OLIATORI PER FUCILE DEL REGNO
UNITO
Una storia infinita...
Di Alessandro Sergi (gli oliatori fotografati appartengono alla collezione
dell'autore).
Dal 12 agosto 1889, data in cui veniva messo in produzione l'oliatore MKI per
Lee Metford (come recita la circolare dell'esercito numero 5877...) fino a ben
oltre la Seconda Guerra Mondiale, poco è cambiato nella foggia degli oliatori
inglesi; nel corso degli anni si sono un po' accorciati, hanno perso qualche
raffinatezza (il tappo a pomolo zigrinato squisitamente vittoriano dei MKI e
MKII) e nel tempo il lucido ottone è stato sostituito da materiali meno pregiati,
come l'alluminio, la bakelite e la plastica.
Nella sostanza, però, l'oliatore è sempre rimasto un piccolo tubicino con un
tappo ed un'astina per il prelevamento del lubrificante. Non sarà il massimo
dell'originalità, ma ha assolto il suo dovere per diverse generazioni.
Sono marchi e punzoni a costituire la vera attrattiva di questo accessorio,
molti ormai identificati con sicurezza, altri di oscuro significato ed altri
ancora da scoprire.
Riguardo agli oliatori MKIII (1899-1906) e MKIV (1906-WWII e oltre), ossia
quelli in ottone, possiamo anche imbatterci in stranezze ed alterazioni della
forma canonica, specialmente per quegli esemplari prodotti nei vari paesi del
Commonwealth.
Ecco quindi alcuni spunti per il collezionista alla ricerca di particolarità ed
aspetti poco considerati di questi interessanti accessori
Un classico oliatore inglese, un MKIV (in alto e nella foto
singola, aperto), a confronto con un oliatore sudafricano (in basso) dalla forma
bizzarra, con il tappo di diametro maggiore del normale e di ridotto spessore.
La filettatura per avvitare il tappo sembra essere realizzata dal pieno, invece
che riportata e saldata con lo stagno, e non vi è la guarnizione di tenuta.
Questo invece è un oliatore...dimezzato!
Invece
dei 95mm circa dei consueti MKIII e MKIV ne misura circa la metà. Il tappo non
ha la guarnizione e l'astina per l'olio è assente.
Si tratta di un oliatore con marchi indiani, ed è difficile stabilire se si
tratti di una modifica da campo o di una sorta di "artigianato locale"; molti
oliatori, sia durante la WWI che successivamente, furono convertiti in accendini,
ed è facile supporre che questo genere di "trench art" abbia potuto produrre
innumerevoli alterazioni.
Sempre in tema di oliatori "coloniali", ecco un classico esempio di produzione
indiana: lavorazione approssimativa, numerosi segni di lima e stagnature
abbondanti.
Si vede
bene come il fondello e il bordo filettato che accoglie il tappo siano parti
prodotte separatamente dal corpo. Oliatori così grezzi sono stati prodotti in
India e Sudafrica, mentre quelli canadesi rivaleggiano con i loro fratelli
inglesi per accuratezza e finiture.
Sebbene meno diffusi tra i collezionisti dei loro antenati di ottone, gli
oliatori MKV (prodotti dalla WWII fino alla fine degli anni '70) hanno anche
loro un buon numero di marchi e punzoni, spesso poco visibili a causa del
materiale, plastica o bakelite (i pochi oliatori MKV in alluminio sembra non
abbiano marchi).
"DCP" è un marchio tra i più frequenti, la freccia che attraversa la C fa
pensare a materiale canadese (che appunto utilizzava la "broad arrow" inglese
sempre iscritta dentro una C) .
I
marchi dei produttori si incontrano sia sul tappo che sul fondello e sono tutti
in rilievo, ossia pensati in fase di stampaggio e non impressi a prodotto finito
(cosa peraltro difficile sulla bakelite, che è materiale molto rigido e
resistente al calore).
Questi non sembrano marchi di produttori, che quasi sempre fanno ricorso a sigle,
loghi e acronimi.
Paiono
invece numeri di stampo, un riferimento per indicare il lotto di produzione. Ve
ne sono ad una, due e tre cifre.
Gli stessi numeri di stampo si riscontrano sui tappi.
Le
cifre e le sigle sui tappi degli oliatori in ottone non hanno invece niente a
che vedere con la catena di produzione. Venivano infatti posti dagli armieri e
rappresentano i numeri di rastrelliera, di matricola del fucile e del reparto di
appartenenza. Questa pratica fu presto abbandonata durante la WWI, quindi le
punzonature sono molto più frequenti sugli oliatori MKIII e sui primi MKV.
E per concludere ecco due posti dove pochi posano lo sguardo!
I numeri di stampo si trovano anche all'interno del tappo (qui spesso sono codici alfanumerici)
e sul "cucchiaio" di prelevamento dell'olio.