Riparliamo del Tokarev SVT 40
Informazioni aggiuntive di Alberto De Carli
Con la nascita dell’Unione Sovietica l’armamento dell’ex-impero zarista fu
oggetto di importanti innovazioni e miglioramenti.
Con un ordine datato 3 Ottobre 1922 venne decretata la fine della produzione del
fucile da fanteria modello 1891 e del modello destinato alle truppe cosacche. La
versione destinata ai Dragoni divenne il temporaneo sostituto del modello da
fanteria ed equipaggiò il neonato esercito sovietico fino all’adozione del più
moderno 1891/30,risultato di anni di studi e miglioramenti del fucile da Dragoni
introdotto agli inizi degli anni ’90 del diciannovesimo secolo.
Lo sviluppo di un’arma a ripetizione automatica o semiautomatica interessò i
tecnici russi fin dalla conclusione della guerra russo-giapponese (1904-1905) e
i primi progetti per la realizzazione di questi dispositivi furono condotti da
persone come V.G. Fyedorov, F.V. Tokarev, Ya.U. Roshechepey, C.A.
Degtyaryov (anche conosciuto come
Degtyarev) e molti altri. Tali sforzi coinvolsero anche la modifica di fucili “Mosin
Nagant” modello 1891 (prototipi del 1908, 1909, 1913). Studi simili vennero
condotti in tutte le principali nazioni e sono ormai ben conosciuti i primi
esperimenti condotti da Paul Mauser tra la fine dell’ottocento e gli anni ‘10
del novecento, studi che gli causarono la perdita dell’occhio sinistro durante
la prova di uno di questi fucili sperimentali.[1]
Studi dedicati a questo tipo di armi furono condotti anche negli Stati Uniti e
in altre nazioni come la Svizzera.
In Russia – Unione Sovietica molte furono le soluzioni e i prototipi proposti
fino alla metà degli anni ’30.
L’attenta e dettagliata analisi di questi interessanti progetti meriterebbe uno
studio dedicato ma per brevità e semplicità ci limiteremo a descrivere
sinteticamente la storia dei due principali modelli di
Fedor Vasilievich Tokarev.
Fedor Vasilievich Tokarev naque il 2 Giugno (14 Giugno secondo il calendario
gregoriano) 1871 e fin dalla tenera età dimostrò un talento fuori dal comune per
le scienze meccaniche e successivamente per l’arte armiera che gli valsero, a
seguito di specifici studi all’accademia militare, una posizione di rilievo
all’Arsenale di Sestroyesk.
Come già accennato egli fu responsabile delle prime conversioni semiautomatiche
del fucile da fanteria M1891 realizzate tra il 1908 e l’inizio della Prima
Guerra Mondiale. Dopo la Rivoluzione d’Ottobre e la successiva Guerra Civile,
F.V. Tokarev divenne ingegnere capo all’arsenale di Izhevsk e poco dopo a quello
di Tula.
Negli anni ’20 lavorò con passione sviluppando e modificando diverse armi oltre
a partecipare allo sviluppo del M1891/30 sulla base del modello da Dragoni,
proponendo delle soluzioni che però non raggiunsero mai la linea produttiva se
non per il numero esiguo di prototipi realizzati. E’ ben noto poi il suo lavoro
indirizzato a creare una pistola semiautomatica, successivamente adottata
dall’Unione Sovietica (TT-30 e TT-33), pistole descritte nell’apposita scheda
presente su questo sito.
L’idea di un’arma lunga semiautomatica non abbandonò mai Tokarev e numerosi
furono i prototipi, assieme a quelli di altri progettisti, realizzati durante il
suo operato. Oltre agli esemplari già citati ricordiamo il modelli sperimentali
del 1918, 1925, 1926 e i diversi prototipi(fucili e carabine) sviluppati tra il
1930 ed il 1938.
A seguito di specifici test condotti tra il 1935 ed il 1936, l’Armata Rossa
adottò il fucile automatico sviluppato da S.G. Simonov, meglio conoscito con il
nome AVS-36 (Автоматическая
винтовка Симонова образца 1936 года
-Fucile
Automatico di Simonov modello 1936). Esso era
camerato per la cartuccia 7,62x54R e presentava un caricatore amovibile da 15
colpi, uno spegnifiamma montato alla volata, una bacchetta per la pulizia posta
sul lato destro del calcio, una specifica baionetta a lama ed un’alloggiamento a
coda di rondine incorporata alla parete esterna sinistra della culatta per il
montaggio di un’attacco per ottica (PE). La versione sniper di quest’arma fu
effettivamente realizzata, nel limitato numero di 200 esemplari.
La produzione in grandi quantità del fucile automatico di Simonov risultò in
seguito difficoltosa e le armi realizzate presentarono diversi difetti.
Nel frattempo progettisti concorrenti (tra cui Tokarev) idearono e realizzarono
modifiche e soluzioni aggiuntive a modelli diversi.
Tra il 25 agosto ed il 3 settembre 1938 test comparativi furono svolti tra i
prototipi di Tokarev, di Simonov ed altri, tra cui N.V. Rukavishnikov.
Il fucile di Tokarev utilizzava il principio del recupero dei gas ed il
conseguente effetto su un pistone e relativa asta di armamento. L’arma
funzionava con ciclo semiautomatico. Quando la pallottola passava attraverso la
canna, una parte dei gas veniva indirizzata attraverso un piccolo foro presente
nella parte superiore della canna, al di sotto del copricanna. Il regolatore del
gas poteva essere regolato su cinque posizioni (1.1, 1.2, 1.3, 1.5, 1.7). I gas
generati dalla combustione della polvere da sparo, espandendosi, urtavano la
testa del pistone posizionato sopra la canna facendolo arretrare. La spinta del
pistone veniva così trasmessa all’asta di armamento e da questa al
porta-otturatore. L’asta era posizionata sopra la canna e la sua estremità
posteriore passava attraverso la scatola di culatta, proprio sopra la parte
avanzata dell’otturatore in posizione di bloccaggio ed in linea con il
porta-otturatore che vi passa sopra.
L’estrazione e l’espulsione dei bossoli esplosi era affidato ad un estrattore
posto sulla testa dell’otturatore e da un espulsore situato all’interno della
culatta.
A differenza dei fucili “Mosin Nagant”, la camera di scoppio dei fucili Tokarev
era dotata di un numero di righe longitudinali ottenute per stampaggio mediante
un apposito utensile. Tale sistema, denominato “Revelli” (dal nome del suo
ideatore), consentiva il passaggio di parte dei gas generati dallo sparo che
agivano sul corpo del bossolo impedendo l’adesione dello stesso sulla parete
della camera di scoppio. Questa soluzione evitava possibili inceppamenti o
malfunzionamenti.
Tale sistema fu usato anche in altre armi di produzione sovietica e venne
impiegato anche, ad esempio, nel fucile svizzero STG 57.Questo tipo di
cameratura viene tuttora impiegata in alcuni fucili semiautomatici moderni, sia
civili che militari.
L’arma di Tokarev era equipaggiata con un caricatore amovibile da 10 colpi che
poteva essere caricato con le normali lastrine per il fucile M1891/30 grazie a
delle guide incorporate alla culatta stessa. Anche l’arma di Tokarev era
equipaggiata con uno spegnifiamma, di progettazione diversa da quella di Simonov,
così come la baionetta a lama, simile ma non uguale.
Quest’arma utilizzava un calcio in legno di betulla realizzato in due pezzi che
presentava una scanalatura sul lato destro per l’alloggiamento della bacchetta
di pulizia.
Una protezione metallica ventilata fu posta a protezione della presa di gas, del
pistone e dell’asta di armamento. Essa presentava quattro fori per lato ed era
presente solo nella parte superiore del calcio. Il copricanna in legno
presentava cinque fori per la ventilazione su ogni lato.
Le magliette porta cinghia furono posizionate sotto l’arma, sotto la pala del
calcio e alla fine del calcio, sotto la canna, a livello della presa di gas.
Una sicura a bandiera era posizionata all’interno del ponticello e, se posta in
posizione verticale, impediva l’arretramento del grilletto.
Lo spegnifiamma presentava sei feritoie verticali su ogni lato, al fine di
deviare i gas generati dallo sparo e quindi di ridurre il rinculo e la vampa di
sparo.
Il mirino era simile a quello adottato sul M1891/30 nel 1934 ed incorporava un
tunnel protettivo. Il mirino poteva essere regolato in altezza, svitandolo o
avvitandolo per mezzo di una speciale chiave che poteva anche essere usata per
rimuovere il “cross bolt” presente a metà calcio. L’intero mirino era però più
piccolo rispetto a quello usato sul M1891/30 o sulla quasi contemporanea
carabina M1938.
Il fucile di Tokarev presentava un alzo a cursore graduato fino a 1.500 metri.
A seguito dei test, nessuno dei modelli proposti impressionò particolarmente la
commissione atta a valutare le prestazioni delle armi presentate ma l’esemplare
sviluppato da Tokarev risultò superiore rispetto ai concorrenti e la commissione
invitò i progettisti a migliorare le proprie armi e a ripresentarle per
ulteriori test. Tra i vari progettisti ricordiamo Simonov e Rukavishinov.
Il 20 novembre 1938 i test furono ripetuti e il fucile di
Tokarev ottenne il massimo punteggio. Il 26 febbraio del 1939 l’arma fu adottata
come “7,62-мм
самозарядные винтовки системы Токарева обр. 1938 г” o “fucile semiautomatico
7,62-mm Tokarev modello 1938”.
Nel frattempo Simonov migliorò ulteriormente la sua creazione eliminando, a suo
parere, tutti i difetti riscontrati durante i test.
Il 20 maggio 1939 una speciale commissione valutò i vantaggi dei due modelli,
anche dal punto di vista economico e produttivo, utilizzando relazioni tecniche
provenienti dagli impianti di realizzazione che descrivevano le lavorazioni
necessarie a produrre ciascuno dei fucili oggetto di esame nonché i macchinari e
la superficie necessaria per la produzione di massa di tali armi. Il fucile
Tokarev richiedeva
297 minuti di lavorazioni meccaniche (fresature, torniture, stampaggi ecc) oltre
ad altri minuti per l'assemblaggio finale, per un totale di 307 minuti.
L’SVT-38 richiedeva 1,74 kilogrammi in più di metallo
rispetto al modello concorrente. Per una produzione ipotetica di 1.000 SVT-38 al
giorno, erano necessarie 363 macchinari specifici e 4.042 m2
di superficie in più rispetto alla linea
produttiva dell’AVS-36. Il costo di un SVT-38 si aggirava intorno ai 6 rubli e
79 kopeks ed il costo del metallo superava quello necessario per realizzare un
AVS-36 di circa 1 rublo e 85 kopeks.
L’SVT-38 era più pesante rispetto all’AVS-36, presentava un numero maggiore di
parti e la sua produzione era nettamente più difficoltosa e dispendiosa. Ciò
nonostante l’SVT-38 risultò migliore del concorrente in termini di affidabilità
e le discussioni circa la scelta dei due modelli terminò con l’inizio della sua
produzione il 16 luglio 1939, con i primi esemplari assemblati il 25 di luglio.
I primi 3 esemplari uscirono dall’impianto di produzione il 4 ottobre 1939.
La produzione dell’SVT-38 fu stabilita all’impianto n° 314 (Tula) e n° 74 (Izhevsk)
che produssero nel 1939, rispettivamente, 23.000 e 8.474 esemplari, per un
totale di 31.434 SVT-38.
La produzione dell’SVT-38 continuò anche nella prima parte dell’1940. L’impianto
n° 314 (Tula) realizzò 98.766 esemplari mentre l’impianto n° 74 (Izhevsk) ne
costruì 60.384. Oltre agli impianti produttivi appena citati, la realizzazione
del fucile di Tokarev venne organizzata anche all’impianto n° 460 situato nella
città di Podolsk. Tali fucili furono realizzati in un numero molto limitato
(1.392) tra aprile e luglio 1940. In totale 191.990 SVT-38 furono realizzati tra
il 1939 ed il 1940.[2]
Nonostante le sue qualità, l’SVT-38 presentava diversi difetti, evidenziati
durante la Guerra d’Inverno con la Finlandia (30 novembre 1939 – 13 marzo 1940).
L’SVT-38 fu quindi migliorato e modificato ed un nuovo modello venne adottato il
13 aprile 1940 con il nome di ““7,62-мм
самозарядные винтовки системы Токарева обр. 1940 г.” o ““fucile semiautomatico
7,62-mm Tokarev modello 1940”.
Il nuovo modello, seppur molto simile al precedente, presentava un calcio
realizzato in un unico pezzo di legno di betulla ed un copricanna di lunghezza
inferiore rispetto a quello usato sul modello 1938. Il calcio fu equipaggiato
con due fresate a livello dell’astina, al fine di garantire una presa più salda.
Protezioni in metallo stampato per la copertura della presa di gas, del pistone
e dell’asta di armamento furono posizionate sia nella parte superiore che
inferiore della canna. La bacchetta per la pulizia fu spostata nella parte
inferiore della canna e del calcio, attraverso l’attacco modificato della
baionetta. Le fascette di tenuta del calcio furono naturalmente modificate, così
come la maglietta porta cinghia anteriore, spostata sul lato sinistro dell’arma.
Il caricatore e il sistema di aggancio e sgancio furono leggermente modificati e
realizzati in metallo stampato.
La culatta e lo spegnifiamma furono ridotti di dimensioni. Naturalmente anche
l’otturatore subì qualche alterazione.
Durante il corso della sua produzione il fucile SVT-40 fu oggetto di ulteriori
modifiche e semplificazioni. A partire dalla seconda metà del 1941 la culatta
cominciò a essere prodotta all’impianto n° 74 e n° 460 senza le caratteristiche
guide laterali che consentivano l’attacco dell’ottica (descritte più avanti nel
testo) mentre l’impianto n°314 introdusse questa modifica solo più tardi. Lo
spegnifiamma cominciò a essere realizzato con due feritoie per lato invece che
sei.
Anche altre parti subirono dei mutamenti, come le magliette portacinghia che
cominciarono a essere realizzate in una versione fissa in metallo stampato in
sostituzione della versione snodata. Le baionette destinate all’SVT-40, più
corte rispetto a quelle dell’SVT-38, furono realizzate in diverse varianti, così
come i relativi foderi.
A partire dal 1942 gli otturatori realizzati all’impianto n° 314 furono prodotti
in acciaio legato contenente cobalto, cromo e molibdeno, una lega simile
all’odierno acciaio
Böhler
Antinit.
Gli otturatori venivano bruniti assieme alle meccaniche ed a seguito del
trattamento il loro colore risultava rosso-violaceo.
Anche la finitura protettiva dei calci mutò e la composizione della lacca fu
modificata in una nuova versione alla nitrocellulosa.
L’SVT-40 era destinato ad armare l’esercito sovietico, a rimpiazzare l’SVT-38 e
a sostituire l’ormai obsoleto M1891/30.
L’impianto n° 314 (Tula) ricevette l’ordine di iniziare la produzione
dell’SVT-40 e di sospendere la produzione dell’SVT-38 nonché del M1891/30 e
della carbina M1938 il 3 giugno 1940. Nessun M1891/30 o altra arma del tipo “Mosin
Nagant” venne più prodotta all’impianto n° 314 da questo momento in avanti.
La direttiva di passare al nuovo modello arrivò anche all’impianto n° 460 (Podolsk)
e n° 74, ma quest’ultimo continuò a produrre fucili M1891/30 in numero più
limitato. Le carabine M1938 vennero prodotte in numero maggiore a causa della
loro particolare destinazione d’uso.
La produzione dell’SVT-40 iniziò all’impianto n° 314 il primo luglio 1940.
A causa dell’avanzata tedesca verso est durante l’Operazione Barbarossa,
l’impianto di Tula n° 314 fu evacuato nell’ottobre del 1941 e portato nella
città di Mednogorsk, vicino a Izhevsk. Tutti gli SVT-40 ed AVT-40 (versione
automatica dell’SVT-40 descritta più avanti nel testo) realizzati dall’impianto
n°314 dal 1942 in poi non furono costruiti a Tula, come spesso viene
erroneamente detto, ma al nuovo impianto di Mednogorsk.
Al contrario, i fucili M1891/30 e successivamente un numero limitato di carabine
M1938 e M1944 realizzati dopo il 1941 e marcati con “stella e freccia” furono
effettivamente costruiti a Tula in quanto un nuovo impianto (n° 536) venne
eretto al posto dell’impianto n° 314 a partire dal febbraio 1942.
Il 1941 fu un anno di svolta, a causa degli eventi bellici.
L’SVT-40 risultò essere un’ottima arma e nonostante i suoi difetti era
all’avanguardia per quell’epoca. Nonostante i pregi la sua produzione era
complicata e laboriosa e gli impianti non riuscivano a far fronte alle esigenze
belliche dell’armata rossa.
Più di venti ore di lavoro erano necessarie per realizzare un SVT-40 mentre solo
tredici ore occorrevano per la creazione di un fucile M1891/30, nella sua forma
più semplificata.
Per questo motivo l’impianto n° 74 ripristinò la produzione del fucile M1891/30
e altrettanto fece il nuovo impianto n° 536 situato a Tula.
L’impianto n° 460 di Podolsk terminò la sua produzione alla fine del 1941. Nel
1942 un altro impianto situato a Zlatoust (n° 385) produsse, per un brevissimo
lasso di tempo, un numero limitatissimo di SVT-40, precisamente 140 pezzi.
AVT-40
A partire dal1942 una particolare versione dell’SVT-40 predisposta anche per il
tiro automatico fu realizzata all’impianto n° 314 di Mednogorsk. Quest’arma
prese il nome di AVT-40.
L’approvazione per tale variante venne firmata il 20 maggio 1942 ed i primi
esemplari lasciarono la linea produttiva il luglio seguente. Gli AVT-40
rimpiazzarono gli SVT-40 da questo momento in poi, fino alla fine del conflitto.
Nell’AVT-40 la leva di sicura agiva su un selettore e l’arma poteva essere
regolata da semiautomatica ad automatica agendo su tale leva.
Questa versione non risultò particolarmente adatta a tale scopo, ciò nonostante
continuò ad essere prodotta fino alla fine del conflitto. Gli AVT-40 risultarono
soggetti a malfunzionamenti e danneggiamenti e le armi fuori uso divennero
difficili da riparare al fronte.
In totale cinque impianti di produzione furono impiegati nella realizzazione del
fucile Tokarev modello 1940.
L’impianto n° 314 situato a Tula realizzò 121.641 fucili SVT-40 tra il luglio
del 1940 e la fine dello stesso anno, mentre tra il gennaio e l’ottobre 1941
(momento dello spostamento di tale impianto da Tula a Mednogorsk) si stima che
siano stati realizzati 675.000 SVT-40.
L’impianto n° 74 (Izhvesk) realizzò 92.466 fucili Tokarev nel 1940 e 287.140 nel
1941.
L’impianto n° 460 di Podolsk realizzò 11.659 fucili Tokarev nel 1940 e probabilmente circa 150.000 nel 1941.
L’impianto n° 385 di Zlatoust realizzò 140 esemplari nel 1942.
L’impianto n°314 ripristinato a Mednogorsk realizzò 9.930 fucili SVT-40 nella fine del 1941, 101.176 nel 1942.
Dal luglio 1942 gli AVT-40 sostituirono gli SVT-40 e 167.863 esemplari furono
realizzati nel 1942, 213.586 nel 1943 e 119.752 tra il 1944 ed il 1945.
In totale vennero realizzati circa 2.145.688 fucili Tokarev SVT/AVT-40.
[3]
Questi dati comprendono anche la versione destinata ai tiratori scelti che verrà
trattata fra poco.
Versione per tiratori scelti
Con l’adozione del fucile SVT-40 venne sviluppata una specifica versione per
tiratori scelti, al fine di rimpiazzare il fucile M1891/30 con ottica PE modello
1931 e 1937 (quest’ultima meglio conosciuta con l’errato nome “PEM”).
Prima dell’adozione dell’SVT-40 altre armi semiautomatiche di produzione
sovietica furono equipaggiate con ottiche di puntamento, al fine di testarne le
qualità come possibile arma da tiratore scelto, come il
già citato Simonov modello 1936.
Inoltre,
tra il 1936 ed il 1937,
un prototipo di Tokarev venne predisposto per il
montaggio dell’ottica PE modello 1931.
All’inizio del 1940 il fucile Tokarev 1938 fu usato come base per un prototipo
equipaggiato con una nuova ottica da 2,5 ingrandimenti, realizzata all’impianto
NKV n° 357 situato a Leningrado.
Contemporaneamente all’adozione del fucile Tokarev modello 1940, l’impianto di
produzione di strumenti ottici NKVD n° 3 situato in Kahrkov sviluppò un’ottica
da puntamento compatta, leggera e semplice. Questi prototipi vennero testati tra
maggio e giugno 1940 e l’approvazione per la sua produzione venne firmata il 18
luglio 1940.
L’ottica presentava 3,5 ingrandimenti ed un campo visivo di 4°e 30’. La
lunghezza complessiva era di soli 168 mm. Il corpo dell’ottica presentava un
profilo a “gradini” che le permetteva di essere montata su un particolare
attacco destinato all’SVT-40. L’ottica era munita di torrette esterne (alzo e
deriva) e presentava il tipico reticolo europeo
costituito da un post verticale a punta e due post orizzontali.
L’ottica venne denominata “Оптический
винтовочный прицел образца 1940 г.”
o “Ottica di
puntamento modello 1940” ma è meglio conosciuta
con il suo acronimo “PU” (“ПУ” per “прицел
укороченный”
o “ottica
corta”).
L’attacco sviluppato per l’SVT-40 veniva montato nella parte posteriore della
culatta, all’interno di due guide poste ai lati della stessa (presenti su tutti
gli esemplari realizzati) e fissato alla culatta per mezzo di un traversino che
veniva inserito in un’apposita fresata posta nella parte superiore della culatta
stessa.
Oltre all’attacco appena descritto e ben conosciuto, un altro attacco di forma
differente venne realizzato in un numero esiguo di esemplari, tanto che al
momento non ci è possibile fornire dati precisi su questa particolare versione.
L’autore è a conoscenza di un solo esemplare in cattive condizioni sopravvissuto
alla guerra e ha notato tale modello in una sola foto d’epoca che evidenzia
questo particolare sistema di montaggio.
Nonostante l’impianto NKV n° 357 di Leningrado ricevette l’ordine di iniziare la
produzione dell’ottica PU il 22 luglio 1940, i primi prototipi non furono pronti
prima di settembre e la vera e propria produzione non iniziò prima di ottobre,
con i primi esemplari completati il novembre seguente.
Per la fine del 1940 15.000 ottiche PU vennero realizzate dall’impianto n° 357
(Leningrado) e 5.700 dall’impianto n° 3 (Kharkov).
Nel febbraio 1941 l’impianto NKVD n°3 di Kharkov venne rinominato impianto NKAP
n° 296 e alla fine dell’anno tale impianto fu spostato a Berdsk. La produzione
dell’ottica PU fu ripristinata solo all’inizio del 1942 e terminata poco dopo.
L’impianto n° 357 fu evacuato da Leningrado a Omsk nell’estate del 1941, a causa
dell’avanzata tedesca.
La produzione dell’SVT-40 sniper iniziò all’impianto n° 314 nel marzo del 1941 e
continuò fino all’evacuazione di tale impianto nell’ottobre dello stesso anno.
In questo lasso di tempo vennero assemblati 38.006 esemplari.[4]
Quando la produzione dell’SVT-40 venne ripristinata al nuovo impianto n° 314 a
Mednogorsk, la linea produttiva riprese a costruire la versione per tiratori
scelti. Tra il marzo del 1942 e l’ottobre dello stesso anno vennero assemblati
14.220 esemplari muniti di ottica PU.
L’SVT-40 non fu mai preciso come il fucile M1891/30 e, come già detto, la sua
produzione era alquanto laboriosa. Il fucile Tokarev “soffriva” di un enorme
dispersione dei colpi e da analisi condotte nel giugno del 1942 risultò che il
problema era imputabile principalmente al cattivo alloggiamento della canna e
culatta all’interno del calcio. Durante lo sparo la canna vibrava in maniera non
uniforme causando una dispersione dei colpi esplosi.
Come già detto la produzione di massa del fucile M1891/30 riprese all’impianto
n° 74 e al nuovo impianto n°536. Inizialmente fu reintrodotta la versione sniper
con attacco laterale modello 1936 e ottica PE modello1937, successivamente
sostituita dal M1891/30 con ottica PU e attacco “Kochetov” modello 1942 che,
dopo test effettuati nell’estate del 1942, rimpiazzò definitivamente anche la
versione sniper dell’SVT-40.
Nonostante la produzione dell’SVT-40 sniper terminò nell’ottobre 1942, un
piccolo lotto di 300 AVT-40 muniti di ottica PU fu prodotta nel 1943.
In totale 52.536 fucili per tiratore scelto Tokarev modello 1940 (SVT e AVT)
furono ufficialmente realizzati tra il 1941 ed il 1943. Questi dati non
contemplano i possibili esemplari ottenuti con SVT-38 o SVT-40 creati con
eventuali fucili standard fuori dalla linea produttiva ufficiale, per i quali
però non abbiamo al momento informazioni.[5]
Uso dei fucili Tokarev da parte dell’esercito tedesco
Durante il conflitto sul fronte orientale, le armi semiautomatiche erano poco
comuni, in particolare nelle prime fasi dell’Operazione Barbarossa.
Le forze tedesche catturarono e reimpiegarono un numero elevatissimo di armi
semiautomatiche di fabbricazione sovietica.
A tali armi vennero assegnati nomi specifici:
7.62 mm Selbstladegewehr 257 (r): AVS-36
7.62 mm Selbstladegewehr 258 (r): SVT-38
7.62 mm Selbstladegewehr 259 (r): SVT-40
7.62 mm Selbstladegewehr 260 (r): SVT-40 sniper
I fucili Tokarev, in particolare la versione sniper, furono raccomandati da
Heinrich Himmler come importanti pezzi aggiuntivi dell’equipaggiamento tedesco.
Ulteriori varianti
Alcuni esemplari di Tokarev SVT-40 furono anche realizzati/convertiti in una
particolare versione carabina.
Oltre a queste L’SVT-40 continuò a essere realizzato anche in versioni
sperimentali, corredato da vari artifizi. Venne per esempio utilizzato per
creare delle versioni sperimentali in calibro 7.62x39 sia da dieci colpi che da
trenta colpi, quest’ultimo equipaggiato con impugnatura separata a pistola.
Questi prototipi condussero alla realizzazione della carabina SKS-45 e AK-47. Ma
questa è un’altra storia..
[1]
Speed, J., Schmid, W., Herrmann R.,
Mauser Original Oberndorf
Sporting Rifles, Collector Grade Pubblications Incorporated, 1997,
pp.41.
[2]
Чумак, Р.Н.,“Самозарядные и
автоматические винтовки токарева”, Атлант, 2014, pp. 320
[3]
Чумак, Р.Н.,“Самозарядные и
автоматические винтовки токарева”, Атлант, 2014, pp. 320
[4]
Savenko Sergey, Davydov Boris. “Soviet
scopes from 1920s to 1940s”. World of weapons. May 2005: 55-57
[5]
Чумак, Р.Н.,“Самозарядные и
автоматические винтовки токарева”, Атлант, 2014, pp. 320