La mia etica in materia di ex ordinanza

 

di Absolut - arma fotografata della sua collezione privata.

 

Vorrei chiarire la mia posizione in tema di collezionismo di armi ex ordinanza, e quella che io considero l'etica del collezionismo. Ovviamente non si tratta di farina del mio sacco... le mie posizioni in tema di collezionismo sono le stesse di tanti altri collezionisti sparsi per il mondo con i quali ho la fortuna di confrontarmi abbastanza spesso. Non ho la pretesa di scrivere un decalogo, ma solo di elencare le linee guida alle quali ho intenzione di attenermi, ed alle quali tanti altri amici collezionisti si attengono.

Io non vendo armi, e le armi non fanno in alcun modo parte del mio lavoro, ma sono un appassionato di tiro e di storia, ed il collezionismo di ex ordinanza mi permette di coniugare entrambe queste passioni. Il problema è che non sempre è chiaro cosa è "ex ordinanza" e cosa non lo è, e mi pare doveroso chiarire cosa significa per me il collezionismo di ex ordinanza.

Qualcuno si sarà forse accorto che su alcune armi presenti sul sito è stata cancellata una parte della matricola, e non c'è più alcun riferimento al fatto che l'arma fa parte della mia collezione. Dipende dal fatto che di recente ho deciso di organizzare la mia raccolta secondo principi che io considero logici e che rispondono alla mia etica collezionistica, cedendo l'arma perché non faceva parte del mio modo di "collezionare", e credo di dovere fornire una spiegazione.

Cominciamo con il chiarire che, a parte rari esemplari di armi corte, io colleziono fucili, prediligendo gli esemplari in dotazione alle truppe semplici, evitando fucili sniper, spesso molto costosi, che venivano dati in dotazione a soldati che facevano parte di unità di elite. Sono fucili che quasi sempre erano riservati a missioni particolari, in mano a militari particolari.... e sono fucili che di rado si vedevano in trincea, e che avevano un impiego di tipo, appunto.... elitario.

Paradossalmente... sono tra i fucili più costosi, e contemporaneamente forse i meno ricchi di storia. Se io intendessi il collezionismo come "investimento", probabilmente comprerei fucili sniper. Ma io intendo il collezionismo come ricerca e conservazione storica, e quindi è raro che io compri uno sniper.

Io sono appassionato di storia, e le guerre fanno parte della Storia, e spesso l'hanno scritta.

L'arma individuale secondo me oggi non ha più molto senso, se non per una difesa individuale immediata... le armi individuali, lunghe o corte, oggi non sono più quelle che fanno vincere o perdere le battaglie, e quindi a mio parere la loro importanza è diventata oltremodo marginale nel raggiungimento di un obbiettivo bellico.

In effetti... se diamo un'occhiata, a grandi linee, allo sviluppo delle armi da fuoco a partire dal diciannovesimo secolo, vediamo che il concetto di arma lunga è molto cambiato. Il diciannovesimo secolo inizia con le armi ad avancarica, che consentono volumi di fuoco estremamente limitati, stante la necessità di ricaricare ogni colpo introducendo separatamente polvere e palla direttamente dalla volata, e comprimendo il tutto con una robusta bacchetta.

Inoltre la precisione è fortemente inficiata dall'utilizzo della polvere nera che non consente tiri tesi, e lascia sulla superficie interna della canna grosse quantità di residui incombusti che, in combattimento, devono essere rimossi per potere camerare la palla successiva. Questo spinge all'utilizzo di diametri di palla notevoli, e soprattutto costringe ad un "lavaggio" della canna per eliminare i residui... fino ad arrivare, ed è realmente successo, a dover orinare nella canna del fucile durante una battaglia per eliminare i residui carboniosi depositati sulla canna.

Il passo successivo, e siamo alla metà del diciannovesimo secolo, è il passaggio dall'avancarica alla retrocarica. Non è più necessario infilare polvere e palla dalla volata, ma si può caricare il fucile direttamente dalla parte posteriore, con una conseguente maggiore velocità di ripetizione del colpo. Anche le polveri si sono affinate, ed i diametri delle palle si sono un po' ridotti.

Gli appassionati di avancarica mi odieranno per avere dimenticato il passaggio dai fucili a pietra a quelli a luminello, ma personalmente considero questo passaggio un salto "logico" e non "tecnologico", e quindi per certi versi una innovazione minore.

Nell'ultimo trentennio del diciannovesimo secolo, arrivano i fucili a ripetizione semplice. Utilizzano una cartuccia con bossolo metallico e permettono di caricare più colpi contemporaneamente e di spararli uno ad uno con un movimento che consente l'espulsione del bossolo sparato ed il caricamento della munizione successiva. I tiri a lunga distanza hanno ancora esiti abbastanza aleatori, vista la notevole "caduta" delle pesanti munizioni di grosso calibro. In linea di massima... è a partire dalle armi di quest'epoca che mi interessa l'aspetto collezionistico.

Arriva il 1884, anno della grande svolta. Un chimico francese, Paul Vielle, inventa la polvere infume, che permette una drastica riduzione dei residui di combustione lasciati sulla canna, e quindi la possibilità di utilizzare calibri inferiori, con palle più leggere e traiettorie decisamente più tese. Forse è stato questo il periodo d'oro della storia delle armi lunghe. In questo periodo c'è stata la grande corsa alla produzione di nuovi fucili, ed alla creazione di nuove munizioni adatte alla polvere infume. A lavorare ai numerosi nuovi progetti, ci sono creatori i cui nomi sono noti anche da chi non si interessa di ex ordinanza o di balistica, e sono nomi del calibro di Mauser, di Mannlicher e, perché no... di Carcano e di tanti altri.

Diciamo che gli ultimi 14 anni del diciannovesimo secolo sono stati oltremodo prolifici per la produzione di armi lunghe militari. Inoltre in molti arsenali si trasformano armi a polvere nera in armi a polvere infume, a volte inventando nuovi calibri di dimensioni inferiori a quelli usati precedentemente, o ricamerando armi a polvere nera in neonati calibri per polveri infumi.

Dal 1886 al 1917 appare quindi il tipo di fucile che troveremo poi impegnato nella Grande Guerra, una guerra combattuta in trincea, dove ad un'arma individuale era richiesto un tiro utile decisamente elevato, fino a 1.200 metri ed oltre. Ancora le armi lunghe individuali erano armi che decidevano l'esito delle battaglie.

Finita la Grande Guerra... anche se tutte le nazioni continuavano gli esperimenti su nuove armi lunghe, non ci furono grandi mutamenti, a parte qualche opera di "restyling" e rari casi di adozioni di armi concettualmente "nuove", armi rimaste celebri per l'innovazione, come il fucile M1 americano detto "Garand".

Non a caso l'inizio della Seconda Guerra Mondiale, vede parecchie nazioni intraprendere la nuova guerra con le stesse armi utilizzate in quella precedente, finita vent'anni prima. E' il caso, ad esempio, della Gran Bretagna, che entra in guerra con lo stesso Enfield no. 1 e con lo stesso P14 già usati durante la Grande Guerra.

Ma risulta chiaro da subito che la Seconda Guerra Mondiale non sarebbe stata una guerra di posizione, come la precedente, ma sarebbe stata una guerra di mobilità, e la statistica ci dice che le distanze massime di ingaggio difficilmente superano i 350 metri; questo ha spinto i progettisti di armi militari a diminuire il raggio di azione aumentando il volume di fuoco... ma già a questo punto, il mio interesse collezionistico per le armi lunghe comincia a venire meno. Infatti sempre più raramente sono le armi individuali a vincere le battaglie, le cui sorti sono principalmente affidate ai mezzi corazzati, all'artiglieria ed all'aviazione. Non dimentichiamo poi, nel corso del conflitto, l'utilizzo fondamentale delle forze navali.

Con questo... credo di avere chiarito perché il mio interesse in campo collezionistico va dal 1870 a tutta la Grande Guerra, con qualche "puntata" su alcune armi lunghe "fondamentali" fino alla Seconda Guerra Mondiale.

I rari fucili di epoca successiva che possiedo sono legati a particolari momenti nei quali l'arma lunga individuale ha avuto una propria valenza storica o storico-politica, oppure si tratta di armi ex ordinanza particolarmente rare (un esempio tra tanti... di MAS 49/56 MSE francesi... sono stati prodotti in totale 900 esemplari!) che tengo in collezione per il puro piacere di godere di qualcosa di raro.

 

Ma adesso, chiariti limiti che mi sono auto-imposto, vorrei dare delle definizioni relative alle ex ordinanza, e mi aiuterò con un "manifesto" americano dal quale a suo tempo ho tratto molte ispirazioni.

 

Definizioni

 

Ex ordinanza

arma che è stata radiata da un corpo militare, che viene venduta sul mercato civile

Armi ex ordinanza storicamente significative

arma ex ordinanza che rappresenta uno sviluppo storicamente significativo in ambito tecnologico o storico durante il periodo nel quale è stata impiegata militarmente

Collezionista

colui che detiene una o più armi ex ordinanza con lo scopo di preservarla   

Consumatore

colui che acquista o utilizza armi commerciali o ex ordinanza solo al fine di utilizzarne le capacità balistiche

Restauro

Effettuare interventi per riportare un'arma nello stato originale d'uso del periodo nel quale l'arma è stata utilizzata in ambito militare

Preservazione

mantenere un'arma ex ordinanza nelle condizioni di utilizzo nelle quali si trovava al momento della radiazione quale arma militare

Alterazione

La rimozione fisica irreversibile di materiali o componenti (esempio: il taglio dell'astina per trasformare un'arma ex ordinanza in un fucile più adatto per la caccia), o l'aggiunta irreversibile di materiali o componenti che possano modificare la condizione originale dell'arma (esempio: cambiare il calibro originale di un'arma ex ordinanza, o filettare l'esterno della volata per fissare un freno di bocca)

Mantenimento delle condizioni d'uso

Mantenere l'arma in condizioni tali da prolungare la sua capacità di funzionare in maniera sicura, per farla rimanere esente da difetti che possano farne decadere le prestazioni, o che possono pregiudicarne la durata

 

La Storia

La storia di un'arma ex ordinanza inizia dal momento della sua progettazione, e prosegue con la produzione e l'eventuale utilizzo militare della stessa. Il collezionista si impegna per trovare dati relativi alla progettazione dell'arma, al contesto storico e politico nel quale l'arma è stata prodotta. Dai marchi e dai punzoni risale agli arsenali ed agli anni di produzione, e se l'arma è stata riarsenalizzata, o ceduta ad un altro Paese, ricerca anche i dati relativi a questi eventi.

La storia di un'arma è un insieme di dati che vanno dalla sua progettazione fino al momento nel quale è stata ritirata dal servizio, e che comprendono gli eventi sociali, politici, economici e storici relativi al periodo nel quale è stata arma di ordinanza.

 

Etica del collezionismo

E' evidente che un'arma ex ordinanza è un reperto storico, ed ha in questo senso una valenza superiore a documenti, libri o diari che riportino eventi storici. L'arma è stata parte integrante della Storia e rimane un cimelio degli eventi storici avvenuti nel periodo durante il quale è rimasta arma di ordinanza.

Come collezionista di ex ordinanza, è doveroso quindi assumersi la responsabilità di mantenere l'integrità dell'arma in maniera che possa rappresentare fedelmente ed accuratamente gli eventi storici dei quali è stata diretta testimone. Questo impegno ha implicazioni etiche e morali che sono implicite nel fatto di sentirsi un "servitore della Storia".

Come servitori della Storia, ci si impegna a mantenere e preservare le armi collezionate e la documentazione relativa alle stesse. Il primo impegno è quello che l'eredità storica delle armi collezionate sopravviva nel tempo, perché le armi di un collezionista rappresentano non soltanto sé stesse, ma ogni evento storico che ha avuto luogo nel periodo nel quale sono state armi ex ordinanza, ed ogni singolo braccio che le ha impugnate durante il periodo di utilizzo. Eticamente l'impegno è quello di non modificarle affinché sembrino qualcosa che non sono.

Supponiamo che io abbia un Mosin Nagant del 1943 prodotto dall'Arsenale di Tula. Quest'arma è stata prodotta come arma di fanteria ed ha servito il proprio Paese durante la II G.M.; alla fine della guerra è stata riarsenalizzata e depositata in un magazzino. Successivamente, è stata ceduta a qualche altra nazione del Patto di Varsavia, e può essere stata utilizzata per il servizio attivo o può essere stata semplicemente depositata in arsenale come arma da usare in casi di emergenza.

Successivamente la nazione che ne è proprietaria, decide di ritirare l'arma dal servizio, e così l'arma viene revisionata e venduta sul mercato civile.

Supponiamo che l'arma in questione sia molto simile ad un altro modello che è leggermente diverso nella configurazione e che il fucile possa essere facilmente modificato per assomigliare all'altra arma.....

Eticamente è sbagliato mettere in atto una alterazione di questo tipo, perché equivale a riscrivere la storia vissuta da quell'arma, e la storia del periodo che l'arma rappresenta.    

 

Consumismo ed etica

Quello che complica questa responsabilità etica, è la mentalità consumistica che permea la società. Una volta che un'arma ex ordinanza viene resa disponibile sul mercato civile, chi ha la mentalità da "consumatore" la vede come un oggetto, e non come un cimelio. E gli "oggetti" sono acquistati e venduti per trarne profitto.

Il "consumatore" vede l'arma ex ordinanza solo come un oggetto a basso prezzo che possa soddisfare le sue necessità a costi più contenuti rispetto a quelli offerti dal mercato delle armi nuove. In effetti il "consumatore" vede il mercato delle armi ex ordinanza come una fonte costante di approvvigionamento a prezzi ragionevoli, e non si preoccupa delle implicazioni storiche, o della possibilità che l'arma ex ordinanza acquistata possa essere danneggiata o distrutta dall'uso, e questo in virtù del fatto che l'arma ex ordinanza viene vista solo per la sua capacità residuale di essere utilizzata per scopi venatori.

In mercati oltremodo ristretti come quello italiano, dove possedere un'arma spesso non fa parte della mentalità corrente, provoca, a causa dell'eccesso di domanda, un innalzamento dei prezzi che finisce per ripercuotersi anche sulle armi ex ordinanza che non hanno una utilità a fini venatori, e provoca la dispersione di cimeli storici che probabilmente finiranno distrutti o irrimediabilmente danneggiati.

Il "collezionista" considera le armi ex ordinanza come cimeli, e non come prodotti da utilizzare e buttare, e si sente obbligato a conservare questi cimeli per le future generazioni.

 

Le responsabilità del collezionista "servitore della Storia"

Aldilà delle implicazioni etiche, ci sono delle considerazioni pratiche applicabili ai collezionisti di armi ex ordinanza, che rappresentano una forma di "obbligo morale e logico" per il collezionista.

Innanzitutto, è necessaria una verifica dell'arma, per verificare se sia intatta, sicura ed in grado di sparare.

Si verificherà se siano presenti tracce di sporco o di ruggine, e si verificherà la condizione dei legni. Per potere durare nel tempo, l'arma deve essere tenuta pulita ed efficiente.

Potranno rendersi necessari interventi di preservazione o di restauro perché entrambi servono ad allungare la vita dei nostri cimeli, che non sono "eterni" per loro natura. La preservazione è l'obbiettivo finale, ed il restauro è il processo di riportare un'arma alle condizioni iniziali.

Per preservare un'arma ex ordinanza è necessario a volte provvedere ad un restauro, come la rimozione dello sporco e della ruggine, la riparazione o la sostituzione delle parti danneggiate, e prendere le misure per proteggere l'arma da un ulteriore decadimento. Il restauro non deve servire a riportare l'arma alle condizioni nelle quali è stata adottata in servizio, ma a riportare l'arma nelle condizioni nelle quali ha cessato il proprio servizio attivo ed è arrivata nelle nostre mani. Tanto per chiarire il concetto... se un'arma è stata prodotta con i ferri bruniti, e nel corso del suo servizio è stata oggetto in arsenale di un trattamento di parkerizzazione, il fine deve essere quello di conservarla con la finitura parkerizzata, e non quello di eliminare la parkerizzazione e ribrunirla, perché questo altererebbe la storia dell'arma.

l'essere servitori della Storia, include il rispetto per la storia dell'arma ed impegnarsi a non cambiarne la storia vissuta.

L'intervento di restauro può comprendere:

- riparare o sostituire le parti danneggiate

- togliere sporco e ruggine

- rifinire le parti metalliche ed i legni per prevenirne il decadimento

- manutenere l'arma seguendo gli standard previsti per essa

- mantenere i restauri entro i limiti di fedeltà alla storia dell'arma

 

Gli interventi non di restauro e che non sono ammessi includono:

- cambiare la configurazione dell'arma per trasformarla in un'arma diversa

- rimuovere materiali alterando permanentemente l'arma, come parti del calcio, o il montaggio con fori e viti di ottiche

- aggiungere accessori che altereranno in maniera permanente l'arma, come freno di bocca, soppressore di vampa, o il bipode.

- rifinire l'arma con materiali che sono storicamente non corretti nella sostanza o nel colore. A volte accade che un tipo di finitura in uso magari un secolo fa, oggi non sia più disponibile. In questo caso, è accettato che al fine di preservare l'arma, vengano utilizzati materiali similari a quelli originalmente utilizzati.

 

Nell'etica del collezionismo è inclusa anche la diffusione dell'etica stessa. E' quindi raccomandabile esprimersi in maniera oltremodo franca nei confronti di armi ex ordinanza palesemente rovinate dall'importatore per farle sembrare diverse da quelle che sono, e cercare di educare i futuri collezionisti verso l'etica della conservazione storica dei cimeli.

 

I numeri

Innanzitutto, i fucili presenti sul mercato civile non sono infiniti. Il fatto che ne siano stati prodotti milioni, non significa che oggi ce ne siano milioni disponibili in armeria.

Nel 1957 sono state prodotte nel mondo milioni di autovetture, ma oggi probabilmente ne esistono meno dell'1% sul mercato. Le altre, sono finite dallo sfasciacarrozze, e sono state riciclate in altri prodotti.

Lo stesso è accaduto ed accade per le armi ex ordinanza. Nel corso degli anni, sono state vendute ad altre nazioni, sono state perse in combattimento, sono state rotte a causa dell'uso, sono finite in fonderia, o sono state riciclate in armi più moderne. Probabilmente sul mercato civile è finito al massimo l'1% delle armi militari inizialmente prodotte, e se consideriamo che alcune armi sono state prodotte in quantità veramente limitate, le quantità presenti sul mercato sono in alcuni casi veramente molto ridotte.

E se le armi rimaste vengono sottoposte a processi di personalizzazione e sportivizzazione, noi tutti avremo perso la possibilità di tramandare dei cimeli alle future generazioni.

 

Le ottiche

A volte si ha voglia di fare tiro al bersaglio utilizzando un'ottica. Ci sono centinaia di fucili civili adatti a questo scopo. Ma se lo si vuole fare con un'arma ex ordinanza, non è storicamente tollerabile che l'arma venga bucata per montare un'ottica. Esistono in commercio dei supporti per ottica che non alterano l'arma, e vengono fissati in maniera da poterli rimuovere facilmente e riportare l'arma alle sue condizioni originarie, senza lasciare alcuna alterazione. Molti di questi supporti sono prodotti dalla B-Square, o dalla EAW, e sono reperibili facilmente.

E adesso... andiamo a toccare un tasto dolente, quello dei fucili "sniper".

Un'arma ex ordinanza deve rimanere nelle condizioni nelle quali ha lasciato il servizio in un corpo militare.

E invece... nelle armerie troviamo ampie quantità di fucili sniper che lo sono stati solo nella "creatività" dell'importatore, che ha sostituito la manetta dell'otturatore, ha montato un supporto per ottica ed un'ottica (civile o militare) e cerca di vendere il fucile, spesso riuscendoci, come un fucile sniper originale.

Ovviamente, chiunque è libero di acquistare un Mosin Nagant 91/30 a 200 euro, comprare in un sito americano un'ottica PU militare con supporto a 300 euro, un otturatore con manetta piegata a 40 euro (prezzi del Novembre 2003), e realizzarsi il proprio Mosin Nagant 91/30 sniper con 540 euro.

Ma non è lecito pretendere, a questo punto, di considerarsi "collezionisti responsabili".

Possedere un fucile di questo tipo, è come appendere in soggiorno la riproduzione della "Gioconda" di Leonardo da Vinci. L'aspetto è molto simile... ma si tratta di un falso palese.

 

Conclusioni generali

Ognuno di noi può liberamente scegliere se essere un collezionista di armi ex ordinanza, o un consumatore di armi ex ordinanza, e tra queste due posizioni c'è una distanza notevole.

L'essere un collezionista comporta degli obblighi di natura etica e morale che devono spingerci a preservare e proteggere dei cimeli, mentre il consumatore non ritiene di avere obblighi di alcun tipo, se non quello di utilizzare l'oggetto che ha acquistato per uno scopo che egli stesso ha deciso..

 

Conclusioni per i collezionisti italiani

L'Italia è un Paese particolare. E' ricchissimo di capolavori storici che spesso giacciono nelle cantine dei musei, invisibili a tutti tranne che ai curatori.

Di tanto in tanto, qualcuno si ricorda che anche le armi fanno parte della Storia, ma che nessun ente pubblico si è premurato di preservarle. Ed allora si "emanano editti" con i quali si costringono i collezionisti privati, che si sono sostituiti allo Stato (assente!) nella conservazione di questi cimeli, e si richiede che chi ne è in possesso ne dia comunicazione a qualche ente.

E' successo con i reperti della Grande Guerra, ed è la palese dimostrazione dell'inesistente cultura storica dei nostri governanti, così come è l'evidente dimostrazione che gli "oggetti balistici" che collezioniamo sono a tutti gli effetti dei cimeli storici.

Purtroppo, al contrario di quanto avviene in tanti paesi civili, il Italia il collezionismo è soggetto ad assurde pastoie burocratiche. Per comprare un'arma occorrono certificati medici, richieste alle Questure di titoli d'acquisto, registrazione "nel minor tempo possibile" degli acquisti e delle vendite effettuate, e si è spesso e volentieri sottoposti a vessazioni da parte degli organi preposti che vedono il collezionismo come una "ulteriore incombenza burocratica da sbrigare" anziché come una la preservazione di cimeli storici.

E siamo portati a pensare che queste pastoie burocratiche ci siano sempre state, ma questo non è vero.

La detenzione delle armi è sempre stata libera in Europa fino al 1935, quando tal Adolf Hitler varò una legislazione che costringeva a denunciare il possesso delle armi, seguito in questo da Josif Stalin e da Benito Mussolini.

E comunque, aldilà dell'obbligo della registrazione del possesso, l'acquisto delle armi è rimasto libero in Italia fino al 1958, quando a seguito di un singolo episodio venne introdotto l'obbligo di una autorizzazione preventiva all'acquisto delle armi.

Oltre a questo, in Italia è assolutamente proibita la detenzione delle armi automatiche (perché da decenni non vengono concesse licenze di collezione per armi da guerra).

Ogni arma nata con un meccanismo a raffica deve essere demilitarizzata in maniera tale che sia impossibile che l'arma torni ad essere a raffica.

Per questa ragione, ho eliminato dalla mia collezione le armi nate come "armi a raffica" che avevano subito il trattamento di demilitarizzazione. Ovviamente, non ho alcun interesse a sparare a raffica, ma la collezione di queste armi di fatto non mi consentiva, da collezionista, di mantenerle nelle condizioni nelle quali erano state radiate dal servizio attivo, visto che erano state irrimediabilmente danneggiate per ragioni di "ordine pubblico". Il fatto che in Italia siano facilmente reperibili sul mercato armi a raffica di provenienza slava non ha minimamente turbato i sonni del legislatore, che a quanto pare non ha alcun interesse a disarmare i delinquenti, ma soltanto i cittadini onesti.

 

Sempre e solo in Italia, ed è un caso di stupidità legislativa unica, è proibito l'uso del principale calibro per pistola semiautomatica del ventesimo secolo, il calibro 9 parabellum, che è riservato alle sole Forze dell'Ordine.

E quel che fa sorridere, è che sono consentiti ai civili calibri ben più potenti, e tra questi calibri è doveroso citare il calibro 9x21 IMI che gli americani, che sono meno ipocriti di noi, chiamano "9 italian", perchè siamo gli unici fessi a doverlo utilizzare, pagando costose royalties alla Israel Military Industries (IMI).

In pratica... è proibito detenere armi semiautomatiche in calibro 9 parabellum (o 9x19) mentre è consentito detenerle in un calibro con prestazioni assolutamente identiche, ma con un bossolo più lungo di 2 millimetri!

Il calibro 9 parabellum è stato il "calibro principe" di moltissime pistole semiautomatiche storiche della Seconda Guerra Mondiale, e ricordo ad esempio le Luger e le P38.

Se vogliamo detenere in Italia queste armi, devono essere modificate in un calibro diverso da quello originale, allungando di 2 millimetri la camera di cartuccia, e rendendole dei "ferrivecchi" sul mercato internazionale.

Per questa ragione, non possiedo e non ho intenzione di possedere armi nate in calibro 9 parabellum che siano state modificate per l'importazione sul mercato italiano in calibri diversi da quello originale.

Se e quando il legislatore si accorgerà che questa norma è anacronistica e stupida, acquisterò le armi di mio interesse in calibro originale.

 

E' opportuno inoltre ricordare che numerose armi ex ordinanza sono state importate in Italia come armi civili. Basti pensare che fino a poco tempo fa le pistole P38 erano importate in Italia come "Adler P38", cioè risultavano armi civili prodotte all'estero per conto di un produttore italiano. E se c'erano i "waffenamt" tedeschi... probabilmente al Ministero pensavano che li avesse apposti Babbo Natale!

Lo stesso vale per numerose altre armi, compresi dei fucili semiautomatici come i MAS 49/56, che in Italia non esistono.... ma sono dei fucili "Adler 49/56", prodotti all'estero per conto di un produttore italiano. Probabilmente al ministero non avevano mai visto la foto di un legionario della Legione Straniera con un MAS 49/56, e non si sono accorti della differenza.

Per questo genere di armi, opero con la massima cautela... e le acquisto solo se corrispondono agli standard dell'arma originale ex ordinanza.

 

E parliamo di importatori... c'è qualche importatore (anche se me ne viene in mente principalmente uno) che è convinto che un fucile ex ordinanza lo si possa vendere solo se è ricoperto da una brunitura spessa tre millimetri e "data con il pennello", e con una calciatura dove sono stati rimossi due millimetri di legno per farla sembrare più lucida ed eliminare le bozze. Chiunque frequenti le armerie sa a quale importatore mi riferisco!

Parlando di "restauri", e passando ad un diverso importatore... non dimentichiamo che non è tutto oro quello che luccica. Un Carcano 91 lungo con una bella canna può voler dire due cose, o che abbiamo un "sedere" notevole, o che un importatore ha ritubato il fucile, usando canne civili a rigatura fissa che nulla hanno a che fare con le canne originali a rigatura progressiva, e che sono addirittura dimensionalmente diverse dall'originale.

In questi casi, per quanto mi riguarda, i fucili restano nella rastrelliera dell'armeria. Qui non parliamo infatti di "restauro" o di "preservazione", ma si tratta di qualcosa che assomiglia molto alla frode in commercio, perché è palese che l'operazione viene posta in essere per fare figurare l'oggetto più nuovo e meno usato di quanto non sia in realtà, privandolo tra l'altro in maniera totale del proprio valore collezionistico, trasformando il fucile in un simulacro.

 

E adesso... arriviamo ai fucili "inventati". Di fucili "tanker Garand" ne sono stati fatti pochissimi. Quelli che vediamo nei poligoni sono stati prodotti in Italia accorciando dei Garand originali, applicando un caricatore amovibile e facendo qualche altra modifica. Non sono fucili ex ordinanza, ma solo operazioni commerciali fatte con totale disprezzo della storia. Lo stesso vale per i fucili MAS 36 in calibro .308 Winchester. La Francia non li ha mai adottati, e sono una trasformazione italiana. Non sono armi ex ordinanza, ma al massimo "tarocchi".

 

E adesso... traggo delle conclusioni che sono ovviamente strettamente personali.

La mia collezione è principalmente una collezione di fucili, anche se di recente ho acquistato anche qualche arma corta ex ordinanza.

Le armi che possiedo sono in calibro originale. Mi può capitare di avere una canna aggiuntiva in calibro diverso da quello militare originale, ma se non è disponibile anche il calibro originale non acquisto l'arma.

Ho eliminato dalla collezione le armi a raffica che sono state oggetto di un intervento di demilitarizzazione, cone l'StGw 57 svizzero, o i FAL di tipo "metric", tenendo soltanto un FAL di tipo "inch" che è nato ed è rimasto arma semiautomatica.

Il mio periodo di interesse principale è quello che va da pochi anni prima della scoperta della polvere infume a tutta la Grande Guerra, con sporadiche puntate verso armi più recenti quando hanno rappresentato una evoluzione tecnologica tale da essere considerate pietre miliari, o da un punto balistico, o perché la loro adozione ha comportato scelte politiche che hanno avuto un riflesso storico.

Ho poi due "filoni di interesse" rappresentati dai fucili bolt action Mosin Nagant e dai fucili bolt action francesi.

Per i francesi ho fatto qualche "incursione" sulle armi semiautomatiche quando mi è capitato di trovarne alcune rare o comunque non comuni.

Per i Mosin Nagant... la ricerca è ancora in corso e mi mancano alcuni fucili che sono rari, come alcuni finlandesi, o che non sono catalogati in Italia e quindi non sono importabili dall'estero.

Per il prossimo futuro, la mia ricerca è orientata verso le armi della Grande Guerra, e sui relativi accessori.

Se qualcuno è in grado di aiutarmi in questa ricerca.... è benvenuto!