Conversione Geha

 

 
  Scheda di F.A.Mancuso, arma della sua collezione

 

Questo non è un Mauser.

 

 
 

 

 
 

Ed io non mi sono messo in testa di essere Magritte: questo non è il ritratto di un Mauser, e quello ritratto non è un Mauser.

O, quanto meno, non lo è più.

 
 
 

 

 
 

E' un Gewehr 98 che ha smesso l'uniforme, indossa altri abiti; non è più un'ex-ordinanza, tutt'al più lo potremmo definire un'ex-ex-ordinanza. :-)

Del resto non è la prima anomalia del genere presente su queste pagine; osserviamola quindi da vicino.

 

Iniziamo dalla sua denominazione, indicata su una borchia stampata in ferro ed incassata nella pala del calcio.

 

 
 

 

 
 

Il calcio, in noce, appare ricavato da quello originale; sono ancora presenti i suoi fornimenti in ferro.

La pala denuncia il tentativo di un precedente proprietario di aggiungervi un qualche rivestimento sull'estremità posteriore, verosimilmente un calciolo destinato ad assorbire il rinculo.

 

 
 

 

 
 

Il motivo si intuisce facilmente: la canna originale è stata sostituita con una liscia, in calibro 12, e, dato il peso totale dell'arma, di qualcosa inferiore ai 2700 grammi, tirarvi non e' un'esperienza troppo piacevole.

 

 
 

 

 

 

Adatta all'uso di polvere infume, la canna è lunga 675 millimetri, ha una strozzatura piena (0,9 mm misurati contro un diametro di foratura dichiarato di di 18,4 mm) ed è verosimilmente camerata per munizioni con bossolo da 65 millimetri.

La nazione di origine è chiaramente indicata sull'anello di culatta, al di sopra del numero di matricola!

 

 
 

 

 
 

Il serbatoio è stato privato delle labbra per ospitare un'unica munizione, spinta da un elevatore ricavato da quello originale.

 

 
 

 

 
  Per consentire il passaggio delle nuove munizioni, sono state alesate sia le spalle sulle quali cui vanno in appoggio, in chiusura, le alette anteriori dell'otturatore, sia il diaframma, di quel tanto che è risultato necessario (che non è poco).

 

 
 

 

 
 

Quel che resta delle spalle ha una sezione estremamante ridotta, e non può più offrire alcun sostegno.

D'altra parte, delle due alette solo una è rimasta intatta.

L'altra è stata pesantemente modificata, come si vede qui sotto, realizzando un piano inclinato il cui scopo sarà chiaro più avanti.

 

 
 

 

 
 

La stessa immagine illustra almeno altre due modifiche.

 

La meno evidente è una testina riportata sulla faccia dell'otturatore, qui saggiamante fissata con una spina in modo artigianale, a contrastare la sua spiccata tendenza a saltar via dimostrata negli esemplari in condizioni originali, con conseguenze potenzialmente fatali per il tiratore che inavvertitamente chiudesse un otturatore privo di essa su una munizione carica per poi spararla.

 

L'altra modifica consiste nell'aver aggiunto uno scudo sagomato fissato con due viti al lato sinistro della scatola di culatta.

 

Fatta eccezione per la manetta dell'otturatore piegata, la parte posteriore dell'otturatore resta inalterata, e ciò è un bene, dato che di fatto solo la terza aletta di sicurezza sostiene l’otturatore quando è in posizione di chiusura.

 
 
 

 

 
  L'azione vista dall'alto permette di osservare altre due modifiche minori.

 

 
 

 

 
  La più evidente è il solco sull'anello della culatta, a realizzare una sorta di tacca di mira, e lo spianamento sia della porzione superiore della leva di sicura in posizione di sparo, che della flangia che trattiene in sede la leva della sicura.

 

 
 

 

 
  Quest'ultima modifica, ancora più evidente nella foto di dettaglio, assicura la visione ottimale dei semplici organi di mira, completati da un comune mirino a perla posto in prossimità del vivo di volata.

 

 
 

 

 
  Una lunga leva a forma di L è stata aggiunta al di sotto della scatola di culatta, imperniata anteriormente su una vite dalla grossa testa, e trattenuta posteriormente da una molla a lamina che preme sul lato più corto della L.

Il segmento più corto della L sale nella scatola di culatta attraversando il blocchetto di fermo dell'otturatore, fino a raggiungere il vano di corsa di quella che era l'aletta di chiusura che già abbiamo visto modificata: quando l'otturatore è stato arretrato fino a fine corsa, l'aletta va a contrastare con la leva urtandone il segmento più corto con il suo piano inclinato, e la costringe a ruotare verso sinistra.

 

 
 

 

 
    In tal modo la cartuccia che è nel serbatoio viene liberata e può letteralmente saltar su. Lo scudo sagomato ne limita opportunamente l'entusiasmo, e la cartuccia, invece di volare liberamente in aria, resta in posizione opportuna per poter essere spinta poi in camera dall'otturatore.

 

   
 

I legni nascondono una profusione di punzonature.

 

 
 

 

 
 

Una di esse, apposta sull'anello di culatta immediatamente davanti alla sede della vite anteriore della scatola di culatta, è particolarmente significativa: rappresenta le lettere S ed H sovrapposte.

 

Per spiegare compiutamente di cosa si tratta bisogna andare a vedere cosa stava succedendo in Prussia nel 1915, dove diversi passi erano stati fatti dai responsabili dell'approvvigionamento degli armamenti per incrementare la produzione delle armi individuali per far fronte alle gravi perdite riscontrate già agli inizi della Prima Guerra Mondiale.

 

Se inizialmente per sostituire le armi perdute si era fatto ricorso a quelle già destinate alle unità di rimpiazzo, costringendo queste ultime ad addestrarsi con armi obsolete come il fucile Modello 1871, problemi logistici ben maggiori si verificarono quando si giunse a far partire disarmato verso il fronte il 25% dei militari di rimpiazzo, nell'ipotesi di poterlo armare localmente una volta che fosse giunto nelle retrovie. Come esempio di tali problemi, la necessità di assicurare che tutti i componenti di una stessa unità fossero armati in modo omogeneo per poter usare solo munizioni in lastrine per armi tipo 1898, o solo in pacchetti per armi tipo 1888, dette origine quanto meno a complicati scambi, quando non costrinse addirittura a riconfezionare importanti quantitativi di munizioni, con gravi conseguenze tattiche.

 

Per incrementare la produzione si fece quindi affidamento all'imprenditoria privata, assistendola in modo tale da limitare i rischi economici connessi agli importanti investimenti necessari a sviluppare una produzione di massa.

 

Un ulteriore passo fu quello di ricorrere al metodo sostenuto dal Prof. Romberg, dell'Ufficio Approvvigionamenti Prussiano, ovvero affidare all'industria privata la realizzazione di specifici componenti da assemblare successivamente.

 

La produzione totale di armi tipo 1898 in effetti aumentò in modo significativo agli inizi del 1916, ma i meriti di questo risultato non possono essere attribuiti al solo "metodo Romberg", in quanto la produzione continuò ad aumentare fino agli inizi del 1917, nonostante il contemporaneo scemare delle forniture private, e se i rifornimenti dei componenti di semplice realizzazione furono sempre significativi, lo stesso non fu vero per componenti come otturatori e scatole di culatta.

 

Quanti furono i fucili realizzati secondo il "metodo Romberg"? Non è noto, ma è lecito supporre che la componentistica così realizzata sia stata utilizzata sia per la produzione corrente, che per gli interventi di manutenzione.

 

All'arsenale di Spandau le scatole di culatta per i Gewehr 98 vennero fornite principalmente da Pieper e da Siemens & Halske; è quest'ultima Ditta che ha prodotto e marcato con le già citate lettere S ed H sovrapposte la scatola di culatta dell'arma che è oggetto di queste note.

 

Presso lo stesso arsenale, all'inizio del 1917, su 7750 lavoratori, ben 6000 erano impegnati nella fabbricazione di fucili.

Nell'estate dello stesso anno, dato che ormai il numero di fucili disponibili era notevole, le capacità produttive vennero dirottate verso la realizzazione di mitragliatrici: i primi ordini per diminuire la produzione di fucili vennero emessi già nel Gennaio del 1917.

Sono noti, in vero, fucili marcati "Spandau 1917", con numeri di matricola molto alti, assemblati quindi successivamente, ma verosimilmente lo furono altrove, con componenti provenienti da Spandau.

 

Poiché al fronte i militari non ebbero mai più armi di quelle necessarie, e le unità di rimpiazzo non assorbirono l'eccesso di produzione, alla fine delle ostilità i depositi si trovarono zeppi di fucili che non si sapeva letteralmente dove mettere.

E nemmeno come mettere: la manodopera scarseggiava, e non si trovavano falegnami per realizzare le rastrelliere di cui si aveva bisogno.

 

E verosimilmente questa situazione fece da germoglio alle vicende che furono alle origini del nostro schioppo.

 

Armi del genere, caratterizzate dall'essere di tipo economico, trovarono facilmente un loro mercato nella Germania del primo dopoguerra, figlie della difficile condizione economica che la nazione attraversò negli anni tra il 1920 ed il 1923.

 

La loro produzione dovette raggiungere numeri relativamente importanti, ed un po' tutti i cataloghi dell'epoca ne illustrano un esemplare, anche se non sempre è facile risalire al costruttore.

Anche se il termine "Gewehrfabrik" era presente nella denominazione sociale di un po' tutte le Ditte che pubblicavano tali cataloghi, esso non deve essere preso alla lettera; sfogliandoli è evidente che la maggior parte delle Ditte affiancava, a quella della propria produzione, l'attività di distribuzione di prodotti che in realtà venivano realizzati da altri.

 

Qui sotto, ad esempio, un'immagine tratta dal catalogo pubblicato non più tardi del 1924 per conto della Ernst Steigleder Gewehr-Fabrik di Berlino.

 

 
 

 
 

 

Olson attribuisce ai fratelli Rempt la produzione sia delle armi marcate Remo, di esecuzione relativamente più pregiata, che di quelle marcate Geha, più economiche.

 

Anche se il nome dei "Gebrueder" Rempt si confonde con quello della "Remo Gewehrfabrik", e tutte le scatole di culatta delle armi marcate Geha sembrano avere la loro origine nelle forniture effettuate all'Arsenale di Spandau da Pieper e da Siemens & Halske, avvalorando l'ipotesi di un unico produttore, forse in realtà le cose non sono andate in modo così semplice e lineare, come può sostenere John William, un appassionato di questa categoria di armi che ho potuto raggiungere grazie ad Internet (http://dalkowski110.u.yuku.com).

 

Ad esempio, l'immagine che segue è tratta dal catalogo, del 1930 circa, della "Gewehrfabrik H. Burgsmüller & Söhne G.m.b.H" sita in quel di Kreinsen am Harz.

 

 
 

 

 
  Dell'arma non viene data nessuna denominazione, oltre al modello, che poi altro non è che un numero di riferimento nel catalogo.

La didascalia afferma che l'arma è dotata di un'azione Mauser, ma l'immagine mostra chiaramente una culatta prismatica. L'esame di un esemplare di una di queste armi  permette di verificare che essa non ha nulla a che vedere con un'azione Mauser.

La stessa immagine appare sia in un catalogo Remo (del 1932), sia, identificato correttamente come "Remo Popular", su un catalogo Geco che utilizza la stessa immagine per illustrare il prodotto.

Vale la pena di far notare che quello incassato nel calcio non è uno scudetto, ma un'optional che poteva essere fornito a richieste: una bussola!

Bussola a parte (sembra che al tempo non abbia riscosso un grande successo, ma del resto Rambo era di là da venire...) di certezze ve ne sono poche, se non che molte realtà commerciali e produttive tedesche, come, ad esempio Rempt, Adamy, Genschow, Rheinmetall, Simson, Stoeger, hanno incontrato questi schioppi essenziali sul loro cammino, hanno contribuito in qualche modo alla loro diffusione ed a loro volta ne hanno tratto un qualche vantaggio economico.

Il che, per un oggetto tutto sommato piuttosto umile, non è poco.

 
 

 

 

Bibliografia

 

F. De Haas - Bolt Action Rifles - Krause Publications, 1995

L. Olson - Mauser Bolt Rifles - F. Brownell & Son, Publishers, Inc., 1976-2002

D. Storz - M98 Rifle & Carbine - Verlag Militaria, Edition Stefan Rest, 2006

U. Venturoli - Le armi da fuoco - G.C.Sansoni, 1970

 

Catalogo "Gewehrfabrik H. Burgsmüller & Söhne G.m.b.H" (ristampa DWJ Verlag, GmbH)

Catalogo "Ernst Steigleder Gewehr-Fabrik" (ristampa DWJ Verlag, GmbH)

Segnalo nuovamente anche il contributo delle ricerche di John William (http://dalkowski110.u.yuku.com) su questo forum: http://www.milsurpshooter.net/topic/27781