosso per consentire le normali operazioni di pulizia. Su quest’arma, per la prima volta, le camere del tamburo sono fresate posteriormente per accogliere e proteggere il collarino delle cartucce; si tratta di un accorgimento che sarà generalizzato solo molto più tardi. Il cane è rimbalzante e reca il percussore, che solo in alcune versioni è mobile ed articolato al cane stesso o, in qualche “modello alleggerito”, fissato al telaio. Il mirino è inserito sulla canna, mentre la tacca di mira è fresata sul telaio.

Particolarmente interessante risulta lo sportellino di caricamento, dotato del cosiddetto “congegno Abadie”, che permette, a sportello aperto, di far ruotare il tamburo agendo sul grilletto senza armare il cane ed operando in tutta sicurezza. Caricamento ed espulsione dei bossoli esplosi risultano così più rapidi e sicuri rispetto alla rotazione manuale del tamburo. Per una trattazione davvero approfondita dello sportellino Abadie, si rimanda alla pagina del sito del Giudice Mori.

Nelle intenzioni del suo ideatore, il modello 1889 doveva essere dotato di un sistema di sicura automatico ottenuto, al rilascio del grilletto, attraverso il contrasto del cane con la lamina inferiore della sua molla a V. Tuttavia, questo metodo si rivelò insufficiente e si verificarono casi di partenza involontaria del colpo in seguito ad urti sul cane. Pertanto, dopo alcuni anni, con prescrizione del 05.03.1894, queste rivoltelle furono dotate di una sicura costituita da una barretta scorrevole, (dapprima applicata all’esterno, sulla cartella del lato sinistro, e successivamente inserita all’interno), che in condizioni di riposo impedisce il completo abbattimento del cane e si alza solo quando questo è stato completamente armato ed il grilletto è completamente premuto.

L’arma ha la caratteristica di poter essere completamente smontata senza alcun attrezzo. Al meccanismo di scatto si accede rimuovendo la cartella situata sul lato sinistro, tenuta normalmente in posizione da una vite che presenta sulla testa una speciale levetta zigrinata, che consente di svitarla a mano. La molla del cane è a “V”, con la lamina superiore che aziona il cane stesso e quella inferiore che agisce sul bocciolo del tamburo e sul grilletto, e può essere anch’essa smontata senza attrezzi, servendosi solo del gancio di presa posto all’interno della cartella.

Le guancette sono in noce zigrinato. La coccia dell’impugnatura è dotata di anello portacorreggiolo.

 

L’Ordinanza Italiana Mod. 1889 è stata prodotta da un enorme numero di fabbricanti, dalla Regia Fabbrica d’Armi di Brescia alle ditte Castelli, MIDA, Glisenti, Beretta, Bernardelli e molte altre. Durante la Grande Guerra (come la chiamavano i nostri nonni), una parte della produzione fu affidata a industrie spagnole di Eibar. La qualità di queste armi è molto variabile: di norma buona, ma a volte anche scadente. Inoltre, esistono probabilmente esemplari realizzati artigianalmente per ufficiali di ceto non elevato, che volevano “spendere poco”. Una circolare del 19.07.1895 diffidava gli ufficiali dal dotarsi di armi diverse da quelle prodotte dalla Fabbrica Militare, ma il fatto stesso che questa circolare sia stata emanata significa che qualcuno lo faceva … :-)

Analogamente, è stata assegnata ad un numero elevatissimo di reparti, praticamente a tutti: non solo Marina, Esercito e Carabinieri, sia in Patria che nei territori coloniali, ma anche a forze locali, Corpo Reale Forestale, ecc.

Infine, detiene sicuramente un record di durata in servizio: dalla data dell’adozione (1889) ai primi anni del secondo dopoguerra, quando fu completata la distribuzione della Beretta mod. 34, per un totale di una sessantina d’anni, durante i quali è stata impiegata praticamente in tutti i conflitti che hanno visto l’impegno dell’Italia. Come naja non c’è male… :-)

E anche il “servizio civile” è stato abbastanza diffuso. Nella sparatoria finale del film “riso amaro”, ambientato nel dopoguerra, mi pare proprio che l’arma del “cattivo” sia una di queste…

 

Che dire di questa rivoltella? A mio parere, si colloca ai vertici dei revolver europei della fine dell’Ottocento: è bella ed elegante, con una linea aggraziata e slanciata, favorita dal profilo dell’impugnatura, che veniva detta “a coscia d’agnello”; ma è anche un’arma molto valida, di buon calibro e sufficientemente precisa, che riunisce in sé il meglio delle soluzioni tecniche dell’epoca. Da un certo punto di vista, non per colpa sua, nacque già superata, proprio perché il revolver aveva ormai raggiunto il suo apice ed all’orizzonte si affacciavano le prime semiautomatiche, per molti aspetti ancora rudimentali, ma geniali: solo sette anni dopo nasceva la Mauser 1896, che nel ’99 sarà adottata dalla nostra Marina. In campo militare, il revolver cederà sempre più il passo a queste “nuove nate”.

A me piace molto, e non solo dal punto di vista meccanico. Il suo lunghissimo servizio nella storia del nostro Paese consente di immaginarne l’impiego praticamente in qualsiasi contesto. Personalmente, con gli occhi della fantasia più che con quelli dell’oplologia o della storia , la vedo nelle mani di qualche ufficiale del nostro esercito, sotto il sole d’Africa nelle guerre coloniali, fra le nevi delle Dolomiti o a Pozzuolo del Friuli nella Grande Guerra, o al fianco dei carabinieri.

 

Ma a questo punto, vediamola davvero… le foto!

 

La “figura intera”, con lo sportellino di caricamento chiuso, l’abbiamo già potuta ammirare in apertura, quindi osserviamo

 

i marchi  

 

 

la bacchetta di estrazione in azione,

 

    

 

il tamburo (si noti la fresatura delle camere),              

 

 

lo sportellino aperto e la tacca di mira,

 

 

la volata ed il mirino,

 

 

il lato sinistro, con la chiavetta di apertura ben evidente all’estrema sinistra, sopra la guancetta,

 

 

e la meccanica.

 

 

*****

 

Come passa il tempo …

Quando inviai per la prima volta una mail ad Absolut per chiedergli se fosse disponibile ad ospitare sul sito una mia scheda su un’arma corta (proprio quella della Bodeo che avete appena letto), era il marzo del 2003.

Sono passati dieci anni. Da allora, ho continuato a studiare (non si finisce mai), so qualcosa in più, ho nuovi dubbi e (forse) riesco a fare delle foto un po’ migliori … ma non ci voleva molto. :-)

 

Quindi ho pensato di ripresentare la stessa rivoltella, con qualche immagine un po’ più chiara e qualche piccola nota aggiuntiva.

Cominciamo dal lato sinistro:

Poi il destro:

 

E infine una veduta dall’alto:

 

Passando ai dettagli, il segno più evidente si trova sul lato sinistro del castello, davanti al tamburo:

 

Si tratta dello stemma sabaudo coronato che sormonta la scritta “BRESCIA” a semicerchio. É il marchio usato dalla Regia Fabbrica d’Armi di Brescia per le ’89 da ufficiale.  Nelle versioni da truppa, si trovava invece la dicitura “r-fab-d’armi / brescia 18XX” (su due righe verticali). Sotto questo marchio, si trova il punzoncino di controllo della Fabbrica di Brescia, formato dalle lettere “FB” sotto una corona, il tutto dentro un ovale.

Frontalmente, sotto la canna, si trova quello che viene indicato come il numero di matricola; in realtà è il numero di fabbricazione, perché il vero numero di matricola dovrebbe essere formato da lettere e numeri e punzonato a destra della nocca, ma è assente. È normale nei primi esemplari.

 

Tutti i pezzi sono numerati progressivamente e hanno dei punzoni di ispezione:

 

 

Un’immagine a cane armato evidenzia in modo inequivocabile l’assenza di qualsiasi leva di sicurezza di primo o secondo tipo (aggiunte a partire dal 1894);

questo, unitamente al numero di matricola/lavorazione punzonato sul davanti del castello anziché sul lato destro della nocca (come venne imposto a partire dal 1891) e la mancanza del “grano” di acciaio intorno al foro di passaggio del percussore (aggiunto nel 1903) assegnano l’arma fotografata alla prima produzione.

Infine, l’arma in smontaggio da campagna:

Ci rivediamo fra un’altra decina d’anni … :-)

 

Denominazione del modello:

Ordinanza Italiana Mod. 1889

Data di adozione:

Tipo A: 31.10.1889

Tipo B: 03.06.1891; distribuzione iniziata con precedenza agli ufficiali degli alpini e completata con la cavalleria nel 1894

Anni di fabbricazione

Dal 1889 al 1945

Munizione impiegata

Ordinanza Italiana cal. 10,35 come da scheda

Numero di colpi

6

Lunghezza della canna:

da 100 a 160 mm (114 mm nell’arma fotografata)

Rigatura:

4 righe destrorse con passo di 246 mm

Lunghezza complessiva:

275 mm con canna da 160 mm (230 mm nell’arma fotografata

Peso:

da 890 g (per il tipo A) a 910 g (per il tipo B, che ha in più il ponticello del grilletto). Il peso variava anche in funzione della lunghezza di canna; quello dell’arma fotografata è di 906 g.