Beretta Modello 22

 

Scheda di Pat - arma fotografata della sua collezione privata.

Una scheda breve.

Come breve e, soprattutto, scarsa di eventi è stata la vita attiva di questa pistola, che però non è affatto priva di importanza.

La Grande Guerra fu molte cose. Per il mondo, per l’Europa e per l’Italia, certo. Ma anche per la Beretta, che grazie alle forniture delle sue pistole modello 1915 e 1917 al Regio Esercito si era trasformata da fabbrica che realizzava essenzialmente fucili da caccia ad anima liscia e armi di lusso (pur operando anche come sub-fornitore di canne per gli arsenali militari) in una grande industria produttrice di armi da guerra. Al termine del conflitto, tuttavia, le cose cambiarono. Le Forze Armate si trovarono con gli arsenali pieni di armi corte di ogni genere (dai vecchi revolver 1874 alle Mauser 1899, passando per una vasta gamma di revolver e semiautomatiche di ogni calibro, integrate anche dai grandi quantitativi di pistole austriache versate all’Italia in riparazione dei danni di guerra) e gli ordini – ovviamente – cessarono. Per evitare una drastica contrazione dell’azienda ed il licenziamento di gran parte dei dipendenti, la casa gardonese si orientò verso il mercato civile. Il primo tentativo in questo senso fu rappresentato da una piccola semiautomatica in calibro 6,35 Browning, semplice ed affidabile, denominata “Brevetto 1919” e commercializzata a partire dall’anno seguente. Questo modello era caratterizzato da un’innovazione tecnica particolarmente importante, relativa al nuovo sistema di fissaggio della canna al fusto, tutelata appunto dal brevetto N. 172302 del 10.02.1919, dal quale la pistola prese il nome. In proposito, si può rilevare come la serie di brevetti ottenuti dalla Beretta tra il 1915 ed il 1919 costituì praticamente la base per la progettazione di quasi tutte le pistole automatiche realizzate prima dello scoppio del secondo conflitto mondiale. L’arma ebbe un buon successo commerciale e fu acquistata persino dai militari (Fanteria, Alpini, Bersaglieri, Artiglieri, Aeronautica e Dirigibilisti), anche se ovviamente non fu mai adottata.

Nella speranza di tornare a conquistare grandi forniture per le Forze Armate, Pietro Beretta diede incarico al suo “asso nella manica”, il progettista Tullio Marangoni, di studiare un’arma nuova, adatta ai militari e di livello qualitativo elevato.

Ne derivò una pistola che, pur riassumendo in sé degli elementi già visti nella 1917 e nella 1919, non era un ibrido, quanto piuttosto una fusione armonica con caratteristiche proprie. Si potrebbe dire che la nuova arma, che per la prima volta la Beretta individuò ufficialmente con la denominazione di “Modello”, era data dall’applicazione della parte superiore della piccola 6,35 (opportunamente ingrandita), sul fusto della “vecchia” 1917, che veniva così sottoposta ad un vero restyling. Dall’arma in calibro minore la Modello 22 ereditò infatti il carrello chiuso anteriormente, con un’unica ampia finestra di espulsione (che diventerà il “marchio di fabbrica” delle semiautomatiche Beretta almeno per tutto il resto del secolo), dal quale sono ricavati direttamente il mirino e la tacca di mira, e la canna innestata attraverso una coulisse longitudinale e non  attraverso un piolo perpendicolare come nella 1915 e nella 1917. Oltre ad assicurare una tenuta più solida, lo zoccolo di fissaggio della canna funge anche da rampa di alimentazione. Dalla 7,65 derivavano invece, praticamente inalterati, il fusto e il caricatore (che pur presentando lievi variazioni era intercambiabile fra le due armi); l’unica modifica importante riguardava la leva della sicura, realizzata con un braccio solo, posta in una sede leggermente più arretrata (per fare spazio al diverso sistema di bloccaggio della canna) e destinata a muoversi coprendo un angolo più ampio (120 gradi invece di 60). Piccole variazioni interessarono l’elevatore, la leva di sgancio del caricatore e l’asta guidamolla, che divenne leggermente più lunga e più larga.

La produzione iniziò nel 1921 (quando cessò quella della 1917) e durò fino al 1932, arrivando ad un totale di 42.780 pezzi, con matricole comprese fra 200.000 e 242.780. La pistola venne denominata ufficialmente “BREVETTO 1915-1919 MOD. 1922 CAL. 7,65 BROWNING” e, come si può vedere dalle immagini sottostanti, veniva reclamizzata sui cataloghi Beretta come «Pistola automatica di ordinanza» e «Tipo regolamentare per R. Esercito e R. Marina», anche se non fu mai adottata ufficialmente dal Regio Esercito, ma solo dalla Regia Marina in ragione di poco meno di un migliaio di pezzi.

 

 

 

 Nel Libretto di Istruzioni originale della Beretta, si affermava poi che la Modello 22 era “pure adottata per l’armamento dei signori ufficiali”, che all’epoca spesso vi provvedevano personalmente. Nello stesso Libretto, tuttavia, Pietro Beretta in persona volgeva lo sguardo anche al mercato civile, affermando orgogliosamente che “Le Pistole « BERETTA » fabbricate interamente nelle mie officine con materiale di prima qualità non sono da confondersi con tante di quelle importate dall’estero di ghisa fuse invece che di acciaio fucinato e stampato, e che solo pochi colpi bastano a metterle fuori d’uso.” Della Modello 22, a differenza delle precedenti pistole Beretta, si conoscono poi anche esemplari dorati e incisi, prodotti principalmente per la Casa Reale, alla quale furono ceduti attraverso l’Armeria Scolari di Roma.

La pistola, che ebbe un ruolo transitorio nell’evoluzione delle armi Beretta e forse fu progettata proprio con questa funzione, incontrò comunque un buon successo, non solo sul mercato civile, ma anche presso le forze armate, che – pur senza mai adottarla ufficialmente – ne acquistarono diverse centinaia che destinarono alla Regia Marina ed al Ministero dell'Aeronautica. L'arma fu acquistata anche dalla Milizia Stradale per rifornire alcuni distaccamenti, dal Laboratorio di Polizia di Roma e dall’Arsenale di Temi per prove di carattere generale.

 

 

Tra le altre cose, si notano in particolare le guancette, sempre rigate longitudinalmente e con il logo PB nell’ovale, ma realizzate in lamierino di ferro stampato. Nel citato Libretto di Istruzioni si afferma che il nuovo modello è “più solido ed elegante avendo le guance in metallo pressato anziché di legno”, ma secondo alcuni si trattò di una scelta per certi versi infelice, che fu criticata in particolare dagli alpini perché alle temperature rigide delle alte quote in inverno il metallo gelava e aderiva alla pelle della mano se l’arma veniva usata senza guanti.

La pistola è particolarmente povera di scritte, marchi e punzoni, che sono praticamente tutti riuniti in questa immagine:

 

 

Negli anni, la scritta sul carrello ha presentato delle variazioni nella grafica, anche se il testo è rimasto sempre lo stesso. Se ne conoscono di tre tipi. Questo è il secondo.

Questa è una delle pistole che furono assegnate alla Regia Marina, che provvide ad identificarle con il proprio punzone (non sempre collocato in questa posizione e a volte impresso su entrambi i lati), rappresentato da un’ancora fra le lettere R ed M in un ovale. Quelle della Regia Aeronautica, invece, non furono marchiate (a differenza, ad esempio, delle successive Mod. 35 che riportano l’aquila coronata), ma recano la scritta GARDONE/1927. Le armi della Milizia Stradale e delle polizie Municipali non hanno scritte di sorta. Alcune commerciali portano il punzone del Banco di Prova di Brescia invece di quello di Gardone.

La lettera F indica la posizione di fuoco. Sotto il bottone rigato c’è la S di sicura.

Sulla pistola non c’è altro, fatta eccezione per i numeri di matricola che sono riportati integralmente sul lato destro del carrello e del fusto e parzialmente sulla faccia interna della barra del disconnettore (ultime 4 cifre) e sullo zoccolo della canna (ultime 3 cifre).

Lo smontaggio è quello classico delle Beretta con la canna fissata mediante zoccolo. Inizia così…

 

 

… e termina così:

 

Togliendo le guancette, si apprezza il disconnettore, che è ancora del tipo a scappamento:

 

 

Infine, concludiamo con l’esploso e la scheda tecnica:

Marca:

Beretta

Modello:

 Modello 22

Calibro:

7,65 mm Browning

Numero di colpi:

8

Lunghezza canna:

85 mm (6 righe destrorse)

Lunghezza complessiva:

150 mm

Peso scarica:

582 g

 

Bibliografia:

Libri:

Adriano Simoni – Pistole militari Beretta – Editoriale Olimpia, Firenze, 2007,  pp. 27-31

Carlo Camarlinghi – 1915-1985: Settant'anni di pistole Beretta – Editoriale Olimpia, Firenze, 1986 (supplemento a Diana Armi 05/1986),  pp. 12-14

Enrico L. Appiano – Revolver e pistole automatiche – EPLI, Curno (Bg), 1976,  pp. 418-419

Luciano Salvatici – Pistole militari italiane – Regno di Sardegna e Regno d’Italia – 1814-1940 – Editoriale Olimpia, Firenze, 1985,  p. 222

Libretto di istruzioni originale della Pistola Beretta Brevetto 1915-1919 – Modello 1922

 

Articoli:

Diego Bigai –  Una Gardonese per il Reich; Armi Magazine, 2001, 08, 102

Adriano Simoni – La prima Beretta; Diana Armi, 2004, 09, 74