Walther P38

Scheda di Bondino

Benché le armi rappresentative in calibro 9 Para siano molte, è doveroso un accenno ad una delle più famose : la Walther P38.

Piccola digressione polemica: negli anni 70 il termine P38 è stato usato fuori luogo per indicare le armi corte utilizzate dai cosiddetti “autonomi” o “partito armato” e la P38 stessa una sorta di arma di ordinanza delle brigate rosse, mentre sovente si trattava di revolver in calibro 38 special.

Come già detto altrove questo sito è apolitico quindi non voglio addentrarmi in altre considerazioni, tuttavia, a mio parere, il terrorismo degli anni 70 (ad onta di certe riabilitazioni postume) è una delle pagine più vergognose e sanguinose della nostra storia recente.

Oplologicamente la P38 ha un ruolo storico importante : realizzata nei primi anni 30 come progetto privato per una pistola militare rappresenta una svolta nella progettazione della Walter; per la prima volta la casa produsse un arma a culatta chiusa capace di sparare una cartuccia potente come la 9 Para.

La canna non è più fissata al fusto ma è libera di rinculare per un breve tratto insieme al carrello poi la canna si arresta e si sblocca dal carrello che continua a rinculare, arma il cane ed è riportato in batteria da due piccole molle di recupero.

Venne mantenuta ed ovviamente rinforzata la doppia azione delle PP e PPK ma con il cane  totalmente annegato tra fusto e carrello; questa configurazione nota come AP ( Armee Pistole pistola per l’esercito) venne prodotto in numero molto piccolo, non oltre i 200 pezzi per le valutazioni da parte dell’esercito e molto criticata proprio per il cane nascosto.

La riprogettazione  portò alla HP ( Heere Pistole sempre pistola per l’esercito) identica alla AP ma con cane esterno che venne adottata dalla Wehrmacht nel 1938 da cui la designazione di P(istole)38

E’ interessante notare che la P38 nacque con un progetto praticamente perfetto : tra AP HP e P38 le differenze sono davvero minime.

 

La P38 venne scelta per affiancarsi e sostituire le P08 perché prometteva di essere una pistola più adatta alla produzione in serie, meno costosa e meno suscettibile ai guasti; prodotta in circa un milione di pezzi è considerata una delle migliori, se non la migliore, pistola di ordinanza del periodo 1940-1970 : già, perché nel dopoguerra , con castello in lega leggera e denominazione di P1 è tornata ad essere arma di ordinanza della Bundeswehr

 

Tra le caratteristiche peculiari vi sono:  peso medio (circa 960 gr scarica), potenza della munizione ritenuta sufficiente (Vo circa 340 m/sec) , buona capacità del caricatore (8 colpi), cane esterno, doppia azione, avvisatore di cartuccia in camera, facilità di smontaggio. Il progetto è talmente valido che alcune sue soluzioni (in particolare il blocchetto di chiusura) hanno ispirato un'altra grande pistola : la nostra Beretta 92

Punti negativi pochi : l’impossibilità di montaggio del silenziatore e soprattutto una certa debolezza della molla di ritegno della slitta.

 

 

Marchi : i primi tipi militari (le AP sono sparite tutte purtroppo) portavano il nastro con la scritta Walter, il P38 ed una matricola iniziante con O; poi vennero adottati i codici dei fabbricanti per ingannare lo spionaggio straniero ed alla Walter venne assegnato il numero 480 : un certo numero di P38 (numero ignoto ma sicuramente basso) costruite negli ultimi mesi del 1939 porta tale 480 sul carrello.

Dal 1940 il sistema a numeri fu sostituito con lettere, la Walther di Zella Mehlis ebbe il codice ac seguito da due cifre indicanti l’anno di produzione ; all’inizio del 41 anche Mauser iniziò la produzione della P38 e quelle da essa prodotte hanno codici byf  e svw (non è noto il motivo dell’alternanza ma i codici byf sono più numerosi), più tardi la produzione venne iniziata anche dalla Spreeewerke di Spandau ( codici cxq e cyq) .

Verso la fine della guerra la fabbricazione dell’arma fu decentrata in diversi piccoli stabilimenti per sfuggire ai bombardamenti, quali la FN di Herstal o l’arsenale di Brno ed altri ancora che non riuscirono ad organizzarsi prima della fine del conflitto.

 

Varianti della P38 se ne conoscono pochissime: era un’arma nata perfetta !! Esistono poche P38 kurz con canna quasi dimezzata di uso sconosciuto (l’arma da una vampata ed un rilevamento impressionanti) ed alcune rare P38 in 7,65 a singola azione con guance in legno e mire singolari: tale versione non è mai stata effettivamente prodotta ma sono assemblaggi postbellici compiuti con gli avanzi del saccheggio dello stabilimento di Zella Mehlis. 

Ancora un dettaglio: la P38 nasce in 9Para, ovviamente l’arma di questa scheda è in 9x21IMI: come ben sapete una differenza di 2mm del bossolo (da 9x19 a 9x21) basta a trasformare un’arma detenibile in una pericolosissima arma da guerra ... senza commenti ...

Caratteristica di quest’arma è la parte inferiore della canna foggiata in modo da portare un separato blocco di chiusura (blocchetto oscillante) mentre il carrello è costituito dalla solita sezione otturatore che reca percussore, leva di sicurezza ed estrattore; ad arma montata la canna è sistemata in modo che la culatta poggi sull’ otturatore; la canna stessa scorre in apposite solcature del carrello,che, a sua volta, muove lungo guide nel fusto.

Con la pistola pronta al fuoco le superfici di supporto del fusto spingono in alto il blocchetto di chiusura, facendo sì che le sue alette entrino nei relativi recessi del carrello e lo uniscano saldamente alla canna.

Sparata la cartuccia, il rinculo fa arretrare il complesso lungo il fusto finché l’asta dell’ammortizzatore va ad urtare la barra trasversale sul fusto stesso davanti al vano caricatore.

La pressione sull’asta dell’ammortizzatore forza in basso la camma di bloccaggio e libera le alette dal carrello. Data la molla di fissaggio del blocco di chiusura che funge da ammortizzatore, la canna è portata in posizione con scioltezza, ma il carrello è ora libero di proseguire nel suo movimento all’indietro, comprimendo le molle di recupero ed armando il cane.

Nella corsa di ritorno del carrello, appena l’otturatore camera una nuova cartuccia ed esercita una certa pressione sul complesso-camma, anche questa riprende ad avanzare; grazie alla camma nel fusto, il blocco di chiusura è ora riportato in alto per inserire di nuovo le alette nei loro alloggiamenti ed unire di nuovo saldamente canna ed otturatore.

Il meccanismo della doppia azione è quello delle PP e PPK ma irrobustito; oltre alla sicura manuale che agisce anche da abbatticene vi è poi una sicurezza automatica costituita da una levetta connessa al cane che preme contro un pistoncino a molla; questo scorre verticalmente presso il percussore.

Quando il cane è in posizione diversa dal sollevamento completo , tale pistoncino scende sotto la pressione della molla e blocca il percussore automaticamente. Per tutto il tempo in cui il grilletto viene premuto il pistoncino di sicurezza resta poi disimpegnato dal percussore

 

La scomposizione campale della P38 è molto semplice : basta arretrare il carrello e bloccarlo con l’hold open, togliere il caricatore e ruotare in avanti la leva di smontaggio, si fa avanzare il complesso canna-carrello e si abbatte il cane altrimenti il pistoncino di sicura automatica rimene sollevato e blocca l’uscita del carrello.

Le molle di recupero, che sono uno dei punti deboli, non andrebbero tolte.

In particolare bisogna fare molta attenzione , (per quanto improbabile, ma la madre dei cretini è sempre incinta) a non rimontare la pistola priva del blocchetto di chiusura : l’arma potrebbe essere ricomposta anche così ma diventerebbe un’arma a chiusura labile ad azione ritardata il che è pericolo con una cartuccia potente come il 9 para. E’ vero che priva del blocchetto l’arma “balla” con rumore di ferraglia…… ma meglio avvertire !!!!