Contrariamente
a quanto si può credere, gli Ebrei non si sono mai mossi dalla loro terra.
Flavio
Giuseppe, lo storico di origini ebraiche che seguì l’assedio di Masada (Metzadah
in ebraico) al seguito dei Romani descrive nelle sue cronache gli ultimi giorni
dei due regni ebraici esistenti: il Regno di Israele e quello di Giuda. I due
regni si collocano sia sulla riva est del Giordano (parte dell’attuale
Giordania) che su quella ovest e la costiera mediterranea, l’attuale Israele e
i Territori Occupati.
Con
la distruzione del Tempio a Gerusalemme, avvenuta nel 70 a.C., e la presa di
Masada nel 72 a.C. gli Ebrei cessano di esistere in Terrasanta?
No
Ma
i Romani avevano la mano pesante con chi gli si ribellava, e per sfuggire alla
punizione imperiale gli Ebrei si dispersero nei paesi limitrofi, e mano a mano
le propaggini della popolazione ebraica estesero le loro tracce sin nella remota
Africa Equatoriale.
I
Romani, per colmo di ignominia, cancellarono i due regni ebraici e diedero alle
quelle terre il nome di Palestina.
Nonostante
tutto, però, uno zoccolo duro di popolazione ebraica rimase ugualmente, e venne
sottoposto a tutte le convulsioni della tormentata storia di quella terra.
Arrivarono gli Islamici di Solimano, poi ancora i Cristiani con le Crociate,
poi, con la vittoria ai Corni di Hittim, il dominio dell’Impero Ottomano, che
doveva durare fino al 1917, quando il Generale Allenby cacciò definitivamente i
Turchi.
Nel
frattempo le pulizie etniche operate dagli Arabi ed in particolar modo dai
Cristiani avevano ridotto la popolazione ebraica a resistere nella loro terra in
soli quattro insediamenti: Gerusalemme, Safed, Tiberia e Hebron.
Saltiamo
un po' di secoli ed arriviamo al processo Dreyfuss: un ufficiale francese ebreo
viene ingiustamente condannato per un tradimento mai commesso e deportato
all’Isola del Diavolo. Il forte sentimento antisemita che si agita in Europa,
dove a quello tradizionale di matrice religiosa se ne affianca uno politico e
sociale di matrice marxista, e che precede e segue l’evento, convince un
giornalista polacco, Theodor Herzl, che la volontà di integrazione degli Ebrei
nelle società Europee ed in Russia sia destinati comunque a fallire. Nasce
l’idea del Sionismo, dell’aliyah. Aliyah significa, in ebraico,
“risalita”: risalita dalla condizione misera in cui la società non ebraica
pone l’Ebreo da 20 secoli. Il fondamento del Sionismo è il ritorno alla terra
che origina tutta la cultura ebraica, il ricongiungimento con i fratelli che non
se ne sono mai andati, la redenzione della terra, la costituzione di uno stato
dove, finalmente, la cultura ebraica non sia più costretta a vivacchiare
discriminata.
Le aliyot
La
prima aliyah, o immigrazione di massa, è del 1886 e fallisce miseramente: gli
Ebrei non hanno ne i mezzi ne la mentalità per far fiorire i loro progetti in
quella terra tanto ostile. Non sanno maneggiare armi, non sanno coltivare la
terra, non riescono ad far espandere i loro commerci perché non c’è nessuno
con cui commerciare.
Nel
1920 c’è la seconda ondata: questa volta, con l’istituzione della comune
agricola (kibutz) le cose cominciano ad andare diversamente. Mentre prima
dell’immigrazione ebraica la popolazione totale della Palestina (non contando
la Trangiordania…) era di 250.000 anime, di cui 50.000 Ebrei, e gli arabi
preferivano emigrare altrove, tanto da far descrivere a Mark Twain quelle
regioni come desolate e neglette, con l’alyiah del 1920 i commerci e
l’agricoltura cominciano a fiorire. Terre paludose da secoli, come la valle di
Hula o quella di Yzreel, vengono bonificate e rese fertili. Gli arabi invertono
la tendenza e cominciano a reimmigrare in Palestina da tutti i paesi arabi
adiacenti.
Dal
1920 al 1940 gli Ebrei acquistano una quantità enorme di terre dai latifondisti
arabi che fanno la bella vita a Damasco od a Beirut, arrivando a pagarle fino a
40 volte il prezzo corrente.
Il
pogrom arabo del 1920 spazza via la comunità ebraica di Hebron, la più antica
in Terrasanta, e convince gli Ebrei Palestinesi che è ora di sapere come
maneggiare le armi, visto che gli Inglesi si limitano a fare spallucce e si
muovono solo quando i massacri toccano i loro interessi.
Viene
costituito un esercito clandestino denominato Haganah (Difesa) che diverrà il
nucleo del futuro esercito israeliano. Giudicato troppo morbido nella sua azione
da alcuni estremisti ebraici, c’è una scissione in due ulteriori minuscole
frazioni armate: l’Etzel ed il Lehi. Queste due agiranno, molte volte e
nonostante il divieto dell’Haganah, come vere e proprie unità terroristiche,
il cui culmine sarà l’attentato dinamitardo all’Hotel King David, il
quartier generale inglese a Gerusalemme, che procurerà 91 morti, in minima
parte britannici.
Gli
eventi in Europa precipitano: il Nazismo rende esplicite le sue intenzioni verso
il mondo e verso gli Ebrei. Non si parla ancora di Shoah, ma mentre la Gestapo
viene contattata dal Mosad Alyah Beth, l’organizzazione clandestina che cura
l’immigrazione in Palestina, e rilascia visti di uscita agli Ebrei Tedeschi
ben contenta di toglierseli dai piedi, nel 1937 a Gerusalemme scoppia la rivolta
araba sobillata dal Muftì della città Hajj-al-Husayni, antisemita ed al soldo
delle SS di Hitler, che ha come oggetto l’eliminazione degli Ebrei in
Palestina. Per tutta risposta gli Inglesi bloccano l’immigrazione ebraica e
reprimono ferocemente la rivolta, che si protrarrà a tutto il 1939. Alla fine
del 1944 Churchill si ricorda che, in fondo, le maggiori vittime della ferocia
nazista sono gli Ebrei e permette la costituzione di una Brigata Ebraica in seno
all’esercito britannico, costituita da Ebrei Palestinesi, che si distingue
nella campagna d’Italia. Gli ufficiali e i sottoufficiali della Brigata
Ebraica sono tutti membri dell’Haganah, che incoraggia gli Ebrei ad apprendere
l’arte del combattimento.
La
nascita dello Stato di Israele
La
rivolta del 1937-39 ha lasciato un lungo solco di odio fra Ebrei ed Arabi in
Palestina. Dopo il 1945 le ostilità tra le due comunità riprendono con
violenza tanto che le neonate Nazioni Unite, constatando l’impossibilità per
Ebrei ed Arabi di vivere nella stessa nazione, approveranno nel marzo del 1947
una risoluzione dell’Assemblea Generale che divide la Palestina in DUE stati:
uno arabo a minoranza ebraica ed uno ebraico a minoranza araba, fianco a fianco.
Questa risoluzione, che avrebbe fatto nascere oltre ad Israele anche lo Stato di
Palestina, a tutt’oggi non è ancora stata accettata dalla Lega Araba,
contrariamente ad Israele che la ratificò immediatamente. La non accettazione
di questa risoluzione da parte araba creerà il lungo conflitto arabo-israeliano
ed il problema dolente dei profughi palestinesi.
Il
14 maggio 1948 David Ben Gurion, in un discorso radiofonico, proclama la nascita
dello Stato di Israele. L’Haganah, il cui nerbo sono i provati combattenti
della Brigata Ebraica, riesce a resistere all’attacco sferrato poche ore dopo
da ben cinque paesi arabi: Egitto, Giordania, Irak, Siria e Libano. Il 31 maggio
1948 l’Haganah cessa di esistere e nasce Tzaha’l (Tzava Haganah l’Yisrael,
Esercito di Difesa d’Israele) l’esercito nazionale d’Israele. Praticamente
privo di aerei, di carri armati e di artiglieria, Tzaha’l riesce a rovesciare
le sorti della guerra, e ad allargare i confini dello Stato di Israele ben oltre
quelli stabiliti dalla partizione dell’ONU sulla Palestina. Nel contempo due
episodi che vedono protagoniste le fazioni estremiste ebraiche, la strage del
villaggio arabo di Deir Yassin, perpetrata dal Lehi, e della nave Altalena carica di armi che l’Etzel si rifiuta di consegnare
all’IDF, forniscono al governo
israeliano l’occasione per togliere di mezzo una precoce minaccia interna
all’unità del giovane stato ebraico. Un giovane ufficiale dell’IDF,
Ytzchach Rabin, ordina di sparare sui ribelli dell’Etzel che non vogliono
consegnare le armi. Questi hanno numerosi morti e debbono arrendersi: l’Etzel
sparisce così per sempre ed i superstiti vengono incorporati nell’IDF. Per il
Lehi le cose vanno diversamente. Scoperta la strage di Deir Yassin, il governo
israeliano convoca le agenzie dell’ONU e della Croce Rossa per far constatare
i tragici fatti: 254 morti, tra donne uomini e bambini, sono scoperti tra le
rovine del villaggio. Per un giovane Menachem Begin e la sua fazione comincia
una lunga stagione di delegittimazione politica che si concluderà solo dopo il
1973, dopo 25 anni di purgatorio alla Knesset, il parlamento israeliano. Nel
marzo del 1949 i confini dell’armistizio verranno ratificati ed inizierà un
periodo caratterizzato da tentativi malriusciti di Israele di uscire
dall’isolamento (1956) e di tentativi disastrosi degli Arabi di eliminare
l’entità sionista (1967 e 1973).
Esiste una lettera, credo datata 1933 o 1936 (viene riportata sulla biografia ufficiale di Gandhi ed è riportata su questo sito nella pagina dedicata al Mauser israeliano) che esorta gli Ebrei a non reagire alle persecuzioni Naziste in maniera violenta. Paradossalmente, la mancanza di ribellione, anche con l’uso delle armi, è il motivo per cui molti sopravvissuti allo sterminio vivranno con enormi sensi di colpa per non aver colto nessuna occasione per reagire al massacro che i Nazisti avevano operato con ferocia industriale su di loro. L’episodio dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia, cominciata con quattro pistole detenute “illegalmente” dagli Ebrei del ghetto polacco che riuscirono per tenere testa per settimane a reparti di SS armati di tutto punto e appoggiati da blindati, dimostra che una resistenza era possibile e che non si era agnelli inermi destinati al mattatoio. Lo stesso biografo indiano fa notare che Gandhi parlava per principio preso, senza avere la minima cognizione del fatto che se Hitler aveva potuto fare quello che aveva fatto al popolo ebraico è perché questo si era lasciato stritolare senza accennare la minima reazione.