I fucili giapponesi delle due Guerre Mondiali

 

Scheda di Absolut - arma fotografata della sua collezione privata

 

Nel periodo intercorso tra il 1906 ed il 1945 il Giappone ha prodotto circa 6.400.000 fucili e carabine. Ma il Giappone è lontano per noi europei, e la maggior parte dei fucili catturati dagli americani alla fine della seconda Guerra Mondiale ha preso la strada degli Stati Uniti.

Quindi, pur non essendo in assoluto fucili rari, lo sono comunque in Europa.

Attualmente di fucili Arisaka non se ne vedono troppi nelle armerie italiane... e i prezzi non sono esattamente "popolari", purtroppo.

Credo che la prima cosa da fare, sia vedere la storia del fucile e capire cosa significa il numero dopo il modello, perché se adottassimo uno standard di tipo "europeo", potremmo pensare che tra l'Arisaka 38 (modello più vecchio) e l'Arisaka 99 (modello più recente) ci siano 61 anni di differenza :-)

Fino a verso il 1890, i giapponesi usarono principalmente i fucili Murata, ma attorno al 1890 fu istituita una commissione per sviluppare un nuovo fucile più moderno, ed a guidare la commissione fu il Colonnello Nariakira Arisaka, da cui deriva il nome del fucile. Il primo fucile della serie fu l'Arisaka modello 38, ed il numero indicava che era stato disegnato nel trentottesimo anno di regno dell'Imperatore Meiji, ovvero nel 1905.

Lo stesso tipo di numerazione vale per la carabina Arisaka 44, che fu disegnata nel quarantaquattresimo anno di regno dell'Imperatore Meiji, e quindi nel 1911.

Quando iniziò il regno dell'Imperatore Hirohito, si decise di utilizzare una diversa numerazione, dando al fucile il numero corrispondente all'ultima cifra o alle ultime due cifre  dell'anno di calendario giapponese.

Ed ecco l'Arisaka modello 99 (disegnato nell'anno 2599 del calendario giapponese, cioè nel 1939) ed il modello 2 da paracadutista, disegnato nell'anno 2602, cioè nel 1942.

Ogni fucile (salvo rarissimi casi di armi destinate a compiti particolari, come la polizia segreta) riportava sulla camera di cartuccia il simbolo dell'Imperatore, un crisantemo a 16 petali, che indicava che quel fucile era stato consacrato all'Imperatore. Se un fucile veniva eliminato dal servizio attivo, ad esempio per venire destinato ad una scuola per l'addestramento marziale degli studenti, o ceduto ad un paese diverso dal Giappone, il crisantemo veniva abraso o modificato e sostituito da un diverso simbolo.

In particolare l'utilizzo per l'addestramento marziale degli studenti veniva contrassegnato da tre vistosi simili somiglianti ad una "C" impressi sopra il crisantemo, spesso con un ulteriore simbolo in lingua Kanji apposto tra il crisantemo ed il modello dell'arma. Sulle armi cedute a paesi terzi molto spesso il simbolo dell'imperatore veniva "obliterato" modificandolo con una serie di cerchietti posti ai bordi del crisantemo.

Spesso sui fucili che troviamo il crisantemo manca, e si nota una vistosa abrasione. In effetti mentre le armi catturate in combattimento riportavano il crisantemo intatto, sulle armi consegnate a seguito di una resa (quando ce n'era il tempo) veniva spesso abraso lo stemma dell'Imperatore, che corrisponde, secondo alcuni, alla versione moderna del gesto dell'ufficiale settecentesco che spezzava la propria spada per non consegnarla intatta al vincitore.

Fino al 1939 i fucili Arisaka (modelli 38 e 44) erano camerati in calibro 6,5x50SR, ma le attività militari giapponesi in Manciuria ed in Cina avevano messo in evidenza che la munizione era poco efficace sulle lunghe distanze, e nel progettare il modello 99 si preferì utilizzare una munizione più potente (calibro 7,7x58SR) direttamente derivata, con poche modifiche, da quelle usate nelle mitragliatrici giapponesi.

L'inizio della Seconda Guerra Mondiale avvenne prima che l'Esercito fosse pronto ed avesse realmente i mezzi per intervenire nel conflitto, cosa che avvenne anche per gli italiani. Ma mentre gli italiani preferirono fare "un salto nel passato", abbandonare il calibro 7,35 Carcano e camerare tutti i nuovi fucili nel vecchio calibro 6,5 Carcano, i giapponesi continuarono a produrre i fucili sia nel vecchio calibro 6,5 giapponese, sia nel calibro più recente 7,7 giapponese, e parteciparono alla Seconda Guerra Mondiale con armi lunghe dotate di due diversi calibri.