STORIA DEL REVOLVER STURM RUGER .357 MAGNUM CON L'INSEGNA DELLA POLIZIA DEL NORTHERN TERRITORY (AUS), E COL NUMERO 25 - di un lotto da 1 a 50
NUMERO DI MATRICOLA 15603192.
Premessa di Frank Mancuso
Il lettore non si lasci ingannare dal titolo; più che storia di un'arma è il riassunto di eventi, piccoli frammenti dalla vita di un uomo, che l'hanno vista al fianco dell'autore di questo articolo. L'arma è comunque particolare, ha servito insieme al suo proprietario nella Polizia della Regione Australiana del Northern Territory. Non un'Ex Ordinanza in senso stretto, ma non è la prima volta che articoli solo apparentemente fuori tema appaiono su queste pagine. Sarà la scusa per parlare del suo produttore in generale, e della sua prima produzione di revolver a doppia azione in particolare. Autore è Bob, un amico-di-tastiera di questo sito, nonostante si trovi letteralmente dall'altra parte del mondo, nello Stato Australiano del Queensland.
L'Autore monta un cavallo selvatico che catturò e domò
mentre era in servizio
a Borrooloola nel 1968.
Oggi Bob ha importanti problemi di salute; nonostante la grande distanza vogliamo fargli sapere che gli siamo vicini. Buon Natale, Bob. -----
IL
REGOLAMENTO DELLE ARMI DELLA POLIZIA DEL NORTHERN TERRITORY PRIMA DEL 1994.
Prima del 1994, il Regolamento della Polizia del Northern Territory prevedeva che il personale in servizio, dopo aver superato il periodo di prova, ed aver maturato almeno 12 mesi di servizio, potesse acquistare una propria arma corta da utilizzare come arma di servizio. Questa arma da fianco, acquistata privatamente, veniva classificata come "arma ufficiale per servizio di polizia". Come conseguenza dei loro gusti personali, gli agenti della Polizia del Northern Territory possedevano ed utilizzavano un'estesa gamma di armi di diversi produttori, modelli e calibri. Alcuni suoi esponenti avevano più armi, di diverso calibro, per diverse situazioni. Il porto dell'arma da fianco al tempo non era obbligatorio per gli agenti di Polizia del Northern Territory. La maggior parte del loro lavoro consisteva nel confrontarsi con gente ubriaca o aggressiva, attività durante la quale il porto palese di un'arma in fondina poteva essere d'impaccio. Se un'arma veniva portata, di solito era in una fondina ascellare al di sotto della casacca, in alto sotto l'ascella. In quella posizione non dava fastidio, ed era nascosta ma accessibile. Inoltre era fuori dalla vista o comunque dalla portata di un assalitore, e non era d'intralcio dovendo confrontarsi con lui, o immobilizzarlo.
LA POLIZIA DEL NORTHERN TERRITORY ACQUISTA I REVOLVER STURM RUGER .357
Il 2 Ottobre 1978, la Polizia del Northern Territory reclutò la “Classe
di 29 del 1978”. Una delle reclute, Ross Stephen HARRIS,
aveva dei familiari che tenevano rapporti commerciali con la Sturm Ruger negli USA.
L'Agente
HARRIS
chiese formalmente al Commissario McCauley
di consentire l'importazione di
50 revolver Sturm Ruger .357, perché poi essi potessero essere ceduti al personale in servizio del
Corpo di Polizia, nel rispetto del Regolamento allora in vigore.
Il Commissario McCauley acconsentì ed autorizzò la Sturm Ruger ad imprimere sulla parte superiore del telaio di ogni revolver lo stemma della Polizia del NT. In aggiunta al numero di matricola apposto dalla Sturm Ruger, i revolver furono numerati in sequenza da 1 a 50. Il Commissario McCauley avrebbe ricevuto il revolver con impresso il numero 1.Nel 1979 la Polizia del Northern Territory ricevette i 50 revolver Sturm Ruger .357 magnum, come da ordine. Prima della spedizione dei revolver, la Polizia del Northern Territory aveva venduto e destinato ogni esemplare a quegli agenti in servizio che in precedenza li avevano richiesti e pagati $225.00. Il mio revolver era il numero 25 della serie numerata da 1 a 50. A quei tempi per il 357 Magnum erano disponibili caricamenti perforanti, o metal piercing, dato che la munizione era stata originariamente pensata nel 1935 come una "ferma automobili", sostenendo che un proiettile metal piercing potesse spaccare il blocco motore di un veicolo del tempo. Presi l'abitudine di caricare il mio revolver con tre munizioni "metal piercing" in successione con tre caricamenti con palla proiettili a punta cava hollow point da 158 grani, in modo tale da disporre di potere di penetrazione o di arresto secondo necessità. Al tempo ero Sergente di 3a classe a Nhulunbuy, che era la mia sede dal 1976. Nhulunbuy (o Gove) era una città mineraria isolata all'estremità della Arnhem Land, dove la Nabalco estraeva la bauxite. Aveva una popolazione di circa 3000 tra impiegati ed operai della miniera ed una popolazione indigena di circa 500 persone. La Stazione di Polizia di Nhulunbuy aveva in forze 16 persone, ovvero un Sergente di 1 Classe come Comandante, tre Sergenti di 3a classe, e dodici Agenti.
ATTACCHI ED ALLONTANAMENTO DEI COCCODRILLI.
Il Governo del
Northern Territory vietò l’abbattimento di coccodrilli a partire dal
1974. Di conseguenza, i
coccodrilli divennero una specie protetta, e divennero necessari dei
permessi speciali per consentire, in particolari condizioni, ai
Rangers del National Park Rangers o alla Polizia il permesso di
“abbattere, oppure catturare e far trasferire” i rettili
“problematici”.
Col passar del
tempo i coccodrilli diventarono via via più numerosi e spavaldi ed
il piano per "consentirne la cattura ed il trasferimento" divenne
impraticabile, inefficace ed irrazionale. Divenne evidente ai responsabili della pubblica sicurezza che le leggi proteggevano i coccodrilli, ma non avevano riguardo per la sicurezza degli esseri umani.
1979 - Trevor GAGHAN - L'INCIDENTE FATALE COL COCCODRILLO E SUE RIPERCUSSIONI
L'8 Ottobre 1979, un
uomo in luna di miele in vacanza a Nhulunbuy,
mentre faceva immersioni in apnea lungo la spiaggia di
Rainbow Cliffs fu
attaccato ed ucciso da un coccodrillo. All'epoca, il Prof Harry MESSEL stava eseguendo delle ricerche su cocodrilli e barramundi nel Northern Territory, ed era visto come un'autorità sull'argomento. Egli aveva in precedenza dichiarato che i coccodrilli non rappresentavano un pericolo per gli esseri umani, che non li avrebbero attaccati in condizioni "naturali". Questa supposizione aveva dato un falso senso di sicurezza alla popolazione locale.
Sembra anche che il Prof. MESSEL avesse fatto una dichiarazione riportata dal quotidiano Northern Territory News secondo la quale Trevor GAGHAN doveva aver tormentato il coccodrillo, provocandone l'attacco come reazione.
L'evidenza dei fatti forniti al Magistrato inquirente smontò le ipotesi del Prof. MESSEL e portò ad una nuova consapevolezza del pericolo di vivere con i coccodrilli.
L'indagine fu di grande impatto emotivo poiché la sposa del defunto si trovava sulla spiaggia guardando il marito immergersi quando sentì un urlo terrificante e vide le fauci del coccodrillo stringersi attorno al corpo dell'uomo e trascinarlo in mare.
Il Comandante della Stazione di Polizia di Nhulunbuy all'epoca era il 1 Sergente Christopher HUNT, che dette disposizioni perché il coccodrillo che aveva ucciso GAGHAN venisse esposto al Nhulunbuy Town Centre per avvertire la popolazione del pericolo.
Coccodrillo in mostra al Nhulunbuy Town Centre.
La morte di
GAGHAN rese i cittadini di Nhulunbuy ben consapevoli dell’incombente
pericolo rappresentato dai coccodrilli. La Polizia registrò 29
avvistamenti nelle aree di sosta e di campeggio tra il 24 Settembre
1979 ed il 17 Aprile 1980.
Come conseguenza
dell’evidente pericolo al quale era esposta la cittadinanza dal
costante aumento del numero di coccodrilli, vennero promosse con la
massima riservatezza delle operazioni per rimuovere i rettili
dall’area della comunità, dalle spiagge e dai campeggi più popolari
che essi potessero attaccare la popolazione o comunque rappresentare
una minaccia.
Una parte
importante delle operazioni fu la sistematica rimozione dei resti
del coccodrillo ed il loro interramento in località fuori mano, dove
non fosse possibile trovarli. Questo per assicurare la riservatezza
dell’operazione.
La .357 Magnum
non fu mai l’arma principale in queste operazioni, ma piuttosto
un’arma di back-up per la difesa a distanza ravvicinata, o per dare
il colpo di grazia ad un rettile ferito.
1979 – ALLONTANAMENTO DI UN COCCODRILLO DA GOVE HARBOUR.
Nel 1979 la
Polizia di Nhulunbuy aveva ricevuto numerose segnalazioni di
un coccodrillo della lunghezza di quasi 5 metri, avvistato
frequentemente mentre girava intorno alle imbarcazioni a Gove
Harbour.
Gove Harbour
era una zona di ancoraggio di imbarcazioni da diporto, navigazione
per piccole imbarcazioni, dove molte persone andavano a nuotare,
quindi fu presa la decisione di chiamare del personale del Servizio Parchi Nazionali di Darwin per trasferire altrove il
coccodrillo.
L’11 ottobre
1979, giusto tre giorni dopo la morte di Gaghan, degli agenti
del Servizio Parchi Nazionali di Darwin arrivò in aereo a Nhulunbuy per organizzare il trasferimento del “Coccodrillo di Gove
Harbour”. Io ero il rappresentante ed osservatore della Polizia di
Nhulunbuy nella squadra.
La “Squadra
Coccodrilli” del Servizio Parchi Nazionali era composta da Dave
HIGGINS, John BUNCE e Wayne Bishop; esperti nella gestione dei
coccodrilli e con un approccio estremamente professionale ai loro
compiti. Il piano iniziale era di catturare e trasferire il coccodrillo; il che comportava accecarlo con un faro, quindi avvicinarsi il più velocemente possibile ed agganciarlo con un arpione collegato ad una cima. Una volta arpionato, il coccodrillo avrebbe cercato di allontanarsi trainando in giro per la rada la lancia su cui eravamo, fino a quando non avesse esaurito le forze, permettendoci di chiudergli la bocca legandogli una corda intorno al muso. A questo punto lo avremmo caricato a bordo. Ma il coccodrillo era troppo furbo ed elusivo per cascarci, e non ci permetteva di avvicinarci col canotto abbastanza da poter usare l’arpione, per cui dopo una serie di infruttuosi tentativi, fu presa la decisione di sparare al rettile, quindi arpionare e recuperare il corpo. Non sarei stato io a sparargli. Il colpo finì un centimetro e mezzo più in alto del punto mirato, per cui impattò in cima al cranio del coccodrillo, strappando via una piccola porzione dell’osso. L’impatto fu sufficientemente forte da stordire il rettile abbastanza a lungo da permetterci di avvicinarci e usare l’arpione. Dopo una breve lotta gli legammo il muso e lo issammo a bordo.
Gli agenti del Servizio Parchi Nazionali e l'autore caricano il
coccodrillo sul canotto
Il coccodrillo
era ancora vivo, ma una parte del cervello, dove mancava l’osso del
cranio, era allo scoperto. Per me il passo successivo sarebbe stato
ovvio e semplice, ma la decisione presa dalle alte sfere della
Commissione per la Tutela del Territorio fu quella di trasferire in
volo il rettile al centro per i coccodrilli di Darwin per il
trattamento veterinario.
Questi
accademici evidentemente non sapevano niente dello stress
post-traumatico. Stress psicologico causato ad un rettile che poteva
avere cento anni, gravemente ferito ed allontanato dal suo ambiente
naturale.
Ciononostante,
vennero tolti i sedili posteriori dal bimotore Cessna 402 che era
stato noleggiato per trasportare il personale del Servizio Parchi
Nazionali a Nhulunbuy ed il coccodrillo venne sedato e caricato a bordo,
destinazione lo Zoo Yarrawonga
a Darwin, per le cure veterinarie.
Una settimana
più tardi ci si rese conto che il coccodrillo non sarebbe
sopravvissuto, per cui venne abbattuto e liberato dalle sue
sofferenze.
Galarrwuy
YUNUPINGU, un leader tribale e attivista del Clan Yunupingu,
si fece avanti, sostenendo che il coccodrillo (che lui chiamava “Baru")
era suo padre e totem tribale del suo clan. Chiedeva che il
coccodrillo fosse restituito alla sua tribù per essere sepolto nel
modo più appropriato.
Articolo dello NT News su Galarrwuy Yunupingu e sul coccodrillo di Gove Harbour
Dal momento che io ero l’esperto in coccodrilli
della polizia di Nhulunbuy ed avevo partecipato alla spedizione
della squadra dei Parchi Nazionali quando era stato preso “Baru”, si
erano diffuse a Nhulunbuy
delle voci sul fatto che fossi stato io a sparargli. Questo
non era assolutamente vero, non ero io il tiratore designato in
quella operazione.
Il Governo del Northern Territory acconsentì alla richiesta fatta da Galarrwuy YUNUPINGU di restituite “Baru” al clan e ingaggiò uno dei migliori imbalsamatori disponibili per conservare il rettile. Nel 1985, il coccodrillo imbalsamato fu riportato a Nhulunbuy e formalmente consegnato a Galarrwuy YUNUPINGU e al suo clan durante una stravagante cerimonia tenuta a Nhulunbuy
La Australian Broadcasting Commission (ABC) era
presente a Nhulunbuy per riprendere la cerimonia.
Qualche mese prima avevano inviato in aereo a Nhulunbuy una
troupe per realizzare un documentario di un’ora, intitolato “Crocodile”,
parte di una serie televisiva intitolata “Threshold”.
Il documentario “Crocodile” cominciava con la morte di GAGHAN
e terminava con la consegna di “Baru” a Galarrwuy Yunupingu ed il suo
clan.
Avevo dato le dimissioni dalla Polizia del Northern Territory nel 1984 e mi ero trasferito nel Queensland. La
ABC mi aveva contattato per avere delle informazioni sugli attacchi
dei coccodrilli nella Penisola di Gove, tornai quindi a
loro spese a Nhulunbuy per partecipare sul posto alle riprese
dei racconti dei fatti descritti nel documentario “Crocodile”.
Immagini della cerimonia per il ritorno di Baru al Clan Yunupingu.
Nella foto a sinistra, l'autore.
Grazie alla mia famigliarità con i luoghi accompagnai la troupe nei luoghi frequentati dai coccodrilli, dove poterono riprendere dei grossi esemplari, ancora allo stato selvaggio
1980 - UNA NAVE SEQUESTRATA DA UN EQUIPAGGIO AMMUTINATO In una tarda notte del 1980 la polizia di Nhulunbuy ricevette una comunicazione dalla Capitaneria di Porto di Gove, in cui si informava della ricezione di un confuso messaggio radio da parte di una nave in rada. Il messaggio diceva che la nave era stata sequestrata da una ciurma ammutinata e che gli ufficiali erano stati presi in ostaggio e minacciati con un coltello. Non erano disponibili altre informazioni. Si decise che una squadra della polizia, trasportata dal rimorchiatore della Nabalco di Nhulunbuy, avrebbe abbordato la nave degli ammutinati. Il rimorchiatore navigava a luci spente, in modo da non segnalare la sua posizione e i suoi movimenti agli ammutinati.
Fui io ad
organizzare la squadra per l’abbordaggio, composta da tutti gli
agenti a disposizione; eravamo bene armati ed un gruppo formidabile.
Della
squadra facevano perte il Sergente Eddie JOSEPHS,
che aveva combattuto nella fanteria in Vietnam (N.d.T. Gli australiani hanno combattuto in Vietnam a fianco
dei sudvietnamiti e degli americani, distinguendosi
per maggiore efficacia di questi ultimi); l’agente
Mick BRENNAN, un maggiore nel reggimento Norforce
della Riserva dell’Esercito, l’agente Reserve
Norforce regiment, l’agente Dave BENSON, che era uno
dei soldati del reggimento di BRENNAN; l’agente
Roger (Rocky) MAYER, un esperto di arti marziali,
cintura nera, specializzato nel combattimento corpo
a corpo e lotta col coltello. Della squadra facevano
parte anche altri agenti, in totale una decina di
persone. Ognuno di noi era armato con una carabina o un fucile a canna liscia e un’arma corta. Io avevo un fucile semiautomatico a canna corta con un caricatore da 7 colpi “Street Sweeper” (N.d.T. Spazza strade, per indicare un fucile a munizione spezzata utilizzato per saturazione di area), il mio Revolver Ruger in .357 in una fondina ascellare sotto la mia tuta e infine una cartuccera per le munizioni calibro 12 a tracolla.
Non avevamo
nessuna informazione su quello che era, o stava succedendo, a bordo
e le osservazioni dall’esterno ci dicevano che era tutto tranquillo
a bordo. Non ci erano stati segnalati movimenti sui ponti.
Le istruzioni
che avevo dato prima di imbarcarci sul rimorchiatore erano di
rimaneere in silenzio, senza parlare o fare rumore. Non appena
saliti a bordo della nave avremmo dovuto formare una linea sul ponte
superiore, sfruttando i ripari presenti in modo da impedire a
chiunque di spostarsi verso prua o poppa. Ogni persona incontrata
sarebbe stata neutralizzata ed immobilizzata il più velocemente e
silenziosamente possibile.
Qualcuno chiese:
e poi cosa facciamo?
Io risposi che
non ne avevo idea: non sapevamo se gli ammutinati erano armati, dove
erano gli ostaggi, così conclusi che avremmo dovuto arrangiarci al
meglio durante l’attacco.
Riuscimmo a
salire a bordo senza problemi e prendemmo posizione sul ponte.
La situazione era tranquilla, nessuno era in vista e non
vedevamo nessun
movimento. Il sergente
JOSEPHS attirò l’attenzione di tutti verso la grossa scritta in
rosso “Estremamente Infiammabile, Non avvicinare Fiamme Libere” su
un grosso serbatoio di fronte a noi.
La nave aveva le
luci di navigazione accese normalmente e tutto sembrava normale
eccetto che non vedevamo nessuno e che nessuno aveva cercato di
opporsi all’abbordaggio.
Le luci sul
ponte erano accese, così il Sergente Josephs, l’agente Mayer ed io
ci avvicinammo silenziosamente alla porta. Mayer girò la maniglia:
non era chiusa a chiave. Aprì la porta e il sergente Josephs ed io
balzammo dentro con le armi spianate.
Dentro gli
ufficiali della nave, in uniforme da sera, stavano partecipando ad
un cocktail party mentre musica leggera suonava in sottofondo.
Sembravano tutti felici e rilassati. Uno degli ufficiali, che parlava inglese ci venne incontro ed io gli spiegai il motivo della nostra presenza. Si mise a ridere e disse che c’era stato un fraintendimento. Il capitano aveva richiesto la nostra assistenza perché un membro dell’equipaggio ne aveva aggredito un altro con un coltello, ma a questo punto avevano cominciato a tirargli addosso dell’acqua bollente e il marinaio era andato a rifugiarsi nella sua cabina, dove lo avevano chiuso dentro.
L’ufficiale
affermò che l’uomo era grande e grosso e particolarmente violento,
motivo per cui il capitano chiedeva che fosse portato via dalla
nave.
Il Sergente
Josephs a questo punto tornò dal resto della squadra sul ponte e
disse che non c’era più nessun motivo di preoccupazione.
Quindi l’agente
Mayer ed io seguimmo l’ufficiale sottocoperta fino alla cabina
dell’aggressore. Tutto era silenzioso e buio; io avevo in mano una
torcia tattica per accecare di sospresa l’aggressore. L’ufficiale,
in silenzio, sbloccò la serratura ed aprì la porta della cabina.
Mayer ed io ci precipitammo dentro e trovammo il marinaio nella sua
cuccetta: prima che potesse mettere giù un piede, l’agente Mayer
l’aveva immobilizzato e ammanettato.
L'uomo grande e
grosso si rivelò essere un metro e sessanta e sessantacinque chili
di marinaio, ma di sicuro era aggressivo e violento. Lo trasferimmo al carcere di Nhulunbuy e rintracciammo un interprete, in modo da poterlo interrogare a proposito della aggressione di cui era stato accusato. Secondo la sua versione dei fatti, era stato sequestrato ed imbarcato a forza. Era andato a fare compere nella sua città, a Formosa, e si era svegliato a bordo della nave; non gli era stato consentito di contattare la sua famiglia, non veniva pagato e non veniva nutrito a sufficienza, e per tutto ciò era particolarmente depresso e arrabbiato. Fu chiesto l’intervento degli uffici della Dogana e dell’Immigrazione e credo di ricordare che furono i proprietari della nave a pagare per il suo biglietto aereo per Formosa, non volendolo più a bordo della nave. Evidentemente la confusione nella comunicazione radio con la Capitaneria di Gove Harbour era stata dovuta al fatto che tutti gli ufficiali della nave erano norvegesi mentre il resto dell’equipaggio taiwanese, quindi non erano riusciti a chiarire bene la situazione.
1980
-
L'INCIDENTE DEL FIUME
CATO
Il 13 Ottobre
1980, Baakurra MUNYARRYUN, una donna aborigena fu attaccata ed
uccisa da un gigantesco coccodrillo lungo il fiume Cato, nello
Arnhem Land. Io fui il
Sergente incaricato delle indagini.
La donna stava lavando i piatti lungo la riva del fiume quando un il coccodrillo si lanciò contro di lei, la afferrò alla vita tra le sue mascelle e la trascinò nel fiume. Alcune notti prima, la donna sia era accampata sulla spiaggia insieme alla sua famiglia. Aveva con sé delle coperte ed altri effetti personali in un fusto da 4 galloni privo del coperchio. Al mattino successivo il fusto ed il suo contenuto erano scomparsi, ed erano visibili grandi impronte di coccodrillo che andavano dal corso d'acqua al punto in cui si trovava il fusto, e poi tornavano indietro.
L'agente anziano Graeme (Luvy) BROWNING e io arrivammo sulla scena a
tarda notte. Lanciammo un canotto di 4,2 metri e cercammo l'area di
attacco con un riflettore. Un coccodrillo molto grande venne a
nuotare a fianco del gommone apparentemente imperturbato dalla
nostra presenza. La coda e la testa si sovrapponevano con la prua e
la poppa.
Il coccodrillo mi guardò dritto negli occhi poi si immerse silenziosamente senza lasciare traccia. L'agente anziano BROWNING disse: "Penso che abbia appena preso il tuo numero.
Ma le mie precedenti esperienze con io coccodrilli mi avevano insegnato che questo esemplare ci stava pedinando, e non ci temeva.
Inviai via radio una richiesta di assistenza al Servizio Parchi Nazionale, ed una di personale aggiuntivo per i compiti di ricerca sul fiume per i defunti.
I membri della Squadra inviata dal Servizio Parchi Nazionali erano i miei precedenti colleghi dell'incidente di Gove Harbor Crocodile. Erano i migliori del settore; il dottor Graeme WEBB e gli ufficiali della fauna selvatica Dave HIGGENS e John BUNCE. Quello che non sapevano sui coccodrilli non valeva la pena di saperlo e mi avevano dato una visione approfondita delle procedure da adottare in futuro.
Il giorno successivo il Servizio Parchi Nazionali aveva individuato la tana del coccodrillo. Era un buco grande, profondo e verticale nel fiume, accanto alla riva del fiume e appena sotto il livello dell'acqua, quindi non era evidente. Ma parlavano da soli i segni lasciati dal coccodrillo in ingresso ed in uscita dal buco.
Il buco era profondo circa dodici piedi e aveva un diametro di venti piedi. Dave HIGGENS e John BUNCE hanno sondato fino in fondo con lunghi arpioni, senza sapere se il coccodrillo fosse nella tana o no. Graham WEBB che portava una .44 magnum, e io con la mia .357 magnum, facevamo la guardia con i revolver sguainati, nel caso avessimo avuto spiacevoli sorprese. Ma a quanto pare il coccodrillo se n'era andato da tempo. Tuttavia, le sonde avevano colpito qualcosa di duro e metallico sul fondo della tana dei coccodrilli. Dopo un po' di manovra tirarono fuori un tamburo da quattro galloni che il coccodrillo aveva preso dalla spianata del fiume poche notti prima. Conteneva le coperte e gli oggetti personali della donna deceduta. Il fusto era ridotto ad un cilindro di una quindicina di centimetri di diametro, ed era pieno di fori come un colabrodo. Sembra che ai coccodrilli piaccia masticare e divertirsi con gli oggetti come fossero giocattoli - di qui lo schiacciamento ed i fori causati dai denti.
Quel pomeriggio
vennero ritrovati una gamba ed il tronco della donna deceduta, ed io
li feci trasportare di nascosto ed in tutta fretta a Nhulunbuy per
l'esame autoptico.
La rimozione dei
poveri resti mandò su tutte le furie gli aborigeni che costituivano
la popolazione locale, poiché senza la salma non potevano condurre i
riti funebri tribali.
Per giunta, il
clan ed i parenti della vittima chiesero che il coccodrillo non
venisse ucciso, poiché lo ritenevano il loro "Totem Tribale", quindi
sacro.
Essi credevano
di appartenere al coccodrillo, e non il coccodrillo a loro.
Quando sostenni
che bisognava eliminare il coccodrillo, l'anziano della tribù mi
disse: "Se la donna fosse caduta da una scogliera, saresti venuto
per rimuovere la montagna?". E così si tennero il coccodrillo.
Resi la mia
testimonianza al Magistrato inquirente, Alastair McGregor, e dietro
sua richiesta donai il fusto da quattro galloni al Museo e Galleria
d'Arte del Northern Territory dove è attualmente esposto insieme
alla storia di Baakurra MUNYARRYUN. L'autore con il fusto recuperato presso la tana del coccodrillo sul fiume Cato
Nell'Ottobre del 1988, Alex BURURRU, un aborigeno di 25 anni, rimase vittima dell'attacco di un coccodrillo nella stessa zona del fiume Cato.
1980 - RECUPERO DI UN CANOTTO RUBATO
A metà del 1980, gli aborigeni accampati sulla spiaggia di Nhulunbuy
riferirono che due uomini bianchi avevano appena rubato il loro
canotto da pesca col motore fuoribordo e si stavano dirigendo verso
il mare.
All'epoca ero in servizio e sapevo che i trasgressori avrebbero
dovuto oltrepassare il Gove Peninsula Surf Life Saving Club per
raggiungere il mare aperto. L'agente anziano Graeme (Luvy) BROWNING
era il presidente del Surf Club e lavorava lì all'epoca.
Mi armai con il mio revolver .357 e col mio fucile calibro 12, e poi
con l'agente Roger (Rocky) MAYER andammo verso il Surf Club.
L'agente senior BROWNING aveva un gommone di salvataggio al Surf
Club e si offrì volontario per prendere uno di noi per intercettare
i trasgressori nel gommone rubato. Poteva far salire solo uno di noi
causa delle dimensioni del gommone.
Come Sergente di Polizia del Northern Territory avevo poteri
speciali legislativi per fermare, detenere e perquisire navi e
vascelli in mare, inoltre avevo il fucile calibro 12, quindi andai
io all'inseguimento con l'agente anziano BROWNING.
L'agente MAYER avrebbe organizzato l'assistenza ed un "ricevimento
di benvenuto" per quando saremmo tornati con i trasgressori.
Il gommone raggiunse subito il canotto e feci segno ai due uomini a
bordo di tornare a riva. Ma si misero a ridere e ci mostrarono il
dito medio.
Si trovavano su una barca molto più grande della nostra, quindi
presumo che credessero che non fossimo una minaccia per loro e non
in grado di costringerli a tornare a Gove.
Tuttavia non avevano visto la nostra artiglieria. Avevo messo il
fucile in una sacca per il trasporto del fucile per proteggerlo
dagli spruzzi del mare prima di partire e l'avevo anche caricato con
sei colpi e lasciato la culatta aperta per sicurezza.
Tolsi il fucile dalla borsa di trasporto, misi una cartuccia in
camera e rilasciato il carrello ero pronto per l'azione.
Mi alzai nella gommone e sparai
due colpi sopra il loro arco. Dallo sguardo sui volti dei
trasgressori l'incidente era improvvisamente diventato poi non così
divertente. Ma ancora non avevano voltato il gommone verso la riva.
Chiesi all'agente anziano Browning se poteva avvicinarsi un po' e
arrivammo a una trentina di metri da loro. Sparai altri due colpi
sopra la loro prua e gridai: "Vira verso la spiaggia o i prossimi
sono per te", e con un gesto minacciai il timoniere.
Ebbero una breve conversazione, poi tolsero gas e tornarono alla
spiaggia di Nhulunbuy con noi che li seguivamo in modo persuasivo.
Comunicai via radio con l'agente MAYER mi accertai che avesse con se
l'agente Bill BRISCOE per assisterlo nell'arresto dei delinquenti. I
due erano una coppia molto capace di poliziotti che spesso
lavoravano insieme come una squadra eccezionale e impressionante.
I due delinquenti pensavano di poter eludere l'arresto mettendo
rapidamente a riva il canotto e scappando nella boscaglia vicina
prima che la polizia potesse guidare un veicolo lungo la spiaggia
fino al luogo di sbarco.
Ma a loro insaputa i proprietari aborigeni del canotto avevano
assistito allo svolgersi degli eventi al riparo della boscaglia e
non erano affatto contenti che il loro canotto fosse stato rubato.
Così, mentre i trasgressori si avvicinavano allo sbarco sulla
spiaggia, i proprietari del canotto uscirono improvvisamente fuori
dalla boscaglia e dispensarono un po' di giustizia sommaria, in
stile aborigeno con bastoni e boomerang.
Segnalai via radio agli agenti MAYER e BRISCOE cosa stava
succedendo, ma mi dissero che avevano difficoltà a muoversi sulla
sabbia della spiaggia e questo ritardava il loro arrivo ... dissi
loro che non c'era fretta, la questione era sotto controllo.
Alla fine quando la polizia arrivò sul luogo dello sbarco sulla
spiaggia ... i malfattori furono ben felici di arrendersi. Furono tratti in stato di fermo e portati al posto di guardia di Nhulunbuy e quando furono effettuati i controlli delle impronte digitali e dell'identità emerse che i soggetti erano "persone conosciute" ai federali, con ampi trascorsi criminali. Entrambi furono rilasciati su cauzione ma non si presentarono in tribunale. In precedenza avevano giurato che non sarebbero mai più tornati a Nhulunbuy, quindi considerammo almeno questo fatto come un buon risultato.
1980 - LIBERIAMO LA LAGUNA DELLA CITTA' DI NHULUNBUY - UN POLIZIOTTO RISCHIA LA VITA Ho sempre avuto buoni rapporti con la maggior parte dei cittadini di Nhulunbuy grazie alla reputazione di essere un poliziotto leale; in questo modo molte persone mi dissero cose che di solito non avrebbero confessato agli altri poliziotti. Alla fine del 1980 un residente di Nhulunbuy mi chiese di incontrarlo di nascosto e mi confessò di aver dato da mangiare a un grosso coccodrillo nella laguna cittadina. La laguna cittadina era lunga circa due chilometri e larga duecento metri ed era direttamente adiacente a molte delle aree residenziali di Nhulunbuy dove giocavano i bambini. L'uomo, mentre portava a passeggio il suo cane, aveva visto il coccodrillo nella laguna ed il giorno successivo, nelle stesse circostanze, aveva lanciato al coccodrillo dei pezzi di carne. La scena si era ripetuta tutti i giorni durante gli ultimi 18 mesi.In una occasione, quando il coccodrillo si trovava dal lato opposto della laguna, lui aveva colpito la superficie dell'acqua con un bastone, ed il coccodrillo si era immerso per poi riemergere di colpo ed afferrare la carne. Pensò di stare addestrando il coccodrillo a venire da lui. Ma di recente aveva notato che dopo essersi immerso il coccodrillo saltava fuori dall'acqua sempre più vicino al posto in cui lui si trovava sulla riva. Nelle ultime settimane era indietreggiato dalla riva, tornando in cima alla duna, dato che ogni volta che il coccodrillo saltava fuori dall'acqua veniva a trovarsi sempre più vicino al punto in cui lui si trovava in precedenza. Pensava che il coccodrillo lo stesse braccando. Effettuai una ricognizione dell'area insieme all'Agente Roger MAYER , e decidemmo che la cosa migliore da farsi era simulare il comportamento dell'uomo col cane L'Agente MAYER era un arciere, ed aveva un arco da pesca col quale poteva tirare una freccia da pesca con una lenza attaccata ad una punta uncinata. L'idea era quella di infilzare il coccodrillo per poterne ritrovare la carcassa una volta che io gli avessi sparato. Sembrava essere un piano semplice e a prova di stupido.
Immaginai che il coccodrillo sarebbe emerso tra i 10 ed i 15 metri
dalla riva, dove sarebbe stata gettata come esca della carne.
Io sarei rimasto un paio di metri sopra il livello delle
acque, in cima ad una riva in lieve pendenza, il che mi avrebbe
permesso di tirare dall’alto in basso esattamente alla testa del
coccodrillo. Un unico colpo tra gli occhi per un abbattimento
istantaneo.
Scelsi di usare un Winchester modello 88 a leva calibro 243. Era
dotato di mirino telescopico 6-24x40 impostato per questo tiro su 6
ingrandimenti. Era un fucile estremamente preciso e potente. Portavo
anche la mia .357 Ruger in una fondina ascellare come arma di
riserva in caso di emergenza.
Quando arrivammo sul posto tutto era perfetto - cielo azzurro e
senza vento. Avvistammo il coccodrillo che navigava lungo l'altro
lato della laguna, a circa 200 metri di distanza.
L'uomo camminò con il suo cane fino al punto d'incontro. Colpì
l'acqua con un bastone e gettò la carne, quindi si allontanò
rapidamente. Presi la sua posizione e l'agente Mayer si posizionò
defilato dietro un albero, a cinque metri di distanza.
Vidi il coccodrillo immergersi e imbracciai il fucile puntandolo
verso la presunta area di destinazione, aspettando che l’animale
riemergesse.
Ma avevo sottovalutato l'intelligenza e l'astuzia del coccodrillo.
Uscì dall'acqua come un siluro, dritto verso di me. Non serviva
guardare attraverso il cannocchiale o cercare di traguardare le mire
metalliche; improvvisamente era a soli due metri da me. Spinsi in
avanti il fucile e istintivamente sparai come fosse una pistola.
Il coccodrillo si impennò sulle zampe posteriori, torreggiando su di
me e poi saltò indietro con una capriola dentro la laguna. L'agente
MAYER non ebbe il tempo di tirare l'arco. Non c'era un'increspatura sull'acqua; dissi all'agente MAYER: "Penso di averlo preso". Avevamo un canotto ormeggiato nelle vicinanze con dentro un arpione uncinato per coccodrilli. Abbiamo manovrato il canotto sul punto in cui il coccodrillo si era reimmerso sondando il fondo della laguna con l'arpione e presto lo trovammo.
Gli
piantammo in corpo alcune punte di arpioni per coccodrilli con delle
corde e lo tirammo a terra con un veicolo a motore e infine lo
caricammo su un veicolo della polizia per portarlo in un luogo di
sepoltura appartato.
Coccodrillo della Laguna di
Nhulunbuy
caricato nella gabbia della Polizia.
"Onoranze Funebri" dell'Agente Mayer
Il mio tiro istintivo aveva colpito il coccodrillo appena dietro gli occhi e gli aveva distrutto il cervello, uccidendolo sul colpo. Era lungo 4.20 metri, ma gli mancavano due sezioni della coda. Quindi la sua vera lunghezza totale avrebbe dovuto essere di circa 4,80 metri. Aveva una circonferenza di 1,80 metri. Che mostro per una zona popolata come la laguna della città!
1980 - L'INCIDENTE ALLE POZZE DI GIDDY ROCK
Verso la fine del 1980, la polizia di Nhulunbuy ricevette
informazioni sulla scomparsa di un membro di una comitiva che
utilizzava una teleferica, a tarda notte, ai laghetti di Giddy Rock.
Si sospettava che il gruppo fosse composto da tossicodipendenti che
avevano organizzato un festino ai laghetti giocando a un gioco che
chiamavano "Crocodile".
Il gioco consisteva nel saltare tutti, a turno, dalla teleferica
nella pozza gridando "Coccodrillo - Coccodrillo". La persona
scomparsa era saltata ma non aveva gridato "Coccodrillo".
Gli altri del gruppo in un primo momento non si erano preoccupati
perché credevano che si sarebbe successivamente avvicinato di
soppiatto a loro nell'oscurità e avrebbe cercato di spaventarli
mentre sedevano intorno al fuoco da campo. Tuttavia, passato un po’
di tempo iniziarono a chiamarlo, ma senza ricevere risposta alcuna.
Fecero una rapida ricerca attorno alla piscina e nelle zone
adiacenti ma senza alcun risultato, quindi chiamarono la polizia di
Nhulunbuy.
Non fui subito coinvolto nella ricerche, il caso mi fu assegnato
solo due giorni dopo, quando ancora non erano stati compiuti
progressi. Ciò rese difficili le indagini a causa della probabile
perdita e inquinamento delle prove nel periodo intercorso.
Gli investigatori inizialmente avevano perquisito la piscina sopra
cui passava la teleferica e i cespugli adiacenti, nel caso in cui la
persona scomparsa si fosse allontanata disorientata.
Le Giddy's Rock Pools sono una serie di bacini rocciosi lungo il
fiume Giddy a circa 60 chilometri da Nhulunbuy. Alcuni laghetti sono
lunghi fino a un chilometro e larghi quaranta metri, altri sono
molto piccoli. Il fiume scorre profondo e largo durante la stagione
delle piogge e si riduce a un rivolo durante la stagione secca,
lasciando solo grandi pozze profonde. L'incidente avvenne durante la
"stagione secca"
Il laghetto su cui correva la teleferica era lungo circa 800 metri e
largo 40 metri. Aveva una stretta insenatura, alimentata da una
cascata e uno stretto sbocco a forma di una grondaia profonda che
alimentava la successiva piscina inferiore.
Al mio arrivo feci subito posizionare delle reti all'ingresso
superiore e all'uscita inferiore della piscina per garantire che
tutto ciò che era ancora nella piscina in quel momento rimanesse lì
o rimanesse impigliato nelle reti.
La mia convinzione era che se la persona scomparsa fosse annegata,
il suo corpo avrebbe dovuto gonfiarsi e galleggiare in superficie in
circa due o tre giorni e probabilmente sarebbe rimasto intrappolato
nelle reti inferiori.
La piscina rocciosa aveva profonde caverne che emergevano dal
livello dell'acqua, perciò mandammo dei subacquei a ispezionare le
caverne, ma non trovarono prove di una tana di coccodrilli o di
resti umani.
Altri ricercatori avevano illuminato quella e le altre grandi
piscine adiacenti durante la notte nel tentativo di individuare la
presenza di eventuali coccodrilli, ma senza successo.
Dopo altri tre giorni di ricerca non fu trovato nulla e le reti alle
due estremità della piscina erano ancora intatte, quindi le indagini
furono abbandonate.
Ero convinto che le Giddy Rock Pools non contenessero una scorta di
cibo sufficiente per un habitat permanente dei coccodrilli e che
tutti i grandi coccodrilli nell'area stessero solo migrando. Il fatto che entrambe le estremità della piscina fossero state aperte per due giorni prima del mio arrivo ha reso impossibile stabilire altre ipotesi sullo svolgimento dei fatti.
Si ipotizzò anche che la persona scomparsa stesse tentando di
scomparire e fare perdere le tracce della sua identità, ma nessuna
prova ragionevole a favore o contro tale supposizione è stata mai
presentata o stabilita.
Nessun coccodrillo fu mai individuato e nessun corpo o parte del
corpo della persona scomparsa è mai stato trovato.
La inchiesta quindi non ha portato a nessuna conclusione e il caso è
tutt’ora aperto.
1981
-
IL
BUFALO D'ACQUA. I bufali d'acqua erano abbondanti a Nhulunbuy. Durante la "stagione arida", quando la vegetazione naturale era scarsa, girovagavano nella città per pascolare sui prati dei parchi che erano irrigati e curati dalla Nhulunbuy Corporation. Per solito erano animali del tutto tranquilli e pacifici. Nel 1981, un camion della miniera a pieno carico investì e ferì un grosso bufalo d'acqua che si era avventurato lungo la carreggiata. La bestia ferita fuggì in una fitta boscaglia di lantana. I poliziotti intervenuti sulla scena erano armati con un fucile, ma la boscaglia era troppo fitta ed intricata per permettere loro di inseguire il bufalo con un fucile. Il Sergente di Prima Classe Christopher HUNT, che al tempo era il Comandante della Stazione di Polizia di Nhulunbuy, mi chiese di intervenire con il mio revolver .357 per seguire le tracce dell'animale ferito ed ucciderlo. Presto trovai ed iniziai a seguire una traccia di sangue lasciata dal bufalo ferito e mi feci strada attraverso la boscaglia di lantana seguendo la traccia. Giunto in una piccola radura, potei vedere il bufalo sostenersi appoggiato addosso ad un albero ad una distanza di più o meno nove metri. Mostrava di avere difficoltà a tenersi eretto, e la sua testa cadente perdeva sangue dalle narici. Con la testa abbassata ed in quelle posizione mi dava la possibilità di un perfetto colpo alla fronte. Sapevo che se non lo avessi ucciso al primo colpo, lui mi avrebbe istintivamente caricato, e nella fitta boscaglia non avrei avuto dove andare per evitarlo. Ruotai a mano il tamburo per assicurarmi di avere una munizione "metal piercing" allineata con la canna col cane sollevato in singola azione, e con molta attenzione lasciai andare il colpo stando in appoggio su un piccolo ramo. Il proiettile colpì il bufalo tra gli occhi, e l'animale cadde immediatamente a terra morto. Le corna del bufalo misuravano 1300 mm da punta a punta.
1981
- ABBORDAGGIO IN FESTA AD UN PESCHERECCIO
Nel 1981, la Polizia del Northern Territory apprese che grandi quantità di droga venivano contrabbandate
in Australia
da
spacciatori stranieri tramite pescherecci che operavano
nel Golfo di Carpentaria.
Il Comando della Polizia del Northern Territory a Darwin decise che sarebbe stata
una buona azione preventiva quella di istituire un tavolo di
coordinamento di Polizia e perquisire i pescherecci durante le loro
operazioni nel Golfo.
Il piano era quello di ispezionare a sorpresa le barche e gli
equipaggi dei pescatori, cogliendoli alla sprovvista per cercare
droga e armi da fuoco illegali.
L'agente Martin GOODE ed io, entrambi di Nhulunbuy, fummo nominati
per effettuare il primo abbordaggio. Non avevamo idea di cosa
avremmo dovuto fare e non avevamo ricevuto alcuna formazione o
istruzione per l'operazione. Indossavo la mia Ruger .357 Magnum in
una fondina ascellare sotto la tuta della polizia.
Fummo prelevati da Nhulunbuy dalla motonave della polizia "Salloo",
capitanata dal sergente Wayne TAWNY e manovrata da un equipaggio di
altre due unità. Proseguimmo verso il Golfo di Carpentaria dove
molti pescherecci erano impegnati a inseguire la migrazione
stagionale dei gamberi.
Secondo il piano saremmo stati calati dalla Salloo in un gommone da
salvataggio condotto da un marinaio dell'equipaggio della nave.
Quindi avremmo accelerato a fianco di un peschereccio all’opera e ci
saremmo saliti a bordo per condurre la nostra ricerca.
Il piano era assolutamente folle e temerario per non dire altro.
I pescherecci da traino avevano le loro reti dispiegate, quindi se
avessimo perso l'equilibrio o perso la presa saremmo stati portati
direttamente nelle reti da traino e saremmo annegati. Se avessimo la
fortuna di eludere le reti saremmo stati certamente preda dei
numerosi squali che seguono i pescherecci a pesca.
Il peschereccio avrebbe guidato alla velocità di pesca a strascico,
quindi il pilota del gommone doveva eguagliare quella velocità e
mantenerla costante per noi per allineare il nostro punto di
imbarco.
Ma oltre a ciò il peschereccio si sarebbe alzato e abbassato, da
dieci a venti piedi, con l'azione delle onde dell'oceano. Anche il
gommone si alzava e si abbassava, ma a una velocità diversa rispetto
al peschereccio a causa delle onde provocate dalla sua scia. Quindi
non solo dovevamo allineare il nostro punto di imbarco, ma dovevamo
anche allineare l'ascesa e la caduta del peschereccio e del gommone
in modo che tutto coincidesse per un salto di successo dal gommone
al peschereccio.
Una volta a bordo non ricevemmo un caloroso benvenuto, non tanto a
causa del contrabbando a bordo quanto piuttosto perché il capitano e
i pescatori credevano tutti che l’abbordaggio e la perquisizione in
quelle circostanze fossero veramente pericolosi per la vita di tutte
le persone coinvolte: se qualcuno cade in mare, un peschereccio da
traino non può fermarsi o virare rapidamente, specialmente con le
reti da traino calate e piene di pescato.
Inoltre, chiunque sia mai stato coinvolto nell’ispezione di un
peschereccio o di una nave sa che non può essere effettuata da due
uomini con breve preavviso mentre la nave è in funzione e naviga in
mare. Ovviamente qualsiasi oggetto di contrabbando sarebbe scomparso
in mare molto prima che avessimo la possibilità di individuarlo.
Per tornare alla Salloo, l'agente GOODE ed io dovemmo saltare dal
peschereccio nel gommone, cosa non così difficile come la operazione
inversa, ma comunque non facile o senza rischi.
Ci imbarcammo su tre pescherecci da traino durante le nostre
operazioni controllo. Non trovammo droghe illecite e tutte le armi
che localizzammo erano registrate correttamente.
Le operazioni di imbarco furono sospese dal capitano del sergente
Tawny, il comandante della Salloo, apparentemente a causa del mare
mosso, ma sospetto che il sergente Tawny si fosse reso conto del
rischio delle operazioni e stesse proteggendo l'agente Goode e me da
un pericolo imminente.
La
“Salloo”
Il peschereccio
"NR
Tasman"
prima dell'abbordaggio
Poco dopo il termine delle operazioni di ispezione, i marinai del
peschereccio formarono una delegazione che presentò una petizione al
Commissario di polizia dell'NT Peter McCauley per protestare contro
la procedura delle operazioni di ispezione,
per motivi di salute e
sicurezza sul lavoro.
Il commissario McCauley concordò con la delegazione e ordinò che non
si ripetessero in futuro ispezioni in mare ai pescherecci da traino.
1981
- 1984 ELIMINAZIONE DEI COCCODRILLI.
Tra il 1981 ed il 1984 ho sistematicamente allontanato coccodrilli
dalle aree della communità, spiagge e campeggi più frequentato prima che
potessero attaccare o comunque diventare una minaccia.
Ho sempre avuto con me il mio revolver .357" in una fondina ascellare
sotto la mia casacca coem arma di riserva ma la mia arma principale fu sempre
un fucile Winchester modello 88 calibro .243.
Alcuni dei coccodrilli
abbattuti nel periodo tra il 1981 ed il 1984
1984 - 2017 - PENSIONAMENTO.
Sono andato in pensione dalla Polizia del Northern Territory nel 1984, e
mi sono trasferito nel Queensland. Per poter continuare a tenere il mio revolver Sturm Ruger .357, sono diventato membro del Circolo di Tiro del Queensland, e, come richiesto dalla legge, ho preso parte ogni anno a sei competizioni di tiro. Il revolver è stato sempre tenuto pulito e mantenuto con cura, è stato sempre accurato ed in perfetta efficienza. Ha tirato molte munizioni .357 ricaricate a piena potenza, non si è mai guastato e non ha mai avuto bisogno di riparazioni. Pensavo che quando non ci fossi stato più lo avrei potuto lasciare ad uno dei miei figli Avrebbe potuto essere parte della mia storia, ed un ricordo della mia vita lavorativa, ma nessuno di loro desiderava richiedere ed ottenere la licenza di detenzione richiesta per le armi occultabili. Così, il giorno 8 Giugno 2017, ho ceduto il mio revolver Sturm Ruger .357 magnum, matricola 15603192, numero 25 di uno speciale lotto numerato da 1 a 50, al Museo e Galleria d'Arte del Northern Territory dove è attualmente esposto, insieme a questa storia, che è la sua. Al tempo in cui l'ho ceduto, il mio revolver era l'unico di quella serie speciale di 50 della Sturm Ruger ad essere ancora in possesso del proprietario originale.
Robert James Haydon, 20 Ottobre 2018. |
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