SKS  “type 56” cinese

 

Ah... un SKS Norinco!

Ebbene no, non è un Norinco... o meglio, è una VERA ex ordinanza, e non una replica per il mercato civile!

Lo so che per noi italiani gli SKS cinesi sono identificati quasi sempre come Norinco, ma qui non stiamo parlando di una replica moderna di un fucile militare, che è una un fucile quasi identico all'originale ma privo di storia... ma di una vera ex ordinanza, un fucile prodotto nel 1967, in piena Guerra del Vietnam, quando ancora i cinesi rifornivano di armi i vietcong (e tutti gli SKS forniti ai Vietcong erano prodotti all'Arsenale di Stato 296), quando ancora si usavano legni scuri, e quando ancora si usavano le viti al posto dei rivetti!

Nel 1972 i cinesi avrebbero modificato gli SKS dotandoli di un caricatore prismatico amovibile (modello 68/72) con un maggior numero di colpi e soprattutto dotandoli del tiro a raffica. Nel 1973 poi avrebbero “standardizzato” il sistema di alimentazione per utilizzare gli stessi caricatori del Kalashnikov, che avevano affiancato al fucile SKS, e che fornivano in considerevoli quantità ai paesi “amici”.

Beh, vediamo come si é arrivati alla produzione cinese del fucile SKS... si era nel 1953, e l'URSS e la Cina si stavano avvicinando politicamente. La prima collaborazione riguardò la produzione in Cina del Mosin Nagant 44, denominato dai cinesi “modello 1953”.

Da qui alla produzione del semiautomatico SKS il passo fu breve. In effetti all'inizio si trattò di una produzione russa effettuata in territorio cinese, e generalmente ci si riferisce a questa versione piuttosto rara, che usava una numerazione dell'arma con caratteri cirillici e numeri (tipicamente russa), come “SKS cino-russo”.

Passato poco più di un anno, con le maestranze cinesi ormai rese autonome, i russi se ne andarono, e cominciò la storia del “modello 1956”.

Inizialmente era distinguibile dal modello 45 russo solo per pochi particolari e per i diversi punzoni. Infatti per otto lunghi anni i cinesi produssero gli SKS con la classica baionetta a lama tipica della produzione russa, limitandosi a modifiche molto marginali tese ad una semplificazione produttiva, come l'eliminazione di alcune fresature di alleggerimento.

Il nono anno, nel 1965, la baionetta a lama fu sostituita dalla baionetta “a spiedo”, che i collezionisti più snob definiscono “a sezione cruciforme”.

Scusatemi... io parlo come mangio! E comunque, chiunque abbia visto almeno una volta un Mosin Nagant 44 o un SKS civile della Norinco sa di che tipo di baionetta parlo! E chi non lo sa... trova comunque le foto su questa pagina.

Peraltro non si trattava di una novità per la carabina SKS, visto che i primissimi esemplari di SKS russi avevano proprio questo tipo di baionetta, che fu successivamente sostituita dalla baionetta a lama.

Il fucile fotografato qui sotto é stato prodotto nel 1967 e la calciatura mostra chiaramente che non ha passato la sua vita in un magazzino, anche se la canna é in condizioni ottime. La baionetta é già del nuovo tipo, adottato due anni prima. La calciatura é di legno scuro, contrariamente al legno chiaro delle attuali calciature commerciali.

Le fresature di alleggerimento sono ormai solo un ricordo, e sono state abbandonate in nome della velocità di produzione. Sopravvivono invece alcuni particolari essenziali, come la vite che serve da perno per la baionetta, che nelle versioni commerciali moderne é stata sostituita da un rivetto, forse contando sul fatto che un civile non avrà mai bisogno di sostituire la baionetta, che sopravvive ormai soltanto per ragioni estetiche!

 

Cominciamo a guardare l'azione, e già ci rendiamo conto che le bruniture sono decisamente "vissute", ma le bruniture mancanti e le camolature sul fondello del caricatore non sono inestetismi o imperfezioni, ma residui visivi di storia vissuta.

 

 

Qui l'otturatore è aperto, e si notano i segni lasciati dall'utensile, che sono la conseguenza di una produzione all'insegna della quantità, tipica della situazione storica di quel periodo e della destinazione militare del fucile.

 

 

L'alzo è quanto di più "classico" possiamo trovare in un SKS, e l'unica particolarità che possiamo osservare è che troviamo un simbolo che sembra una "U" squadrata e rovesciata che indica che il fucile è nato per l'uso militare, mentre i fucili prodotti per l'esportazione erano marcati con una "D" in caratteri europei. Si nota anche il punzone con le ultime cinque cifre del numero di matricola. 

 

 

La vista laterale mette in evidenza ancora una volta la necessità di produrre tanto ed in pochissimo tempo, tralasciando completamente la qualità delle finiture quando queste non fossero strettamente necessarie per il buon funzionamento dell'arma.

 

 

I punzoni sul lato sinistro ci parlano... e ci dicono in che arsenale (il triangolo) è stata costruita l'arma (anche se i cinesi ancora oggi continuano a tenere segreti questi dati militari di quasi mezzo secolo fa!)... ci dicono, sia pure con degli ideogrammi, che si tratta di un fucile "tipo 1956", ed il numero di serie può essere interpretato. Infatti le ultime sei cifre indicano che questo è il fucile numero 376266 prodotto nel dodicesimo anno di produzione (il 1956 era stato considerato l'anno "zero", ed i fucili prodotti nel 1956 riportano solo una matricola di sei cifre senza l'indicazione dell'anno) e se l'anno "1" corrisponde al 1957, l'anno "11" (prime due cifre del numero di serie) corrisponde al 1967.

Se poi consideriamo che il numero di serie "annuale", sulla base di osservazioni americane, non è mai arrivato a 400.000, possiamo anche azzardarci a stabilire che questo fucile è stato prodotto nell'ultimo o penultimo mese del 1967.

La produzione del fucile "tipo 56" è iniziata nel 1956 ed è terminata nel 1971.

Sui legni si nota un triangolo con un numero. Praticamente i "punzoni di ispezione" sono quasi ovunque, a testimoniare un controllo costante su tutte le parti che compongono il fucile. Eppure questo "stona" molto con le semplificazioni costruttive e con le rifiniture quasi assenti, e ci porta a pensare che in effetti l'arsenale provvedesse soltanto alla produzione delle parti principali, e che molte parti dell'arma fossero prodotte da sub-fornitori esterni, e che per questa ragione si perdesse tanto tempo ad apporre punzoni per certificare la qualità delle parti prodotte esternamente all'arsenale.

 

 

E' monomatricola? Decisamente si... la matricola è punzonata quasi ovunque, anche sul fondello del caricatore (che mostra qualche camolatura, che la fotografia digitale tende a mettere in risalto)...

 

 

riportando il numero di matricola anche sulla guardia del grilletto...

 

 

e sulla pala del calcio.

 

 

Ma torniamo per un attimo a rivedere il punzone dell'arsenale, che è un triangolo all'interno del quale possono esserci numeri o simboli (in alcuni casi al posto del triangolo troviamo un rettangolo). In questo caso troviamo il numero "26" stilizzato inscritto in un triangolo, e corrisponde all'Arsenale di Stato numero 296 conosciuto allora anche con la denominazione civile di "Fabbrica di macchinari Jianshe".

Oggi non è pù un arsenale ma è ancora in attività con la denominazione di "Jianshe Industrial Group Corporation" e non produce più fucili ma motociclette, in joint venture con la giapponese Yamaha.

Era il più vecchio Arsenale di Stato cinese ed era stato realizzato prima della Seconda Guerra Mondiale dal Governo Nazionalista. Contrariamente agli altri arsenali, che erano generalmente situati in località semi-sperdute, questo si trovava alla periferia della città di Chongjing.

Fu il primo arsenale cinese a produrre le carabine SKS (con l'assistenza delle maestranze russe), e la produzione andò avanti dal 1956 fino all'inizio degli anni settanta del ventesimo secolo. L'Arsenale 296 ha prodotto anche le mitragliatrici pesanti modello 67-2, i fucili sniper modello 79 (copia cinese del fucile Dragunov russo) ed il fucile automatico da assalto modello 81.

Ma già attorno al 1966 alcuni dei tecnici più esperti dell'Arsenale 296 erano stati trasferiti in un nuovo arsenale, l'Arsenale di Stato 976 (il simbolo è un triangolo con all'interno il numero stilizzato 416), che era stato realizzato in una zona montagnosa difficilmente accessibile nella provincia dello Shandong.

Questo nuovo arsenale era stato costruito dal nulla, senza alcun aiuto da parte di altri Paesi. Non so se ancora questo arsenale produca armi militari, ma nel 1987 (quando l'hanno visitato Kehaya e Poyer, autori dell'ottimo libro americano "The SKS Carbine" edito dalla North Cape Publications) lo stabilimento produceva ancora carabine SKS sia per l'Armata Popolare Cinese che per l'esportazione, e produceva anche le versioni cinesi dei fucili d'assalto AK 47. Ovviamente la carabina SKS prodotta a fini militari nel 1987 non era più la "tipo 56", ma una versione più moderna dotata di tiro a raffica.

 

 

Qui possiamo vedere la parte anteriore del fucile, con la baionetta ripiegata. Si nota che la baionetta è fissata con una vite, sostituita nei modelli civili da un rivetto. Questo tipo di baionetta è stata adottata (o ri-adottata, visto che era già stata usata dai russi sui primissimi SKS e dai russi e dai cinesi sui Mosin Nagant) nel 1965.

 

 

Ecco qualche dato sul fucile SKS cinese "tipo 56":

 

Calibro

7,62x39

Alimentazione

caricatore interno da 10 colpi

Peso (a vuoto)

Kg. 3,8

Lunghezza fucile

cm. 102

Lunghezza canna

cm. 52

Rigatura canna

destrorsa, 4 principi di rigatura

Cadenza di fuoco

20 colpi al minuto

Distanza utile massima

m. 400

Periodo di produzione (versione militare)

dal 1956 al 1971