Note storiche sulla nascita di Israele

a cura di PaoloAR15

 

Presenza del popolo ebraico in terrasanta

Contrariamente a quanto si può credere, gli Ebrei non si sono mai mossi dalla loro terra.

Flavio Giuseppe, lo storico di origini ebraiche che seguì l’assedio di Masada (Metzadah in ebraico) al seguito dei Romani descrive nelle sue cronache gli ultimi giorni dei due regni ebraici esistenti: il Regno di Israele e quello di Giuda. I due regni si collocano sia sulla riva est del Giordano (parte dell’attuale Giordania) che su quella ovest e la costiera mediterranea, l’attuale Israele e i Territori Occupati.

Con la distruzione del Tempio a Gerusalemme, avvenuta nel 70 a.C., e la presa di Masada nel 72 a.C. gli Ebrei cessano di esistere in Terrasanta?

No

Ma i Romani avevano la mano pesante con chi gli si ribellava, e per sfuggire alla punizione imperiale gli Ebrei si dispersero nei paesi limitrofi, e mano a mano le propaggini della popolazione ebraica estesero le loro tracce sin nella remota Africa Equatoriale.

I Romani, per colmo di ignominia, cancellarono i due regni ebraici e diedero alle quelle terre il nome di Palestina.

Nonostante tutto, però, uno zoccolo duro di popolazione ebraica rimase ugualmente, e venne sottoposto a tutte le convulsioni della tormentata storia di quella terra. Arrivarono gli Islamici di Solimano, poi ancora i Cristiani con le Crociate, poi, con la vittoria ai Corni di Hittim, il dominio dell’Impero Ottomano, che doveva durare fino al 1917, quando il Generale Allenby cacciò definitivamente i Turchi.

Nel frattempo le pulizie etniche operate dagli Arabi ed in particolar modo dai Cristiani avevano ridotto la popolazione ebraica a resistere nella loro terra in soli quattro insediamenti: Gerusalemme, Safed, Tiberia e Hebron.

L’avvento del Sionismo

Saltiamo un po' di secoli ed arriviamo al processo Dreyfuss: un ufficiale francese ebreo viene ingiustamente condannato per un tradimento mai commesso e deportato all’Isola del Diavolo. Il forte sentimento antisemita che si agita in Europa, dove a quello tradizionale di matrice religiosa se ne affianca uno politico e sociale di matrice marxista, e che precede e segue l’evento, convince un giornalista polacco, Theodor Herzl, che la volontà di integrazione degli Ebrei nelle società Europee ed in Russia sia destinati comunque a fallire. Nasce l’idea del Sionismo, dell’aliyah. Aliyah significa, in ebraico, “risalita”: risalita dalla condizione misera in cui la società non ebraica pone l’Ebreo da 20 secoli. Il fondamento del Sionismo è il ritorno alla terra che origina tutta la cultura ebraica, il ricongiungimento con i fratelli che non se ne sono mai andati, la redenzione della terra, la costituzione di uno stato dove, finalmente, la cultura ebraica non sia più costretta a vivacchiare discriminata.

Le aliyot

La prima aliyah, o immigrazione di massa, è del 1886 e fallisce miseramente: gli Ebrei non hanno ne i mezzi ne la mentalità per far fiorire i loro progetti in quella terra tanto ostile. Non sanno maneggiare armi, non sanno coltivare la terra, non riescono ad far espandere i loro commerci perché non c’è nessuno con cui commerciare.

Nel 1920 c’è la seconda ondata: questa volta, con l’istituzione della comune agricola (kibutz) le cose cominciano ad andare diversamente. Mentre prima dell’immigrazione ebraica la popolazione totale della Palestina (non contando la Trangiordania…) era di 250.000 anime, di cui 50.000 Ebrei, e gli arabi preferivano emigrare altrove, tanto da far descrivere a Mark Twain quelle regioni come desolate e neglette, con l’alyiah del 1920 i commerci e l’agricoltura cominciano a fiorire. Terre paludose da secoli, come la valle di Hula o quella di Yzreel, vengono bonificate e rese fertili. Gli arabi invertono la tendenza e cominciano a reimmigrare in Palestina da tutti i paesi arabi adiacenti.

Dal 1920 al 1940 gli Ebrei acquistano una quantità enorme di terre dai latifondisti arabi che fanno la bella vita a Damasco od a Beirut, arrivando a pagarle fino a 40 volte il prezzo corrente.

Il pogrom arabo del 1920 spazza via la comunità ebraica di Hebron, la più antica in Terrasanta, e convince gli Ebrei Palestinesi che è ora di sapere come maneggiare le armi, visto che gli Inglesi si limitano a fare spallucce e si muovono solo quando i massacri toccano i loro interessi.

Viene costituito un esercito clandestino denominato Haganah (Difesa) che diverrà il nucleo del futuro esercito israeliano. Giudicato troppo morbido nella sua azione da alcuni estremisti ebraici, c’è una scissione in due ulteriori minuscole frazioni armate: l’Etzel ed il Lehi. Queste due agiranno, molte volte e nonostante il divieto dell’Haganah, come vere e proprie unità terroristiche, il cui culmine sarà l’attentato dinamitardo all’Hotel King David, il quartier generale inglese a Gerusalemme, che procurerà 91 morti, in minima parte britannici.

Il Nazismo e la 2° Guerra Mondiale

Gli eventi in Europa precipitano: il Nazismo rende esplicite le sue intenzioni verso il mondo e verso gli Ebrei. Non si parla ancora di Shoah, ma mentre la Gestapo viene contattata dal Mosad Alyah Beth, l’organizzazione clandestina che cura l’immigrazione in Palestina, e rilascia visti di uscita agli Ebrei Tedeschi ben contenta di toglierseli dai piedi, nel 1937 a Gerusalemme scoppia la rivolta araba sobillata dal Muftì della città Hajj-al-Husayni, antisemita ed al soldo delle SS di Hitler, che ha come oggetto l’eliminazione degli Ebrei in Palestina. Per tutta risposta gli Inglesi bloccano l’immigrazione ebraica e reprimono ferocemente la rivolta, che si protrarrà a tutto il 1939. Alla fine del 1944 Churchill si ricorda che, in fondo, le maggiori vittime della ferocia nazista sono gli Ebrei e permette la costituzione di una Brigata Ebraica in seno all’esercito britannico, costituita da Ebrei Palestinesi, che si distingue nella campagna d’Italia. Gli ufficiali e i sottoufficiali della Brigata Ebraica sono tutti membri dell’Haganah, che incoraggia gli Ebrei ad apprendere l’arte del combattimento.

La nascita dello Stato di Israele

 La rivolta del 1937-39 ha lasciato un lungo solco di odio fra Ebrei ed Arabi in Palestina. Dopo il 1945 le ostilità tra le due comunità riprendono con violenza tanto che le neonate Nazioni Unite, constatando l’impossibilità per Ebrei ed Arabi di vivere nella stessa nazione, approveranno nel marzo del 1947 una risoluzione dell’Assemblea Generale che divide la Palestina in DUE stati: uno arabo a minoranza ebraica ed uno ebraico a minoranza araba, fianco a fianco. Questa risoluzione, che avrebbe fatto nascere oltre ad Israele anche lo Stato di Palestina, a tutt’oggi non è ancora stata accettata dalla Lega Araba, contrariamente ad Israele che la ratificò immediatamente. La non accettazione di questa risoluzione da parte araba creerà il lungo conflitto arabo-israeliano ed il problema dolente dei profughi palestinesi.

Il 14 maggio 1948 David Ben Gurion, in un discorso radiofonico, proclama la nascita dello Stato di Israele. L’Haganah, il cui nerbo sono i provati combattenti della Brigata Ebraica, riesce a resistere all’attacco sferrato poche ore dopo da ben cinque paesi arabi: Egitto, Giordania, Irak, Siria e Libano. Il 31 maggio 1948 l’Haganah cessa di esistere e nasce Tzaha’l (Tzava Haganah l’Yisrael, Esercito di Difesa d’Israele) l’esercito nazionale d’Israele. Praticamente privo di aerei, di carri armati e di artiglieria, Tzaha’l riesce a rovesciare le sorti della guerra, e ad allargare i confini dello Stato di Israele ben oltre quelli stabiliti dalla partizione dell’ONU sulla Palestina. Nel contempo due episodi che vedono protagoniste le fazioni estremiste ebraiche, la strage del villaggio arabo di Deir Yassin, perpetrata dal Lehi, e della nave Altalena carica di armi che l’Etzel si rifiuta di consegnare all’IDF,  forniscono al governo israeliano l’occasione per togliere di mezzo una precoce minaccia interna all’unità del giovane stato ebraico. Un giovane ufficiale dell’IDF, Ytzchach Rabin, ordina di sparare sui ribelli dell’Etzel che non vogliono consegnare le armi. Questi hanno numerosi morti e debbono arrendersi: l’Etzel sparisce così per sempre ed i superstiti vengono incorporati nell’IDF. Per il Lehi le cose vanno diversamente. Scoperta la strage di Deir Yassin, il governo israeliano convoca le agenzie dell’ONU e della Croce Rossa per far constatare i tragici fatti: 254 morti, tra donne uomini e bambini, sono scoperti tra le rovine del villaggio. Per un giovane Menachem Begin e la sua fazione comincia una lunga stagione di delegittimazione politica che si concluderà solo dopo il 1973, dopo 25 anni di purgatorio alla Knesset, il parlamento israeliano. Nel marzo del 1949 i confini dell’armistizio verranno ratificati ed inizierà un periodo caratterizzato da tentativi malriusciti di Israele di uscire dall’isolamento (1956) e di tentativi disastrosi degli Arabi di eliminare l’entità sionista (1967 e 1973).

Una nota su Gandhi

Esiste una lettera, credo datata 1933 o 1936 (viene riportata sulla biografia ufficiale di Gandhi ed è riportata su questo sito nella pagina dedicata al Mauser israeliano) che esorta gli Ebrei a non reagire alle persecuzioni Naziste in maniera violenta. Paradossalmente, la mancanza di ribellione, anche con l’uso delle armi, è il motivo per cui molti sopravvissuti allo sterminio vivranno con enormi sensi di colpa per non aver colto nessuna occasione per reagire al massacro che i Nazisti avevano operato con ferocia industriale su di loro. L’episodio dell’insurrezione del Ghetto di Varsavia, cominciata con quattro pistole detenute “illegalmente” dagli Ebrei del ghetto polacco che riuscirono per tenere testa per settimane a reparti di SS armati di tutto punto e appoggiati da blindati, dimostra che una resistenza era possibile e che non si era agnelli inermi destinati al mattatoio. Lo stesso biografo indiano fa notare che Gandhi parlava per principio preso, senza avere la minima cognizione del fatto che se Hitler aveva potuto fare quello che aveva fatto al popolo ebraico è perché questo si era lasciato stritolare senza accennare la minima reazione.