Gewehr 29 (Ö)

 

 
  Scheda di F. Mancuso, arma della collezione di Fabrizio.

 

 
  Questa scheda parla di un'arma che esiste, fuor di ogni dubbio; ma le certezze che la riguardano finiscono qui.

Perché sulla sua genesi, sulla sua denominazione, sui dettagli della sua produzione ed impiego fanno ombra molti dubbi, ed a far luce in queste ombre non bastano delle congetture, per quanto esse siano autorevoli.

Ma andiamo per ordine.

L'arma impiega l'azione Mauser 1898, e ricorda il K98k nelle sue dimensioni principali, ma differisce da questo per molte altre caratteristiche, specifiche di quest'arma.

Viene prodotta presso la Steyr-Daimler Puch AG, a Steyr, in Austria, dopo che questa ha subito l'annessione alla Germania nazista nel 1938, come indica il codice 660. Gli esemplari noti indicano sull'anello di culatta due soli anni di produzione: il 1938 ed il 1939.

Sopra il codice che indica il produttore appare il calibro sui pieni dell'arma, espresso in millimetri.

 

 
 

 

 
  Tra i collezionisti è nota come G29(Ö), ovvero "fucile modello 1929 austriaco": ma su questo torneremo più avanti.

Come per altre armi prodotte dalla Steyr, tutti i Waffenamt apposti sono uguali a WaA623: qui di seguito quelli applicati sul lato destro del calcio.

 

 
 

 

 
  Nella foto appare chiaramente anche il marchio di appartenenza alla Lüftwaffe, ovvero una L sormontata dall'aquiletta ad ali spiegate: anche questa è una caratteristica comune a tutti gli esemplari noti dell'arma, tanto che in Germania essa è nota come "Carabina della Lüftwaffe"

Il disco incassato nel calcio non può dare supporto al percussore per il suo smontaggio: questo funzione è svolta dalle teste del traversino d'appoggio della scatola di culatta, ognuna presenta un incavo ampio e profondo.

 

 
 

 

 
  La manetta dell'otturatore è piegata, ma con un angolo diverso rispetto all'analoga piega presente sul manubrio del K98k, ed in corrispondenza del pomello il calcio non presenta incassature.

Sono invece presenti gli incavi di presa per le dita della mano che sostiene l'arma.

 

 
 

 

 
 

Lungo la periferia delle teste delle viti che uniscono i ferri ai legni ci sono ben quattro intagli per viti antisvitamento.

 

 
 

 
   

Un solo componente dell'arma è realizzato con tecniche "economiche": si tratta del bocchino, realizzato con le tecniche dello stampaggio, fissato all'arma grazie ad una vite passante (e non con molle, come capita nei K98k coevi).

 

 
 

 

 
  Anche la fascetta è fissata all'arma grazie ad una vite passante, e ricorda quella del Mannlicher 1895. Presenta due attacchi per magliette (entrambe assenti), in basso ed a sinistra dell'arma.

 

 
 

 

 
   Il lungo copricanna arriva ad avvolgere anche le mire posteriori, che recano l'indicazione delle distanze di tiro solo sulla faccia superiore.

La regolazione massima si ferma a 1800 metri, anche in questo differenziandosi dai valori previsti sul K98k.

 

 
 

 

 
  Le ultime tre caratteristiche distintive dell'arma le avremmo dovute trovare sul calcio.

 

 
 

 

 
  Il calciolo semiavvolgente, unico, più che tipico, c'è.

Come c'è il profilo appuntito dell'impugnatura a mezza pistola.

L'inserto circolare in legno più chiaro no, quello no, non è una delle cose che dovremmo trovare. Al suo posto dovrebbe esserci l'attacco per una maglietta, come quello ritratto in questa foto [1]

 

 
 

 

 
  Ma non ci troviamo di fronte da un mistero; una spiegazione c'è, ed è anche abbastanza semplice.

 

 
 

 

 
  L'esemplare che Fabrizio ha messo a disposizione per questa scheda ha atteso la fine della II Guerra Mondiale in Norvegia, dove è stato nuovamente arruolato, ma non più dall'Aviazione, bensì dalla Marina.

Ed è grazie a questo che ha mantenuto il suo calibro originale, ovvero l'8x57 JS.

Fin qui abbiamo visto quel che si sa dell'arma.

Le prime congetture riguardano la produzione complessiva dell'arma; fin qui poco male, non è l'unica volta che si deve trarre un'informazione dai numeri di matricola noti, che permettono una stima di circa 50.000 esemplari.

Ma qual era la sua denominazione? Sono i collezionisti che l'hanno denominata G29(Ö), forse confondendola, come troppo spesso capita, con il G29/40, fucile assemblato sempre alla Steyr con componenti prodotti nella Polonia occupata, ma che non ha alcuna relazione con quest'arma, essendo una copia del K98k.

O forse qualche relazione tra le due armi c'è: l'assemblaggio del G29/40 sembra iniziare più o meno quando termina la produzione del G29(Ö).

Gli autori che hanno trattato le due armi sotto lo stesso cappello non hanno comunque reso un buon servizio ai loro lettori.

C'è chi individua il progenitore del G29(Ö) in un prodotto dalla Steyr destinato alla Colombia: la configurazione generale dell'arma è identica, fatta eccezione per il calibro (7x57) e per la manetta dell'otturatore (dritta).

Ma chi quelle armi le ha viste afferma che siano marcate M34, non M29.

C'è, tra i pretendenti, anche un non meglio conosciuto fucile M31 pubblicizzato dalla Steyr-Solothurn Waffen AG, del quale non si sa quale fosse il calibro. O forse era 8 mm. Forse.

Congetture, come si diceva in apertura, che senza documenti originali, o, comunque, riscontri oggettivi, non autorizzano a fare affermazioni definitive.

Prendiamo per buono che la Germania, invasa (pardon, annessa) che fu l'Austria, adottò, come sarebbe stata poi usa a fare, anche delle armi di produzione locale.

In questo cas, in attesa di poter standardizzare la produzione locale sulla sua arma standard, adottò un modello che il produttore fino a quel momento aveva destinato (almeno) al mercato estero.

E la scelta non è di quelle da criticare: i G29(Ö) sono armi estremamente ben fatte, come qualità sia delle materie prime impiegate che delle lavorazioni eseguite.

L'esemplare ritratto, con una canna in eccellenti condizioni, spara anche molto bene, nonostante lo si sia provato con munizioni di fabbrica S&B con palla FMJ da 196 grani di recente produzione: con buona pace dei detrattori delle meccaniche Mauser 98 in 8x57 JS.

 

 
   [1] NOTA: La foto accompagnava, insieme ad altre, un post apparso alcuni anni fa su www.gunboards.com. Il sito nel frattempo si è rinnovato, perdendo purtroppo parte dei contributi meno recenti. Non ritrovando più il riferimento all'autore del post originario, posso solo sperare nella sua comprensione per non averlo qui citato.  
   

Bibliografia

R.W.D. Ball - Mauser Military Rifles of the World - Gun Digest Books, 2006

L. Olson - Mauser Bolt Rifles - F.Brownell & Son Publishers, Inc., 2002

_KCN Newlsetter, B. Jensen, 1991