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Il Capotecnico Salvatore
Carcano
fu un inventore la cui figura, degna di stima ed ammirazione, merita
di essere ricordata.
Nacque a Varese nel
1827, prese parte alle Cinque Giornate di Milano ed alla Prima Guerra d'Indipendenza:
dopo la sconfitta, emigrò in Piemonte.
A Torino, nel 1849, venne arruolato come
"armaiolo" nel Corpo Reale d'Artiglieria, dove in breve tempo fu
nominato prima "artista", quindi caporale ed infine
sergente.
Congedato nel 1852, fu assunto nella
Fabbrica Reale di Torino, ed iniziò la sua carriera di inventore.
Progettò e costruì macchine per la
lavorazione delle canne, delle baionette e di altre parti d'armi.
Cavour in persona, nel 1854,
chiese che egli venisse messo a capo dei lavori necessari a rigare
le canne delle armi per le truppe da inviare in
Crimea.
Nel 1858 conseguì una medaglia ed
un diploma d'onore alla Esposizione Nazionale di Torino, e "fu
salutato come colui che veramente dava lustro allo stabilimento".
Nel 1863 fu inviato in missione
all'estero per collaudare macchine per la fabbricazione di canne in
acciaio.
Subito dopo si dedicò alla
trasformazione a retrocarica, mediante elaborazione della culatta,
delle armi lunghe ad avancarica dei modelli 1860, 1856 e 1844
dell'Armata Sarda (dal 4 Maggio 1861 trasformatasi in Regio Esercito
Italiano), traendo ispirazione dalle meccaniche Dreyse, Chassepot e
Doersch-Baumgarten.
Il successo conseguito gli valse un premio in denaro dal Governo.
Dopo il progetto dell'otturatore
ad ago vennero altri brevetti, adottati anche su armi straniere.
Nel 1879 venne promosso
capotecnico principale di prima classe della Fabbrica Reale.
Lavorò infine su quello che
sarebbe stato l'ultimo fucile d'ordinanza del Regio Esercito
Italiano, il fucile 1891, ottenendo anche in questo caso un premio
in denaro.
Lasciato il servizio per limiti di età nel 1896, si spense a Torino
nel 1903.
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