VETTERLI A.O.I.

Scheda di Bondino

Un altro Vetterli? Si, ma questo è un po' particolare ... guardate la pala del calcio!!!

Che curiosa sigla “AOI”; ma che significa ? Andiamo per ordine: la storia del Vetterli la conoscete, l’ha raccontata Absolut prima e meglio di me, ma permettetemi di riassumerla : prima arma di ordinanza lunga dell’Esercito Italiano (1871) monocolpo, poi aggiunta del caricatore (1887) e ricamerato per il 6,5 Carcano (1916).

Mi piacciono molto i Vetterli ed a questo sono particolarmente affezionato: nato a Brescia nel 1881 ha vissuto tutte le trasformazioni dei suoi confratelli, con una particolarità aggiuntiva : è africano !!!

AOI significa infatti Africa Orientale Italiana: nel 1936, segnando il momento di maggior consenso popolare  Mussolini attacca l’Abissinia, per “regolare vecchi conti arretrati” e nel giro di pochi mesi (stupendo molti governi europei che mai avrebbero scommesso sulla nostra vittoria) fonda l’Impero Coloniale.

I soldati italiani sono armati con i “moderni” ’91 mentre le truppe coloniali di colore, gli Ascari ( che significa guerriero)  reclutati tra le tribù locali, vengono equipaggiati proprio con i Vetterli .

Va detto che i nostri Ascari, pur essendo fondamentalmente dei mercenari, diedero prova di grande valore e fedeltà all’Italia : se catturati rischiavano la mutilazione della mano destra e piede sinistro oltre che l’evirazione. Ciò nonostante si batterono sempre valorosamente al nostro fianco, sia contro gli abissini che, più tardi contro gli inglesi. 

I pochi ascari che ancor oggi sopravvivono percepiscono una piccola pensione di guerra che mensilmente vanno a riscuotere nelle nostre ambasciate locali; non molto tempo fa un sottosegretario alla difesa (non conosco il partito di appartenenza e non mi interessa) propose di chiudere la partita, viste le oggettive difficoltà nei pagamenti, con una cifra finale.

Quasi tutti gli ascari rifiutarono: si recavano all’ambasciata per prendere il denaro è vero…ma soprattutto per “ salutare la bandiera” : la Nostra.  

L’impero coloniale italiano ebbe vita effimera: nel 1941 cadde rapidamente e quasi senza colpo ferire in mano agli inglesi, i quali si ritrovarono tra i vari equipaggiamenti anche parecchi metterli e molte munizioni.

Nel mondo delle armi non si butta mai via nulla quindi…..i vetterli terminarono la loro vita  finendo alla Home Guard inglese, una specie di guardia nazionale territoriale, composta da anziani e giovani in caso di invasione tedesca, dove vennero, alla fine della WWII, definitivamente arsenalizzati. 

Questo fucile ha quindi avuto una vita  operativa di circa 70 anni, sicuramente più lunga di molti dei soldati che lo impugnarono, merita rispetto !!

Il marchio AOI è impresso su almeno due serie matricolari successive, forse tre e le condizioni sono scarsine : la canna ha  rigatura molto tenue, varie camolature ai ferri ed il calcio mostra gli anni e gli avvenimenti cui ha assistito. Ho scelto di ripulirlo, ma di lasciarlo nelle condizioni in cui si trova: restaurandolo completamente cancellerei troppa Storia

 

Ultima curiosità, che non ho saputo interpretare : sul lato sinistro del calcio, poco sopra la vite di fissaggio del serbatoio, c’è un marchio semicancellato : una O che contiene, pare, una H ed una C

Se qualcuno ha idee :  bondino@exordinanza.net

 

Aggiornamento del 7 Febbraio 2006, pubblicato nel 2018 ...

E qualcuno le idee in effetti le aveva, e le comunicò a Bondino, che le condivise discretamente con alcuni amici collezionisti.

Tanto discretamente da non divulgare neanche il nome di chi intese dare un interessante contributo alla risoluzione del mistero del marchio che appare sulla calciatura di questo esemplare che nel frattempo ha lasciato la sua collezione.

Non so dire perché queste note non siano state aggiunte subito alla scheda, probabilmente altri progetti hanno distratto dal farlo sia Bondino che LMB, che al tempo gestivano il sito.

Ma "non è mai troppo tardi", e lascio la parola all'ignoto autore di questa nota, giunta a me priva degli allegati menzionati nel testo.

Spero si riconoscerà in queste sue parole, e, se lo desidererà, sono a sua disposizione per dargli il giusto credito, anche se a distanza di ben dodici anni.

 

Mi occupo di truppe coloniali italiane, e come Le accennavo credo di essermi fatto un'idea sul significato della sigla, che per me è "GH".

Anzitutto devo fare una precisazione alle note da Lei inserite nel sito: quando, nel 1936, dopo la conquista dell'Etiopia, si cominciò ad usare la sigla AOI, il Vetterli era un'arma antiquata anche per gli Ascari: le truppe coloniali dell'Eritrea avevano smesso di usarlo già nel 1896, sostituendolo con il '91. In Somalia il Vetterli era rimasto in uso (nel modello per T.S.) un po' più a lungo, fino al 1922.

Dai regolamenti e dalla fotografie dell'epoca si rileva che i Vetterli erano distribuiti invece a quei reparti che non dovevano farne un uso quotidiano, ovvero al personale in servizio "civile" (ma comunque armato) alle dipendenze dell'Amministrazione di Governo delle Colonie: in Eritrea ad esempio usavano il Vetterli 70/87 le Guardie Doganali, le Guardie Veterinarie, Le Guardie Carcerarie, il personale del Servizio Fari Marittimi e le Bande Armate dei Commissariati e delle Residenze: queste ultime Bande costituivano una sorta di "gendarmeria" dipendente dalle singole autorità (Commissari e Residenti) dei capoluoghi della colonia.

Questa impostazione del personale civile venne mantenuta anche con l'occupazione dell'Etiopia.

Dal 1935 - inizio della campagna AO - al 1941 i Vetterli vennero distribuiti sia alle Bande Irregolari (veri e propri reparti militari in organico alle Forze Armate, che vennero costituiti con elementi delle zone occupate), sia al personale "civile", come sopra detto.

Ora, fotografie e normative ci indicano che alcune categorie di detto personale portavano come distintivo la sigla del Governo di appartenenza (in AOI i Governi erano inizialmente cinque: Governo dell'Eritrea, dell'Amhara, dell'Harrar, del Galla Sidama e della Somalia; nel 1938 venne aggiunto il Governo dello Scioa, già Governatorato di Addis Abeba): in Eritrea i regolamenti parlano della sigla "GE", mentre nelle foto che allego si vedono i distintivi di due interpreti: uno dell'Amhara ("GA") e l'altro del Galla Sidama ("GS": evidentemente "GGS" non ci stava bene!).

Noti la somiglianza dei caratteri di quest'ultimo con la sigla del moschetto; si può in effetti immaginare che nell'Harrar la sigla usata fosse "GH".

Il "timbro" apposto sulle armi in dotazione al personale del Governo doveva forse permetterne una facile identificazione in un momento in cui la priorità era il ritiro di tutte le armi custodite dai paesani e usate, spesso con buon successo, dai partigiani etiopici. Doveva anche scoraggiare gli armati della nostre Bande Residenziali dal rivendersi le armi.