Pistola a rotazione Chamelot-Delvigne modello 1874

 

Scheda di Absolut - arma fotografata della sua collezione privata.

 

E' indubbiamente un'arma che ha bisogno di un buon restauro conservativo... e le sono comunque molto affezionato.

E', ovviamente, un'arma corta, ed io non sono troppo appassionato di ex ordinanza corte.

Generalmente di un'arma valuto più l'alone di storia che l'ha circondata, piuttosto che l'arma in sé, e quest'arma di storia ne ha tanta, visto che è stata il primo revolver dell'Unità d'Italia.

Ma soprattutto... era il revolver di mio nonno, Caporal Maggiore della Sanità sul Carso durante la Grande Guerra e Cavaliere di Vittorio Veneto. Quando dico che era il revolver di mio nonno... intendo che era proprio il suo, lo usava lui. Ed ho anche una sua denuncia del 1946 a dimostrarlo :-)

Per noi che deteniamo armi oggi, pare normale andare a fare la denuncia di detenzione ogni volta che acquistiamo una nuova arma, ma un tempo le cose erano molto diverse. Un tempo, sarebbe stato impensabile fare la denuncia di detenzione per l'acquisto di un'arma.

In Europa il primo a volere la "schedatura" delle armi in mano ai privati fu un certo Adolf Hitler attorno al 1930, seguito nella stessa linea di condotta, dopo qualche tempo, da Stalin e da Mussolini.

Negli anni venti e negli anni trenta del novecento, pare che la "divisa" del "fattore" o del "proprietario terriero" romagnolo fosse:

- gilet con orologio da tasca d'oro nel taschino, con la catena da orologio, sempre d'oro, che passava davanti al gilet per finire agganciata dal lato opposto

- il tabarro, mantello di panno robusto, quasi sempre con un colletto di astrakan, perché in Romagna, d'inverno, l'umidità "ti entra nelle ossa"

- la bicicletta, perché con la bicicletta si va velocemente ovunque, in pianura

- la "velodog", una rivoltella che praticamente ogni ciclista aveva in tasca, di piccolo calibro, poco ingombrante, generalmente con il grilletto che si inclinava in avanti ed andava ad incastrarsi nel fusto.

Ovviamente... in ogni casa non mancava un'arma, che fosse un fucile da caccia, che fosse un "fucile a canna rigata" portato a casa dal Carso, o che fosse un revolver.

Allora la proprietà privata era sacra, o quasi... e se un ladro cercava di saccheggiarti il pollaio, o di entrarti dentro casa... lo sapeva in partenza che rischiava una pallottola, e quando arrivava il Maresciallo dei Carabinieri arrestava il ladro; "l'eccesso di legittima difesa" come si cerca di applicarlo oggi, credo non esistesse neppure nei romanzi di fantascienza.

Non so quando sia cambiato il modo di pensare... e non so neppure se sia cambiato. Sicuramente sono cambiate le leggi, o forse è cambiato solo il modo di applicarle. Io continuo a pensare che la mia casa sia sacra ed inviolabile.

Ma sto uscendo dal seminato, e sto facendo un remake di "Amarcord"... forse dipenderà dal fatto che spesso sono a pranzo a Rimini, nel Borgo, zona "felliniana" per eccellenza :-)

Torniamo al revolver, e confesso candidamente che le informazioni sono tratte principalmente dal sito dell'Arma dei Carabinieri, visto che questo revolver è stato usato anche da loro per parecchio tempo, e inoltre hanno un gran bel sito molto ben documentato.

All'inizio degli anni 70 del diciannovesimo secolo, ad Unità d'Italia appena avvenuta, il Governo decise di dotare tutto l'Esercito di un'arma da fianco, ovviamente a rotazione, e la scelta cadde su questo revolver in doppia azione brevettata nel 1871 dallo svizzero Chamelot e dal francese Delvigne, che avevano ceduto i diritti di fabbricazione alla ditta dei fratelli Pirlot di Liegi. In Italia l'arma venne brevettata nel 1873 con il nome di "Revolver Chamelot Delvigne". L'arma era già stata adottata dagli eserciti svizzero e francese nel 1872 e nel 1873. L'Esercito Italiano la adottò nel 1874, e la distribuzione iniziò nel 1875, ma ci vollero molti anni perché la distribuzione delle armi fosse terminata, tanto che il sito dei Carabinieri riporta una circolare del 1888 con la quale, quattordici anni dopo l'adozione del Revolver Chamelot-Delvigne, si fornivano ancora le istruzioni per l'impiego delle munizioni nei revolver Lefaucheux!

L'arma è camerata in calibro "ordinanza italiana 10,35 mm.", e la canna ha quattro rigature destrorse.

Il Revolver modello 1874 ebbe una vita operativa intensa e lunga; fu usato durante le campagne coloniali, nella lotta al banditismo sardo, nella lotta al banditismo calabro-siculo, nella Guerra Italo-Turca del 1911-1912 e numerosi esemplari vennero utilizzati anche durante la Grande Guerra per le truppe ausiliarie (come la Sanità) e per quelle di seconda linea.

Il principale difetto era la durezza del grilletto in doppia azione... ma a quanto pare i Carabinieri oggi non lo considerano più un difetto, visto che, per prove effettuate personalmente, in doppia azione il grilletto del Revolver modello 1874 non è poi più duro di quello della Beretta in uso oggi :-)

Va bene... questa me la potevo risparmiare... ma gli scatti delle Beretta della serie 9x non sono mai riuscito a "digerirli" :-)

Nel Dicembre 1886 un armaiolo, Carlo Bodeo, aveva brevettato un sistema per modificare il revolver modello 1874 rendendolo più sicuro e smontabile anche senza attrezzi speciali.

Questo revolver fu adottato nel 1889 in sostituzione del modello 1874 con la denominazione di Revolver "Bodeo" modello 1889, e l'arma ebbe una tale diffusione in Italia che ancora oggi se ne trovano in giro con le guancette che riportano l'indicazione del Corpo di Polizia Municipale che le aveva adottate!

 

Era da un bel po' di tempo che avevo queste due foto del Revolver 1874... e visto che di recente ho inserito la scheda del Vetterli Vitali 1871/84/16, che è una modifica del Vetterli 1871, prima arma lunga dell'Unità d'Italia, mi è sembrato carino inserire anche la scheda della prima arma corta dell'Unità d'Italia.

 

 

Grazie a Pat, è disponibile anche l'esploso dell'arma.