Revolver Nagant mod. 1887 svedese

7,5 mm revolver m/87

 

Premessa di Frank A. Mancuso

Chi mi ha letto in passato sa che queste pagine si ispirano a delle regole generali, ma si guardano bene dal rispettarle sempre e comunque. Del resto le regole che ho scritto sono mie, ed avrò ben il diritto di modificarle o cancellarle a mio piacere!

Nessuna meraviglia quindi se anche questa scheda si discosta dallo schema di quelle tradizionali.

Da anni ho in collezione un esemplare del revolver in oggetto, ma solo all'inizio di questo anno mi è venuta voglia di scrivere un articolo che lo riguardasse.

Andando a documentarmi al riguardo, ho scoperto che quanto si può dire su di esso è già stato autorevolmente scritto e pubblicato in italiano un po' di tempo fa nientemeno che su uno dei Quaderni di Oplologia del Circolo Culturale Armigeri del Piave, il N. 4 del Primo Semestre del 1997, a firma di Vittorio Bobba.

Difficile poter fare di meglio.

Ho quindi chiesto sia all'Autore che a Sergio Zannol, Presidente del Circolo, il permesso di ospitare quell'articolo anche su questo sito ottenendo da entrambi un cortese assenso, e di questo li ringrazio.

L'articolo originale in formato pdf può essere scaricato sia da questa pagina del sito del Circolo Culturale Armigeri del Piave, sia da qui.

L'articolo può essere letto anche subito dopo le mie note, con la differenza che ad accompagnarlo su queste pagine saranno le foto del mio revolver, realizzate cercando di imitare le inquadrature originali. A queste ho aggiunto alcune foto di dettaglio.

Buona lettura.

 

 

Revolver Nagant

mod. 1887 svedese

VITTORIO BOBBA

 

Durante l'anno 1885, una commissione dell'esercito svedese ricevette l'ordine di cercare un'arma adatta a sostituire il vecchio revolver Lefaucheux-Francotte Mod. 1871 in calibro 11 mm. Molti di questi revolver, oltretutto, benché a percussione centrale, non erano altro che delle riconversioni del vecchio Lefaucheux a spillo, Mod. 1863, modificati nel 1879 presso la Husqvarna Vapenfabriks.

La commissione prese in esame quattro armi: due revolver belgi, il Nagant Mod. 1878 ed uno fabbricato da J. Warnant, lo svizzero Mod. 1882 di Rudolf Schmidt, e l'austriaco Gasser-Kropatschek Mod. 1878 in cal. 9x26. A giudicare dalla rosa dei pretendenti ammessi a partecipare alla selezione, è evidente come la commissione si fosse resa conto della necessità di passare ad un calibro più consono alle reali esigenze delle forze armate di quanto non fosse il grosso e pesante calibro 11 mm.

Dopo alcuni test, la lista fu ristretta a due sole armi, il revolver di Nagant e lo svizzero Mod. 1882, ma il calibro era ormai evidentemente stato deciso. Alla fine, avendo fatto sperimentare a trenta ufficiali altrettanti esemplari di entrambi i revolver, e ricevuti i rapporti da tutti i collaudatori, la commissione decise di adottare il revolver belga, che entrò in servizio come Mod. 1887, anno dell'adozione ufficiale. Tra i motivi che fecero propendere per questa scelta ne vanno senz'altro citati due: innanzitutto la scarsa propensione degli svedesi ad abbandonare il sistema di espulsione già presente nelle rivoltelle Lefaucheux-Francotte (bacchetta alloggiata nell'asse del tamburo) per adottare quello svizzero, considerato facile all'impigliamento e alle deformazioni in caso di urto.

La seconda ragione è data dalla diffidenza verso lo sportello di caricamento con apertura all'indietro. Tale sistema era stato adottato dal revolver di Schmidt per poter usufruire del dispositivo Abadie, che permette di bloccare e disconnettere il cane a sportello aperto. Gli svedesi, che da sempre utilizzavano revolver con sportello apribile lateralmente, temevano che il sistema utilizzato dal revolver svizzero potesse causare aperture accidentali durante l'inserzione dell'arma in fondina. Questi fatti dimostrano come a volte l'abitudine condizioni i risultati delle prove tecniche.

Il primo lotto di revolver fu acquistato direttamente a Liegi, ma successivamente, essendo Emile e Léon Nagant molto impegnati nella produzione del successivo modello a tenuta di gas, essi cedettero ben volentieri i disegni di fabbricazione alla Husqvarna Vapenfabriks, che dietro pagamento di ragionevoli royalties iniziò a produrre il revolver "svedese" a partire dal 1897.

Nel frattempo le due corone di Svezia e Norvegia erano state unificate, pertanto fu deciso che il primo lotto di 350 rivoltelle venisse destinato alle truppe norvegesi. Questi revolver erano del tutto identici ai gemelli svedesi, salvo che per la presenza dei punzoni di accettazione della Norvegia sul fusto, sul tamburo e sulla canna.

La Norvegia nel 1883 aveva già adottato lo stesso modello di arma camerata in cal. 9x22 mm, ottenendo però dalla Nagant solamente 794 esemplari a doppia azione mentre tutti i rimanenti operavano solo in singola. Nel 1893 il governo norvegese decise l'acquisto di queste armi in cal. 7,5 mm, e tutte in doppia azione. Tali revolver erano destinati a tutti i militari, indipendentemente dal grado e dalla funzione: in tutto ne furono acquistati 12.964 tra cui figurano i 350 provenienti da Husqvarna ed un piccolissimo quantitativo fabbricato presso la Kongsberg Våpenfabrik.

Da parte sua la Husqvarna produsse un totale di 13.732 revolver Nagant per le forze armate. Secondo alcuni autori, il totale di queste armi prodotte dalla fabbrica svedese ammonterebbe a 14.082 pezzi: il qui pro quo nasce da un doppio conteggio dei 350 revolver prodotti per la Norvegia. La Husqvarna produsse inoltre un non meglio precisato quantitativo di revolver destinati al mercato civile, sul quale vennero piazzati al prezzo di 35 corone.

 

Il revolver Nagant 1878, adottato dalla Svezia come mod. 1887

 

I revolver civili furono fabbricati sia in cal. 7,5 che in cal. 38, e si conoscono anche esemplari in cal. 22, sebbene questi ultimi siano quasi certamente modifiche posteriori (con ritubatura della canna e utilizzo di boccole forzate nelle camere del tamburo). Essi sono comunque privi delle punzonature militari e talvolta anche dell'anello per il correggiolo, fissato all'anello sotto la coccia dell'impugnatura.

I revolver Mod. 1887 per le truppe svedesi, sia fabbricati in Belgio che poi in Svezia, vennero tutti forniti con una fondina dotata di tasca per sei cartucce, un tamburo di ricambio, cacciavite e bacchetta di pulizia. Il grado di finitura era molto elevato, soprattutto per il primo lotto costruito in Belgio, con le superfici perfettamente lucidate e brunite di un bellissimo blu-nero. Il cane ed il grilletto, come molti particolari interni, erano rinvenuti al giallo, e la cresta del cane recava uno zigrino eseguito a mano con molta cura. Anche i revolver fabbricati ad Husqvarna ricalcavano lo stesso tipo di finitura, sebbene a volte si incontrino pezzi con cane, grilletto e altri pezzi interni di colore blu intenso, cosa che fa pensare a un cambiamento del trattamento termico in differenti lotti di rivoltelle prodotte in momenti diversi. La brunitura è comunque molto bella anche su queste armi, sebbene si possano reperire dei pezzi di colore più bluastro e altri più neri.

Riconoscere i revolver Mod. 1887 fabbricati in Belgio da quelli di produzione svedese è molto semplice.

 

La vite inserita nelle guancette e contrassegnata dalla lettera “A” permette di iniziare lo smontaggio dell’arma, levando la cartella sul fianco sinistro e mettendo a nudo il meccanismo interno

 

Sul fianco sinistro del castello, davanti al tamburo compare una scritta: "Husqvarna" per gli svedesi, "Brevet Nagant" per i belgi. Al di sotto di tale scritta, in tutti i revolver compare la matricola e più in basso la sigla dell'ispettore responsabile dei controlli: i monogrammi noti sono: CL, HR, JB, LC, PB, e PTB. La matricola compare su numerosi altri pezzi, sia all'esterno che all'interno. Nei revolver Mod. 1893 norvegesi si riscontra la scritta "Brevet Nagant" e, al di sotto della matricola la N coronata.

I destini dei revolver Nagant sotto le due corone nordiche seguirono strade differenti: la Svezia fu nel 1907 la prima a sostituire il revolver con una pistola automatica, la FN Browning Mod. 1903 che assunse il nome d'ordinanza di "Svensk automatisk pistol M/1907" e nel giro di qualche anno rimpiazzò il Mod. 1887 la cui produzione per l'esercito era cessata già dal 1905, mentre venne prodotto ancora in alcune centinaia di esemplari destinati al commercio fino - sembra - al 1908. Dopo tale data fu comunque compito della ditta Carl Gustaf fornire i ricambi per queste armi, che rimasero ancora ufficialmente in dotazione all'esercito svedese fino al 1945, quando vennero dismesse e in parte cedute ai servizi di sicurezza. Le restanti armi furono vendute sul mercato civile, e presto suscitarono gli appetiti dei collezionisti.

Nella vicina Norvegia esso rimase in dotazione ancora fino al 1914, quando fu soppiantato dall'astro nascente della Colt 1911.

I fratelli Nagant commercializzarono il Mod. 1878 anche allo scopo di sondare i gusti del pubblico sul lato estetico e funzionale, mentre sviluppavano il progetto del modello a tenuta di gas. L'arma fu accolta con grande favore, e molti eserciti cominciarono ad interessarsi ad essa, primo fra tutti per ordine di importanza quello russo, che - sebbene restio ad abbandonare i più che affidabili Smith & Wesson - tenne d'occhio con molta attenzione i prodotti Nagant e nel 1895 adottò definitivamente il nuovo e rivoluzionario modello.

A differenza del suo successore, il Mod. 1878 non aveva ancora il tamburo avanzante, né tantomeno la possibilità di farlo basculare per caricare l'arma. Va detto a tal proposito che anche nel successivo modello a tenuta di gas le cartucce venivano di solito inserite nel tamburo attraverso uno sportello sul lato destro che aprendosi metteva in mostra il lato posteriore delle camere; il tamburo basculante a quei tempi era infatti ancora un'invenzione recente, e non aveva ancora preso piede, mentre adesso sarebbe difficilmente immaginabile un revolver privo di tale meccanismo.

Solamente in una piccola e rarissima serie del nuovo modello, dedicata al mercato civile, i fratelli Nagant introdussero un'ennesima complicazione: il tamburo avanzante e basculante, particolarità che costituiva già di per sé un monumento alla genialità dei suoi progettisti. E' molto raro al giorno d'oggi trovare una Nagant di questa serie, a causa dello scarso numero di esemplari in cui fu prodotta, e proprio in virtù della sua rarità esse sono giustamente appetite dai collezionisti.

 

Smontando la cartella sul fianco sinistro si può apprezzare il meccanismo di scatto, con il mollone che agisce direttamente su un dente del cane. Si notano le lettere che indicano le operazioni di smontaggio

 

Tornando al modello 1887 svedese, ed al suo sistema di caricamento, possiamo notare un particolare interessante. Nell'ultimo quarto del secolo scorso il concetto di arma individuale radicato negli eserciti di tutto il mondo ruotava ancora principalmente intorno alla sciabola, mentre la rivoltella era ancora considerata una specie di accessorio, o quantomeno una "seconda scelta". Per questo motivo, come si può dedurre anche dalle stampe dell'epoca, essa era impugnata per lo più con la mano sinistra, privilegiando in tal modo la lama, saldamente tenuta nella destra. Un'ulteriore dimostrazione di ciò è data dal fatto che le impugnature delle sciabole sono sempre state modellate sull'impronta della mano destra (ad eccezione di quelle appositamente fabbricate per i mancini, peraltro piuttosto rare); né può essere considerata una prova contraria il fatto che la fondina fosse per lo più portata a destra: essa si proponeva come l'immagine speculare del fodero della sciabola, e come quest'ultima doveva essere "sguainata" con un movimento che passasse trasversalmente davanti al busto del militare.

Naturalmente questa era una regola generale, ma di certo non assoluta, e pertanto aveva - un po' in tutto il mondo - le sue buone eccezioni. Ad esempio, quando al sorgere del nostro secolo l'esercito svizzero adottò la pistola Parabellum di Georg Luger, non venne determinato in modo rigido un fianco sul quale portarla in fondina, ma ciò fu lasciato alla discrezione dei reparti, e alle necessità dettate dall'uniforme indossata.

Spiegheremo adesso il perché di questo breve excursus sulla mano che impugnava il revolver. Come risulta evidente dalle foto dell'arma, lo sportellino ribaltabile per il caricamento del tamburo si trova sul lato destro.

Ora il lettore dovrebbe usarsi la cortesia di provare ad calarsi nei panni di un ufficiale svedese su un ipotetico campo di battaglia, e quindi immaginarsi anche di aver esaurito i sei colpi nel tamburo del suo revolver proprio nel bel mezzo di un attacco. Supponga ancora il lettore-ufficiale di impugnare la rivoltella con la mano destra, di avere nella mano sinistra una manciata di cartucce e sotto la pelle un'overdose di adrenalina. A questo punto non dovrebbe essere difficile figurarsi il rosario di moccoli nella lingua di Thor che il povero ufficiale avrebbe sgranato nel tentativo di infilare quelle maledette pallottole in uno sportello situato sul lato sbagliato dell'arma.

Al contrario, tutto risulterebbe assai semplice impugnando il revolver con la mano sinistra, ovvero quella per la quale fu concepito. Capito adesso?

Scendendo nei particolari tecnici, possiamo dire che il progetto della Nagant è senza dubbio uno dei meglio riusciti tra tutti i revolver europei, e regge senza paura il confronto anche con i migliori prodotti d'oltre Atlantico.

L'impianto di questo revolver è semplice ed estremamente razionale. La sua efficacia è anche frutto di tale semplicità, così come la sua mai abbastanza decantata precisione.

 

DESCRIZIONE MECCANICA

La Nagant svedese è un revolver dal meccanismo al contempo semplice e molto raffinato. Essa può lavorare sia in singola che in doppia azione, utilizzando il principio del cane rimbalzante.

Questo sistema di sicurezza in pratica fa arretrare il cane al rilascio del grilletto in modo che non possa più percuotere accidentalmente. Al contrario di quanto succede in altri meccanismi, in cui ciò è ottenuto per mezzo dell'azione della seconda lamina del mollone sul cane, nelle rivoltelle Nagant tale cinematismo è causato da un'interazione tra un'appendice del grilletto e un pianetto ricavato nel cane, sulla faccia anteriore del suo corpo.

La semplice efficacia del brevetto Nagant è confermata dall'utilizzo di un'unica molla a due lamine: una aziona il cane, mentre quella inferiore agisce sul bocciolo e sul ritorno del grilletto. Il fermo del tamburo è garantito da una protrusione della faccia superiore del grilletto che impegna i recessi del tamburo stesso, un sistema classico ed efficace che garantisce un ottimo bloccaggio a cane armato. Al contrario, quando il cane è abbattuto il tamburo è libero di ruotare, così da permettere il caricamento, che avviene aprendo lateralmente lo sportello sul fianco destro e introducendo le cartucce ad una ad una.

 

 

La rimozione dei bossoli spenti è facilitata da una bacchetta estrattrice, situata in posizione di riposo sotto la canna. Per azionarla si deve ruotarla in senso orario, fino a percepire il secondo scatto, che corrisponde allo sbloccaggio della sua scanalatura anulare dall'alloggiamento nell'asse del tamburo. A questo punto la bacchetta viene fatta ruotare verso il fianco destro dell'arma, attorno alla fascia metallica che la supporta e che è avvolta sulla canna, dopodiché può essere spinta all'indietro per espellere i bossoli dalle camere del tamburo. La testa della bacchetta risulta modificata rispetto al modello 1878 belga: essa non è più schiacciata a bottone ma cilindrica e zigrinata su tutta la superficie. Inoltre essa è trattenuta da una molla presente nella chiavetta di bloccaggio del tamburo, che ne impedisce il movimento in avanti.

Anche il mirino ha un profilo differente, non più semicircolare bensì rettangolare, con lo spigolo anteriore arrotondato. Il modello norvegese recherà un'ulteriore modifica, tornando ad un profilo semicircolare ma con la metà posteriore tagliata a dente di sega.

 

LO SMONTAGGIO

La bacchetta estrattrice è calettata su un supporto cilindrico che ruota con essa, avendo per asse di rotazione l'asse stesso della canna. Con la bacchetta estratta e ruotata, è possibile estrarre la testa a mezzaluna della chiavetta di ritegno situata alle spalle del supporto, a ridosso della parte anteriore del castello: in tal modo si disimpegna l'asse del tamburo. Infine, abbassando lo sportello di caricamento e liberando di conseguenza la stella sarà possibile estrarre il tamburo dalla sua sede.

 

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Lo smontaggio vero e proprio dell'arma è curiosamente indicato da lettere maiuscole che si susseguono in ordine alfabetico accanto al particolare meccanico che di volta in volta deve essere estratto.

Sul fianco destro del fusto, direttamente al di sopra della molla dello sportello di caricamento, è punzonato il numero del reparto cui l'arma era assegnata.

Sotto tale numero compare una lettera "A", che non ha nulla a che vedere con il numero in questione, bensì indica il primo componente da smontare: la vite che permette di aprire il fusto.

 

 

Munendosi di un opportuno cacciavite si può quindi asportare la cartella che coincide con il fianco sinistro dell'impugnatura. Questa piastra, che monta inoltre la guancetta sinistra, di solito si adatta alla sua controparte con estrema precisione, per cui potrebbe creare qualche problema all'atto dello smontaggio.

In tal caso si può tranquillamente ricorrere ai servigi di un martelletto di gomma per "scollare" le due superfici.

Una volta asportata la cartella, la vite "A" dovrà essere inserita nel foro "B" che si trova nel castello, immediatamente dietro il cane. Per poter eseguire tale operazione (la cui necessità risulterà chiara in seguito) sarà necessario armare il cane.

 

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Premendo ora sul grilletto, il cane (che reca la lettera "C") verrà liberato, ma il braccio superiore del mollone non potrà spingerlo fino in fondo perché andrà ad urtare contro la vite che è stata posta a mo' di fermo. Il cane potrà allora muoversi liberamente nell'ultimo tratto di corsa, e potrà essere rimosso. A questo punto si rilascia il grilletto che può tornare in posizione di riposo e ruotare ulteriormente in avanti, non più contrastato dal braccio inferiore del mollone che viene intercettato dal ponticello. Si possono allora estrarre il bocciolo (marcato con la "D") e il grilletto ("E").

Il ponticello ("G") è trattenuto anteriormente da una vite ("F") e da posteriormente da un perno che ne permette la rotazione al fine di scaricare la pressione della molla principale prima di estrarla, o viceversa di ricaricarla quando si rimonta l'arma. Allentando la vite "F" il ponticello è libero di ruotare verso il basso, e il mollone, ormai scaricato, può infine essere estratto dalla sua sede.

 

Particolare della Nagant 1887 con lo sportello di caricamento aperto. È ben visibile la molla di ritegno dello stesso, sagomata a lamina, rinvenuta al giallo e incassata diagonalmente nell’incastellatura

 

Nei precedenti modelli di Nagant la vite del ponticello doveva essere rimossa completamente, mentre nel revolver svedese la testa del ponticello reca un intaglio aperto con un'opportuna sede per la testa della vite, che può così rimanere imboccata nel corpo del castello. Questa miglioria fu apportata per non avere viti in giro durante lo smontaggio, con il rischio di perderle e non riuscire più a trovarle.

 

IL TEST A FUOCO

Abbiamo provato la Nagant svedese con cartucce d'ordinanza svizzere, essendo praticamente impossibile reperire quelle svedesi. La differenza consiste unicamente in una palla appena più leggera (104 grani contro i 110 della munizione elvetica), che dovrebbe fornire una velocità leggermente più elevata senza praticamente influire sul potere d'arresto.

Le rosate ottenute a 25 metri sono state di tutto rispetto, con un'ottima concentrazione dei colpi intorno al centro del bersaglio, e un diametro medio di 8 cm sparando con una sola mano.

L'arma rincula assai poco, e si denota unicamente un certo rilevamento al momento dello sparo, con un ritorno in batteria piuttosto rapido, grazie anche alla ben studiata ergonomia di questo revolver.

La sua leggerezza non va mai a discapito della precisione, ed essa risulta ben controllabile in ogni situazione di tiro.

La prova è stata ripetuta anche con cartucce Norma di recente produzione: la precisione delle rosate non è mutata, ma si è avuta una maggiore dispersione delle medesime, il cui diametro medio è salito a 11 cm.

 

NOTE CONCLUSIVE

La Nagant svedese è classificata in Italia come arma antica, e pertanto rientra nel novero delle otto di questa classe detenibili senza licenza di collezione.

E' un revolver senza dubbio pregevole, e del tutto meritevole di essere inserito in una collezione di tutto rispetto.

Ultimamente sono stati importati in Italia molti di questi revolver, ma solo alcuni in condizioni decorose. I prezzi oscillano tra il milione e mezzo per un esemplare al 100% delle condizioni, fino a circa mezzo milione per uno al 50%.

I migliori pezzi immessi sul mercato hanno anche la dotazione completa degli accessori, ed in tal caso il valore per un'arma in perfetto stato di conservazione sale fino a un milione e ottocentomila lire.

Questa rivoltella è certamente superata, ma può essere considerata un pezzo di estremo interesse per il meccanismo che vanta, e per il grado di finitura certamente eccelso per un'arma militare. Oltretutto non è nemmeno così fuori luogo il pensare di divertircisi al poligono, essendo solitamente dotato di scatto superbo e di precisione elevatissima.

 

IN SINTESI

Ideatori: Emile e Léon Nagant
Costruttori: Nagant - Liegi (B); Husqvarna Vapenfabriks (S); Kongsberg Våpenfabrik (N)
Anno di progettazione: 1878
Anno di adozione da parte dell'esercito: 1887 (Svezia); 1893 (Norvegia)
Tipo: Revolver a sei colpi
Modello: 1887 Svedese
Meccanica: pistola a rotazione a singola doppia azione
Calibro: 7,5 mm
Rigature: a 4 principi destrorsi
Dimensioni: lunghezza totale 235 mm
Lunghezza canna: 114 mm
Peso: 780 gr
Linea di mira: mirino e tacca di mira fissi
Sicurezze: cane a rimbalzo
Guancette: in legno. avvitate sulle due piastre che compongono il fusto
Dotazione: un tamburo di ricambio, fondina con tasca per 6 cartucce, cacciavite, bacchetta di pulizia

 

Il lato destro della mod. 1887

 

Valore: al 100% circa lire 1.500.000, al 90 % lire 1.300.000, al 70% lire 900.000, al 50% lire 450.000. I valori si riferiscono ad arma originale, non ribrunita, monomatricola. La presenza degli accessori ne può aumentare il valore del 30%.

   

Fondina m/98 con correggiolo

 

I DATI TECNICI DELLA CARTUCCIA

Lunghezza cartuccia: 34,7 mm
Lunghezza bossolo: 22,73 mm
Diametro esterno colletto: 8,33 mm
Diametro base: 8,89 mm
Diametro fondello: 10,31 mm
Peso palla standard: 104 grs (6,74 grammi).
Diametro palla: .325
Tipo innesco: Berdan
Propellente standard: polvere nera
Velocità alla bocca: 220-230 m/s

 

LA CARTUCCIA

7,5 mm Nagant Revolver Svedese

La cartuccia è chiaramente derivata dalla 7,5 mm Ordinanza Svizzera, con leggere modifiche dimensionali. L'unica differenza sostanziale consiste nel proiettile, che nel caso della cartuccia svedese aveva il grasso in superficie, senza scanalature nel corpo, mentre nella cartuccia svizzera il grasso è contenuto nelle apposite scanalature mascherate dal bossolo.

Questa munizione è di forma nettamente conica, come tutte quelle di derivazione Nagant.

Le rivoltelle svedesi possono sparare anche il .32 Colt, in versione Short o Long, sebbene esse siano camerate con molto gioco a netto discapito della precisione.

Il bossolo del 7,5 svedese si può ricavare da quello del 32-20, accorciandolo fino alla corretta lunghezza di 22,73 mm, o anche più lungo se si vuole. E' possibile ottenerlo anche tagliando quello della australiana .310 Martini benché anch'esso piuttosto raro in Italia.

In sostanza, dato il calibro e le prestazioni, la 7,5 svedese è paragonabile, se ben caricata, alla 32 S&W long, ma bisogna andar molto cauti nel ricaricare, facendo attenzione al fatto che le cartucce originali erano caricate a polvere nera, e cercando quindi di non eccedere nei valori di pressione.