“Lafayette, we are here!”

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Gli Stati Uniti fecero il loro ingresso nella Grande Guerra nella primavera del 1917. Ma ci vollero due mesi perché il primo contingente di 200 soldati americani raggiungesse la Francia, sbarcando a St. Nazaire il 26 giugno. Il loro arrivo fu un enorme sollievo per i Francesi che, provati da tre anni di guerra di trincea contro i Tedeschi, avevano il morale così basso da rendere la situazione ormai quasi insostenibile.

Le prime truppe statunitensi giunte in Europa erano ben lontane dall’essere pronte per il fronte. Molti uomini erano stati arruolati da poco e necessitavano ancora di addestramento e organizzazione. Il loro valore simbolico per i Francesi era di gran lunga superiore a quello che avevano come combattenti. Proprio per questo, pochi giorni dopo l’arrivo in Francia, sfruttando l’occasione dei festeggiamenti per l’Independence Day, il 4 luglio del 1917 i soldati americani sfilarono per le vie di Parigi, al seguito del comandante del corpo di spedizione, il Generale Pershing.

I parigini andarono in estasi. L’auto scoperta su cui viaggiava Pershing venne coperta di fiori gettati dalla folla. I cittadini entrarono fra i ranghi dei soldati per abbracciarli e donare anche a loro dei fiori.

La processione portò Pershing e le altre autorità francesi e americane fino alla tomba di Marie Joseph Yves Roches Gilbert du Motier, Marchese di Lafayette, che, diciannovenne ufficiale francese, si recò in America per aiutare il Generale Washington a lottare contro l’Impero Britannico, per tornare poi in Francia, alla fine della Guerra, come eroe della rivoluzione americana, ferito in combattimento. La sua figura rimase però nel cuore degli Americani, tanto che il Presidente Monroe lo invitò a tornare nel 1825 per una visita. Al momento di rientrare in Patria, Lafayette portò con sé diversi barili di terra prelevata da Bunker Hill, a Boston, perché alla sua morte desiderava essere sepolto nel suolo americano.

Il Marchese morì nel 1834 e la sua salma fu coperta con il terreno dell’America. Il giorno del suo funerale, sulla sua tomba fu posta una bandiera americana che venne poi rinnovata ogni primavera, persino durante l’occupazione tedesca di Parigi durante la seconda guerra mondiale.

La Marcia attraverso la capitale francese in occasione dell’Independence Day del 1917 terminò quindi sulla tomba del Marchese. Al Generale Pershing venne chiesto di tenere un discorso, ma questi, che non aveva un buon francese e non amava parlare in pubblico, delegò questo compito ad uno dei suoi aiutanti, il Lt. Col. Charles M. Stanton, che aveva il dono dell’oratoria, un forte senso drammatico e un francese molto fluente. Fu quindi Stanton (e non Pershing, come comunemente si crede) che si erse davanti alla folla radunata al Cimetière de Picpus quel 4 luglio. Al termine della sua orazione, il Colonnello si rivolse alla folla, e disse:

“È con affettuoso orgoglio che drappeggiamo su questa tomba i nostri colori, in segno di tributo e rispetto verso questo cittadino della vostra grande Repubblica. E qui ed ora, alla presenza di questo illustre trapassato, impegniamo solennemente i nostri cuori e il nostro onore a condurre questa guerra fino al successo finale.”

Poi si volse verso la tomba, sollevò il braccio e, drammaticamente, esclamò: “Lafayette, nous ici!(Eccoci, Lafayette!). Da quel giorno in poi, ogni 4 luglio sulla tomba del Marchese si tiene una cerimonia durante la quale su di essa viene posta una nuova bandiera Americana.

 

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