| CENTRAL n°4 
 
			Erano 
			gli anni in cui nella vecchia Europa si pensava a ricostruire e 
			dimenticare le tragedie della prima Guerra Mondiale. Anche in 
			Australia, che aveva contribuito 
			pesantemente in termine di vite umane, stava tornando tutto alla 
			normalità. Gli uomini tornati a casa dopo aver riconsegnato le armi, 
			riprendevano il loro normale lavoro nella vita civile. Le fabbriche 
			che avevano sostenuto lo sforzo bellico convertendo i loro impianti 
			per produrre materiale destinato al fronte tornarono alla loro 
			normale produzione. A Lithgow, dove la principale attività ruotava 
			attorno alla SAF (Small Arms Factory) ci si rese conto ben presto 
			che la pace non era per loro un grande affare. Il Governo si trovò di 
			fronte a una difficile scelta. Aumentare le schiere di disoccupati 
			della zona o mantenere aperti gli impianti mantenendo attivo tutto 
			il personale ormai altamente specializzato. 
			 La decisione fu presa certamente non a cuor leggero, 
			cominciarono a ridurre il personale e nel 1922 contava solo 300 
			presenze (durante la guerra vi erano impiegate 1500 persone). Tra 
			alti e bassi la SAF continuò a produrre e riparare le armi destinate 
			all’esercito e in alcuni reparti dedicati alla meccanica di 
			precisione vennero prodotte macchine da cucire per il fiorente 
			mercato tessile e altre piccole cose destinate al dipartimento della 
			difesa (in uno specifico reparto venivano prodotti arti artificiali 
			per i reduci resi invalidi dalla Grande Guerra). Nel 1930 il governo 
			cambiò posizione e decise di ritagliare uno spazio nel mercato 
			civile producendo ogni cosa per cui potesse esserci richiesta; dagli 
			apri bottiglie alle lame per tosaerba, dai picconi per il carbone a 
			viti, bulloni, parti meccaniche per motori di automobili, per 
			aeroplani, treni, nonché canne pesanti per fucile destinate ai 
			produttori di armi civili. Furono prodotte anche mazze da golf per 
			conto della Slazzenger, collaborazione che continuò a lungo, e che 
			diede ottimi risultati durante e soprattutto dopo la seconda Guerra 
			Mondiale; ma questa è tutta un’altra storia ... . Tra le altre cose, grazie a William Dunn, un 
			ambizioso ingegnere, vide la luce nello stabilimento di Lithgow la 
			diottra che si sarebbe in seguito rivelata la più apprezzata dai 
			tiratori Australiani e di tutto il mondo. La “Central”. Ne esistono 
			4 modelli, i primi 3 non ebbero un gran successo denominati modelli 
			1 - 2 - 3 (quest’ultima chiamata anche “Bisley” perché ne fu 
			accettato l’uso nella rinomata gare da parte della NRA), ma nel 1934 
			al quarto tentativo Dunn fece centro! Subito si rese conto della 
			potenzialità e si premurò di brevettarla. Sfortuna volle che nello stesso periodo, un esperto 
			tiratore e geniale inventore (John Mues), presentò domanda per 
			brevettare un suo nuovo modello del tutto simile. Ne nacque una 
			disputa legale che durò due anni. Alla fine vinse Dunn, perché Mues 
			non fu in grado di produrre come prova in tribunale il disegno 
			originale della sua versione. Non giocò a suo vantaggio neanche il 
			fatto che Mues per un breve periodo negli anni ‘20, avesse 
			collaborato nello stabilimento del padre, William Dunn Senior, 
			proprio mentre nascevano i primi modelli di “Central”. A seguito 
			della disputa, solo nel 1936 fu immessa sul mercato il modello 
			“CENTRAL n°4”. Mentre le diottre Mues furono le più apprezzate nel 
			periodo della prima Guerra Mondiale, ricavandosi un posto indelebile 
			nel cuore dei militari Australiani (che la usarono in 
			combattimento), le “Central” si ricavarono e mantengono tutt’ora un 
			posto nel cuore dei tiratori di tutto il mondo. Ben progettata, ben 
			costruita, presenta alcuni aspetti assolutamente innovativi, tanto 
			da non temere la concorrenza delle più prestigiose diottre 
			Britanniche. La produzione della “Central n°4” si interruppe a 
			causa dello scoppio della seconda Guerra Mondiale, quando lo 
			stabilimento SAF tornò a produrre a pieno regime armamenti per 
			l’esercito. Mr. Dunn però non si fermò e continuò a studiare, 
			progettare e brevettare migliorie per la sua creatura. Al termine 
			della guerra ancora una volta la SAF tornò a effettuare lavorazioni 
			per il mercato civile, tornò così in produzione a partire dal 1947 
			anche la diottra. Nel 1969 quando furono introdotte le armi in 7,62 
			le diottre furono dotate di un nonio riportante le distanze per il 
			calibro specifico e fu l’ultima variante prodotta. Qui vediamo sulla 
			sinistra la versione per il .303, sulla destra quella per il 7,62. Per il fissaggio all’arma è necessaria una apposita 
			piastra. Si fissa come per il modelli Britannici sul fianco, 
			utilizzando i soliti punti di fissaggio. Ovvero la vite posteriore trasversale della guardia 
			del grilletto e la vite che tiene la molla di sicura. Ovviamente per 
			permettere alla sicura di continuare a svolgere il suo lavoro 
			bisogna inserire una piccola molla a spirale sul perno della leva 
			che andrà ad infilarsi nell’apposito foro presente sulla piastra. Di 
			queste piastre ne esistono di differenti tipi, adatte al montaggio 
			su SMLE N°1 (come quella che vedremo), e altre dedicate al montaggio 
			sui N°4. Mr. Dunn era indubbiamente uomo d’affari che mirava più al 
			guadagno che alla “simpatia”, ogni diottra che produsse aveva una 
			piastra dedicata che non permetteva il montaggio ne con altri 
			modelli, ne con modelli precedenti, a causa della differenza tra le 
			caratteristiche rigature orizzontali (a differenza delle BSA e delle 
			Parker Hale che erano tutte intercambiabili tra di loro). Le piastre per i modelli Central 2 e 3 per poter 
			essere montate necessitavano di uno scasso nel legno dell’arma, ciò 
			le rese impopolari tra gli amanti dei “Service Rifle”, per questo 
			non è difficile trovare piastre forate, tagliate, assottigliate, 
			modificate per adattarle al montaggio di diottre diverse. La Central 
			n°1 aveva la caratteristica di poter essere montata senza piastra, 
			direttamente al posto del volley-sight, (rimuovendo il volley 
			posteriore o la spessa rondella usata per sostituirlo nei modelli 
			MKIII*) era dotata di una “forchetta” che gli permetteva di essere 
			infilata sotto alla molla della sicura, mantenuta in posizione solo 
			dai dentini della molla stessa. Sistema veloce ma non privo di svantaggi; il più 
			evidente è che quando la diottra non è montata la sicura ha “gioco” 
			non ricevendo pressione dalla sua molla a causa dello spazio 
			lasciato vuoto. Qui si può vedere il caratteristico sistema di 
			fissaggio tra piastra e diottra. La rigatura orizzontale presente 
			sia sulla piastra che sullo stelo della diottra garantisce un 
			montaggio stabile, i vari fori davano la possibilità al tiratore di 
			montare la diottra più vicino o più lontano dall’occhio. Il foro che 
			si vede disassato più in basso, è privo di filetto ed è quello in 
			cui si infila il perno della sicura dell’arma. Anche la vite per fissare la diottra alla piastra è 
			particolare ed originale, è dotata di una levetta che per mezzo di 
			una molla può svincolarsi e ruotare senza trazione sulla vite, in 
			modo che una volta bloccata la diottra, la levetta possa essere 
			spostata nella posizione più comoda e meno ingombrante per il 
			tiratore. La diottra in se è robustissima. Non ha il minimo 
			gioco in nessuna parte. I “click” sono affidati alle solite sfere 
			che si inseriscono in appositi recessi ricavati nei grossi pomelli 
			che agiscono direttamente su una barretta filettata che sposta su e 
			giù o destra e sinistra le barre di regolazione. A differenza di 
			tutte le altre diottre (fatta eccezione delle MUES) il blocco delle 
			barre filettate che determinano gli spostamenti non è affidato solo 
			alle sfere dei “click”, ma a una robusta molla lamellare che tiene 
			in trazione la barra filettata tramite una boccola anch’essa 
			filettata inserita all’interno della parte mobile. ... più facile da 
			far vedere che da spiegare. Qui vediamo il “sistema” montato. La vitina 
			sporgente verso l’interno ha la doppia funzione di fissare il nonio 
			(con la testa) e la parte sporgente funge da finecorsa per impedire 
			che il supporto del braccio orizzontale venga spinto troppo in basso 
			e la barra filettata esca dalla sua sede. Qui lo vediamo smontato 1 - molla lamellare che tiene in trazione il braccio orizzontale contro la barretta filettata e lo stelo verticale 2 - boccola filettata 3 - barretta filettata 4 - foro in cui si inserisce la boccola 5 - foro filettato in cui si inserisce la barra filettata, che dovrà attraversare anche il filetto della boccola (Questo sistema era già abbozzato nella diottra Mues “Light Model” del 1910, però in quel caso la pressione della molla era determinata dalla grossa vite laterale sullo stelo verticale. Questo sistema fu al centro della disputa legale che vide uscire sconfitto Mues quando fece richiesta di brevetto per la sua “Climax”). Sul braccio orizzontale è presente lo stesso sistema ma ancora più piccolo. Questo accorgimento garantisce una rigidità assoluta e in pratica l’azzeramento di ogni possibile gioco tra le parti, tanto che a maneggiarla si ha l’impressione che sia un unico blocco. Sull’asse verticale è presente una lastrina con un nonio azzerabile, sul lato opposto della lastrina c’è una scala graduata con le distanze. La scritta 762 indica che le distanze sono regolate per l’uso di munizioni in 7,62 (sarà possibile utilizzarla anche con il .303 ma naturalmente non bisognerà fare affidamento sulle distanze riportate). Sullo stelo verticale sono presenti i brevetti, il primo 17801 del 31-5-’34, un secondo 116331 del 19-12-’41 e l’ultimo 139047 del 13-2-‘48 E’ riportato un numero di brevetto anche sulla piastra di fissaggio 25212 del 12-11-’35. Anche sul nonio del braccio orizzontale, sempre azzerabile, è presente un numero di brevetto. La testa della vite che si vede sulla destra è quella che funge da finecorsa per il supporto dell’oculare. Come molte delle diottre del periodo, l’oculare è dotato di un filetto standardizzato che permette alla diottra di montare qualunque tipo di oculare, anche quelli prodotti da BSA o Parker Hale con diaframma variabile. Le Central N°4 presentano un interessante caratteristica innovativa. Sul supporto per l’oculare è presente un intaglio che permette l’inserimento di un apposito lamierino scorrevole, dotato di tre fori passanti di diverso diametro che consentono la regolazione del foro di mira dell’oculare. Lo spostamento del lamierino avviene manualmente spingendolo verso destra per ridurre il foro, verso sinistra per ingrandirlo. La posizione è determinata da una piccola sfera spinta da una molla a spirale alloggiata nel corpo del supporto dell’oculare. La sfera determina un “click” quando va a vincolarsi nei recessi ricavati nella parte posteriore del lamierino. Il blocco in posizione viene determinato stringendo la coppetta dell’oculare. Qui vediamo il lamierino dalla parte anteriore, dove sono visibili solo i fori e i numeri corrispondenti alla misura 4 - 5 - 6 (esistevano lamierini con altre misure, più grandi e più piccole) e nella parte posteriore oltre a vedersi meglio la differente misura del diametro dei fori, si possono vedere nella parte inferiore le tre tacche in cui va a vincolarsi la piccola sfera per determinare le posizioni. Non ci resta che guardare come si presenta sull’arma. Montata la piastra, quando la diottra non è inserita si nota a malapena la presenza, l’ingombro è minimo. A diottra montata invece, decisamente si nota. Anche se molto squadrata esteticamente non sta male, sembra richiamare il cocking-piece, sicuramente cosa più importante fa bene il suo dovere. La comodità nello smontaggio decisamente rapido, allentando la vite dotata di leva, e l’assoluta assenza di “giochi” permetteva di smontarla e rimontarla senza perdere nessuna taratura. Cosa che fu molto apprezzata dai tiratori che desideravano smontarla alla fine della sessione di tiro. Alcune di queste diottre riportano sul fianco la scritta “Made for - CENTRAL - by SAF Lithgow”, sono le prime prodotte, molto rare. Alcune riportano la sopra citata scritta cancellata con una rigatura. Alla fine degli anni settanta, quando anche l’ultimo brevetto con cui era coperta arrivò alla scadenza, questa fu la più copiata in assoluto. Ancora oggi si trovano diottre nuove prodotte da varie aziende in tutto il mondo che la riproducono fedelmente. Tanto fedelmente che spesso i pezzi di queste nuove diottre vengono usati come ricambi per le più datate. Fonte: Lithgow Museum 
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