Moschetto d'artiglieria Berthier mod. 1892

 

Scheda di Frank Mancuso - arma fotografata della sua collezione privata.

 

 

Nella scheda dedicata al fucile Modello 1886/93 si è fatto ampiamente cenno alle condizioni di urgenza in cui tale arma è stata messa a punto, imposte dal Ministro Boulanger, e volte esclusivamente a correre verso i nuovi confini della balistica esterna consentiti dalla polvere infume.

 

Ma la cavalleria ha bisogno di un'arma più corta e leggera con la quale armare le truppe montate, ed una specifica commissione presieduta dal Generale de Gallifet fissa le caratteristiche della nuova arma e già nel 1887 inizia ad esaminare diversi progetti.

 

Uno è stato sottoposto all'attenzione della commissione dal Sig. André Berthier, della Società Algerina della ferrovia Bona-Guelma, che ottiene il permesso di far realizzare i prototipi presso l'Arsenale di Puteaux, sotto la sua supervisione.

La sua creazione deve molto al fucile 1886, anche nell'aspetto, e ne differisce in buona sostanza solo per il serbatoio, di tipo Mannlicher, che accoglie lastrine asimmetriche da quattro colpi.

L'esito dell'esame è negativo, ma l'anno successivo Berthier prova di nuovo, stavolta con un esemplare migliorato ed un serbatoio a cinque colpi, più capiente.

 

Le prove di tiro condotte al poligono di Monte Valérien nel Dicembre del 1888 mettono in luce una cadenza di tiro della nuova arma nettamente superiore a quella del fucile 1886: 26 colpi in 1'10" contro 21 colpi in 1'34".

Occorrono ancora dei perfezionamenti, e per questo la Commissione d'Artiglieria ordina ai suoi arsenali la realizzazione di 10 fucili e 10 carabine Berthier, mentre lo stesso Berthier fa realizzare, da ditte private, 10 carabine, designate come "n° 1 bis", più leggere del modello base.

Presso gli arsenali vengono realizzate anche altre 10 carabine, con il meccanismo di alimentazione semplificato ed i tenoni dell'otturatore disposti orizzontalmente ad arma aperta, a 90° rispetto a quelli delle armi modello 1886, ed a quelli dei prototipi Berthier realizzati sino a quel momento, il che riduce il rischio di inceppamenti; nella loro versione definitiva verranno indicate come "n° 2 bis".

 

Tutte queste armi vengono messe a confronto tra di loro e con una carabina Modello 1886, realizzata nel 1887 presso la Scuola Normale di Tiro, che in sostanza è un fucile Modello 1886 accorciato, con manetta piegata e serbatoio ridotto a 6 colpi.

I risultati delle prove vengono esaminati dalla Commissione di Artiglieria nella seduta del 28 Febbraio 1890.

Si decide di orientarsi verso un modello intermedio tra il n° 1 bis ed il n° 2 bis, realizzato dalla Sezione Tecnica d'Artiglieria, la quale riduce a tre i colpi contenuti nel serbatoio per diminuire ancora di più il peso dell'arma, e modifica la scatola di culatta per adottare una calciatura in un solo pezzo.

Quest'arma viene finalmente adottata il 14 Marzo 1890.

 

Due distinti modelli di carabina vengono subito adottati: quello illustrato in primo piano, qui sotto, è il modello per Cavalleria, e fa bella mostra di sé in una perniciosa (ai fini delle riprese) ma necessaria vetrina in una delle sale del Museo delle Armi della Repubblica di San Marino.

 

 

Un secondo modello viene destinato specificatamente ai Corazzieri, è caratterizzato da una calciatura idonea ad imbracciare l'arma, ed a tirare, indossando la corazza. A partire dal 1916 tale calciatura verrà gradualmente sostituita con quella normale, dopo che i Corazzieri, nel 1915, dismessa la corazza e smontati da cavallo, prendono a combattere appiedati.

 

Il 12 Agosto 1891 tocca alla Gendarmeria: o, meglio, in quella data viene autorizzato lo studio di una carabina destinata ai Gendarmi, a piedi come a cavallo, che si compie accorciando di qualcosa il fusto, e lasciando quindi sporgere di un niente di più la canna, che resta lunga (per modo di dire) i suoi bravi 453 millimetri, e può ora montare una baionetta.

 

Il 30 Agosto 1892 la stessa arma già adottata dai Gendarmi, ma ribattezzata Moschetto, viene adottata dall'Artiglieria, che ha preso il suo tempo per valutare se non sia preferibile invece dotare i suoi uomini di una rivoltella e di una corta sciabola, come Modello 1892.

Con l'inizio della produzione del Moschetto ha termine quella della Carabina per Gendarmeria, differendo le due armi, oltre che per i marchi, solo per la baionetta: uno spiedo simile alla Rosalie dei fanti quella dei gendarmi, un lungo coltello, utile anche come strumento, quella degli artiglieri.

 

 

Sin qui la scheda avrebbe potuto essere quella del Mosqueton Berthier già presente da tempo su questo sito.

 

Ma per l'esemplare raffigurato, nel quale mi sono letteralmente imbattuto per puro caso in un'armeria della Capitale, in quel di San Giovanni, specializzata in armi Ex-Ordinanza, il tempo si è fermato, fortunatamente per me, quindi mi è sembrato il caso di dare a quella scheda un seguito, che in realtà non è un seguito, ma... un antefatto.

 

Come sempre accade con le armi... anche questo moschetto (o mosqueton, per dirla alla francese) avrebbe dovuto subire innumerevoli modifiche.

 

E sono tante quelle introdotte a partire dal 1897, anno in cui l'arma fu prodotta a Chatellerault, come risulta dai punzoni presenti sulla camera di scoppio, ...

 

 

... e provata definitivamente nel mese di Agosto, come indica il numero 8 punzonato sotto le "E" delle due prove forzate, ...

 

 

... punzoni coerenti con la marcatura della pala del calcio, realizzato nel mese di Settembre dello stesso anno.

 

 

Normale è quindi trovare un alzo modificato fresando una parte degli scalini sulla destra, per tener conto della traiettoria della nuova (nel 1898) palla monolitica di tipo "D".

 

 

Manca invece, subito dietro la tavola del grilletto, il tenone di appoggio contro la calciatura, a prevenirne le fessurazioni, introdotto nel 1904 sulle scatole di culatta di nuova produzione, ed aggiunto poi alle armi di produzione precedente.

 

 

Sotto il cane (lo chiamano così anche in Francia!) vediamo ancora tutte e due le tacche: non solo quella di scatto, ma anche quella di sicurezza, abolita nel 1902.

 

 

La bacchetta di pulizia non è stata eliminata (come accaduto alla grande maggioranza delle armi di questo tipo a partire dal 1927), e la fascetta anteriore è priva del gancio per formare il fascio d'armi.

 

 

La camera di cartuccia non è stata modificata per poter utilizzare le munizioni con palla 1932 N, introdotte per essere utilizzate nelle armi automatiche in calibro 8x50 R Lebel. Per questo sulla camera di cartuccia appaiono solo i punzoni del direttore dell'arsenale e quello dell'ispettore, ognuno in un cerchio, nonché la lettera M che ci dice che l'acciaio della canna è stato fornito dalla "Società degli altiforni, forge e acciai della marina e delle ferrovie di Saint-Chamond".

 

 

E se è vero che il Berthier modello 1892 differisce dal modello 1916 principalmente per la prolunga della scatola del serbatoio che consentiva al modello 1916 di utilizzare clip di caricamento da 5 colpi, la scarsa qualità della foto che segue non impedisce di vedere che anche tale modifica... su questo esemplare non è stata effettuata!

 

 

Arma elegante, ma non priva di difetti (rinculo brutale, scarsa autonomia di fuoco, serbatoio aperto inferiormente) sarà ritenuta buona un po' per tutti gli usi, e verrà utilizzata, oltre che dall'Artiglieria, dalla Marina, dai "Tirailleurs" senegalesi, dal Genio, e dai mitraglieri della Fanteria. Sarà una delle prime armi a salire in volo con gli aviatori.

Il personale militare e civile in servizio nelle colonie francesi la apprezzerà per la sua maneggevolezza e le qualità balistiche, tanto da adottarla per la difesa personale in sostituzione del revolver, pressocché inutile nella jungla o nella savana.

 

Prima di concludere, una nota un po' mesta: al contrario di Lebel, a Berthier non verrà riconosciuta ufficialmente la paternità della sua opera.

Sui motivi di questa evidente volontà delle gerarchie militari francesi si può solo speculare: gelosia nei confronti di un civile, armiere (e aeronauta) per diletto e non per professione, che aveva avuto successo dove loro avevano fallito, imbarazzo nel non voler ammettere che Berthier si era ispirato al sistema di alimentazione ideato da Ferdinand Ritter von Mannlicher, o, più prosaicamente, il non voler sostenere l'onere di un riconoscimento economico col quale premiare l'ideatore.

A Berthier non resterà che cedere i diritti di sviluppo dell'arma alla Società francese Hotchkiss, che vi apporterà modifiche e miglioramenti al fine di cercare fortuna all'estero.

 

 

Bibliografia 

 

- J. Huon – Les fusils francais à verrou – Crépin Leblond, 2006

 

- H. Vuillemin - La grande aventure de fusils réglementaires français 1866-1936 - Gazette des armes – Hors Serie, n. 2 – LCV Services, 1996