SKS 59/66A1 (slavo)

Polavtomatska Puska (PAP) 59/66A1

 

Scheda di Absolut - arma fotografata della sua collezione privata.

 

Di una carabina molto simile a questa avevo già parlato in un'altra scheda dedicata alla SKS 45, la progenitrice russa, progettata da Sergei Gavrilovich Simonov, che ebbe vita breve in patria in quanto presto sostituita dal Kalashnikov AK 47. Ma avevo anche detto che la vita della carabinetta russa era andata ben oltre a quei quattro anni di "interregno" tra il Tokarev SVT 40 ed il Kalashnikov AK 47 (la SKS 45 è entrata in produzione nel 1949, ed è stata sostituita come arma in dotazione all'Armata Rossa nel 1953 dall'AK 47) . L'abbiamo ritrovata in Corea, in Vietnam... l'hanno usata i cinesi per anni ed anni e ne hanno addirittura realizzato una versione full auto.

E chi pensa che le SKS siano tutte nelle collezioni di ex ordinanza... farà bene a dare una occhiata qui, ed a considerare che la foto è del dicembre 2000:

 

 

Una versione della carabina SKS è stata prodotta anche in Yugoslavia (e quella al centro nella foto qui sopra pare proprio la versione slava!). 

Stiamo parlando della Yugoslavia di Josip Broz, detto "Maresciallo Tito"... di quella Yugoslavia che aveva continuato a produrre dei cloni di Mauser K98 anche dopo la Seconda Guerra Mondiale, pur chiamandoli "M48".

E la storia della SKS slava parte proprio subito dopo la Seconda Guerra Mondiale... gli Yugoslavi avevano combattuto contro gli italiani ed i tedeschi, ed i vincitori si sentivano "magnanimi", e preferivano girare la testa dall'altra parte per non dovere vedere qualche "intemperanza" come la pulizia etnica fatta dai titini contro gli italiani e l'infoibamento di un numero impressionante di civili italiani!!!

Lo so... su questo argomento sono sempre particolarmente caustico, e forse lo sarebbero anche tanti altri, se solo si ricordassero, almeno di tanto in tanto, di essere Italiani!

Ma per gli americani... in fondo gli Yugoslavi erano "alleati", erano in una posizione geograficamente strategica, e poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale furono abbondantemente riforniti di Garand in quanto "paese amico", e soprattutto per cercare di tenere la Yugoslavia al di fuori del patto di Varsavia.

Molte delle informazioni qui di seguito sono state fornite dal curatore del settore armi del Museo Nazionale di Storia Contemporanea slavo.

Siamo all'inizio degli anni sessanta del ventesimo secolo, ed i generali di Tito stanno considerando l'ipotesi di modificare i Garand in dotazione per trasformarli in una configurazione simile a quella del BM59, il "fal" italiano.

Ma Nikita Krushov non vedeva l'ora di legare, sia pure in modo "informale", la Yugoslavia al Patto di Varsavia, ed offrì al governo titino un impianto completo per la produzione degli SKS a costo zero.

Sulle ceneri del vecchio arsenale serbo di Kragujevac era già stato impiantato sin dal 1947 un complesso industriale multifunzione denominato "Preduzece 44" che produceva anche prodotti civili, come moto, parti di auto, motori... e prodotti militari come le armi. Nel 1953 il "Preduzece 44" fu trasformato in una semi-cooperativa sotto il controllo statale, e prese il nome di Zavodi Crvena Zastava. Solo per la cronaca... lo stabilimento continuò a produrre anche armi fino al 1998, quando fu distrutto da uno dei bombardamenti americani della Serbia.

Nel 1960 a Zastava si cominciarono a produrre gli SKS, ancora denominati "modello 59" e molto simili agli SKS russi, e l'anno dopo cominciò la produzione in serie. Rispetto all'SKS russo cambiavano un paio di particolari, cambiava il tipo di essenza usata per la calciatura, ma le differenze erano minime. Quando la produzione terminò nel 1967 ne erano stati prodotti 226.560 esemplari.

Nel 1966 l'M59 fu modificato integrando un lanciagranate in grado di utilizzare le granate NATO, oltre all'aggiunta di un mirino lanciagranate. Questa modifica rese la carabina, denominata M59/66, circa 4 centimetri più lunga di quella sovietica. La successiva modifica fu relativa all'aggiunta di punti di riferimento al trizio sugli organi di mira, aggiungendo un mirino di tipo "flip-up" facilmente visibile in condizioni di assenza di luminosità, e questa versione fu denominata M59/66A1. 

La produzione degli M59/66 e degli M59/66A1 iniziò nel 1967 e terminò nel 1970, con una produzione di circa 169.000 pezzi destinati all'esercito ed alla polizia, oltre ad una consistente esportazione che si stima in circa 100.000 pezzi, in questo caso riconoscibili dalla calciatura in legno di teak.

Per la cronaca... lanciare una granata non era cosa agevole... significava vuotare il caricatore, girare il pulsante per bloccare la presa di gas, inserire una singola munizione lanciagranate, inserire la granata sul tubo fissato in volata e, una volta tirata, scarrellare per estrarre il bossolo, visto che il semiautomatismo era bloccato. A questo punto, rigirare il pulsante per riattivare la presa di gas.

Ma questi sono problemi che in Italia noi non abbiamo, visto che per potere essere importate, le SKS slave sono state "demilitarizzate" asportando il tubo lanciagranate ed anche l'alzo specifico.

Sui forum americani si nota spesso che le SKS slave sono piuttosto "snobbate". Fondamentalmente hanno un difetto progettuale, perché, a causa dell'alto costo del cromo, il tubo della presa di gas non è stato cromato all'interno. A noi in Italia non crea grossi problemi, visto che le munizioni surplus russe (corrosive) sono introvabili o quasi, e quindi non le usiamo. Al contrario in USA, dove si utilizzano principalmente munizioni surplus militari dell'ex Patto di Varsavia (corrosive) in 7,62x39, questo problema è molto sentito.

Adesso... diamo una occhiata alla mia. L'azione (notare le parti non brunite):

 

 

 

l'alzo

 

 

la mira notturna

 

 

e la mira diurna (con quella notturna abbassata)

 

 

un dettaglio della pala del calcio, con la ri-punzonatura della matricola, dove si nota il calciolo in gomma

 

 

ed un dettaglio della parte anteriore dell'arma, che evidenzia le assenze (rese necessarie dalla Legge italiana) del tubo lanciagranate e del relativo alzo

 

 

e qui... una "comparazione"  tra la SKS 45 e la SKS-Zastava 59/66A1

 

 

ancora una comparazione, questa volta relativa alla parte anteriore per mettere in evidenza le differenze degli organi di mira anteriori, il pulsante di blocco della presa di gas (presente solo sulla slava) e la diversa conformazione della carenatura nella zona della presa di gas  (in alto la 59/66A1 slava, in basso la 45 russa)

 

 

E adesso qualche dato relativo alla SKS 59/66 e SKS 59/66A1:

 

Calibro 7,62x39 mm.
Peso 4,1 Kg
Semiautomatismo a presa di gas
Lanciagranate Standard NATO 22 mm.
Lunghezza arma 112 cm.
Canna 56 cm. - 4 rigature destrorse
Caricatore 10 colpi
Baionetta incorporata con lama da 29 cm.