Fucile Vetterli Vitali mod. 1871/87/16 cal. 6,5 Carcano

 

Scheda di Absolut - arma fotografata della sua collezione privata

 

Ho scritto spesso che, nel campo delle armi, il "riciclaggio" è sempre stato all'ordine del giorno, e questo fucile non fa eccezione.

Siamo attorno al 1870, l'inchiostro sui manifesti che inneggiano all'Unità d'Italia è ancora fresco, ed una delle priorità è quella della standardizzazione in tutti i campi, compreso quello delle armi.

Era da qualche anno che "i piemontesi" stavano cercando una alternativa valida all'ormai obsoleto Carcano modello 1860 ad ago, con il quale i bersaglieri sarebbero passati dalla breccia di Porta Pia nel 1870.

C'era già una soluzione pronta, il fucile a ripetizione svizzero disegnato da F. Vetterli, dotato di un serbatoio tubolare e conosciuto come "Vetterli svizzero", ma per gli italiani era troppo costoso. Di fucili ne servivano tanti, ed era essenziale che fossero economici.

E così, ci si accontentò di un elegante fucile monocolpo Vetterli, calibro 10,4 mm., che è un calibro classico dell'epoca, denominato "Vetterli italiano modello 1871".

Nel giro di pochi anni ci si accorse che un fucile monocolpo non era ideale, e si decise di dotarlo di un meccanismo di ripetizione, lasciando inalterato il calibro. Lo si modificò aggiungendo un caricatore lineare disegnato da un italiano, il Capitano di Artiglieria G. Vitali (meccanismo che verrà utilizzato anche nel fucile olandese M1871/88 Beaumont-Vitali), venne realizzata una apertura per il caricatore nella parte inferiore del calcio e venne aggiunta una piastra per sostenerlo. Inoltre venne montato un meccanismo a rotaia per mantenere sempre in posizione corretta l'otturatore.

Ed a questo punto il fucile assume una nuova denominazione, Vetterli Vitali 1871/87.

Malgrado sia stato una buona arma per l'epoca, è stato protagonista di un paio di brutte sconfitte italiane, nell'ultimo decennio del diciannovesimo secolo.

Nel dicembre del 1895, i 2.500 militari agli ordini del Maggiore Toselli, dotati di Vetterli, vengono sterminati ad Amba Alagi da 30.000 abissini.

Nel marzo 1896 c'è la battaglia di Adua, dove 70.000 etiopi si contrappongono a 16.000 militari italiani armati di Vetterli, ed alla fine della battaglia più di 6.000 militari (tra militari italiani e truppe coloniali italiane di colore, gli Ascari) muoiono combattendo.

Non deve essere stato facile per i militari italiani, armati in maniera abbastanza sommaria, trovarsi a combattere contro forze decisamente superiori, sia pure con un armamento meno efficace, ma con una notevole abilità nell'utilizzarlo in combattimenti corpo a corpo. Ad Adua le forze etiopiche erano il quadruplo di quelle italiane... e a distanza di quasi settant'anni un pover'uomo (non saprei come altro definirlo!), il "cantautore" Roberto Vecchioni, ci viene a cantare, con toni di scherno, che "ad Adua si era in mille, contro duecento negri... però la storia dice che ci siamo ben difesi". Sapere che Vecchioni è un insegnante, non mi fa stare tranquillo sui contenuti della Storia che le nuove generazioni apprenderanno a scuola.

Passano ancora molti anni dalla modifica del 1887, quasi tre decenni, e l'Italia si ritrova improvvisamente in piena Prima Guerra Mondiale. La produzione dei Carcano 91 non basta per fare fronte alle richieste, e almeno per le seconde linee serve un'arma che si possa realizzare facilmente, ovviamente camerata nel calibro standard italiano dell'epoca, il 6,5 Carcano.

E ancora una volta, ad oltre 40 anni dalla prima adozione, molti Vetterli superstiti vengono riconvertiti. Stavolta si tratta di cambiare il caricatore montandone uno adatto al calibro 6,5 Carcano, ed ovviamente dotare il fucile di una canna in questo calibro, con rigatura a passo variabile come nel Carcano 91. La modifica è del 1915, mentre l'adozione è del 1916.

E' nato il Vetterli Vitali 1871/87/16 in calibro 6,5 Carcano.

Pare che la trasformazione riguardò circa 400.000 fucili che finirono ad armare la Territoriale, le Truppe Coloniali ed altri Corpi non di prima linea.

Non saprei quanti possano esserne rimasti al giorno d'oggi, ma non mi capita di vederne spesso, e la mia impressione è che ne siano rimasti pochi...

In linea di principio, questo fucile utilizza le stesse munizioni degli altri Carcano della stessa epoca.

Ma a livello personale, come mini-collezionista ed appassionato, credo sia opportuno ricordare che i meccanismi di questo fucile non sono nati per le polveri infumi, ma per la polvere nera, e malgrado il calibro nominale stampato sulla culatta, consiglio di realizzare delle munizioni decisamente "tranquille".

Vorrei sottolineare che questo fucile, prodotto come "Vetterli 1871" alla Reale Fabbrica d'Armi di Torino nel 1881, ha subito tutte le modifiche, diventando prima un Vetterli Vitali 1871/87 e poi un Vetterli Vitali 1871/87/16, ed ha avuto una vita operativa di una quarantina d'anni.

Insomma... merita rispetto!

 

E adesso diamo una occhiata al fucile. L'azione con l'otturatore chiuso

 

 

e con l'otturatore aperto

 

 

l'alzo, tarato fino a 2.000 metri

 

 

La parte anteriore, con il riferimento di mira non regolabile ed il supporto laterale per la baionetta

 

 

Ecco i punzoni sulla parte superiore dell'arma, dove il marchio "PP" incluso in un ovale, parzialmente obliterato, è un acronimo di "Parti Permutabili", e certifica che l'arma è costruita secondo standard semi-industriali e le parti sono intercambiabili con altre armi dello stesso tipo.

 

 

sulla parte destra (il numero di matricola dell'arma)

 

 

e sulla parte sinistra, con il punzone del calibro (6,5 Carcano), dell'Arsenale di produzione (Reale Fabbrica d'Armi di Torino) e dell'anno di fabbricazione (1881)

 

 

e la numerazione dell'arma è riportata anche sulla pala del calcio 

 

 

E adesso qualche numero:

Calibro 6,5 Carcano
Lunghezza totale 135 cm
Lunghezza canna 86 cm.
Caricatore 6 colpi, con piastrina
Peso 4,62 Kg.
Velocità della palla alla bocca 730 metri al secondo